L'ultimo raggio di sole
Inviato: 23/09/2022, 17:05
![leggi documento](../_immagini/icons/megaphone.gif)
Il sole di novembre filtra attraverso i vetri e va a illuminare l’antica abitazione. Con in suoi raggi accarezza ogni oggetto che incontra durante il suo percorso. Brillano le foto racchiuse nelle cornici d’argento, luccicano i pregiati mobili antichi, mentre i quadri alle pareti esaltano i loro colori.
Tutt’attorno danza il sottile pulviscolo presente nell’aria, è l’effetto del sole a compiere quella magia creando una miriade di lucine scintillanti. L’intensa luminosità che la stanza assume richiama al trionfo della vita, alla bellezza, all’armonia del creato.
Anche lei viene inondata da quel raggio di sole, i capelli argentei brillano e il gatto, adagiato sul suo grembo, si stiracchia soddisfatto per quell’improvviso e inaspettato calore.
Lo sguardo della donna percorre la stanza e si sofferma sui tanti oggetti che fanno parte della sua vita, ognuno racchiude un ricordo: collocato, ormai, lontano nel tempo.
Gli anni, la vita, stanno ormai volgendo al termine, per una legge naturale e inevitabile che appartiene a ogni essere umano. Lei, però, non riesce a rassegnarsi alla sentenza emessa poco tempo prima dalle sue figliole.
“Mamma, vedrai che starai benissimo, Clara e io abbiamo cercato il meglio per te. Non avrai alcun tipo di problema. Stai serena e tranquilla, penseremo a tutto noi” le disse Renata
“Io non voglio andare e sono certa che potremo trovare una soluzione alternativa. Non posso accettare quanto mi proponete, vi prego ragazze, non fate una cosa simile a vostra madre, vi prego...” rispose l'anziana con un filo di voce e con le lacrime che, nonostante l'impegno, non riuscivano a essere trattenute
“Sai bene che, se anche la tua mente è ancora efficiente, il tuo fisico non è altrettanto buono. Potresti cadere e farti male. Abbiamo a cuore il tuo benessere, dovresti saperlo. E poi, mammina, il posto è molto bello, starai benissimo”.
“Il mio benessere dici? La definirei piuttosto la mia condanna. Certo che così tu e tua sorella vi togliereste da ogni impiccio nei miei confronti. Già, ormai si usa così… E' la triste regola che vige nei confronti di noi anziani”.
Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna che di anni ne aveva non pochi, è vero, i prossimi sarebbero stati 87.
Eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.
Percorreva sovente le tappe della sua vita, si vedeva bambina e poi ragazza, giovane sposa e madre e infine anche nonna. Adorava i suoi nipoti, le pareva, con loro, di ritornare indietro nel tempo e rivivere così ricordi e situazioni di quando era una giovane madre. E quanto amore e quanta energia aveva riservato alle sue due adorate figlie, nate a distanza, l’una dall’altra, di 3 anni.
Riteneva di essere stata fortunata durante la sua esistenza.
Anche Attilio, marito e unico vero amore della sua vita, le era stato accanto con dedizione e rispetto sino agli ultimi giorni. Erano ormai dieci anni che se n'era andato in cielo ma la sua presenza non l’aveva mai abbandonata.
A parte lo smarrimento iniziale, lo aveva sempre percepito accanto e non si era mai sentita sola.
E ora, non sapeva spiegarsi e neppure poteva accettare il triste epilogo che l’attendeva.
Il fatto che “Così fan tutti” non la consolava per niente. Lasciare la sua casa e i suoi ricordi le avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva.
Comprendeva anche cosa poteva accadere se avesse assecondato le sue figlie; era la triste regola assoluta.
I casi potevano essere due: o una morte precoce, pressoché immediata, oppure il perdersi della mente.
Perché l’andare fuori di testa era una strategia mentale per salvarsi da quella situazione inaccettabile: la pazzia come legittima difesa, Il rifugiarsi in un mondo immaginario pur di allontanarsi da quella realtà impossibile, per lei, da chiamare vita.
“La data è fissata, – le disse Clara, con una notevole sfrontatezza, alcuni giorni prima – sei stata fortunata mamma, si è liberato un posto anticipatamente rispetto al previsto. Ti accompagneremo con tutte le tue cose e verremo sovente a trovarti. Farete giochi, sarai in compagnia di molte persone come te, troverai i pasti pronti, nuove amiche e sarai curata e accudita, tutto andrà al meglio, vedrai...”.
La donna guardò negli occhi la figlia, a lungo, senza neppure dire una parola in risposta a quanto aveva appena appreso. Clara distolse lo sguardo infastidita e forse anche un po’ imbarazzata: sapeva di mentire con quel “andrà tutto bene”, ma interpretò quel silenzio come un rassegnato consenso da parte dell’anziana donna.
