La casa dei bambini

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2020.

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Gino Savian
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La casa dei bambini

Messaggio da leggere da Gino Savian »

Caserma dei carabinieri giovedì 3 marzo, 10.30

“Forza appuntato, avanti con il verbale”.
Era la voce del maresciallo che con tono divertito esortava Pietro Minotto a continuare il suo lavoro di “scrittore” che tanto odiava.
E così, mentre il capo della caserma si stiracchiava sulla poltrona girevole, il povero Pietro, che preferiva di gran lunga l’azione, portava avanti quel compito così lentamente che gli sembrava stesse trascinando un sacco pesantissimo di spazzatura. Per lui scrivere era la maledizione della vita. L’unico inferno esistente per lui era la stesura di quei verbali al quale era costretto perché ultimo arrivato, non solo della caserma, ma anche di quel piccolo comune di 10000 anime.
Così, nella lentezza dell’avanzare nel suo dovere aveva anche il tempo per vagare con i pensieri, ma anche di ragionare sulle ultime denunce che gli erano passate sotto il naso: “Maresciallo”.
Pietro prese pausa nuovamente dalla sua lenta agonia: “In questi pochi mesi che sono qua abbiamo ricevuto già 3 denunce di ragazzini scomparsi. Le pare che ci sia qualcosa di sospetto di sotto a questa storia?”
“Intendi dire che i casi siano tra loro connessi?” Chiese il maresciallo. Pietro fece in tempo solo ad annuire, ma prima che potesse esporre una sua teoria il maresciallo lo interruppe: “Vada avanti appuntato. Lei guarda troppi filmini di detective, come si dice… di “crime”. Qui siamo in un piccolo comune, non succedono queste cose. Finisca il verbale va…”

Domenica 6 marzo, 10.00

“Gaia, hai sentito la novità?” Chiese Valentina per spezzare la noia della messa in corso. Ormai sopportava sempre meno le prediche del prete, ma aveva solo 13 anni e di certo non poteva ancora opporsi ai suoi genitori riguardo a questioni simili.
“Eh, cosa?”
“Gaia, la vendita dei biscotti. A quanto pare è andata talmente bene che la catechista ha proposto al don di farne un’altra porta a porta. Uff… ma quella gli affari suoi mai?”
“Ah, io… va bene”
“Pronto? Si può sapere perché sei sempre tra le nuvole? A che cosa pensi? Beh senti, io e te facciamo coppia, ovviamente. Ci vediamo già oggi a casa mia per farli, va bene? Prima finisce questa storia e prima posso occuparmi a fare qualcos’altro di meglio”
“Ssssst!” Una signora con una pelliccia bruna e gli occhiali grandissimi che le coprivano tutta la faccia si girò verso le due ragazzine per smorzare quel bisbiglio che disturbava la sua sentita partecipazione.
Gaia non si mosse e Valentina fece un sorriso e un cenno di scusa, ma quando la vecchia signora si rigirò la sbeffeggiò. Poi concluse il suo discorso con Gaia “E se Francesca ti chiede di venire anche stavolta, dille di no. Continua a fare gli occhioni dolci a Carlo anche se sa che piace già a me, quella schifosa…” La vecchia signora si voltò nuovamente, ma stavolta Valentina fece finta di niente guardando in alto.

