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I doni
L’uomo osservò ancora per qualche momento i riflessi rosso gialli all’orizzonte, poi portò le mani alla testa e raccolse la chioma avvolgendola come un turbante. Quindi avanzò nell’acqua fredda, si immerse fino alla vita. La lunga striscia di stoffa turchese che teneva stretta ai fianchi si gonfiò attorno a lui.
Percepiva la forza del Grande Dio Blu che lo attirava e lo respingeva, cercava di catturarlo per poi lasciarlo andare. Era una danza che il popolo di Xoy ben conosceva: da tempo immemore la vita degli Xen era legata a doppio filo a ciò che la grande distesa di acqua decideva di regalare.
Smise di resistere e si lasciò trasportare, si immerse completamente e con forti bracciate tagliò le creste schiumose delle onde. Nuotare gli dava un senso di completezza, lo faceva sentire vivo, reale. Sapeva che, finché aveva una missione da compiere, la sua esistenza aveva un valore. Il tempo passò, la riva era ormai lontana; da molto tempo ormai i Doni scarseggiavano e doveva spingersi sempre oltre, in acque sempre più profonde. Ricordava che quando era bambino suo padre spesso ne trovava alcuni direttamente sulla spiaggia, senza doversi immergere.
Si fermò e si mantenne a galla con movimenti circolari di gambe e braccia per poter guardare lontano; grazie a un’onda riuscì a scorgere un bagliore alla sua destra. Era del colore delle montagne che circondavano il villaggio: ocra, giallo ambra e rosso corallo.
Ricominciò a nuotare con nuove energie e in breve tempo coprì la distanza. Quando fu abbastanza vicino le vide: sfere trasparenti dalle quali scaturivano luci fatue dai riflessi cangianti. Era una giornata fortunata, sette Doni tutti in una volta, dopo mesi di attesa.
Sciolse il nodo che gli teneva legata la stoffa alla vita, la distese e vi raccolse i globi. Si assicurò che non potessero fuoriuscirne, poi sistemò il tutto sulle spalle e riprese a nuotare, questa volta in direzione della spiaggia.
Dopo aver appoggiato a terra con delicatezza il suo raccolto si sedette a gambe incrociate, rivolto all’acqua e al sole morente. Lasciò vagare lo sguardo e il pensiero, godette della sensazione appagante di aver faticato tanto, di essere riuscito a spingersi oltre. Lasciò che l’aria asciugasse il sale sulla sua pelle formando minuscoli cristalli, decorazioni che andavano ad aggiungersi alle cicatrici e ai tatuaggi che lo ricoprivano quasi completamente. Rivolse un ringraziamento al Dio, poi si levò in piedi. Risalì la spiaggia, ritrovò il passaggio nell’erba alta e lo percorse fino ad arrivare al Lago Di Dentro; montò sulla barca ormeggiata, appoggiò al sicuro le sette sfere e remò fino alle prime abitazioni. La sua casa si trovava nel secondo cerchio esterno del villaggio galleggiante, la raggiunse senza incontrare nessuno. La stanchezza lo assalì tutto d’un tratto; decise allora di aspettare il nuovo giorno per consegnare ciò che aveva trovato, si distese e in breve tempo il sonno ristoratore lo accolse nel suo abbraccio.
Quando giunse l’alba Xoy si levò a sedere; tutto attorno a lui il villaggio si stava risvegliando, sentiva il canto proveniente dal Cerchio Interno, le prime barche scivolavano sulle acque tranquille, sospinte tramite lunghi pali, le donne già da tempo erano indaffarate, alcune stendevano grandi teli costellati di simboli magici, altre preparavano piatti profumati nelle cucine all’aperto. Anche Xoy prese dal ripiano il pentolino, la polvere aromatica e una caraffa d’acqua; uscì sul portico che circondava la grande imbarcazione e accese con gesti sicuri il fuoco per preparare la sua bevanda mattutina. Amava quel momento della giornata, quel tempo a ridosso del sogno ancora libero dai pensieri del giorno incombente.
Si vestì quindi degli abiti da cerimonia, prese dallo scaffale un grande scrigno in legno intarsiato, lo riempì di paglia e vi depose i sette globi. Dopo averlo richiuso con cautela andò al tamburo rituale e per cinque volte lo fece vibrare con il ritmo che, tradizionalmente, segnalava un Ritrovamento.
