Spacc!
Inviato: 26/12/2021, 23:13
Da quando era morto lo Zanchi non ballavamo più. Era lui quello scatenato che andava ai concerti punk per ballare a spintoni. Si divertiva, ma se prendeva una spinta più forte si incazzava. Allora individuava il tipo e lo caricava come un muflone. Noi ci guardavamo, scuotevamo la testa e si diceva: "Spacc", che voleva dire quello che prende i cazzotti. Infatti partivano le botte. Poi quando tornavamo in macchina mentre lui si toccava la mano insanguinata, ridevamo e dicevamo: "È spacc, afaa, aui" e altre parole inventate da noi. Solo Agostino faceva sempre il bastian contrario. "No, spacc non vuol dire questo" e noi lo cazzottavamo fitto. E gli urlavamo: "Sei spacc!"
Effettivamente spacc ebbe sempre un significato vacante. Non voleva dire solo colui che prende i cazzotti. Cambiò significato quando lo Zanchi morì in un incidente con la moto. Eravamo in cerchio intorno al suo corpo, non mi ricordo se all'obitorio o all'ospedale. Lo guardavamo senza dire nulla. Poi uno disse: "È spacc!" E allora proseguimmo per tutta la sera. "È spacc, aui, killo, kitti, afaa, Kev, zdrg". Adesso spacc non significava più picchiato a sangue ma morto a cazzo. E tutti ridevamo contenti. Tutti tranne quello stronzo di Agostino.
"Ma perché se non ti diverti non te ne vai via?" gli chiedevamo.
Ma lui ci guardava imperterrito e diceva: "Spacc non vuol dire morto a cazzo"
"Allora cosa vuole dire idiota?"
"Non lo so"
Allora giù, cazzotti a non finire. Tornava a casa bello pesto. Intanto il Carrari era sparito. Da più di due mesi nessuno ne sapeva nulla. Credevamo fosse andato in Colombia perché era un demente appassionato di Escobar. Pensavamo che fosse spacc. Una sera camminando sotto l'arco di San Pierino lo vedemmo uscire da un cunicolo con gli occhi rossi e abbastanza fuori dalle orbite. Come ci vide ci venne incontro.
"Ragazzi c'ho il business, venite a vedere". Ci infilammo in uno sgabuzzino. Il business era logicamente vendita di droga. Dopo qualche mese andammo a trovarlo in prigione. Gli avevano dato cinque anni. Aveva messo su uno spaccio esagerato, non si contavano più le persone che passavano da quello sgabuzzino. Nell'uscire dalla sala degli incontri non so chi disse: "È spacc". E tutti iniziammo a ridere e a dire: "Spacc, aui, aitto, afaa". Da quel momento chi finiva in galera era Spacc. Non vi dico la reazione di quel deficiente di Agostino.
"No, spacc vuol dire altro"
"E tua madre maiala cosa vuol dire?" E giù botte.
Poi toccò a me. Avevo conosciuto una ragazza. Suonava il violino e mi faceva vedere film d'amore in bianco e nero. Ai ragazzi dicevo: "Mi tocca passare tutti i fine settimana a guardare questi film, mi stronco le palle".
Quelli ridevano e mi prendevano per il culo, dicevano che ero un cafone. Che non mi meritavo una donna come quella. Ma che ci potevo fare se i concerti di canto gregoriano mi scioglievano le palle come candele? Il Rimba mi appoggiò una mano sulla spalla, ci fu una pausa poi disse: "Sei spacc". E allora tutti insieme, me compreso: "Spacc, aui, afaa, all'inche, avvea". Eh sì! Spacc aveva nuovamente un altro significato: cafone, ignorante, sottosviluppato, bestia. Comunque la lasciai. Una sera fu organizzata una festa. Era una specie di addio al celibato, anche se per la verità nessuno si sarebbe sposato, ma avevano dato gli arresti domiciliari al Carrari, perciò era baldoria. Nel gruppo furono invitate quattro prostitute. Due non erano male, ma per risparmiare ce n'erano altre due ai limiti della decenza. A turno o insieme ci alternavamo in un tour de force pornografico. Agostino riprendeva tutto con una telecamera. Quella ripresa sarebbe stata il nostro vanto. Alla fine della serata riproducemmo le nostre peripezie, ma la sorte ci aveva giocati. Non si vedeva niente. Non una minchia, non un seno, niente.
"Ragazzi ho fatto del mio meglio, non è facile mentre voi fottete, starmene qui con la telecamera" si giustificò il pezzente. Però notammo che non era colpa della telecamera. Era stato l'idiota a non aver premuto il tasto rec. Mettemmo Agostino nel mezzo e lo riempimmo di cazzotti. Lo pestammo per bene finché non andò in coma. Lo caricammo in auto e lo portammo in un bosco. Lo gettammo in una specie di foiba, poi il gruppo si sciolse. Avevo un presentimento… Cambiai città. Incontrai una donna. Vissi con lei per un po'. Una sera tornando a casa la trovai con una lettera in mano.