Lunedì 7 marzo, 19.00

“Grazie al cielo sembra che anche stavolta sia finito. Finito tutto!” Valentina diede sfoggio della sua più alta teatralità visto che si trovavano lungo senza anima viva che potesse vederla vederla.
Gaia e la sua amica avevano appena finito il giro porta a porta per la vendita dei biscotti, i cui modesti guadagni avrebbero aiutato nel finanziamento della gita in montagna dei futuri cresimandi.
“Ma Valentina, abbiamo ancora due sacchetti da poter vendere”
“Per me finisce qua, non ne voglio più sapere fino all’anno prossimo. Hai idea di che brufoli mi sono venuti fuori per lo stress?”
“Dai, Valentina. Solo… quella casa. Passiamo solo per quella casa e poi ce ne andiamo”.
Gaia indicò un abitazione a ridosso dell’inizio di un piccolo argine di contenimento. In quel momento il sole tramontava e quella casa rossa sembrava un dipinto a olio stupendo.
Gaia ricordava che fin da piccola proprio quella casa aveva attirato di molto la sua curiosità. Ci era passata davanti un’infinità di volte: nel seggiolino della bicicletta con sua madre e poi, una volta cresciuta, con suo padre pedalavano in compagnia per di lì. Quella casa aveva qualcosa di affascinante, quasi come contenesse i segreti di un’antica magia o di un incantesimo.
Aveva un giardino, uno scivolo per bambini, che lei non aveva, e una casetta in legno. Dal cancelletto d’entrata poi partiva una piccola stradina in terra che finiva ai piedi di un grosso albero dal cui ramo pendeva un’altalena. “Quando diventerò grande voglio una casa così” pensava. Non aveva il giardino a casa sua.
Di chi vivesse in quella casa non ne aveva mai sentito parlare in famiglia e tanto meno non faceva parte degli argomenti che venivano fuori tra gli amici. Sembrava una casa disabitata. Eppure a parte la pittura rossa un po’ più sporca, sembrava ben curata.
Ora, però aveva un pretesto per poter scoprire chi ci vivesse.
“No, Gaia! Tra poco sarà buio e abbiamo ancora mezz’ora di strada a piedi, mi scappa la pipì e sono stufa di fare queste cose”.
Gaia cedette subito, come sempre…

Martedì 8 marzo, 17.00

Gaia suonò il campanello per la seconda volta.
“Che stupida, ma che sto facendo?” Stava pensando “Non c’è neanche bel tempo e sono da sola”.
Infatti il cielo si stava macchiando lentamente di nuvoloni scuri che come vele venivano fatte scorrere dal vento che, gelido, stava mano a mano aumentando. Gaia cominciava a sentire freddo, sopratutto alle mani che tenevano sospeso il pacchettino con dentro i biscotti. Provò a ritirare le mani dentro alle maniche del cappotto a turno, come la testa di una tartaruga. Non servì a molto. Troppo freddo… e poi si sentiva in colpa. Non aveva detto a nessuno che se ne era andata a cercare di vendere l’ultimo pacchettino di biscotti. Alla mamma aveva raccontato solo che aveva voglia di uscire e prendere un po’ d’aria perché era tutto il pomeriggio che studiava in casa e stava per esplodere.
“Chi è?”.
Proprio quando ormai Gaia si era già voltata per tornarsene a casa una voce energica ma gentile uscì dalla porta di casa.
“Scusami ma il campanello è rotto… non mi decido mai di farlo aggiustare. Per fortuna ti ho vista dalla finestra del piano di sopra. Posso aiutarti?”.
I sensi di colpa, per Gaia, svanirono nel nulla. Quella donna era davvero gentile, non era anziana, ma neanche troppo giovane. Potrebbe essere stata sua madre, ma dai capelli di un nero ormai diventato quasi del tutto grigio che non rispecchiava la giovinezza del suo viso.
“Ehm… io… salve, io mi chiamo Gaia”
La ragazzina era un po’ emozionata e per un momento si era dimenticata la solita tiritera che aveva ormai ripetuto allo sfinimento per spiegare il progetto dei “giovani della parrocchia”.
“Volentieri, entra pure” aveva risposto la bella signora all’offerta dei biscotti.
Gaia era al settimo cielo. Quella casa che fin da piccola aveva tanto ammirato ora stava per vederla addirittura dal suo interno.

