La rivelazione

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2024.

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Valerio Geraci
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La rivelazione

Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Il piccolo veliero attraccò alle 9 in punto. Era una fredda mattina di inizio autunno, e il cielo era limpido sopra il porto della cittadina di Falmouth, in Cornovaglia. Il vento proveniente da nord rendeva l’aria particolarmente invernale, mentre le nuvole, retroguardia del temporale del giorno prima, stavano abbandonando temporaneamente la città per andare a riversare le loro piogge altrove.
Via via che le persone sulla banchina diventavano più grandi, sui volti dei componenti dell’equipaggio e dei passeggeri del veliero si disegnavano sorrisi di liberazione e di gioia, alla vista delle persone care che li aspettavano sul lungo pontile del porto. Dopo giorni passati in mare, tornare con i piedi sulla terraferma e, per molti di loro, definitivamente a casa era un sollievo non di poco conto. Un solo passeggero avrebbe gradito continuare il viaggio, ritardando il più possibile il ritorno in Inghilterra.
Charlie – com’era affettuosamente chiamato dal capitano Fitzroy – era affacciato a prua, con i gomiti sul parapetto. Perso nei suoi pensieri, sfiorò con le dita il taccuino sul quale aveva annotato i suoi appunti presi con cura durante il viaggio, chiuso nella tasca della giacca.
“Capiranno?”, si chiese.
Fu l’ultimo a scendere dal veliero, seguito solo dal capitano Fitzroy. I due si strinsero calorosamente la mano prima di congedarsi.
“Addio amico mio”, fece il capitano, togliendosi il berretto in segno di rispetto, “quando ci rivedremo, probabilmente sarai famoso”.
“In tal caso spero che la mia fama mi permetterà di viaggiare ancora insieme, capitano.”
Una volta a terra, Charlie si guardò intorno, prima di rivolgere un ultimo sguardo al veliero dietro di sé. Dall’altro lato della strada scorse un uomo che gli stava facendo un cenno con la mano per richiamare la sua attenzione: evidentemente lo stava aspettando. Era vestito totalmente di nero, in piedi accanto a una carrozza. Era il suo passaggio verso Plymouth, dove lo attendeva il treno per tornare a Shrewsbury, la cittadina al confine con il Galles nella quale era nato.

Guardò sua madre negli occhi, occhi che sapeva che avrebbero compreso, ma che difficilmente avrebbero accettato. Trasferì lo sguardo verso suo padre, prima di distoglierlo anche da lui. Trasse un profondo respiro prima di parlare.
“Durante il mio viaggio, le ricerche che ho compiuto hanno confermato ciò che da tempo sospettavo” disse. “So bene che non sarà facile per voi accettare le mie conclusioni, capirle o persino reputarle lontanamente plausibili, ma ho valide fondamenta a sostegno delle mie teorie, frutto di anni e anni di misurazioni e ricerche”.
Fece una pausa, e guardò i suoi genitori, che ricambiarono lo sguardo. Erano in attesa, e non lo interruppero, quindi lui continuò:
“La prima delle mie conclusioni è che molti animali condividono buona parte delle loro caratteristiche fisiche con altri, a loro perciò molto simili. Ad esempio, noi condividiamo circa il 99% della nostra struttura con quella di alcuni tipi di scimmie. Questo significa che gli esseri umani e queste scimmie sono incredibilmente simili dal punto di vista biologico, molto più di quanto avremmo mai potuto immaginare.”
“Il motivo di questa somiglianza…”, fece un’altra pausa, stavolta più lunga della precedente, “è che noi esseri umani discendiamo dalle scimmie”.
I suoi genitori lo guardarono socchiudendo gli occhi, poi si guardarono a vicenda. A suo padre scappò un sorriso: evidentemente stava pensando che suo figlio li stesse prendendo in giro.
“Cosa intendi con discendiamo?”, chiese.
“In effetti non si tratta di una vera e propria discendenza”, si affrettò a rispondere Charlie. “Sarebbe più corretto affermare che abbiamo un antenato comune, come uno stesso genitore, da cui si sono evolute le diverse specie di scimmie, fra cui l’uomo. Possiamo dire che noi, i gorilla, gli scimpanzè, siamo fratelli. I nostri antenati si sono specializzati in diverse abilità e si sono adattati a diversi ambienti. Una di queste scimmie preistoriche è divenuta, col tempo, particolarmente abile nell’utilizzare le mani, maneggiando e modellando oggetti, dapprima semplici come bastoni o pietre ma via via sempre più complessi; ha smesso di vivere sugli alberi, adattandosi in diversi habitat, cosa che gli ha permesso di abbandonare la natìa Africa e di espandersi attraverso l’Europa e l’Asia. La modesta forza fisica di cui disponeva questo particolare tipo di scimmia gli ha imposto di sviluppare al meglio un’altra arma, l’intelligenza, che si è evoluta nel tempo affinandosi sempre più. Così sono stati inventati i primi utensili per cacciare la selvaggina, è stato scoperto il fuoco, che ha permesso di difendersi dagli animali feroci, di riscaldare la carne eliminando i batteri presenti al suo interno e di ripararsi dal freddo, è stato inventato un modo per diffondere la conoscenza oltre la morte – la scrittura. Queste rivoluzioni hanno permesso di conquistare col tempo il dominio sulle altre specie e un’incredibile longevità, mai sperimentata prima d’ora. Queste scimmie primitive, dalle caverne in cui vivevano hanno imparato a costruire case, a coltivare la terra e ad allevare gli animali. Questo processo ha portato, nel tempo, a quello che siamo oggi, mentre allo stesso modo, un altro gruppo di quei primati preistorici si è evoluto sviluppando caratteristiche diverse dalle nostre, caratteristiche che ora ritroviamo nei diversi esemplari di scimmie moderne”.
Sua madre lo fissò, e nel suo sguardo Charlie percepì compassione e tenerezza insieme, come se egli fosse un bambino che stava raccontando una favola, credendola vera.
“Tutto ciò non corrisponde a quello che è scritto nella Bibbia, tesoro”, disse.
“Lo so bene, ma è ciò che è successo; le specie animali non sono immutabili, ma col tempo si evolvono, e questa è la storia della nostra evoluzione, e una storia simile ha interessato le evoluzioni di tutte le specie animali.”
“Cosa vuoi fare adesso?”. Suo padre aveva preso la parola. “Hai intenzione di dire al mondo che tutto ciò in cui l’umanità ha sempre creduto è sbagliato? Intendi forse metterti contro la Chiesa?”.
“Ho timore delle conseguenze che scaturiranno dalle mie ricerche, soprattutto in ambito religioso: conosco il pensiero comune circa questo argomento e non sarà facile far cambiare idea alle persone, la loro è una convinzione millenaria che affonda le sue radici nella fede. Ma non intendo fermarmi, per amore della scienza e della verità: la mia intenzione è di scrivere un libro, basato sugli appunti che ho raccolto durante il viaggio. Sarà il libro più importante mai scritto, probabilmente anche il più criticato e il più dibattuto, ma ho bisogno del vostro sostegno. Non ce la farò da solo”.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo, poi tornarono a fissare il figlio.
“Sei assolutamente sicuro delle tue idee?” chiese suo padre.
“Sicuro. E sicuro di poterle dimostrare”.
“Allora siamo con te”.

