STUPEFACENTI SPADE
(Botswana Team)
1
Il rito richiede massima concentrazione, assoluto silenzio. Max regge tra le dita un filtrino e una cartina, con la tensione di un assistente infermiere durante un delicato intervento chirurgico. Osserva la maestria con cui Ale mischia
gangia e tabacco.
- Cartina – dice Ale, moderno Dr. House e con un gesto rapidissimo vi rovescia il contenuto del palmo della mano.
– Filtrino – chiede ancora con voce ferma, mentre sagoma cautamente il tutto tra i polpastrelli.
Poi chiude l’artigianale sigaretta leccandola lungo il bordo e inizia a batterla delicatamente sul tavolino per compattarla a dovere.
Avevano spento la luce del portico per evitare gli sguardi indiscreti dei vicini, portando a termine l’intera procedura con il solo chiarore lunare. Ale è un artista del
rollaggio ed è riuscito a creare un perfetto cilindro dall’aria estremamente aggressiva.
Max pregusta un weekend da sballo, assicurato dall'assenza dei genitori. Scruta le casette a schiera disposte tutto intorno alla sua abitazione. Brulicano di persone incapaci di pensare ai fatti propri: sempre a spiarlo, a guardare cosa combina e come si veste, pronti a giudicare e puntare l'indice. Lui, invece, avrebbe voluto mostrargli il medio. Era già finito diverse volte nel loro mirino, ci mancava solo che lo vedessero fumare erba. Lo avrebbero riferito subito ai suoi genitori e poi, salvati cielo.
- Accendino – dice con voce professionalmente piatta Ale.
Il bagliore della fiamma rischiara tetramente il porticato per un istante.
Alcuni colpi di tosse di Ale. Poi quelli di Max.
- Cazzo se è forte. Quanta ne hai messa? -
- Sshhh, tira e muto!
Altri colpi di tosse.
2
“QUESTA È SPARTAAAA” urla il seminudo Leonida, mentre scaraventa il messaggero di Serse nel pozzo senza fondo.
Colori rossi e gialli vengono sparati in faccia ai due giovani, ora seduti sul divano del soggiorno.
Entrambi hanno gli occhi che sembrano due fessure per l’inserimento delle monete di un distributore di caffè, la bocca leggermente aperta e il respiro nasale affannato. Ale regge un popcorn nella mano da più di dieci minuti. Sembra essersene dimenticato.
- Da grande – annuncia con un filo di voce – voglio essere uno spartano.
Passa qualche minuto. Max si gira verso Ale e lo scruta – Ma non è un lavoro! E poi non penso esistano più – replica con la bocca impastata.
- Ti sbagli. Atene c’è ancora e quindi da qualche parte della Grecia c’è anche Sparta.
Max ci pensa. La logica è ineccepibile. – Forse hai ragione.
Vede il popcorn, sospeso a mezz’aria – Lo mangi o aspetti che parli?
Ale guarda il piccolo grano di mais scoppiato come fosse la prima volta che ne vede uno.
Inizia a ridere. Poi ride anche Max. Ridono fino a che Leonida non inizia a brandire fendenti.
3
Rumore di vetri infranti.
I sensi ragno di Max lo percepiscono, ma ci vuole tempo perché lui ne riconosca il suono, lo assimili, decida di prendere il telecomando, trovi il tasto
pause e chieda all’amico – Hai sentito?
- Sì. Ha detto: “non un passo indietro”.
- Non il film – sbotta spazientito Max – Al piano di sopra, un rumore di vetri, come se qualcuno avesse rotto una finestra.
Ale resta in ascolto e proprio in quel momento, si sentono distintamente dei passi.
Si alzano di soprassalto dal divano. La testa annebbiata, il cuore incastrato in gola.
- Tranquillo – dice Ale fingendo di esserlo – saranno i tuoi.
- Ma se siamo a casa da soli. Tu pensi che i miei entrino rompendo una finestra?
