Una piccola imbarcazione italiana affianca un sommergibile USA ormeggiato presso un importante arsenale militare marittimo sito nel Mar Ligure.
Uomini italiani, color verde speranza e nero abisso, senza perder tempo imbarcano materiali ed armi sul sommergibile.
Gente di poche parole. Ognuno sa cosa deve fare: in silenzio si muovono con perfetto sincronismo.
Il loro atteggiamento marziale, deciso, privo di sbavature colpisce gli uomini di guardia al sommergibile alleato il cui fare è assai diverso.
Il comandante italiano scambia poche secche parole con il comandante del battello USA.
L’esercitazione prevede: avvicinamento silenzioso all’obbiettivo nel Mar Tirreno, rilascio in immersione di incursori e sommozzatori per minare un bersaglio ed infiltrarsi a terra, stazionamento defilato del battello a distanza periscopica, brillamento delle cariche coordinato dal comando ed attacco simulato al naviglio nemico ed alle principali strutture portuali.
Il mare è molto mosso: si oltrepassa l'isola Palmaria, poi il Tino e quindi il Tinetto.
Immersione!
Plancia sgombra, chiuso portello e contro-portello, due fischi e poi gli ordini del comandante del SSN-666:
— Rudders to descend, altitude 40, route waters of the Tyrrhenian Sea near the target area.
Tutto procede tranquillamente.
Dopo poco più di un’ora dall’immersione il sommergibile viene scosso da un violento urto.
In camera di manovra si ode agitazione ed un gran vociare in un inglese poco comprensibile: — Macchine indietro — traduce Leone: comandante degli incursori ai suoi uomini.
Un altro secco colpo giunge immediato.
— Aria alla rapida — riporta preoccupato e repentino Leone.
Con l'ecoscandaglio in avaria, secondo le carte nautiche il battello doveva trovarsi ad avere un fondale di 70 metri, tuttavia nella fase di avvicinamento al bersaglio, a lento moto, una forte corrente trasversale lo ha scarrocciato in fondali meno profondi della quota di navigazione. Senza che nessuno a bordo si sia accorto di nulla.
Nessun incursore fiata: ma lo sguardo parla da sé.
In che mani siamo finiti? Sembrano chiedersi gli italiani.
Quando il comandante in seconda USA viene a riferire l’accaduto gli uomini non riescono a trattenere il loro biasimo.
La missione forse è compromessa! Questo fa montare un sentimento di rabbia, condito da ben poca ammirazione e stima verso quell’alleato così facilone e distratto.
Tanto che Lupo, capo dei sommozzatori italiani, nonché toscano fino al midollo, se ne esce con la frase infelice: — Ma a lor signori chi l’ha data la patente nautica, la scola marinara de’ bischeri?
Quella frase, nonostante il tentativo del comandante Leone di sminuirne un chiaro disprezzo, mal celato, non passa inosservata all’equipaggio del sommergibile della US Navy.
Per rappresaglia, a pranzo, che poi per i mortali terrestri è la cena, il cuoco del sommergibile su richiesta dei suoi superiori e gran gioia dell’equipaggio, abbonda di lassativo nelle razioni italiane.
Tutti gli incursori stanno male, presentano problemi intestinali.
Appena intuiscono cosa è accaduto, considerate le maliziose occhiate degli alleati, gli italiani cominciano ad agitarsi tanto che il comandante Leone, per tenerli a freno, conoscendone fin troppo bene il temperamento, arringa:
— Calmi, signori! Calmi! Quest’onta va lavata ma giocheremo d’astuzia.
Gli uomini, ora chetati, attendono le parole del loro comandante.
A rompere il silenzio ci pensa capo Lupo, ancora dolorante, sentenziando: — Chi di ‘ulo ferisce, di ‘ulo perisce!
Verdetto immediato, sentenza emessa e senza appello!
— Capo Lupo, tu m’hai appena suggerito la tattica che noi ora si va a seguire. Continua il comandante Leone.
Gli uomini si fanno tutti attorno a Leone, ufficiale d’Accademia Navale che la sa’ lunga sul come trattar coi demoni con l’impiego delle più antiche tradizioni marinare italiche, che ora spiega a tutti il suo piano.
Il comandante Leone contatta il comando di raggruppamento spiegando la necessità impellente di lavar l’onta subita adducendo questa priorità al buon esito della stessa missione, nonché a mantenere e ristabilire pace e serenità a bordo.
L’Ammiraglio, comandante del raggruppamento incarica l’ufficio studi di produrre alcuni dispositivi segreti da inviare, in tempo lampo, sul sommergibile USA; inoltre contatta il comando congiunto accordandosi per quanto, di lì a poco, sarebbe avvenuto.
Evidentemente gli argomenti dell’Ammiraglio, anche lui della stessa pasta dei suoi uomini, sono assai convincenti. Infatti il comando congiunto asseconda tutte le sue bizzarre richieste.