Si sentiva soddisfatta per la missione compiuta, per essersi tolta il peso di doverle comunicare la notizia, fortunata, secondo lei.
La casa della madre era bella, elegante e confortevole. Abitava al quinto e ultimo piano di un palazzo d’epoca, in una delle poche vie alberate e silenziose della città.
Le sorelle avevano già pensato a quale agenzia immobiliare rivolgersi, nel caso in cui...
Avrebbero realizzato un bel po’ di quattrini con la vendita. Si sarebbero potute togliere tanti sfizi, fare viaggi fantastici e molto altro ancora, l’alloggio valeva certamente una fortuna.
Sensi di colpa non ne avvertivano per avere preso la decisione di allontanare la loro madre da tutti i ricordi di una vita, dalle sue cose e dalla sua casa.
Si giustificavano pensando che non avrebbero potuto far altro in quanto lavoravano fuori casa e avevano dei figli ancora piccoli e la loro mamma, ormai, faticava ad accudire se stessa: lo facevano per il suo bene, pensavano che fosse una decisione altruistica. Quel ragionamento metteva a posto ogni cosa, ogni eventuale e lontanissimo rimorso.
L’idea di rivolgersi a una badante fu subito scartata: sarebbe stato comunque un impegno che avrebbero dovuto gestire, e loro non avevano tempo, non avevano mai tempo… Figuriamoci, pensare di sostituirla nei dovuti riposi settimanali, la domenica, durante le ferie o le eventuali malattie: no no, neppure da parlarne, decisero concordemente le due sorelle.
Così, invece, si sarebbero tolte da tutto, da ogni grana e fastidio. Avevano fatto bene i conti in merito al cambio di destinazione della loro mamma, e si sentivano molto rassicurate dal fatto che non avrebbero dovuto sborsare neppure un euro: perché la loro madre poteva provvedere alle spese con la sua pensione che, sommata alla reversibilità del marito, bastava senza far ricorso a null’altro, tanto meno a loro.
Quel giorno, inondato di luce solare, risultava essere perfetto al progetto che stava per essere messo in atto.
Il sole l’avrebbe accompagnata accogliendola sulla sua scia luminosa, sdraiata come fosse adagiata su di una spiaggia di sabbia dorata, accarezzata da una lieve brezza, che profumava di mare, sarebbe arrivata a destinazione dove certamente Attilio l’avrebbe attesa.
Si sentiva serena, il suo gatto l’avrebbe seguita. Lo considerava un atto d’amore, mai avrebbe potuto lasciarlo allo sbando. Magari sbattuto in strada, dato che le figlie, a quanto dicevano da un po’ di tempo, erano diventate allergiche al pelo; oppure, l’altra soluzione sarebbe stata quella di finire in un tristissimo gattile.
L’anziana pensava: “E no! l’equivalente a ciò mi attende, no, non sia mai. Theo, verrà con me”.
La finestra è adesso spalancata, le tende rosate di tessuto leggero e trasparente danzano un poco, mestamente, orchestrate dal vento che come ogni sera, a quell’ora vicino al tramonto, si solleva e parla a chi sa ascoltarlo.
Lo sguardo della donna avvolge con infinito amore, ma senza dolore, la sua casa e quella stanza colma di ricordi…
Tiene stretto a sé, aderente al suo corpo per mezzo di una lunga sciarpa, il suo amatissimo gatto. Assieme si avviano verso quell’ultimo raggio di sole.
Qualcuno emette dei suoni strazianti, delle urla.
Poco tempo dopo una sirena echeggia nell’aria, fastidiosamente, infrangendo il silenzio che avvolge normalmente quella zona privilegiata della città.
Adesso c’è molto fermento nella via, e tanto rumore. La scena che si presenta ai soccorritori e ai passanti non sarà facilmente dimenticabile.
Composta e abbracciata al suo adorato micio, adagiata sul giardino condominiale e circondata dai ciclamini, giace immobile e addormentata per sempre, assieme a Theo, l’anziana signora dell’ultimo piano.
Il raggio luminoso, però, ha trasportato in alto, molto in alto le due anime. Attorno a loro la luce è intensa ma non abbagliante, il tepore è discreto, ottimale. Sentono vicino delle presenze amiche, riconoscono tra gli altri Attilio che sorridente si avvicina. La casa, le cose lasciate sono ora un tenero ricordo lontano.
Adesso, nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Sanno, con assoluta certezza, che ciò che gli umani chiamano morte altro non è che un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, verso qualcosa che non si estinguerà mai.
Lei, l’anziana signora, vorrebbe poterlo dichiarare al mondo, vorrebbe poter dire a tutti: “non abbiate paura, l’infinito vi attende. Noi siamo eterni, senza fine, non dimenticatelo mai”.