Ale ci pensa. – I miei non lo fanno, credo. Ma può darsi che lo facciano quando non li vedo.
- Tu hai il cervello in poltiglia – Max deglutisce a stento – Ne hai messa troppa e ora siamo...
Dalle strette scale che svaniscono nell'oscurità, si sente un altro piccolo tonfo e le ultime parole gli muoiono sulle labbra.
- Ladri – mormora Max con un brivido che gli sale dalla schiena e lo fa sudare freddo. Non è da lui. Di solito è forte e spavaldo, anche troppo. Ora invece è in completa paranoia da canna.
- Scappiamo – dice Ale.
- Col cazzo! – replica Max – Chiamiamo i carabinieri.-
- Seee, e quando ci guardano negli occhi, sai che festa ci fanno? –
- Allora che facciamo? -
I due si spremono il cervello così forte che pare di sentire rotelline scricchiolare. Poco prima che il sistema neurale di Ale vada in
crash, escogita una soluzione apparentemente logica – Facciamo rumore, così sentono che c’è qualcuno e scappano.
- Giusto – risponde entusiasta Max.
Si avvicinano alla rampa delle scale che porta al primo piano e iniziano a battere forte sui muri, pestano i piedi per terra e urlano frasi senza senso.
Entrambi hanno il fiatone quando smettono. Ascoltano. Nessun rumore.
Max fissa l’amico – Che se ne siano andati?
Ale deve essere preso male più di quanto si possa pensare: ha un colorito giallognolo e una faccia di pura sofferenza. Un rigurgito gli gonfia le guance. Scansa Max e infila il bagno come una saetta.
Rumori atroci giungono dalla fessura della porta, atlantiche agonie di succhi gastrici accompagnati da titanici conati.
Forse, in un'altra situazione, Max avrebbe riso e preso in giro l'amico per ore, ma ora non ci trova nulla di divertente. Alterna occhiate preoccupate alle scale con sguardi ancor più preoccupati alla porta del bagno.
Un rumore dal buio lo fa sobbalzare. Vede un’ombra scendere piano i gradini.
Il terrore gli fa rizzare letteralmente i peli sulla nuca. Sembra che sulla pelle ci siano milioni di piccolissime formiche che fanno stretching. Cerca di resistere, di farsi coraggio. Perde miseramente e inizia a indietreggiare. Inciampa sullo spigolo del divano e ci cade sopra. In un gesto disperato cerca il telecomando.
L’ombra è quasi arrivata agli ultimi scalini illuminati dalla luce del televisore. Indossa luride scarpe da ginnastica piene di terra e dei jeans scoloriti.
Max preme il tasto
pause, ma l’ombra continua imperterrita a concretizzarsi davanti ai suoi occhi: una maglietta verde, la faccia anonima appesa sotto un cappello da boscaiolo.
L’uomo scende l'ultimo gradino ed estrae un coltello a serramanico – Tu fa rumore, io taglio gola. Zack! - dice con un accento dell’Europa dell’Est.
'Oddio' pensa Max 'ora mi violenta'.
- No, senti - dice stridulo – Prendi ori, soldi, tutto quello che vuoi, ma lasciami in pace.
L’intruso si avvicina a piccoli passi e fa saettare il coltello nell’aria che sembra quasi Zorro – Tu fa ancora rumore?
- No, no, no , no, no, noo… no.
Giunge ai piedi del divano. Max è ancora sdraiato di traverso, paralizzato, col dito ancora premuto sul
pause, quasi aspettando che l'intera scena si blocchi, cercando un minimo controllo su ciò che sta succedendo.
Il coltello cade a terra e l’uomo strabuzza gli occhi in un rantolo. Crolla di peso addosso a Max che urla come la protagonista femminile di un pessimo film horror. S’inerpica sulla spalliera del divano e si scaraventa dall’altra parte.
Guarda nello specchio e vede un’immagine a dir poco inquietante: è ricoperto da goccioline rosse, dalla testa ai piedi.
