Quando il capobranco giunge nella tana per chiamarmi è ancora buio pesto.
Siamo solo noi due.
Lui ha gran fiducia in me, tanto è vero che mi preferisce agli altri membri del branco.
Mi sceglie quasi sempre per andare in ricognizione. Questo è per me motivo di grande orgoglio.
Ha nevicato molto questa notte e le zampe affondano nella neve fredda e farinosa, costringendomi a procedere per balzi.
Se prima ero di buon umore, ora sono beato: al settimo cielo.
Mi diverto come un pazzo nel rotolarmi, saltare, scavare e correre in quel soffice elemento bianco, torno spensierato e felice come un cucciolo.
Il mio capobranco allunga il passo, comincia a correre.
Forse ho capito: lui e quei mattacchioni del mio branco intendono giocare ancora a nascondino.
Comincia sempre così.
Mi piace tantissimo cercare i membri del branco nascosti a turno sotto la neve.
E’ entusiasmante quando tutto il branco mi segue, scavando con me per estrarre il burlone seppellito che appena esce da sotto la neve comincia ad accarezzarmi riempendomi di complimenti.
Tutti poi mi accarezzano e mi battono sonore pacche sul petto sostenendo che sono bravissimo ed eccezionale.
Sono davvero dei gran mattacchioni i componenti del mio branco.
Mai avrei potuto desiderare famiglia migliore.
Il mio branco è fantastico.
Tutti mi vogliono bene.
Tutti vogliono giocare con me e riescono sempre a farmi sentire speciale. Questo è per me davvero importante. Sono un gregario e so bene che la forza del nostro gruppo dipende da ognuno di noi, per questo cerco di svolgere sempre al meglio il mio compito.
Ora che la luce del giorno aumenta vedo nelle scure acque del lunghissimo lago artificiale, attorno al quale stiamo correndo, l’immagine riflessa del versante imbiancato sul quale ci troviamo.
E’ curioso osservare l'unione virtuale delle due montagne nel lago. Come se i due versanti di quella stretta valle, la mattina, si dessero appuntamento: l’uno per bagnarsi i piedi e l’altro per tuffarsi. Quell’immagine curiosa continua ad attrarre la mia attenzione.
Sento un odore familiare. Sono certo che tra poco il capobranco fermerà la sua corsa.
Infatti è così.
Il capobranco rallenta il passo avvicinandosi ad una baita in legno, sopra la quale sventola una bandiera rossa con una grande croce bianca nel mezzo.
Il capobranco bussa alla porta, ecco lo sento sempre più forte. E’ l’odore della femmina del capobranco che viene ad aprire.
I due si annusano, poi cominciano a leccarsi il muso.
Sono ancora più contento, tanto che comincio a correre e rotolarmi nella neve come un cucciolo.
“Capocoda, mi fermo un attimo” mi grida il capobranco richiudendo la porta dietro di sé.
Sono estasiato e rapito, conosco bene quel posto, così comincio ad esplorare i dintorni cercando un odore che suscita ancora in me i bei ricordi dell’estate appena trascorsa.
Giro tutto attorno ma nessun odore.
Così comincio ad ululare, proprio come lei mi aveva insegnato. Ma il mio olfatto non percepisce nulla, chissà, forse il suo branco si sarà spostato.
Sento il capobranco riaprire la porta della baita, accidenti sono lontano, ma con qualche rapido balzo giungo in tempo per ricominciare a correre.
Ora ci ritroviamo sul lato opposto del lago. Mentre corro osservo i due versanti riflessi: quello che prima si bagnava i piedi ora è nel lago, l'altro è con i piedi in ammollo.
Si saranno dati il cambio. Strane queste montagne! Davvero strane.
Siamo arrivati, il capobranco mi accompagna nella tana e mi saluta come sempre: con una pacca sul petto ed una grattata sotto al mento accompagnata da una carezza.
Passo il resto del giorno a giocare con gli altri membri del branco: facciamo lotta, mi fanno cercare molteplici odori, andiamo in un posto dove sembra essere sempre capodanno e dove non badano mai alle spese per i botti. Lì facciamo quel gioco dove devo tenere le orecchie basse, strisciare e nascondermi da quei sibili assassini che cercano di stanarmi ovunque.