Si mosse quindi con la sua barca e il prezioso carico attraverso i canali concentrici, incrociando sguardi carichi d’aspettativa, fino ad arrivare alle due colonne, unica via d’accesso per raggiungere la Piazza. Attese il segnale, quindi entrò nel Cerchio, fece scivolare la sua imbarcazione fino al pontile. Ad attenderlo c’erano già i Sacerdoti e le Sacerdotesse, disposti ad arco, con i lunghi abiti arancioni drappeggiati e affrancati in vita da spesse corde decorate da nodi complessi. Xoy si avvicinò con lo sguardo basso, lo scrigno sollevato davanti a sé. Lo depose a terra intonando la formula tramandatagli dal padre, quindi indietreggiò di qualche passo. Due sacerdoti si avvicinarono, sollevarono il coperchio del forziere e ne mostrarono il contenuto agli altri officianti. La più anziana si rivolse quindi a Xoy: era giunto il tempo in cui avrebbe potuto presenziare al Rito D’Offerta.
Xoy vibrava di un’emozione mai provata prima di allora; tutte le fatiche e i sacrifici a cui si era sottoposto per assolvere al suo dovere l’avevano portato a quel momento, finalmente avrebbe potuto vedere coi propri occhi la grande Magia. Nessuno al villaggio conosceva i segreti legati al rituale a parte la casta sacra e i primogeniti della sua famiglia che, da generazioni e generazioni, nulla avevano mai fatto trapelare, neanche per soddisfare la curiosità dei loro stessi cari. L’uomo si sedette nel punto indicato e si unì al canto che accompagnava la cerimonia. Il più giovane degli officianti si avvicinò all’alta palizzata circolare situata nel centro della Piazza, cuore del Villaggio. Tolse i perni che la tenevano sollevata e i lunghi pali di metallo scivolarono in acqua, uno dopo l’altro, rivelando un minuscolo lago iridescente.
Le sette sfere vennero passate di mano in mano fino a raggiungerne le acque, quindi vennero rilasciate e, una dopo l’altra, affondarono disperdendo il loro contenuto. Quando l’ultima scomparve il canto terminò e un silenzio carico d’attesa calò come un drappo. Dopo qualche istante delle minuscole bolle emersero portando con se sospiri e suoni mai uditi fino a quel momento da Xoy, una paura gelida lo paralizzò e solo con grande sforzo la dominò. La Grande Sacerdotessa si avvicinò all’acqua gorgogliante, gli occhi rivolti all’indietro, si abbassò e immerse completamente la testa. Restò così per lunghi momenti, quindi riemerse, ansimante e tornò a unirsi ai suoi compagni. Con voce flebile annunciò:
“Il Demone aspettava da troppo tempo il nostro tributo, il suo sdegno è grande e la sua fame non è soddisfatta. Non possiamo fare altro che rimetterci alla sua volontà e subirne la furia”.
Xoy, incredulo, li vide inginocchiarsi con le mani giunte a preghiera attorno alle acque, che ribollivano sempre più e cominciavano a fumare; un suono sordo, come un ringhio tremendo, rimbombò tutto attorno. Tutto tremava, il suolo iniziò a disgregarsi e sollevarsi in onde. L’uomo si riscosse e urlò incitandoli a scappare, mettersi in salvo. Quando si avvicinò loro per trascinarli via si gettarono nel liquido infame. Disperato, corse verso la sua imbarcazione e remò con tutta la forza che aveva in corpo. Con grida angosciate esortò le genti a mettersi in salvo, ma nessuno sembrava sentirlo, tutti si affidavano alle acque schiumanti. Xoy smise di guardare, quella visione lo stava facendo impazzire, continuò a spingere, spingere, spingere senza sosta il suo palo. Perse il senso del tempo, il suo corpo si muoveva autonomamente, la coscienza si era ritirata nel profondo, dove quelle immagini non potevano raggiungerla.
L’uomo senza nome, senza genti alle quali tornare, senza casa da abitare si risvegliò sulla sabbia, di fronte al Mare. Quello che aveva appena vissuto aveva distrutto ogni sua certezza, non sapeva dove trovare la forza per affrontare il ricordo, per agire, muoversi, staccarsi da ciò che più non c’era. Volse un ultimo sguardo alle sue spalle, l’erba copriva pietosamente la vista di quell’orrore. L’uomo senza nome non credeva più alla saggezza tramandata dai suoi avi, non credeva più al Grande Dio Blu e ai suoi doni inutili. Decise di credere solo nella forza delle sue gambe e cominciò a camminare seguendo la via indicata dalla spiaggia, incontro al suo futuro o alla sua morte, non importava, non più.