Aveva parlato con i suoi genitori, gli aveva esposto le sue teorie, che teorie non erano, ed era riuscito ad insinuare più di un dubbio nelle loro fermezze. Probabilmente li aveva addirittura convinti. Aveva affrontato le persone a lui più care, quelle che lo avrebbero ascoltato più facilmente. Ora non restava che fare lo stesso con tutti gli altri. Ora restava il mondo intero.
Charles Darwin prese il taccuino sul quale aveva appuntato le osservazioni durante il suo viaggio intorno al mondo, lungo le coste dell’Australia, in Sud America e in quelle isole Galapagos che tanto lo avevano reso sicuro delle sue idee, impugnò il calamaio e lo intinse nell’inchiostro. Dopodiché cominciò a scrivere il suo libro, un libro che avrebbe rivoluzionato il mondo, scuotendone le fondamenta in ambito religioso e scientifico, che lo avrebbe reso famoso, che lo avrebbe reso perseguitato, amato, studiato e idolatrato. Non aveva dubbi sul titolo: L’origine delle specie.
Cominciò a scrivere.
Raffaella
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Messaggio da leggere da Raffaella »

Questo si che è un racconto favoloso, non solo mi sono immersa nella realtà di chi l'ha vissuta questa esperienza, un racconto realmente mozzafiato. Il mio voto è 5.
L'impressione è l'orgoglio di aver scritto questo racconto divino
Vittorio Felugo
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Re: La rivelazione

Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Un bel racconto, a base storica; e magari è andata proprio così, nella famiglia Darwin. Un testo adattissimo per i giovani, per farli avvicinare alla scienza aggirando la pedanteria di certi testi scolastici.
Voto 5.
Saluti
Vittorio
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Racconto ben scritto e con efficaci descrizioni. Sul contenuto ho qualche perplessità: dubito che Darwin avesse chiaro in mente tutte le conclusioni alle quali pervenne 23 anni dopo, anche se indubbiamente quel viaggio cambiò la storia (naturale e no). Aggiungo solo che Fitzroy in seguito entrò in diretta polemica con Darwin, e che nel nome di Darwin prese piede un’orrenda teoria (il darwinismo sociale) che tanti lutti fece, e continua a fare.
Voto 5
Ultima modifica di Andr60 il 26/09/2024, 16:32, modificato 1 volta in totale.
Athosg
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Messaggio da leggere da Athosg »

Racconto scritto benissimo dove l'autore sottolinea la grande semplicità di chi nella storia ha abbattuto le barriere. A chi doveva fare la rivelazione di quanto intuito? ai professori? Alle accademie? No, tutto molto più semplice: ai propri genitori.
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