Hako, help me

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2019.

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1 - non mi piace affatto
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2 - mi piace pochino
2
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3 - si lascia leggere
5
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4 - è bello
8
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5 - mi piace tantissimo
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Draper
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Hako, help me

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Hako, help me


Apro gli occhi. Il salotto è un acquerello rosa fenicottero. Ho di nuovo pianto nel sonno. C'è umidità, caligine, mi sudano le sinapsi. Sono uno Sputnik alla deriva, perso nell'orbita d’un soggiorno démodé. Falci di luce gialla ibridano le ombre afose della stanza. Un allarme. La centralina domotica segnala un problema. È la pre-allerta meteo.
«Istantanea report, per favore.»
Dai fono-diffusori sgocciola piano la robo-voce di Ophelia, attenzione, avverte, precipitazioni a pH tre attese per mezzogiorno, parla di piogge acide, eppure ascoltarla è l'unico balsamo che ho, previsti livelli di H2SO4 sulle due punto due parti per milione.
All'improvviso un'ondata di nausea, no, forse è nostalgia. Dio, quanti Long Island Aesthé ho bevuto ieri sera? Decisamente troppi, scopro – oltre un velo di lacrime tremola il digitimer, segna le nove di mattina. Sono in ritardo. Al chiosco ci sarà già calca, hanno bisogno di me per confezionare quei Fruttaccinos alle bacche di Goji, ma perché dovrei alzarmi? Là fuori non c’è niente, solo smog e anonimali da marciapiede.
Doppio bip, l’Hamlet Software s’attiva a tradimento. Dovresti essere al lavoro, ammonisce, un'assenza dall'impiego può costare ammende pecuniarie e licenz-
Lo ignoro, lo spengo. Attorno a me cala il buio, un'oscurità striata soltanto dal giallo fluo del segnale meteo. Da risacca, il moto della nostalgia si fa mareggiata. Schiuma.
No, bucare il turno al Kokonut non mi costerà mai quanto aver perso lei. Mi manca da morire, ma più scorre il tempo, meno riesco a ricordare. E se di colpo svanisse tutto?
«Hako.»
Pronuncio quel nome ad alta voce e Ophelia m’interfaccia alla neuro-teca.
Come un fiore di loto, l’ologramma vermiglio di Hako sboccia al centro della stanza. Bagliori elettrici le sfrigolano a fior di pelle, finché il mio avatar non la stringe a sé.
Il loro... Il nostro contatto sprigiona scintille viola. C’è odore d’ozono nell’aria.
Eccola – penso – l’unica donna che abbia davvero trasceso la post-modernità, perennemente assorta a scrutare il cielo, con quel nasino puntato a Est di un sogno.
Sulle pareti sfarfalla un teleshow lo-fi pieno di memorie, e così la rivedo sorseggiare una Saint Pepsi al nostro primo appuntamento, mentre le sfioro i capelli, poi guardo le sue labbra chiare, la spiaggia, baci in punta di piedi, mi dice. Il nebulizzatore diffonde il suo profumo in Smell-O-Vision. Sa di vaniglia e salsedine. Hako, dove sei?
Continuo a chiedermelo. Dovrei smettere, però non voglio. Non voglio dimenticarti.
Mi sento smagnetizzato, sai, come un vecchio Betamax, ma osservarti mi dà sollievo. I tuoi occhi, soprattutto, quelli non sono cambiati – sempre vivi, due finestre al neon spalancate su piogge di stelle cadenti. «Ophelia» ordino «Avvia Esprit.»
Adoravamo quella canzone.
Aiutami a non dimenticare, Hako, ti scongiuro. Un giorno troverai qualcuno, mi rassicura lei, col suo sorriso che glitcha fondendosi a un panorama del monte Fuji.
Allora la supplico. Non lasciarmi di nuovo solo, non oggi. Vorrei uscire, vorrei alzare la testa come facevi tu e trovare uno scopo. Mi senti? Sono io. Ti prego, parlami. Salvami.
Lentamente, una frase a metà fra caratteri kanji e hiragana si sostituisce agli ologrammi. La riconosco subito, era uno dei suoi proverbi preferiti. Sorrido di tristezza.