Prima di entrare, Gaia si strofinò bene bene le scarpe sul tappeto di ingresso. Timidamente entrò in casa e subito il vento smise di raffreddarle le spalle e le mani. Entrò con stupore premeditato, ma i suoi occhi spalancati ricevettero una piccola delusione… Non era molto diversa da una comunissima casa. Nessuna traccia di incantesimi e magie. Le luci erano spente e la stanza principale buia, ma percepiva bene il disordine. Se avesse indagato meglio, Gaia era sicura avrebbe trovato un sacco di polvere.
Si intravedevano molti di quadretti e fotografie di famiglia e qualche giocattolo per terra davanti al divano, ma di bambini non ce n’erano.
“Vieni, non avere paura” la invitò la signora dalla stanza infondo che poi Gaia scoprì fosse la cucina con una tavola di finto marmo al centro.
“Ma guarda che combinazione, tu mi hai portato i biscotti e io stavo giusto preparando del tè. Ne vuoi un po’?”
Gaia timida com’era rifiutò, anche perché non voleva trattenersi molto.
“Dai, non fare complimenti” insisté la donna.
Gaia allora si lasciò convincere, ma la sua eccitazione ci mise poco a fermarsi. Non aveva argomenti e se la donna non avesse parlato subito lei si sarebbe sentita a disagio e molto imbarazzata. Così all’improvviso ebbe l’illuminazione, in casa c’erano dei giochi e delle foto con bambini, sicuramente la donna aveva dei figli. Ecco l’argomento!
La donna stava per dirigersi verso la tavola con due belle tazze fumanti quando Gaia prese finalmente coraggio e si lanciò nel vuoto chiedendo “Ho visto dei giocattoli per terra davanti al divano. Hai dei bambini? Dove sono?”
La bella signora si bloccò all’improvviso perplessa. Poggiò le tazze sulla tavola, ma non ne porse neanche una a Gaia.
Gaia diventò rossa, nella sua testa si rimproverò subito. Sicuramente aveva sbagliato a parlare, doveva darle del “lei”. Si trattava pur sempre di una signora. E poi che vuol dire i suoi “bambini”, doveva usare la parola “figli”!
“Hai visto i miei bambini?”.
La domanda disorientò Gaia. Che vuol dire? “Ho visto le foto in salotto…” la voce le tremava.
“Che ne hai fatto? Dove li hai portati i miei bambini?” La bella signora divenne un “demone”. Aggressiva si buttò sulla ragazzina fermandole le spalle “Maledetta! Che hai fatto?!”.
A Gaia terrorizzata le si era smorzata la voce e dalla sua gola non uscivano altro che sibili. A stento riusciva a divincolarsi dalla morsa tra la sedia e la donna.
La bellezza della signora era svanita più veloce di un battito di ciglia e la sua forza era molto superiore a quella di Gaia che in una manciata di secondi di lotta cadde a terra battendo forte la testa. Non svenne, ma il colpo fu abbastanza forte da disorientarla. Non riusciva a muoversi come avrebbe voluto.
La donna indemoniata ormai fuori di sé urlò di pazzia e in preda ad un attacco di panico terrificante, prima scaraventò con isteria una serie di calci contro la ragazzina, poi cercò alla cieca in cucina qualcosa. Ci fu un frastuono di metalli e oggetti in genere, finché prima ancora che Gaia potesse rendersene conto, piantò un grosso coltello al polpaccio della ragazzina trapassandolo.
Gaia riacquistò la voce. Il suo urlo fu peggio di quello dell’indemoniata. Ora riusciva a strisciare e a puntare la porta d’uscita.
Non era abbastanza veloce.
I suoi polmoni stavano andando a fuoco.
Gaia venne accoltellata in numerosi punti e ripetutamente. Morì dissanguata e molto lentamente perché i colpi erano casuali e solo alla fine arrivarono agli organi vitali della poverina che era comunque riuscita con la disperazione ad arrivare a pochi centimetri dalla porta, lasciando dietro di sé un tappeto rosso di morte e agonia.
La donna assassina, dopo che il gracile corpo era ormai senz’anima, continuò con i fendenti. In maniera compulsiva. I suoi occhi non vedevano ciò che avevano davanti, la sua vista era coperta di rosso disperazione. Solo dopo diversi minuti questo appannaggio si affievolì lentamente, dal centro verso l’esterno, come una persona alterata da sostanze stupefacenti, svanito l’effetto, prende coscienza di sé e torna nel mondo reale.
“Che ho fatto?” Si chiese all’improvviso la donna. I suoi ricordi erano confusi, ma forse aveva capito, era ricoperta di sangue… pianse di disperazione.
Un dolore fortissimo le pesava al petto, ma anche allo stomaco. Pianse ancora e pianse anche per tutto il tempo in cui pulì casa.
Il corpo della povera Gaia fu messa insieme agli altri dentro alla casetta di legno in giardino.