"Che cos'è?" chiesi
"Non so, ci sono scritte incomprensibili"
La lessi. Una frase: "Sei spacc"
Fu lì che mi venne il primo capello bianco. La scrittura era quella di Agostino. Provai a contattare gli altri del gruppo ma non erano rintracciabili. Poi arrivarono le prime notizie. Matteo era morto durante una pesca subacquea infilzato da un pesce spada. Il Carrari di overdose. Il Rimba folgorato su un traliccio. A Ivan gli erano scoppiati i timpani e la scatola cranica. Ed io… penso che prima o poi toccherà anche a me. Penso ad Agostino. Forse aveva ragione, forse spacc vuol dire morto per mano di Agostino, o ucciso dallo spirito di Agostino, o forse Agostino vaffanculo!
Effettivamente spacc ebbe sempre un significato vacante. Non voleva dire solo colui che prende i cazzotti. Cambiò significato quando lo Zanchi morì in un incidente con la moto. Eravamo in cerchio intorno al suo corpo, non mi ricordo se all'obitorio o all'ospedale. Lo guardavamo senza dire nulla. Poi uno disse: "È spacc!" E allora proseguimmo per tutta la sera. "È spacc, aui, killo, kitti, afaa, Kev, zdrg". Adesso spacc non significava più picchiato a sangue ma morto a cazzo. E tutti ridevamo contenti. Tutti tranne quello stronzo di Agostino.
"Ma perché se non ti diverti non te ne vai via?" gli chiedevamo.
Ma lui ci guardava imperterrito e diceva: "Spacc non vuol dire morto a cazzo"
"Allora cosa vuole dire idiota?"
"Non lo so"
Allora giù, cazzotti a non finire. Tornava a casa bello pesto. Intanto il Carrari era sparito. Da più di due mesi nessuno ne sapeva nulla. Credevamo fosse andato in Colombia perché era un demente appassionato di Escobar. Pensavamo che fosse spacc. Una sera camminando sotto l'arco di San Pierino lo vedemmo uscire da un cunicolo con gli occhi rossi e abbastanza fuori dalle orbite. Come ci vide ci venne incontro.
"Ragazzi c'ho il business, venite a vedere". Ci infilammo in uno sgabuzzino. Il business era logicamente vendita di droga. Dopo qualche mese andammo a trovarlo in prigione. Gli avevano dato cinque anni. Aveva messo su uno spaccio esagerato, non si contavano più le persone che passavano da quello sgabuzzino. Nell'uscire dalla sala degli incontri non so chi disse: "È spacc". E tutti iniziammo a ridere e a dire: "Spacc, aui, aitto, afaa". Da quel momento chi finiva in galera era Spacc. Non vi dico la reazione di quel deficiente di Agostino.
"No, spacc vuol dire altro"
"E tua madre maiala cosa vuol dire?" E giù botte.
Poi toccò a me. Avevo conosciuto una ragazza. Suonava il violino e mi faceva vedere film d'amore in bianco e nero. Ai ragazzi dicevo: "Mi tocca passare tutti i fine settimana a guardare questi film, mi stronco le palle".
Quelli ridevano e mi prendevano per il culo, dicevano che ero un cafone. Che non mi meritavo una donna come quella. Ma che ci potevo fare se i concerti di canto gregoriano mi scioglievano le palle come candele? Il Rimba mi appoggiò una mano sulla spalla, ci fu una pausa poi disse: "Sei spacc". E allora tutti insieme, me compreso: "Spacc, aui, afaa, all'inche, avvea". Eh sì! Spacc aveva nuovamente un altro significato: cafone, ignorante, sottosviluppato, bestia. Comunque la lasciai. Una sera fu organizzata una festa. Era una specie di addio al celibato, anche se per la verità nessuno si sarebbe sposato, ma avevano dato gli arresti domiciliari al Carrari, perciò era baldoria. Nel gruppo furono invitate quattro prostitute. Due non erano male, ma per risparmiare ce n'erano altre due ai limiti della decenza. A turno o insieme ci alternavamo in un tour de force pornografico. Agostino riprendeva tutto con una telecamera. Quella ripresa sarebbe stata il nostro vanto. Alla fine della serata riproducemmo le nostre peripezie, ma la sorte ci aveva giocati. Non si vedeva niente. Non una minchia, non un seno, niente.
"Ragazzi ho fatto del mio meglio, non è facile mentre voi fottete, starmene qui con la telecamera" si giustificò il pezzente. Però notammo che non era colpa della telecamera. Era stato l'idiota a non aver premuto il tasto rec. Mettemmo Agostino nel mezzo e lo riempimmo di cazzotti. Lo pestammo per bene finché non andò in coma. Lo caricammo in auto e lo portammo in un bosco. Lo gettammo in una specie di foiba, poi il gruppo si sciolse. Avevo un presentimento… Cambiai città. Incontrai una donna. Vissi con lei per un po'. Una sera tornando a casa la trovai con una lettera in mano.
"Che cos'è?" chiesi
"Non so, ci sono scritte incomprensibili"
La lessi. Una frase: "Sei spacc"
Fu lì che mi venne il primo capello bianco. La scrittura era quella di Agostino. Provai a contattare gli altri del gruppo ma non erano rintracciabili. Poi arrivarono le prime notizie. Matteo era morto durante una pesca subacquea infilzato da un pesce spada. Il Carrari di overdose. Il Rimba folgorato su un traliccio. A Ivan gli erano scoppiati i timpani e la scatola cranica. Ed io… penso che prima o poi toccherà anche a me. Penso ad Agostino. Forse aveva ragione, forse spacc vuol dire morto per mano di Agostino, o ucciso dallo spirito di Agostino, o forse Agostino vaffanculo!