La paura di vivere la propria vita
Inviato: 05/03/2019, 14:53
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Prefazione
Il personaggio, Andrea, attraversa un periodo della sua vita nel periodo di conflitto Mondiale, che portò come conseguenza: un aumento della disoccupazione, un rallentamento della produttività e una discesa dei consumi. Questo turba la sua vita portandolo in uno stato di confusione e depressione. Poi coinvolto in un incidente, permane in coma per 12 anni. Trascorre questo lasso di tempo rivivendo tutti i ricordi dell’infanzia e adolescenza e successivamente trascinato in diverse avventure, sogna di esplorare mondi sconfinati come se fossero tangibili. Lo accompagna nel viaggio la sua coscienza che si maschera e personifica tanti personaggi più influenti della storia di tutti i tempi del nostro Mondo. Lunghi viaggi senza scalo che lo accompagneranno fino al risveglio scoprendo alla fine qual’ è la sua missione e il senso della vita in questo Mondo.
Una parte della vicenda iniziale si concentra sui ricordi; la seconda parte è invece rivolta all'obiettivo di trovare il suo “io” nei sogni avveniristici. Nel mezzo si stagliano numerosi eventi esterni, che suggestionano il sonno in coma del sognatore.
“Pazzo non è colui che sogna, ma colui che non fa nulla perché questa storia trionfi. Le sconfitte, le lotte, le cadute al tappeto, poi ci si rialza e si ricomincia a combattere. Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di inseguire i loro sogni più grandi; per realizzare i nostri sogni più grandi, dobbiamo assumere rischi altrettanto grandi ed eliminare dalla nostra mente tutti i pensieri negativi e tutte le nostre paure. Nessuno deve permettersi di stabilire cosa siamo capaci di fare e cosa no, siamo noi gli artefici del vostro destino… Abbiate fiducia in voi stessi, sognate e osate! È impressionante come molta gente permette che la sua vita venga dominata dalle paure, soprattutto se pensiamo che la paura è pura immaginazione”…
“ la paura di vivere la propria vita”
Una splendida giornata, il sole nasceva a est sul piccolo cottage poco distante dalle rive del mare appena increspato e come al solito, un pensiero ricorrente ritornava alla mente il lavoro. Di là dal cottage poco distante giocavano con la palla ragazzi di strada, tanto erano presi dal gioco che schiamazzavano urlando dalla gioia.
Già sveglio iniziava la giornata affrontando la routine che la vita offriva quotidianamente. Andrea, cercava di vivere tutti i giorni al pieno come se fosse l’ultimo istante; perché nell’epoca che aveva il diritto di farlo, il suo modo di confrontarsi con il mondo esterno e i suoi coetanei, lo aveva portato a rifugiarsi in mondo surreale tutto suo, tanto da rifiutare di vivere come tutti i ragazzini della sua generazione. Si isolava, non era come tutti i ragazzi che scaricano il loro bollori giocando, non riusciva a trovare interesse essendo un ragazzino molto intelligente e iperattivo, era un sognatore e appena sveglio annotava sul suo taccuino il sogno recente. Aveva solo stretto amicizia con il suo amico Marco, perché condivideva come lui le sue idee.
Da fanciulli si chiudevano nel garage del padre e insieme, inventavano, costruivano, facevano esperimenti che mettevano in pratica, realizzando cose che poi vendevano ad altri ragazzini per raggranellare qualche dollaro. Il resto del tempo lo passavano leggendo i libri di Julio Verne un romanziere del 1800 che gli permetteva di sognare avventure avveniristiche. Sì, effettivamente il modo di pensare in grande gli aveva fatti diventare degli ometti, tanto da pensare in modo diverso rispetto i loro coetanei.
Al mattino appena sveglio rimaneva con gli occhi socchiusi, si concentrava intensamente, trattenendo il fiato cercava di ricordare il sogno nei suoi particolari “un’avventura straordinaria inverosimile”. Sì, i sogni erano delle avventure che ogni mattino al risveglio traduceva in un significato psicologico ed interpretativo per scoprire cosa si nascondeva nel suo subconscio, cercando di scoprire se conteneva anche premonizioni del futuro. Nel sogno si rifletteva il suo pensiero giornaliero di vivere la propria vita come una evento imprevisto. Poi apriva gli occhi e la realtà che si presentava d’innanzi lo faceva tornare in se. La vita in quel periodo era veramente dura e non riusciva a realizzarsi come avrebbe voluto.
Iniziava la giornata reiterando:
<<questa è la mia vita!>>
Poi alzando il timbro vocale, diceva.
<< Vita = malattia, mi avvolge da quando ho messo i primi passi su questa terra!>>.
“La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno della salute e in quello della malattie. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese.,,(Susan Sontag)
Andrea si sentiva depresso, in testa vacillavano pensieri che non facevano altro che aumentare le paure che arrestavano il suo corpo difronte a tutto quello che succedeva, facendo salire la pressione e il battito del cuore, quando il suo orgoglio aveva deciso di farsi sentire. Era questa la sua malattia che lo avvisava e lo metteva in guardia quando il cammino era sbagliato. Non era contento di vivere quella vita e scaricava la colpa sui genitori che l’avevano messo al mondo che si erano adoperati fino a quel momento e continuavano a occuparsene o per i giorni che li rimanevano dinnanzi. Il tempo aveva agito sui genitori invecchiandoli, la mamma Melita, simpatica, gentile, di statura piccolina e con una dolcezza mielata. Il papà Ivan un bel tipo grande con due mustacchini arricciati.
Il padre era un grande lavoratore non aveva smesso ancora di lavorare pur essendo una persona in età avanzata. Purtroppo l’austerità la crisi economica fecero cadere tutte le classi sociali nel baratro e non si poteva piangersi addosso. Quello che cercava di infondere Il Presidente americano Roosevelt alla Nazione era che bisognava rabboccarsi le maniche, darsi più da fare per raggirare il grave disastro finanziario. Per questo il padre Ivan consapevole di tutto quello che accadeva dava coraggio e incitava il proprio figliolo, dicendo:
<<Andrea… alzati!>>
Dopo continuava:
<<Quando ti sveglierai? Fatti una ragione di vita! >>.
<<il mondo non è come tu lo sogni, bisogna accettarlo così com’è e combatterlo!>>
Ogni giorno era la stessa cosa...