Caserma dei carabinieri 9 marzo, 9.15

Pietro sospirò. Era appena arrivata una signora che voleva denunciare la scomparsa dei suoi figli. Bella donna pensò.
Stava per entrare dentro all’ufficio quando il maresciallo lo fermò “Si accomodi dentro signora che arrivo subito” la rassicurò il maresciallo.
Pietro era confuso.
Il capo della caserma prese in disparte l’appuntato e con tono moderato prese a spiegare la situazione “Ti chiedo scusa, ma non c’è stato modo di avvertiti prima, comunque non hai nessuna colpa, sei qua da poco. Quella bella signora che hai visto entrare e che lamenta la scomparsa dei suoi figli ha dei problemi psichici. Regolarmente passa in caserma a fare denuncia, ma la verità è che è rimasta traumatizzata da un incidente automobilistico di circa 5 anni fa in cui i suoi figli sono morti. Purtroppo non ha alcun ricordo di quel fatto, quindi è convinta che i suoi bambini siano semplicemente scomparsi”.
“Ma è terribile disse Pietro. Il padre dei bambini? Non c’è qualcuno che si prenda cura di questa donna?”
“Purtroppo no. Vive da sola e il suo ex compagno è scappato alla nascita del secondo figlio. L’unica cosa che possiamo fare è assecondarla e cercare di farla soffrire il meno possibile”.
“Non può essere. Si deve fare qualcosa di più! Nell’ultimo periodo quante volte è passata in caserma?”
“Non lo so. Dal momento che non si tratta di denunce vere non teniamo dei verbali delle sue visite, penso 3… o 4”.
Pietro pensò per qualche istante.
Il maresciallo vedendo l’appuntato meditativo stava per congedarsi per tornare al lavoro.
“Aspetti maresciallo!” Disse Pietro con un tono eccessivo “Il numero dei bambini scomparsi in questo periodo corrisponde al numero delle visite della signora. Secondo me…”
“Ah, sì vabbè…” Il maresciallo sgonfiò subito il suo sottoposto “di nuovo con queste teorie fantasiose. Forse ha ragione lei Minotto: le fa male scrivere verbali tutto il tempo…”
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il racconto non mi è dispiaciuto, la storia è interessante e secondo me varrebbe la pena sistemarlo un po’ per limare alcune imprecisioni. Faccio un paio di esempi:

Lunedì 7 marzo, 19.00

“Grazie al cielo sembra che anche stavolta sia finito. Finito tutto!” Valentina diede sfoggio della sua più alta teatralità visto che si trovavano lungo senza anima viva che potesse vederla vederla.

Qui forse hai sbagliato nel copia incolla, manca il luogo e si ripete due volte vederla.

Se avesse indagato meglio, Gaia era sicura avrebbe trovato un sacco di polvere.
Si intravedevano molti di quadretti e fotografie di famiglia

Toglierei “di” davanti a quadretti


Trovo dolce il personaggio della ragazzina e divertenti i personaggi del maresciallo e dell’appuntato, la “mamma” mi sembra meno tridimensionale.

Voto 3
Gino Savian
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Re: La casa dei bambini

Messaggio da leggere da Gino Savian »

Ti ringrazio Selene. Effettivamente sono stato un po' distratto e sicuramente avrei potuto lavorarci di più.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Quei poveri appuntati non se li calcola mai nessuno.
Mi è piaciuta l'aria di mistero che hai saputo imprimere sulla casa con lo scivolo nel giardino, anche se forse ha lasciato subito intendere che lì sarebbe successo qualcosa di veramente brutto, confermato poi dal resto della storia.
Il mutamento della donna, dopo aver sentito la parola "bambini" è stato molto significativo e denso, la sua reazione ha avuto una sua efficacia. Dispiace per la piccola Gaia.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Roberto Ballardini
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Messaggio da leggere da Roberto Ballardini »

