Venerdì santo
Inviato: 07/04/2023, 12:40
Venerdì Santo.
Un piccolo uomo di età indefinita, dalla vita sconosciuta, in un luogo imprecisato della terra, lotta per la vita.
Nella sua capanna dal tetto di paglia fradicia, filtra acqua sporca che si mischia al fango del pavimento. Sente freddo nelle ossa.
Come con un magico colpo di mouse, possiamo spostare questa telecamera guidata dal drone dell’immaginazione, in un appartamento di qualsiasi città del mondo, dove si trova un uomo che sta male.
Case ricche di quadri e tappeti, dai lampadari fluorescenti che regolano la luce. O case povere, dove la caffettiera fischia sprizzando liquido nerastro sui fornelli.
Questo drone, magico, curioso, come uno spirito inquieto piomba all’improvviso davanti alla finestra di una camera d’ospedale.
Anche qui un piccolo uomo, perché siamo tutti piccoli dinanzi all’eternità, lotta contro le sue malattie. Accende la TV e vede una trasmissione a lui dedicata. Interviste a persone che ne parlano con affetto scomposto e interessato.
Cambia canale, e vede le immagini della sua vita scorrere come fosse arrivato il suo momento. E voci, voci, voci, voci.
L'uomo dai mille volti cambia ancora canale, indispettito. E’ la prima volta che si sente infastidito da tutta questa gente che gli soffia sul collo, ricorda gli aliti fetidi e i ghigni sorridenti che un tempo lo esaltavano. Li rivede tutti, comincia a sudare, si agita in quel letto con le sponde di acciaio freddo, e con un ultimo impeto scaglia il telecomando verso quel maledetto schermo.
Colpito, centrato, en plein!
Ora lo schermo è grigio con piccoli lampi neri, e un ronzio sommesso riempie la stanza. Non è neanche fastidioso e lo può sopportare, pensa.
Il silenzio, prima o poi, arriverà.
Un piccolo uomo di età indefinita, dalla vita sconosciuta, in un luogo imprecisato della terra, lotta per la vita.
Nella sua capanna dal tetto di paglia fradicia, filtra acqua sporca che si mischia al fango del pavimento. Sente freddo nelle ossa.
Come con un magico colpo di mouse, possiamo spostare questa telecamera guidata dal drone dell’immaginazione, in un appartamento di qualsiasi città del mondo, dove si trova un uomo che sta male.
Case ricche di quadri e tappeti, dai lampadari fluorescenti che regolano la luce. O case povere, dove la caffettiera fischia sprizzando liquido nerastro sui fornelli.
Questo drone, magico, curioso, come uno spirito inquieto piomba all’improvviso davanti alla finestra di una camera d’ospedale.
Anche qui un piccolo uomo, perché siamo tutti piccoli dinanzi all’eternità, lotta contro le sue malattie. Accende la TV e vede una trasmissione a lui dedicata. Interviste a persone che ne parlano con affetto scomposto e interessato.
Cambia canale, e vede le immagini della sua vita scorrere come fosse arrivato il suo momento. E voci, voci, voci, voci.
L'uomo dai mille volti cambia ancora canale, indispettito. E’ la prima volta che si sente infastidito da tutta questa gente che gli soffia sul collo, ricorda gli aliti fetidi e i ghigni sorridenti che un tempo lo esaltavano. Li rivede tutti, comincia a sudare, si agita in quel letto con le sponde di acciaio freddo, e con un ultimo impeto scaglia il telecomando verso quel maledetto schermo.
Colpito, centrato, en plein!
Ora lo schermo è grigio con piccoli lampi neri, e un ronzio sommesso riempie la stanza. Non è neanche fastidioso e lo può sopportare, pensa.
Il silenzio, prima o poi, arriverà.