失敗を繰り返すことで、成功に至る。

“Ripetuti fallimenti conducono al successo”, traduco a mente. La neuro-teca si spegne.
È sempre questo il tuo messaggio, Hako? Quanto ancora dovrò fallire per rivederti?
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Massimo Baglione
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Re: Hako, help me

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Qui non si perde tempo. Già il primo racconto nel primo giorno di estate, bene! :smt023
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Re: Hako, help me

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Massimo Baglione ha scritto: 23/06/2019, 15:26 Qui non si perde tempo. Già il primo racconto nel primo giorno di estate, bene! :smt023
Chi si ferma è perduto :-D
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Teseo Tesei
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Raddoppiando il numero di fallimenti duplica la probabilità di successo. :-D Tuttavia non è questa la via più opportuna per raggiungere Hako. In effetti Hako è più vicina al protagonista di quanto lo steso riesca a rendersene conto. Quando riuscirà a "scovarla" troverà la pace. Bello l'accostamento tra iper-tecnologia di cui l'essere umano tende a circondarsi e la sua natura immutata nel corso dei secoli. Forse la priorità umana dovrebbe concentrarsi nel conoscere ed esplorare il proprio universo interiore prima di creare macchine, dispositivi ed impianti che possono sicuramente alleviare le proprie "fatiche" ma non riusciranno mai ad alleviare quell'atavico dolore provocato dalla lontananza da Dio. Perché in fondo Dio è Amore e spesso della sua assenza ce ne accorgiamo proprio quando un altro tipo di Amore (sia per la persona amata, un famigliare o un amico) viene meno. Rientra tutto nel Grande Piano d’Addestramento Celeste: Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta, sosteneva Sir Winston Leonard Spencer Churchill. E' la volontà di cercare e la determinazione di trovare Dio quel che conta davvero mi permetto di aggiungere. Nel complesso mi piace.
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
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Un ambiente vintage avvolto dalla tecnologia. Affascinante. L' evolversi della storia d' amore per una cantante, anzi correggo per la cantante Hako si fa penetrante. Racconto incalzante, dove si dribla tra tecnolgia e sano e puro sentimento. Infatti non vi è oleogramma che tenga se vi è l' amore. Scorrevole.
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Roberto Bonfanti
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In un futuro techno-punk postmoderno, meticciato alla Blade-Runner, la sostanza dell'uomo e delle sue angosce rimane lo stesso: l'assenza della donna amata (Reale? Virtuale? Chissà…) induce il protagonista a riflessioni antiche.
Racconto breve che sembra l'incipit di un romanzo.
Due chicche:
1) l’Hamlet Software motivazionale… genio!
2) fruttaccino, brevettalo, prima che qualcuno ti rubi l’idea e ci faccia i soldi.
Una considerazione, che magari esula un po’ dalle gare e che ti ho già fatto: vai forte anche nei 100 e nei 200, ma è nel mezzofondo che, secondo me, fai la differenza.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Roberto Bonfanti ha scritto: 25/06/2019, 18:23 In un futuro techno-punk postmoderno, meticciato alla Blade-Runner, la sostanza dell'uomo e delle sue angosce rimane lo stesso: l'assenza della donna amata (Reale? Virtuale? Chissà…) induce il protagonista a riflessioni antiche.
Racconto breve che sembra l'incipit di un romanzo.
Due chicche:
1) l’Hamlet Software motivazionale… genio!
2) fruttaccino, brevettalo, prima che qualcuno ti rubi l’idea e ci faccia i soldi.
Una considerazione, che magari esula un po’ dalle gare e che ti ho già fatto: vai forte anche nei 100 e nei 200, ma è nel mezzofondo che, secondo me, fai la differenza.
