Sam Savage, FIRMINO, Einaudi Stile Libero, 2006
Inviato: 15/07/2008, 13:57
Max, sarebbe necessario aprire una sezione per i libri Sconsigliati!
Benché la critica abbia urlato al capolavoro ed il romanzo sia stato ascritto tra i casi letterari, io l'ho trovato poco originale e, tutto sommato, inutile.
L'idea del topo che vive tra la carta stampata e che fa dei libri la sua vita (prima per soddisfare la fame dello stomaco e poi quella intellettuale) non è certo un colpo di genio: ma poteva essere sfruttata per creare un personaggio solido, credibile, coerente; e invece ho avuto l'impressione, sin dalle prime pagine, di aver a che fare con un protagonista artificiosamente complesso e complicato, un "organismo inautentica-letterariamente modificato".
Certo, nelle sue fantasie, nelle sue elucubrazioni ho ritrovato molto di affine alle mie (Firmino sogna di stringere la vita sottile di Natasha Rostova e io ho ballato il valzer con Andrej Bolkonskj svariate volte...). Ed è facile immedesimarsi nella sua voglia di comunicare e condividere una passione, di aprirsi ed essere capiti. Ma queste sono istranze scontate, ricorrenti e quasi banali, soprattutto tra i lettori.
Quindi non mi sembra che questo romanzo racconti niente di nuovo, né che fornisca interessanti spunti di riflessione (anche se non sono del tutto da buttare le idee in bozza dello scrittore ubriacone di dubbio talento che poi "adotta" Firmino).
Benché la critica abbia urlato al capolavoro ed il romanzo sia stato ascritto tra i casi letterari, io l'ho trovato poco originale e, tutto sommato, inutile.
L'idea del topo che vive tra la carta stampata e che fa dei libri la sua vita (prima per soddisfare la fame dello stomaco e poi quella intellettuale) non è certo un colpo di genio: ma poteva essere sfruttata per creare un personaggio solido, credibile, coerente; e invece ho avuto l'impressione, sin dalle prime pagine, di aver a che fare con un protagonista artificiosamente complesso e complicato, un "organismo inautentica-letterariamente modificato".
Certo, nelle sue fantasie, nelle sue elucubrazioni ho ritrovato molto di affine alle mie (Firmino sogna di stringere la vita sottile di Natasha Rostova e io ho ballato il valzer con Andrej Bolkonskj svariate volte...). Ed è facile immedesimarsi nella sua voglia di comunicare e condividere una passione, di aprirsi ed essere capiti. Ma queste sono istranze scontate, ricorrenti e quasi banali, soprattutto tra i lettori.
Quindi non mi sembra che questo romanzo racconti niente di nuovo, né che fornisca interessanti spunti di riflessione (anche se non sono del tutto da buttare le idee in bozza dello scrittore ubriacone di dubbio talento che poi "adotta" Firmino).