Si volta lentamente verso il divano, iniziando a capire.
Ale è in piedi e brandisce il porta spazzola del water, un pesante cilindro in ferro, pessimo acquisto in qualche mercatino dell’antiquariato.
Ale fissa l’uomo a terra. Max fissa Ale. L’uomo a terra fissa il pavimento.
Max si avvicina. Sul divano sono apparse grandi macchie scure, il tappeto si sta lentamente impregnando.
- Cazzo Ale – mormora Max guardando ipnotizzato quello che resta della testa del ladro – gli hai aperto la testa!
Ale non risponde, intento a fissare la fontanella che zampilla dalla nuca dell’uomo.
- Ale – lo richiama Max – il Tappeto… il divano… la mia maglietta della Diesel.
- Pensavo che volesse infilzarti – mormora sottovoce.
Max riflette – Sì, ma non so se volesse adoperare il coltello o qualcos'altro. È proprio il caso di dire che... mi hai salvato le chiappe.
L'amico non capisce subito, poi abbozza un sorriso e infine si piegano entrambi dalle risate.
A stento riescono a placarsi. Max si asciuga le lacrime. Ale si massaggia la mandibola dolente per le risate.
Fissano con disgusto la cosa immobile sul pavimento. Il tempo sembra fermarsi.
- E ora che si fa? - chiede infine Max.
- E che ne so. Io non avevo mai ucciso nessuno finora -
- Mi sa che dobbiamo farlo sparire.
Ale pensa intensamente a tutti i film che ha visto, cercando informazioni sull’argomento “eliminazione di cadavere”. Le due cose più sensate che gli passano per la testa sono: a) seppellirlo in giardino; b) darlo in pasto a dei maiali. La prima gli sembra troppo sciocca, sarebbe il primo posto dove guarderebbero; per quanto riguarda i maiali… dove cavolo può trovarli?
4
Luce blu, a intermittenza.
Max va alla finestra. Davanti alla casa c’è la Panda della Polizia Municipale. Conosce molto bene quel vigile, gli ha sequestrato più di una volta il motorino perché era senza casco. Un esaltato che si crede dei Marines, mentre invece è solo un rompicoglioni.
Il vigile si ferma davanti al cancello e si mette a fissare il piano superiore. Poi la porta dell’abitazione.
Per un soffio Max si ritrae dalla finestra prima di essere visto.
- Merda, il vigile.- dice
Ale impallidisce e pensa intensamente a dove ha parcheggiato l’auto.
Facciamo finta di non essere in casa.
Il fastidioso trillo del campanello li fa sobbalzare. Ne segue subito un altro e un altro ancora.
Max si porta le mani alle orecchie, la suoneria gli sta spappolando la testa.
- Cazzo – esclama Ale, ricordandosi due cose importanti. La prima è che ha lasciato la macchina sul passaggio pedonale. La seconda è che non è sicuro di aver chiuso il cancello.
Proprio in quel momento, un cigolio toglie ogni dubbio alla seconda.
- Non avevi chiuso il cancello? - sussurra Max a cui è ritornata la voce da ragazzina di film horror.
- No – Risponde con aria di scusa Ale – Non lo chiudo mai perché tu continui a dimenticarti di aprirlo e io per uscire devo scavalcare ogni volta.
Max chiede comprensione direttamente a Dio e a tutti i santi, senza risultato.
I passi sul selciato si avvicinano.
- Cambiati – dice Ale – io lo tengo sulla porta e gli dico che non è successo niente. Poi arrivi e confermi.
- Ok –
Due colpi secchi scuotono il portoncino d’ingresso.
5
- È sicuro che vada tutto bene?
Il vigile sembra non credere a una sola parola. Ale si sente la bocca collosa ed è convinto che il suo alito potrebbe stendere sei mucche, su sei montagne diverse.
Tiene lo sguardo basso perché l'altro continua a fissarlo. Deve evitare a tutti i costi che quello scorga i suoi occhi rosso-canna. Spera di essere convincente, ma più si sforza di esserlo, meno ci riesce.