Un sommozzatore italiano, appartenente al raggruppamento, nottetempo rilasciato da un elicottero si imbarca sul sommergibile ancora in immersione. Portando con sé degli strani aggeggi appena costruiti nei laboratori dell’ufficio studi.
Il comandante del sommergibile domanda al comando congiunto cosa siano quegli strani dispositivi e come impiegarli.
Il comando risponde che trattasi di dispositivi essenziali alla sicurezza del sommergibile. Da usarsi immediatamente.
Per qualsiasi maggiore informazione su funzionamento ed uso si consiglia di rivolgersi al comandante italiano imbarcato, che ben li conosce, così da impiegarli al meglio.
Il comandante Leone, su richiesta dell’ufficiale statunitense, fingendosi sorpreso e quasi scocciato con fare serioso illustra:
— Trattasi di pralli. Mi fa specie che Lei non li conosca comandante. Sono dispositivi NATO distribuiti già da molto tempo su tutti i sommergibili Atlantici. Come Lei certamente saprà la presenza di un sommergibile è facilmente rilevabile da un sonar. Alcuni suoni caratteristici, originati dalle viscere umane, vengono meglio individuati dai sonar nemici.
— Fart? — Chiede imbarazzato ed incuriosito il comandante USA.
— Esatto, la dieta borlotta è origine di grande pericolo e rende i sommergibili estremamente vulnerabili. Peraltro, recentemente, come tutti sappiamo si sono verificati spiacevoli episodi perfino a bordo di questo stesso battello. La NATO ha dotato tutti i suoi sommergibili, o quasi… par di capire, di questi dispositivi segreti: I pralli appunto. Sono oggetti da utilizzarsi in seduta. Assorbono tutti i rumori sospetti che le viscere traditrici potrebbero passare al nemico, svelando la posizione e segnando irrimediabilmente la nostra sorte e quella del battello. Mi fa davvero specie che Lei non ne sia a conoscenza. Comanda un sommergibile nucleare o no? Accidenti! Risponde irritato, il comandante Leone: rimproverando il suo interlocutore.
— OK! Pralli, niente fart! Ora dico miei uomini. Risponde serio il comandante USA.
— OK una beata fa… volevo dì: un bel nulla! Cosa può dire ai suoi uomini che lei stesso non ha capito nemmeno come li si usa?! Suvvia comandante cerchiamo d’esser seri, almeno un poco. Deve dare lei un esempio pratico provandolo almeno un paio di volte, regolando la valvola silenziatrice in codesto modo. Attenzione però: il prallo non assorbirà mai totalmente le bestiali intemperanze intestinali, bensì le trasformerà in musica. Il prallo è un dispositivo individuale, ognuno dei suoi uomini deve avere il suo, noi già li abbiamo addosso naturalmente: mica siamo degli sprovveduti… Noi! Tuttavia fate molta attenzione perché nei primi mesi di uso gli uomini devono accompagnare il processo cantando a voce moderata, possibilmente intonati, per coprire eventuali problemi di calibratura o difetti del prallo stesso. Aggiunge severo il comandante Leone.
— OK! Cosa faccio io cantare a miei uomini? Perché comando trasmesso questo ordine? Esclama il comandante USA.
— Non ne ho la più pallida idea, questo deve chiederlo a loro. Probabilmente con il fracasso che avete fatto, tutti i sonar NATO e nemici staranno battendo questo tratto di mare. Di certo noi pericolo non ne abbiamo originato: ai primi sintomi di malessere intestinale ogni mio uomo ha fatto diligente uso del proprio prallo. Magari al comando hanno letto il mio rapporto sulla cucina di bordo e la possibilità di ingestione di cibo avariato: cosa che minaccia l'esito stesso della missione. Non saprei che altro. MARICOM, per la flotta italiana, in principio, indicava l’inno nazionale ora per i sommergibili ha disposto l’inno dei sommergibilisti. Per voi credo possa andare il vostro inno nazionale, comunque questo è affar vostro. Conclude il comandante Leone tutto serio e scuro in viso.
Mentre il comandante del sommergibile, con la porta aperta, illustra al suo equipaggio come usare in seduta il prallo, agli italiani imbarcati, quelle parole: — Oh, say can you see by the dawn's early light… — intonate dal comandante USA, con le braghe calate in seduta e tutto assorto a regolare il prallo, sotto lo sguardo attento ed attonito del suo equipaggio, paiono come il meritato contrappasso.
Poco dopo gli italiani portano a termine, con successo, la missione loro affidata.
Target minato, uomini infiltrati, ricognizione ed osservazione in corso: coordinata da bordo.
Nei giorni successivi il sommergibile, ben occultato distante ed a quota periscopica, osserva i movimenti avversari in attesa dell’ordine del comando di far brillare le cariche e quindi attaccare.
Il comandante USA, John, è spesso di guardia al periscopio.
Alcune volte per distrarsi si sofferma, sul lido e sugli stabilimenti balneari.
