Due fiabe in versi
Inviato: 29/01/2023, 15:32
Scrivi qui il tuo racconto...Una triste Principessa
Libellule azzurre danzan lì leggiadre
dello stagno il limo si copre di ninfee
cantano ranocchi e piccoli rospi in coro
gran festa s’annuncia e dal vicin canneto
sbirciano lì curiosi ochette e topolini
lenta s’avanza una bianca di gardenia
foglia mossa dal soffio di due cardellini
barca regale e gonfio il petto tronfio
lì troneggia e saluta il Grande Rospo Re
a lui vicina Rospicina la figlia prediletta
andrà tra poco sposa al Principe Ranocchio
venuto da lontano dalla Palude Paludosa
dove nonno Ranocchion Secondo è fiero
Re e Imperatore che Rospicina attende
qui e là saltando al ciglio dello stagno
in testa quattro foglie di lattuga verde
ma non un grande amore e un coronato
sogno triste la sposa ad altro il cuor
donato suo al cugino barone Rospicel
riuscirà costui con del Gufo Saggio
Grande e del suo già promesso aiuto
rapendo Rospicina in volo le nozze
vuoi a fondo o in fumo poi mandare?
…………………………………………..
C’era una volta un re
C’era una volta un re così s’apriva la fiaba
poi ogni narratore nel dir seguiva la sua strada
e così faceva la nonna ai nipoti suoi narrando:
c’era una volta un re che viveva in un castello
e nel castello i due figli con sua moglie la regina
e poi spesso variava nei giorni lo svolger della fiaba
ecco un dì da maritar la principessa bella azzurri
gli occhi e biondi i suoi capelli un accorrer tutto
principi e baroni e suoni danze baccanali pranzi
contento il re felice la regina e con lei la corte tutta
un altro dì era quella lì bruttina calva e neri i denti
e quell’occhio il destro guercio e nessuno la voleva
forte l’ira del re la regina in pianto cacciati i suonatori
per non dir poi del principin fratello che un dì la pappa
non mangiava era il terror della balia vecchia sua nutrice
poi ecco quello un gran mangione e clisteri a profusione
e il gran dottor lì sempre pronto la regina sempre in pianto.
Vuol dir lettor una nonna smemorata pasticciona alquanto?
No vedi accorta e saggia nel capir nei giorni l’umor nostro
nel crear così nell’attesa del narrar l’attenzione la sorpresa !
Libellule azzurre danzan lì leggiadre
dello stagno il limo si copre di ninfee
cantano ranocchi e piccoli rospi in coro
gran festa s’annuncia e dal vicin canneto
sbirciano lì curiosi ochette e topolini
lenta s’avanza una bianca di gardenia
foglia mossa dal soffio di due cardellini
barca regale e gonfio il petto tronfio
lì troneggia e saluta il Grande Rospo Re
a lui vicina Rospicina la figlia prediletta
andrà tra poco sposa al Principe Ranocchio
venuto da lontano dalla Palude Paludosa
dove nonno Ranocchion Secondo è fiero
Re e Imperatore che Rospicina attende
qui e là saltando al ciglio dello stagno
in testa quattro foglie di lattuga verde
ma non un grande amore e un coronato
sogno triste la sposa ad altro il cuor
donato suo al cugino barone Rospicel
riuscirà costui con del Gufo Saggio
Grande e del suo già promesso aiuto
rapendo Rospicina in volo le nozze
vuoi a fondo o in fumo poi mandare?
…………………………………………..
C’era una volta un re
C’era una volta un re così s’apriva la fiaba
poi ogni narratore nel dir seguiva la sua strada
e così faceva la nonna ai nipoti suoi narrando:
c’era una volta un re che viveva in un castello
e nel castello i due figli con sua moglie la regina
e poi spesso variava nei giorni lo svolger della fiaba
ecco un dì da maritar la principessa bella azzurri
gli occhi e biondi i suoi capelli un accorrer tutto
principi e baroni e suoni danze baccanali pranzi
contento il re felice la regina e con lei la corte tutta
un altro dì era quella lì bruttina calva e neri i denti
e quell’occhio il destro guercio e nessuno la voleva
forte l’ira del re la regina in pianto cacciati i suonatori
per non dir poi del principin fratello che un dì la pappa
non mangiava era il terror della balia vecchia sua nutrice
poi ecco quello un gran mangione e clisteri a profusione
e il gran dottor lì sempre pronto la regina sempre in pianto.
Vuol dir lettor una nonna smemorata pasticciona alquanto?
No vedi accorta e saggia nel capir nei giorni l’umor nostro
nel crear così nell’attesa del narrar l’attenzione la sorpresa !