Giochiamo anche a rincorrerci. E’ un bel gioco: devo inseguire, atterrare e disarmare un membro del branco, per l’occasione talmente imbottito che gli manca solo la barba, poi è la copia di Babbo Natale.
Lo scorso anno si era messo pure quella, con la divisa rossa e bianca ed il berretto caratteristico. L’ho detto che sono dei gran burloni e giocherelloni quei mattacchioni del mio branco.
Ogni tanto quel gioco varia: il capobranco mi grida un ordine speciale, che conosciamo solo io e lui. E' il nostro segreto. In quel caso mi esercito ad azzannare alla gola ed uccidere senza esitazione.
Bene, dopo la cena è ora della nanna, il mio capobranco viene a salutarmi passando un po’di tempo con me, come fa ogni sera fin da quando ero cucciolo. Posso dormire soddisfatto è passata un'altra bella giornata e sono felice.
Vengo svegliato nella notte, c’è grande agitazione e trambusto.
Il capobranco mi raggiunge, mi veste con la mia armatura in kevlar.
Si fa sul serio, questa notte tutto il branco esce in caccia.
Saliamo sull’elicottero ed il capobranco mi tiene stretto abbracciandomi forte. “Tranquillo Capocoda, tranquillo” mi ripete con voce serena e rassicurante.
Sono tranquillo, ho avuto un po’di paura le prime volte, ma ora non ne ho più.
Come sempre sono il primo a saltare dall’elicottero, il capobranco comincia a correre ed io gli resto al fianco con tutto il branco che segue.
Poi percepisco un odore che ho imparato ad associare al pericolo.
Fermo il capobranco, come mi è stato insegnato.
Lui estrae il mio quaderno da una tasca cosciale.
Sul mio quaderno ci sono dei disegni plastificati con i quali io e lui riusciamo a comunicare.
Indico con la zampa il pericolo che ho annusato.
“Bravo Capocoda” mi dice, battendomi la mano al petto.
Ora guido io e tutto il branco mi segue a distanza di sicurezza.
Come sono orgoglioso e fiero quando il capobranco mi lascia guidare.
Mi avvicino al pericolo; sento tutti gli occhi del branco su di me.
Un uomo esce da una casa isolata correndo, è armato ed ha dell’esplosivo addosso.
E’ proprio l’odore che avevo percepito come pericolo.
Il capobranco mi ordina di fermarlo, così lo inseguo e con un balzo lo atterro.
Sento da lontano la voce forte del capobranco che mi ordina di allontanarmi e di scappare veloce.
Sento un gran numero di botti con altrettanti sibili assassini avvicinarsi.
Non c’è dubbio, quello è un nemico e deve essere fermato immediatamente.
Mentre le mie zanne gli lacerano la giugulare e sento abbondanti fiotti di sangue inondarmi la bocca i sibili assassini ci raggiungono e colpiscono la mia armatura ed il nemico.
Poi una violenta esplosione mi scaraventa ad una quindicina di metri di distanza.
Non sento dolore, ma solo uno strano brivido ed un freddo intenso.
Vedo il capobranco correre velocissimo verso di me, mi raccoglie e mi abbraccia disperato.
“Te lo avevo gridato testone di scappare, ho visto nell’ottica che stava per farsi esplodere, dovevi obbedire”.
Dai dimmelo, ripetimi quelle parole che mi sussurravi da cucciolo e mi hanno aiutato, insieme al vostro continuo amore, a crescere fino diventare quello che sono: un fiero membro del nostro branco.
“Testone di un Capocoda, dovevi ascoltarmi, accidenti”.
Non quelle parole, dai fai presto, non resta molto tempo.
Il capobranco abbassa la testa su di me per sentire se ancora respiro, poi mi sussurra, con voce rassicurante, nelle orecchie, proprio come faceva quando da cucciolo ero terrorizzato:
“Non ti ho io comandato: sii forte e coraggioso?
Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada.
Vai Capocoda, vai avanti, senza paura come hai imparato a vivere, verrà il giorno in cui saremo ancora insieme. Uniti nello stesso branco in un mondo finalmente libero da ogni forma di terrore”.
Mentre mi allontano sereno osservo tutti i membri del branco venire verso di me, sento le loro carezze, le loro pacche ed i loro complimenti calorosi.
Strano perché mi hanno accerchiato, ma sono tutti ritti in silenzio sull’attenti e con la mano alla fronte, per quell’ultimo saluto.
