L’importanza del bambù
- Daniele Missiroli
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L’importanza del bambù
Quel giorno si erano esibiti a Roma. Da Ravenna ci vogliono cinque ore, rispettando i limiti di velocità. Dopo aver suonato fino alle due di notte, stavano tornando a casa. Il camioncino, però, aveva solo cinque posti e qualcuno lo doveva seguire con l’auto. Quella volta era toccato a lui.
Aveva già percorso molti chilometri quando le palpebre iniziarono a chiudersi. Per evitare un colpo di sonno, Teo aprì il finestrino. L’aria pungente della notte lo rinfrancò subito. Dopo un po’ gli sembrò di vedere delle ombre in mezzo alla strada. Sapeva che non era un buon segno, per cui mise la testa all’esterno per ricevere sul viso l’aria fredda della notte. Le curve lo costringevano ad andar piano. Talmente piano che aveva perso da tempo il contatto con il furgone.
È scomodo guidare in questo modo, pensò, ma così non mi addormento di sicuro.
Stava albeggiando, ma ormai era arrivato in pianura.
Tra un’ora sarò a casa, adesso c’è un rettilineo a quattro corsie fino a Cesena.
Sorrise, sicuro di sé, poi… il nulla!
Si era addormentato!
Teo si bloccò in quella posizione. Il volante era fermo; il piede appoggiato leggermente sull’acceleratore. Per questo l’auto non aumentò velocità, continuando a procedere in linea retta per quella strada, quasi perfettamente dritta.
Sfortunatamente, la carreggiata piegava leggermente a destra, e quindi la macchina iniziò a spostarsi pian piano verso il centro. Sempre più al centro, sempre di più, finché raggiunse la doppia riga. Poi la superò. A quell'ora non circolavano altri veicoli, ma la situazione era diventata pericolosissima: stava viaggiando in direzione opposta al senso di marcia, sull'altra corsia di sorpasso. Raggiunse presto la prima corsia e infine si avvicinò pericolosamente al bordo sinistro della strada.
Più avanti c’era un ponte, perché la strada passava sopra a un corso d’acqua, e stava anche arrivando un TIR. I suoi fari illuminarono a giorno l’abitacolo, ma Teo non si svegliò.
– Papà, da quanto tempo – disse Teo.
– Quando hai bisogno di me, io ci sono sempre.
– Sai che ho suonato a Roma?
– Allora fammi sentire qualcosa.
– Mi serve l’organo.
– Dove l’hai messo?
– È sul furgone, con i ragazzi.
– Vallo a prendere! Svegliati e vallo a prendere! Subito!
In quel momento Teo aprì gli occhi. Vide i fari e udì il clacson dell’immenso camion che si avvicinava assurdamente alla sua destra. Quell'attimo gli bastò per evitarlo. Girò il volante a sinistra ed entrò nel fosso. Se avesse tentato di tornare nella sua corsia, sarebbe stato travolto.
La macchina si capovolse e iniziò a scivolare sul tettuccio, mentre una miriade di scintille illuminava l’abitacolo per via del filo spinato che era stato divelto.
Per un attimo Teo pensò che quello fosse un sogno molto bello e colorato, ma poi, nonostante gli sembrasse una follia, d’istinto aprì lo sportello e si gettò fuori, mentre l’auto s’inabissava nel fiume.
Ora Teo stava agitandosi per restare a galla, ma non sapeva in che direzione andare. La foschia gli impediva di orizzontarsi e poiché non nuotava molto bene, si mise verticale per verificare la profondità. Quando andò sotto, fu preso dal panico. Poi pensò che non potesse essere un fiume largo e iniziò a nuotare scompostamente in una direzione a caso. Anche se era sbagliata, prima o poi avrebbe raggiunto la riva.
Dopo quella che gli sembrò un’eternità, annaspando alla cieca a destra e a sinistra, si ritrovò una grossa canna di bambù tra le dita e vi si aggrappò, allo stremo delle forze.
Dopo qualche tempo, la temperatura del corpo di Teo iniziò a scendere. Era nell'acqua da molto e ora batteva i denti. Non aveva la forza di issarsi sulla riva. L’unica via di salvezza era rappresentata da quel bambù. Stringere con forza quella canna gli provocava dolore alla mano, ma lui era deciso a non lasciarlo andare per nessun motivo. Alla fine svenne.
Si risvegliò in ambulanza, insieme a due paramedici.
Ancora in stato confusionale, ripensò al sogno in cui il padre, scomparso alcuni anni prima, gli aveva detto cosa fare.
Poi, uno di loro gli disse: - Ragazzo, ora puoi lasciarlo.
Si guardò la mano destra e vide che stringeva ancora il bambù che gli aveva salvato la vita. Per tirarlo fuori dal fiume, avevano dovuto segarlo!
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Re: L’importanza del bambù
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Eccoci in macchina con Teo di ritorno dalla festa, è solo in macchina come altre volte ma, oggi, ha fatto tardi e piano piano, si appisola.
Noi lo 'vediamo' addormentarsi e vorremmo gridare -Svegliati! ma siamo passeggeri muti col medesimo destino.
Fortunatamente il padre nel sogno lo richiama, non è allarmato e con voce tranquilla lo invita quasi a svegliarsi, solo a questo punto noi sappiamo di essere salvi.
Molto bello.
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Ringraziamenti