'Cazzo' pensa Ale 'uso di sostanze stupefacenti e omicidio! E questo cazzone non la smette di fissarmi'. Immagini vorticose nella sua mente: lui in una bruttissima tuta arancione, con piedi e gambe intrappolati in lunghe catene, a camminare tra le celle sotto gli sguardi di eccitati energumeni che gridano oscenità e battono contro le sbarre.
Spazza via l’immagine scuotendo la testa - Sì, sì, agente. Adesso arriva anche Max e glielo conferma. Max? Maaax?
Posso entrare? - Quattro giorni di duro addestramento nel corso per vigili urbani lo ha reso sospettoso di tutto e tutti.
Intanto la mente di Ale sta tornando a “Paranoia” con biglietto di sola andata. Se non lo fa entrare, i sospetti aumenteranno. Se gli permette di avvicinarsi al divano, vede tutto e sono spacciati. Comunque vada, l’arancione è assicurato.
Il vigile scruta l’interno del soggiorno. Max ha spento la luce prima di andare a cambiarsi e il salotto è in penombra. C’è solo il fermo immagine rossastro della tenuta di Leonida a illuminare il divano. Il corpo non si vede, se non quando ci si avvicina e anche le macchie si notano poco.
Ale arretra di due passi, mentre il vigile avanza di due.
Oh, “300”! – esclama guardandosi intorno come il miglior detective della CSI – Gran bel film!
- Morti a iosa e sangue a fiumi – risponde Ale che inorridisce appena si accorge di quello che ha detto. Guarda la rampa delle scale pregando che Max faccia presto.
- Lo sapete che avete una finestra rotta al piano di sopra? Temo che abbiate subito un furto.
-Noo? – Ale finge di essere sorpreso.
-Meglio che spegni la tv. Dovremo controllare tutti insieme se vi manca qualcosa e fare verbale. Sarete assicurati, spero.
- Ma no, agente – dice Ale balbettando – Ora siamo stanchi. Non possiamo fare tutto domani mattina?
Il vigile scuote la testa e allunga il collo per dare una sbirciata alla cucina. Squadra la porta del bagno e poi la rampa di scale, per poi tornare sul ragazzo. Non è del tutto convinto e forse ha visto qualcosa perché si avvicina al divano.
Il videoregistratore va proprio in quel momento in
stand-by e lo schermo diventa nero. Un colpo di fortuna che spinge Ale ad andare verso la cucina e accendervi la luce - Vuole una tazza di caffè? – chiede tentando di farsi seguire.
Il vigile non risponde. Ale ripete la domanda e torna in salotto.
Vede l'agente scosso da sussulti, le ginocchia leggermente piegate. Un piccolo cono argentato gli esce dalla gola. Poco dopo il sangue inizia a sgorgare ovunque investendo Ale che si ritrae disgustato.
Il corpo del vigile si accascia a terra.
Dietro di lui Max estrae con un colpo secco l’asta con la quale gli ha trapassato la laringe.
- Max, ma porca…, adesso sì che siamo nella merda! Hai ucciso un agente di polizia, con un… che cazzo è ‘sto coso?
Max guarda l’asta che tiene stretta fra le mani – È il ferma tende di mamma.
- Oh, cazzo, cazzo, cazzo – Ale saltella sul posto come se gli scappasse di andare in bagno – Me lo vedo il processo, i giornalisti ci sguazzeranno con le armi usate. Saremo gli zimbelli dell’intero pianeta. Due omicidi, duecento anni. Secchi.
Max si stringe nelle spalle – Be', è un omicidio a testa e quindi fanno cento ciascuno.
Ale capisce che Max è ancora mentalmente labile, ma non gli può dare contro per come ha agito. Il vigile aveva visto qualcosa. Ormai erano spacciati: Max aveva coperto con un omicidio il suo. Se non è vera amicizia questa!