Questo racconto per me è un esperimento per più di un motivo; uno, ho voluto provare a dare dignità letteraria, o peso letterario quanto meno, a un fenomeno estetico-musicale che al momento non può contare di esempi letterari, ma solo appunto di immagini e suoni. Parlo del vaporwave; in secondo luogo, la brevità è ancora una chimera per me. Che io faccia la differenza sul mezzofondo, come dici, è un bel complimento, ma è anche un fardello che comporta il doversi organizzare dei tempi che, col lavoro che faccio, non mi posso più permettere. Devo imparare a gestire idee più piccole, a sfinarle, perché altrimenti corro il rischio di cascare dentro iati più o meno lunghi che da troppo tempo m'azzoppano. Sicuramente, in parallelo, posso lavorare a progetti a più ampio respiro, con simbologie complesse e personaggi più curati, ma è anche vero che solitamente nei concorsi - per esempio - tremila battute sono già troppe! Sarebbe fuori anche questo racconto :D e in media i miei oscillano fra le diecimila e le cinquantamila battute. Questo perché mi piace dare il giusto spazio a tutto :)
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Angelo Ciola
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Il racconto è scritto molto bene, con immagini e terminologie efficaci che colpiscono il lettore. Poi, un po' sono io che mi perdo in questi termini, ma nel leggerlo (anche se breve) non ho più capito molto della storia, che probabilmente ha bisogno di un respiro maggiore.
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Angelo Ciola ha scritto: 28/06/2019, 14:19 Il racconto è scritto molto bene, con immagini e terminologie efficaci che colpiscono il lettore. Poi, un po' sono io che mi perdo in questi termini, ma nel leggerlo (anche se breve) non ho più capito molto della storia, che probabilmente ha bisogno di un respiro maggiore.
Non aver capito è una tua supposizione, però :D Magari hai capito, invece! Che idea ti sei fatto della storia? Cosa credi sia accaduto/stia accadendo, cioè. :-D
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Selene Barblan
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Mi piace l’idea e la struttura del racconto, è apprezzabile la fantasia impiegata per definire le tecnologie di questa possibile futura realtà; allo stesso tempo trovo che il discorso ne venga appesantito. Lo vedrei bene trasposto in immagini, magari in un cortometraggio. Ci sono secondo me delle imprecisioni (errori di battitura, struttura della frase).
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Selene Barblan ha scritto: 30/06/2019, 13:25 Mi piace l’idea e la struttura del racconto, è apprezzabile la fantasia impiegata per definire le tecnologie di questa possibile futura realtà; allo stesso tempo trovo che il discorso ne venga appesantito. Lo vedrei bene trasposto in immagini, magari in un cortometraggio. Ci sono secondo me delle imprecisioni (errori di battitura, struttura della frase).
Questo racconto, per via dei limiti del forum, è privo di formattazione particolare. Nel testo originale, reperibile sempre qui, sono invece presenti i corsivi e l'impaginazione con la quale il pezzo andrebbe letto. Per quanto riguarda gli errori di battitura, mi piacerebbe molto sapere dove sono, così potrei correggerli; lo stesso vale per la struttura delle frasi. :)
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Massimo Baglione
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Draper ha scritto: 30/06/2019, 13:57Questo racconto, per via dei limiti del forum, è privo di formattazione particolare.
Ma infatti dovete far finta di scrivere con una vecchia macchia da scrivere, sfaticati! :smt079
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Massimo Baglione ha scritto: 30/06/2019, 16:35 Ma infatti dovete far finta di scrivere con una vecchia macchia da scrivere, sfaticati! :smt079
Fosse per me lo farei, ma per come scrivo io il corsivo è funzionale all'accavallarsi delle voci :?
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Draper ha scritto: 30/06/2019, 16:39... ma per come scrivo io il corsivo è funzionale all'accavallarsi delle voci :?
Non siamo più amici, ecco. :evil:
Odio visceralmente le formattazioni del testo grrrrr
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uhm, troppo compresso.
perbacco, la storia c'è tutta, ed è una storia d'amore fantascientifica, techno-punk, ma è talmente schiacciata in poco spazio che non riesce a dare il meglio di sé.
secondo me, ovviamente.
buona l'idea, buono lo sviluppo, ma una storia simile necessita di aria, bisogna farla respirare.
e facendola respirare toglierà il fiato ai lettori.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Re: Hako, help me