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Re: I doni
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racconto ermetico, almeno per me, visto che mi trovo a doverlo interpretare per comprendere parecchie cose, comportamenti, situazioni.
pare quasi una introduzione a una storia lunga, nell'arco della quale verranno esplicati i vari misteri che qui si intravedono.
se trovassi un senso alla storia, anche solo al finale, ti darei un voto alto, ma com'è ora ti lascio un 3
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Re: Commento
Ciao Francesco, grazie per la tua pertinente analisi. Penso che potenzialmente qualsiasi storia può chiudersi su se stessa o essere sviluppata in un racconto lungo o addirittura un libro. Personalmente non so se sarei/sarò mai in grado di scrivere un romanzo. Scrivo sempre molto “di getto”, forse servirebbe una maggiore capacità di strutturazione rispetto a quella che possiedo... vedremo.Francesco Pino ha scritto: ↑21/12/2020, 18:47 E' un racconto che lascia spazio all'interpretazione. Mi sembra di vederci un modo di raccontare come si possa perdere la fede a causa di eventi drammatici attribuiti alla volontà di un dio, volontà dalla quale la massa non ha la forza di fuggire a causa di quella stessa fede che rende dunque immobili.
A dirla tutta mi sembra pure l'inizio di un racconto molto più lungo (forse un intero libro) in cui a poco a poco si scopre di più sulle sfere e sul personaggio che si appresta a iniziare una nuova vita.
Grazie per la lettura e il commento! Buone feste.
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Re: Commento
Ciao Fausto, grazie sono contenta che lo trovi ben scritto. Lo rileggerò fra un po’ per trovare la ripetizione. Nelle prime stesure avrò scritto venti volte cerchio, circolare cerchiato è chi più ne ha più ne metta quella che segnali tu mi sarà sfuggita.Fausto Scatoli ha scritto: ↑21/12/2020, 19:14 all'inizio c'è una ripetizione che stona col resto del racconto, molto ben scritto.
racconto ermetico, almeno per me, visto che mi trovo a doverlo interpretare per comprendere parecchie cose, comportamenti, situazioni.
pare quasi una introduzione a una storia lunga, nell'arco della quale verranno esplicati i vari misteri che qui si intravedono.
se trovassi un senso alla storia, anche solo al finale, ti darei un voto alto, ma com'è ora ti lascio un 3
Come è già successo per altri miei racconti la mia “fissa” di lasciare diversi spunti al lettore non piace tanto. Quindi capisco il tuo commento e lo rispetto ma, come dire, spesso mi escono così i racconti. Vedremo i prossimi.
Sono già molto contenta di ok aver fatto grossi orrori di punteggiatura (se non me li hai segnalati tu che sei così attento ne deduco che globalmente questo aspetto funziona).
Grazie per il come sempre pertinente e sincero commento. Buone feste!
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Re: commento
Ciao Laura, sono felice di leggere che anche tu lo trovi ben scritto. Mi spiace invece per la delusione di essere arrivata in fondo, nonostante la fatica, e rimanere poco soddisfatta. Grazie comunque per la lettura e per il tempo dedicato. Buone feste!Laura Traverso ha scritto: ↑21/12/2020, 23:08 si, il racconto è scritto bene, praticamente non c è nulla da segnalare ma, sembra estrapolato da qualcosa d'altro. Premetto che il genere non mi avvince pertanto l'ho trovato un poco pesante, ho faticato ad arrivare alla fine per poi provare un senso di incompletezza su quanto avevo letto.
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Re: commento
Il racconto, pur non essendo nelle mie corde, mi è piaciuto e sembra anche a me che potesse far parte di qualcosa di più ampio respiro.
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Re: Commento
grazie a te per avermi rincuorato.Selene Barblan ha scritto: ↑22/12/2020, 9:00 Ciao Fausto, grazie sono contenta che lo trovi ben scritto. Lo rileggerò fra un po’ per trovare la ripetizione. Nelle prime stesure avrò scritto venti volte cerchio, circolare cerchiato è chi più ne ha più ne metta quella che segnali tu mi sarà sfuggita.
Come è già successo per altri miei racconti la mia “fissa” di lasciare diversi spunti al lettore non piace tanto. Quindi capisco il tuo commento e lo rispetto ma, come dire, spesso mi escono così i racconti. Vedremo i prossimi.