Pensare. Ora deve pensare e in fretta. Ragionare è così difficile e non riesce a concentrarsi. Due corpi da far sparire. Perché deve essere tutto così dannatamente complicato?
- Ok – dice infine – Prendo la macchina del vigile e la porto in garage. Domani mattina, quando ci sarà passata la botta, carichiamo i corpi e li gettiamo nel canale. Tutto pulito e a posto. E poi bocca cucita! Noi non sappiamo niente e non abbiamo fatto nulla.
- Geniale – esclama Max sorridendo. I due si scambiano un “cinque”.
Venti minuti dopo sono sdraiati di nuovo sul divano.
6
- Che cazzo fai? - dice Max all’amico.
Ale sta rollando un’altra canna. – Sono davvero troppo, troppo nervoso. Ho il sangue che mi batte in testa. Devo calmarmi. Calma! Questa mi farà pensare lucidamente ai dettagli.
Max ci pensa su. Lui non è mai stato un genio, ma Ale, nessuno mette in dubbio la sua intelligenza
- Giusto – risponde.
- E poi – continua l’amico – devo togliermi dalla bocca ‘sto sapore di vomito e popcorn.
Ale accende e inspira profondamente. Tossisce un po’. Fa un paio di tiri e poi la passa a Max.
Fumano in silenzio. Nel soggiorno si è creata una densa coltre di fumo da fare invidia al miglior coffe-shop di Amsterdam.
Ad Ale viene in mente l’ordine delle cose da fare: pulire il tappeto, lavarsi e bruciare i vestiti sporchi di sangue, risistemare il salotto, spostare la macchina dalle strisce pedonali.
Ma l'amico preme il tasto
play e come d’incanto, dimentica tutto, ammaliato dagli spartani che affrontano a viso aperto il più grande esercito della storia.
7
Alcuni voci dal vialetto scuotono i due ragazzi.
Max mette in pausa e quasi piangendo sussurra – Ma questa storia finirà mai?
Corre verso la finestra, restando basso. Giusto un’occhiata fuori e poi prorompe in una fantasiosa esclamazione sulla discutibile vita sessuale delle mucche.
Ale preoccupato, cerca di aprire gli occhi al massimo, ma con scarsi risultati – Che c’è?
- Ci sono tre vicini di casa. Sembra vogliano entrare.
- Forse hanno sentito rumore, o forse mi hanno visto spostare la Panda del vigile.
Max è sul punto di mettersi a piangere – Ma non finirà mai. Mai. Maiiiii!
- Sii uomo - Ale è in piedi. Il volto di pietra, i vestiti cosparsi di sangue.
8
Il lampione getta uno spettrale cerchio di luce gialla fino alla soglia d’ingresso.
I due giovani aprono la porta ed escono spavaldi. I vicini sono pigiati addosso al cancello aperto e li guardano incuriositi.
- È tutto a posto – dice loro Max con voce seria – Tornate pure a casa.
Incapaci di vivere una propria esistenza, borbottano qualcosa tra loro. Poi uno si fa portavoce:
- Abbiamo visto la macchina del vigile. Dov’è? Perché l’avete portata in garage, perché…
Ale sussurra a Max: – Te l’avevo detto che non se la sarebbero bevuta!
Le tempie pulsano forte. L’adrenalina scorre nelle vene sculettando. Camminano piano sul selciato, determinati come guerrieri di Sparta.
I tre vicini li guardano, sorpresi e un po’ stupiti.
Ale e Max si scambiano un’occhiata d’intesa in sintonia perfetta. Forse è solo la droga, forse questa notte senza fine. Sono diversi ora, più forti, inarrestabili, decisi a cavalcare questa notte, a farla propria.
Ale si allarga sulla destra, verso il barbecue. Agguanta una spatola affilata e il forchettone per le salsicce.
Max invece si allarga sulla sinistra e afferra un nano da giardino per le gambe, la punta del cappello rivolta contro i vicini. Con voce bassa e piena di rabbia esclama: – Uccidiamoli tutti!