Messaggio da leggere da Edmondo »

In "Espacio" l'opera poetica dove J.R.Jiménez mette in pratica la sua idea che la poesia si sia trasferita nella prosa, compare una Ophelia, o meglio, una Ofelia negra. Tu nel tuo metalinguaggio l'hai anglicizzata ma è Shakespeare a renderne il significato universale, ben oltre il linguaggio. Quanto possono essere universali tanti altri esperimenti che tenti con altri linguaggi? Jiménez aveva previsto che dopo l'esplosione della supernova modernista tutti i frammenti avrebbero cominciato a riunirsi come nella formazione dell'universo. Tu sei sulla rotta grande sperimentatore.
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Immagini ben descritte ed efficaci, io ero lì, con il protagonista, vivevo la sua tristezza, la sua malinconia, la nostalgia, persa in un vuoto cosmico incolmabile, intrappolata in un presente inconsistente da cui è impossibile uscire.
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Re: Hako, help me

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Edmondo ha scritto: 06/07/2019, 11:43 In "Espacio" l'opera poetica dove J.R.Jiménez mette in pratica la sua idea che la poesia si sia trasferita nella prosa, compare una Ophelia, o meglio, una Ofelia negra. Tu nel tuo metalinguaggio l'hai anglicizzata ma è Shakespeare a renderne il significato universale, ben oltre il linguaggio. Quanto possono essere universali tanti altri esperimenti che tenti con altri linguaggi? Jiménez aveva previsto che dopo l'esplosione della supernova modernista tutti i frammenti avrebbero cominciato a riunirsi come nella formazione dell'universo. Tu sei sulla rotta grande sperimentatore.
E' probabile che la mancanza di senso che il Novecento ha lasciato nell'esistenzialismo contemporaneo, prima o poi, finisca sì col riunirsi di nuovo. E' una prospettiva, quella di Jimenez, che non conoscevo, e mi fa pensare - più che a un mondo liquido, come spesso s'intende citando Bauman - un mondo di colla, dove tutto è viscoso. Ti ringrazio per le belle parole, e sono felice che il racconto stia incontrando il vostro favore. Per me è una situazione particolare, soprattutto perché ho impiegato pochissimo a scriverlo e sento persino di essermi sotto-impegnato rispetto alle tempistiche mie solite. Sono sempre stato contrario alla scrittura che procede per umori, priva di uno scheletro, di struttura, cosiddetta spontanea, ma quelle poche volte che ho deciso di violare questa mia regola personale i risultati e le reazioni altrui si sono sempre rivelate inaspettate. Dovrei farlo più spesso, essere meno quadrato. :-D
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Fausto Scatoli ha scritto: 05/07/2019, 11:51 uhm, troppo compresso.
perbacco, la storia c'è tutta, ed è una storia d'amore fantascientifica, techno-punk, ma è talmente schiacciata in poco spazio che non riesce a dare il meglio di sé.
secondo me, ovviamente.
buona l'idea, buono lo sviluppo, ma una storia simile necessita di aria, bisogna farla respirare.
e facendola respirare toglierà il fiato ai lettori.
Sto collaborando con un musicista, attualmente, e questo è stato il risultato dell'ascolto prolungato di un suo pezzo strumentale. Nelle mie intenzioni ho addirittura sforato di mille battute, sai, anche perché spesso mi viene segnalato che le storie sono troppo lunghe. Io, questo penso sia un mio limite, faccio veramente fatica a sacrificare l'idea alle battute, e anche quando considero un'idea - come questa - semplice e particolarmente adatta alla brevità, mi viene risposto - come tu stesso ritieni - che la storia ha bisogno di respirare. E' un punto di vista assolutamente legittimo, infatti mi porta a riflettere su una cosa: quanto semplice dovrebbe essere un'idea perché un racconto non superi le 2800 battute? Io proprio non riesco a focalizzarlo :( mi servirebbe una mano.
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Messaggio da leggere da Marco Daniele »