E' sicuramente da curare un po' di più, come hanno già fatto notare, ma per il resto è condotto bene, lasciando intuire il contesto narrativo ma non la sua gravità, che si palesa all'improvviso e crea di certo una reazione emotiva di rilievo nel lettore. Se si trattasse di una storia più lunga, la voglia di andare avanti a leggere è assicurata, ma essendo un racconto breve quello che manca, a mio avviso, è la sua ragion d'essere, quella marcia in più che lo fa diventare rappresentativo di qualcosa di più di un fatto di cronaca. Potrebbe diventare un buon thriller, ma in quel caso avrebbe bisogno di più caratteri. E' solo la mia opinione. Ciao.
Gino Savian
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Re: La casa dei bambini

Messaggio da leggere da Gino Savian »

Ti ringrazio Roberto, il tuo commento mi ha dato un sacco di soddisfazione. Da molto tempo mi sono interrogato sugli elementi e le dinamiche che potevano far funzionare una storia, di conseguenza questo aspetto è sicuramente molto più riuscito rispetto alla scrittura in sè. Questa abilità conto di migliorarla in futuro anche grazie a tutti gli spunti che offre questo forum.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Scusa, Gino, ma dici che è molto tempo interroghi sugli elementi e le dinamiche che possono far funzionare una storia, per cui ti dico la mia. Credo che, per far funzionare una trama, soprattutto in un ambito "giallo" o noir, le prime cose che debbano essere ricercate siano la logica, la verosimiglianza e la coerenza.
Invece metti in bocca al povero appuntato Pietro queste parole: “in questi pochi mesi che sono qua abbiamo ricevuto già 3 denunce di ragazzini scomparsi. Le pare che ci sia qualcosa di sospetto di sotto a questa storia?” Al che il ben più esperto maresciallo gli domanda (un po' gli da del "tu", un po' del "lei"): “Intendi dire che i casi siano tra loro connessi? Vada avanti appuntato. Lei guarda troppi filmini di detective, come si dice… di “crime”. Qui siamo in un piccolo comune, non succedono queste cose. Finisca il verbale va…”
Cioè, in un piccolo comune spariscono tre ragazzini, che poi diventato quattro, e i Carabinieri non fanno una piega, come pure tutta la popolazione? E i genitori , i fratelli e i nonni stanno zitti e si rassegnano? Ma non sai che quando sparisce un ragazzino, soprattutto in un piccolo centro, succede il finimondo e tutti sono fuori a cercarlo mentre arrivano i media alla grande e non se ne vanno più sino a quando il piccolo non si trova, vivo o morto? E qui, ripeto, ne spariscono quattro, altro che le cose non succedono! Che pacchia per "Chi l'ha visto" e per i criminologi!
L'invito, già che scrivi bene e non hai problemi di espressione, è quindi di ponderare meglio la trama prima di prendere il computer in mano. Vedrai che i buoni risultati non mancheranno! Non vorrei ti fossi offeso, la mia sarà anche una critica, ma amichevole.
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Gino Savian
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Re: La casa dei bambini

Messaggio da leggere da Gino Savian »

Tranquillo Giorgio, mi sono iscritto a questo forum anche per ricevere le critiche come le tue.
GioriF
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Re: La casa dei bambini

Messaggio da leggere da GioriF »