Un grazie speciale a Liliana e un grazie speciale anche a Draper per la segnalazione.
La frase l'ho aggiunta alla fine, ma era meglio un normale "si addormentò" che resta più in linea col resto.
Per l'irrigidimento... ok non l'ho spiegato bene, ma a volte succede che quando uno si rifiuta di cedere al sonno, tenda a irrigidirsi. Poi però la mente "se ne va". In alcuni casi si resta anche a occhi aperti, ma non si vede più nulla. Si dice anche: "Il cuore si è addormentato".
Non vi dico come l'ho scoperto

Notte

Dan
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Scusa Massimo

Devo andare a letto prima.

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che poi tanto paranormale non è, visto che accade ed è accaduto a più persone, sottoscritto compreso.
non era una situazione simile, ma il significato è uguale.
la scrittura è buona, così come le descrizioni, pertanto lo reputo un lavoro positivo

http://scrittoripersempre.forumfree.it/
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Il racconto è lineare e ben scritto, una storia di tragica normalità, fin troppo, vista la frequenza con la quale avvengono questi incidenti, che diventa letteratura grazie alla bravura dell’autore.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
Vedi ANTEPRIMA (172,07 KB scaricato 201 volte).
Una storia in una fotografia
antologia AA.VV. di opere ispirate da una fotografia
I quindici autori qui pubblicati hanno tratto ispirazione da una fotografia da loro stessi scattata, trasformando un istante visivo in una storia da leggere. Il testo che vi stiamo presentando vuole dunque essere uno stimolo a osservare il mondo con maggiore attenzione, con la dovuta calma, e a lasciarsi ispirare dalle immagini che la Vita, instancabilmente, non mancherà mai di offrirci.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Peter Hubscher,
Franco Giori, Katia Scarlata,
Enrico Teodorani,
Francesca Paolucci, Mike Vignali,
Marco Bertoli,
Umberto Pasqui, Eliana Farotto, Danilo Pigozzi, Antonino Falleti,
Mauro Monteverdi, Nicola Gaggelli, Giovanni Teresi,
Laura Traverso.
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Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini,
Enrico Teodorani,
Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel,
Francesca Paolucci,
Gabriella Pison,
Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti,
Ida Dainese,
Laura Usai,
Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano,
Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri,
Silvia Ovis,
Umberto Pasqui,
Francesco Zanni Bertelli.
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La Gara 59 - Siamo come ci vedono o come ci vediamo noi?









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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti









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La Gara 29 - Storie parallele









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