Racconto breve, ma assai più pregevole proprio nella sua brevità. La prosa usata è molto lirica, molto evocativa e nel contempo surrealistica. Mi è piaciuta soprattutto la gestione dell'elemento tecnologico: citi nomi di aggeggi e di tecnologie come se il lettore le conoscesse, senza scadere in quella brutta bestia che è l'infodump, creando il giusto senso di straniamento senza però generare confusione.
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Messaggio da leggere da Draper »

Marco Daniele ha scritto: 06/07/2019, 19:24 Racconto breve, ma assai più pregevole proprio nella sua brevità. La prosa usata è molto lirica, molto evocativa e nel contempo surrealistica. Mi è piaciuta soprattutto la gestione dell'elemento tecnologico: citi nomi di aggeggi e di tecnologie come se il lettore le conoscesse, senza scadere in quella brutta bestia che è l'infodump, creando il giusto senso di straniamento senza però generare confusione.
L'infodump è il male assoluto, per quel che mi riguarda, e te lo dico da ex "avvelenato" dal suddetto morbo. Eppure, ti dirò, c'è tutta una scuola di pensiero che invece sostiene che un buon racconto, sostanzialmente, altro non sia che infodump. Non ci avranno mai :-D
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

Draper ha scritto: 06/07/2019, 17:11 Sto collaborando con un musicista, attualmente, e questo è stato il risultato dell'ascolto prolungato di un suo pezzo strumentale. Nelle mie intenzioni ho addirittura sforato di mille battute, sai, anche perché spesso mi viene segnalato che le storie sono troppo lunghe. Io, questo penso sia un mio limite, faccio veramente fatica a sacrificare l'idea alle battute, e anche quando considero un'idea - come questa - semplice e particolarmente adatta alla brevità, mi viene risposto - come tu stesso ritieni - che la storia ha bisogno di respirare. E' un punto di vista assolutamente legittimo, infatti mi porta a riflettere su una cosa: quanto semplice dovrebbe essere un'idea perché un racconto non superi le 2800 battute? Io proprio non riesco a focalizzarlo :( mi servirebbe una mano.
Draper, la mia è una pura opinione personale
io amo le storie più lunghe, e questo probabilmente influisce sui miei commenti
però apprezzo le brevi quando, sempre a mio parere, riescono a esprimere tutto il potenziale
nel tuo caso amplierei la storia, ma l'autore sei tu, quindi sta a te scegliere
;)
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Fausto Scatoli ha scritto: 06/07/2019, 20:54 Draper, la mia è una pura opinione personale
io amo le storie più lunghe, e questo probabilmente influisce sui miei commenti
però apprezzo le brevi quando, sempre a mio parere, riescono a esprimere tutto il potenziale
nel tuo caso amplierei la storia, ma l'autore sei tu, quindi sta a te scegliere
;)
Ma sì, il mio non era un rimprovero o altro, ma proprio una domanda :D ero curioso di capire come fare :mrgreen:
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il racconto è senza dubbio originale, proietta nel futuro (triste mi viene da dire, e poi neppure così lontano...). Mi è piaciuta la descrizione super-tecnonlogica, affiancata però, a quelli che sono i bisogni universali dell'uomo. Speriamo non vengano mai meno.
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Domanda: anonimali è un refuso?
Per il resto, molto ben confezionato, anzi un piccolo gioiello, perché provoca emozioni, evoca ricordi, va dritto all'obiettivo.
Tolta tutta quell'inutile elencazione di tecnologie mi ha ricordato le immagini sfarfallanti e in bianco e nero del mio vecchio Super Otto.
Bravo
Toglierei quell'help me dal titolo.
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Namio Intile ha scritto: 10/07/2019, 16:19 Domanda: anonimali è un refuso?
Per il resto, molto ben confezionato, anzi un piccolo gioiello, perché provoca emozioni, evoca ricordi, va dritto all'obiettivo.
Tolta tutta quell'inutile elencazione di tecnologie mi ha ricordato le immagini sfarfallanti e in bianco e nero del mio vecchio Super Otto.
Bravo
Toglierei quell'help me dal titolo.
Anonimali non è un refuso, ma una crasi. Anonimi+animali.