Un giorno viene attratto da una visione celestiale: Trattasi di una stupenda creatura alta, mora e aggraziata il cui corpo dalle curve perfette è fasciato con un ridottissimo bikini che contribuisce a far risaltare le già notevoli forme sinuose.
Probabilmente digiuno e preda dei suoi naturali istinti ormonali, particolarmente rapito dalla visione, e nell'eccitazione del momento, John lancia un grido entusiastico all'indirizzo del comandante italiano.
— Comandante Leone vieni tu vedere! Guarda che esemplare femmina italiana io catturato!
Il comandante Leone si alza intorpidito dalla sedia sulla quale è impegnato da ore: alternandosi tra lo studiare le informazioni provenienti da terra, trasmettere continui rapporti al comando e tenere d’occhio alcuni suoi uomini intenti nell'insegnare all’equipaggio del sommergibile il gioco del quintiglio. Felice più di potersi sgranchire le gambe, che di fare quasi controvoglia il voyeur degli abissi, come John.
Leone comincia la sua osservazione periscopica.
Guarda e non parla.
Guarda e segue la donna ruotando lentamente lo strumento in totale silenzio.
Il comandante USA pensa sia rimasto, anche Leone, folgorato e si lancia in commenti ed apprezzamenti pesanti, a suo vedere adatti alla situazione, tuttavia poco consoni ad un ufficiale della US Navy impegnato in un’esercitazione NATO congiunta. Aggiunge quindi irripetibili commenti relativi serietà, disponibilità e sessualità gratuitamente attribuiti alle donne italiane.
Il comandante Leone finalmente si stacca dal periscopio.
Ma non ha quell'aria estasiata che il comandante del SSN-666 si aspetta. Perciò John esclama:
— Leone, cosa tu pensi? Visto che bambola? Dovremmo noi avvicinare e provarci no? Tu cosa dire?
— Hai proprio ragione John. Io me la sposerei addirittura una così. Però figuriamoci se è libera. Sarà certamente già sposata. Non perdere tempo con le donne italiane, guarda piuttosto quella con il bikini a stelle strisce lì vicino.
Sicuramente quella è alla tua portata. La conquisti indubbiamente cantandogli il vostro inno nazionale considerata la tua intonazione e l’esercizio canoro che hai fatto in questi giorni. Risponde Leone duramente.
— No hay problema amico mio non vedere nessuno marito di femmina. No husband! Esclama tutto felice John nuovamente incollato al periscopio.
— Però forse senti il suo gladio, qui sotto, vero John? Conclude con tono minaccioso e sorriso sornione Leone mentre la sua baionetta affilata preme leggermente sotto la zona pubica di quel diavolaccio di John.
John, senza staccarsi dal periscopio, sorride a sua volta e comincia a canticchiare in un italiano perfetto: — Una torretta bigia spia la preda al suo passar! Scatta dal sommergibile, rapido ed infallibile, dritto e sicuro, batte il siluro schianta e sconvolge il mar…
— Andar pel vasto mar… Intonano ora tutti gli italiani a bordo: divertiti accompagnati a fatica dall’equipaggio dell’SSN-666.
Tutto bene quel che finisce bene. Quel demonio di John Barbariccia al comando della sua sguaiata truppa di diavoli Malebranche, dopo la discreta speronata italiana e dopo aver “del cul fatto trombetta” è ora finalmente in sintonia con gli incursori, grazie ad una delle più antiche e goliardiche tradizioni marinare di Mamma Marina.
La fallita rivincita di John, organizzata con la complicità della sua fidanzata, impiegata presso la Defense Intelligence Agency è ancora una volta in ritardo sulla controffensiva di Leone e consorte, peraltro anch’essa figlia di Mamma Marina ed ufficiale di collegamento con l’AISE.
Pace e serenità, quasi un’armonia, tutta italiana, regna ora a bordo.
Dopo un' arronzata, termine da leggersi secondo il gergo di Mamma Marina, come quella "gentilmente" offerta da coloro che proprio alla bocca del Serchio hanno imparato a nuotare, perfino degli incalliti diavoli come i Malebranche possono cambiare le proprie convinzioni. A questo infatti servono le missioni congiunte.
Mettere, la testa fuor d’acqua, è utile al demone per fare dietro-front, anche senza "strombazzamenti", rispetto alle errate convinzioni in cui ha sempre vissuto, dal ghibellin fuggiasco così meglio sintetizzate: “Qui non ha loco il Santo Volto: qui si nuota altrimenti che nel Serchio!”.
Non è così!
A questo mondo infatti si nuota esattamente come nel Serchio. Nessuna paura dunque di metter la testa fuor d’acqua! Parimenti il Santo Volto è esposto, bene in vista, per tutti gli interessati a vederlo. Poi se vi è chi preferisce metter la testa sotto la pece, è solo affar suo.
Questo mondo, grazie a Dio, non è l’inferno.
Demoni inquadrati.
Esercitazione congiunta conclusa con successo.