L'idea è molto buona. Come hai scritto anche tu nelle risposte ai commenti forse si poteva ottenere di più. Soprattutto col finale, che comunque mi è piaciuto e ha dato sapore a tutto il resto. Povero appuntato, una volta che ci aveva visto giusto..
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Credo che i punti deboli te li abbiano già esposti nei commenti precedenti. Con qualche aggiustamento può diventare un racconto molto interessante, la tecnica narrativa c’è e i personaggi funzionano, soprattutto quelli del maresciallo e dell’appuntato che, con la loro leggerezza, stemperano un po’ la drammaticità della storia.
Oltre ai refusi segnalati ho trovato “un abitazione” senza apostrofo.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Dopo aver letto questo racconto due sono le considerazioni che mi sento di fare: la prima è già stata affrontata. Io abito molto vicino ad un paesino dove anni fa è stata rapita e poi trovata morta una ragazzina di 13 anni. Di questo episodio se ne è parlato per mesi su tutto il territorio nazionale. Noi che abitiamo nella zona ne siamo stati toccati in maniera molto forte. La paura magari irrazionale che potesse capitare ancora non lasciava tranquilli. Non abbiamo lasciato uscire con serenità i nostri bambini per molto tempo. Quindi il fatto che qui questa cosa venga trattata con un po' troppa leggerezza fa perdere al resto del racconto spessore.
La seconda è che io ho trovato leggendo un po' poca accuratezza nella sintassi in genere. In uno dei commenti tu dici che forse avresti dovuto starci un po' più su. Questo mi ha ricordato un'intervista che ho sentito tempo fa di uno scrittore di fama mondiale (ora non ricordo chi fosse, ma se ci penso un po' mi torna in mente) il quale affermava di leggere i suoi scritti per trovare errori tante di quelle volte da saperli quasi a memoria. Nonostante questo alla fine c'era sempre qualcosa da modificare.
Io mi ritrovo in questo: leggo, leggo e rileggo e qualcosa mi scappa sempre.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

ci sono parecchi errori che, purtroppo, vanno a sminuire il valore della prova, altrimenti più che buono.
la storia c'è ed è pure ben esposta, le descrizioni non sono per niente male e il lettore viene raggiunto da sensazioni notevoli. questo vale per me, ovviamente.
peccato davvero per i tanti refusi.
con una bella revisione può diventare un ttimo racconto, ne ha tutte le potenzialità.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Mariovaldo
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Messaggio da leggere da Mariovaldo »

Un racconto, secondo me, a due facce: L'idea di fondo viene sviluppata in un buon racconto noir, con i personaggi ben delineati e molta suspence. Poi però ci sono alcune incongruenze e imperfezioni, peccati veniali tranne uno- Mi spiego: all'inizio viene detto che l'azione si svolge in "un piccolo paese di 10000 anime". Benissimo, ma non è molto credibile che in una comunità di quelle dimensioni si verifichino ripetute sparizioni di bambini nell'apparente indifferenza generale e soprattutto in quella di chi sarebbe preposto a fare chiarezza, cioè i carabinieri. Una cosa del genere sconvolgerebbe una grande città, figuriamoci un paese. Per il resto, come già accennato, il racconto è buono,
e ben leggibile .
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Ida Daneri
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Messaggio da leggere da Ida Daneri »

Il racconto ha bisogno di una attenta rilettura per correggere refusi, migliorare la punteggiatura e i tempi verbali e utilizzare termini corretti, come "appannaggio" che, ad esmpio, in questa frase
Solo dopo diversi minuti questo appannaggio si affievolì lentamente
non va bene.
"la invitò la signora dalla stanza infondo che poi Gaia"
Infondo si scrive separato "in fondo", altrimenti è il tempo indicativo del verbo "infondere".
La storia in sé non è male, come idea e costruzione, ma va rivista completamente nella sua stesura e, forse, meglio che il paese sia più grande, molto più grande, perchè tre ragazzini scomparsi è un fatto troppo importante per passare così sottogamba!
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Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwAlessandro Mazzi, nwAndrea Coco, Andrea Messina, nwAngelo Ciola, nwCristina Giuntini, nwDaniele Missiroli, nwEnrico Teodorani, nwFrancesca Paolucci, Franco Argento, nwF. T. Leo, Gabriele Laghi, nwGabriele Ludovici, nwGabriella Pison, nwIunio Marcello Clementi, nwLaura Traverso, nwMarco Bertoli, nwMarco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, nwNamio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, nwPietro Rainero, Roberta Venturini, nwRoberto Paradiso, nwSaji Connor, nwSelene Barblan, nwUmberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.

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