Sull'eliminare "help me" dal titolo sono d'accordo, meno invece sulla tecnologia. Non è inutile, anzi, il fatto stesso che ti abbia suggerito le immagini sfarfallanti dei tuoi Super8 è la prova che non è un elemento superfluo ma funzionale al testo. Il mio intento era proprio quello, evocare nostalgia, specie a fronte di un presente (finzionale) che è contaminato ogni secondo dal passato. Serve a creare un senso di promiscuità temporale.
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Messaggio da leggere da Gabriele Ludovici »

In un commento hai citato la vaporwave e in effetti leggendo il racconto ho pensato proprio a quelle atmosfere... mi piace lo stile, permette di entrare subito nel mondo che hai creato. La tensione tra i residui di umanità e una società sempre più ipertecnologica è un tema sempre interessante.
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Anche nel futuro più tecnologico, l'uomo avrà sempre le sue paturnie e questo è consolante. Ho apprezzato Il racconto come pure lo stile. La frase che mi è piaciuta di più?
"Da risacca, il moto della nostalgia si fa mareggiata."
In un prossimo racconto potresti dirci come finisce questa relazione?
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Gabriele Ludovici ha scritto: 23/07/2019, 12:06 In un commento hai citato la vaporwave e in effetti leggendo il racconto ho pensato proprio a quelle atmosfere... mi piace lo stile, permette di entrare subito nel mondo che hai creato. La tensione tra i residui di umanità e una società sempre più ipertecnologica è un tema sempre interessante.
Sì, Gabriele, in realtà la vaporwave è più che un'ispirazione per questo racconto, anche se - nei fatti - è una specie di MacGuffin. Il punto centrale è proprio la relazione fra società, tecnologia e uomo, che ovviamente sta stretta in così poco, ma ho dovuto limare tutto perché riuscisse a entrarci. :D grazie per la lettura.
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Re: Commento

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Stefyp ha scritto: 29/07/2019, 16:42 Anche nel futuro più tecnologico, l'uomo avrà sempre le sue paturnie e questo è consolante. Ho apprezzato Il racconto come pure lo stile. La frase che mi è piaciuta di più?
"Da risacca, il moto della nostalgia si fa mareggiata."
In un prossimo racconto potresti dirci come finisce questa relazione?
E' una frase che sta particolarmente a cuore anche a me, ti ringrazio per averla apprezzata. Sull'ultima tua domanda non ho una risposta purtroppo, la mia intenzione era quella di fare una piccola trilogia sfruttando questi toni e quest'ambientazione, ma non so ancora se tenere le storie separate (entro la stessa cornice) oppure usare proprio Hako come fil rouge. Non faccio promesse che non posso mantenere, ma se dovesse tornare a galla questa relazione, all'interno delle storie, lo noterete subito :-D
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Copertina di Roberta Guardascione.

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What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.

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