Sono già molto contenta di ok aver fatto grossi orrori di punteggiatura (se non me li hai segnalati tu che sei così attento ne deduco che globalmente questo aspetto funziona).
Grazie per il come sempre pertinente e sincero commento. Buone feste!
i miei commenti sono sempre sinceri e spesso non apprezzati proprio per quel motivo, purtroppo.
d'altronde, se vedo un errore mi pare naturale segnalarlo.
non per dire "hai sbagliato", ma per far capire che si può migliorare.
la ripetizione sono i piedi:
L’acqua si ritirava gradualmente da sotto i piedi di Xoy, la sabbia sfuggente gli solleticava i piedi.
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Re: Commento
Sì, non sempre è facile accettare delle correzioni o il fatto che il proprio lavoro non riceva consensi, se però si partecipa a una gara... bisogna giocareFausto Scatoli ha scritto: ↑22/12/2020, 12:57 grazie a te per avermi rincuorato.
i miei commenti sono sempre sinceri e spesso non apprezzati proprio per quel motivo, purtroppo.
d'altronde, se vedo un errore mi pare naturale segnalarlo.
non per dire "hai sbagliato", ma per far capire che si può migliorare.
la ripetizione sono i piedi:
L’acqua si ritirava gradualmente da sotto i piedi di Xoy, la sabbia sfuggente gli solleticava i piedi.
Corretto i piedi/piedi, grazie!
Alla prossima
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Un testo splendido, vivo, solare, non a caso in ambiente marino, dove sembra che i tuoi pensieri si facciano più vividi e le tue parole più coinvolgenti e vere.
Parto da ciò che secondo me non funziona, ossia la proposizione iniziale: "Le onde scivolavano sulla spiaggia in moti ripetitivi. L’acqua si ritirava gradualmente da sotto i piedi di Xoy, la sabbia sfuggente gli solleticava le punte delle dita. Il vento faceva fluttuare i lunghi capelli neri come la notte dalle striature verde scuro che somigliavano ad alghe abissali."
Parto dal presupposto che tiri vento e il mare sia mosso, e non calmo come un lago, anche perché dopo scrivi che il tuo Xoy nuota spezzando le creste dell'onda "Smise di resistere e si lasciò trasportare, si immerse completamente e con forti bracciate tagliò le creste schiumose delle onde. Nuotare gli dava un senso di completezza, lo faceva sentire vivo, reale."
Le onde frangono o si infrangono contro le rive, o si propagano in acque libere. Certo anche scivolano come licenza poetica, ma io direi che le acque scivolano sulle opere morte delle imbarcazioni o sui piedi di chi calpesta il bagnasciuga. I moti ripetitivi sono invece il periodo e la frequenza delle onde, un andirivieni continuo, un moto ciclico. Questi moti ripetitivi è l'espressione che meno mi convince di tutto il racconto.
A me nuotare in acque aperte dà un senso di appagamento e regala una sensazione di illimitata libertà. Come l'andar per mare.
Dopo questo tratto iniziale, dopo i moti ripetitivi, descrivi bene anche lo sprofondamento delle piante dei piedi al passaggio dell'onda, i lunghi capelli che somigliano ad alghe abissali (avrei preferito le nostre posidonie) le descrizioni si fanno ancor più precise e reali e il lettore (presumo anche l'autore) si rilassa.
Nuotare con Xoy si rivela un'impresa gradevole e splendide immagini si susseguono senza soluzione di continuità: "La lunga striscia di stoffa turchese che teneva stretta ai fianchi si gonfiò attorno a lui." ... "Percepiva la forza del Grande Dio Blu che lo attirava e lo respingeva, cercava di catturarlo per poi lasciarlo andare."
Rendi perfettamente il trovarsi in acqua, le sensazioni che si provano quando si è immersi nell'immenso liquido blu.
Che dire poi di questa riflessione, pure lei sotto le mentite, e reali, spoglie di un'immagine? "Amava quel momento della giornata, quel tempo a ridosso del sogno ancora libero dai pensieri del giorno incombente."
Queste due sole righe valgono la lettura del racconto.
Magnifica la chiusa, l'intero lungo periodo dove Xoy degli Xen diventa l'uomo senza nome. Senza nome perché sono gli uomini a dare i nomi, perché il nome che gli era stato dato non ha più importanza dopo la morte dei suoi simili.
Ma quali sono i doni inutili? È la tua metafora, e dovresti esplicitarla tu, ma per me il Demone che ha ucciso tutti i fratelli di Xoy è la tecnologia, che gli uomini non capiscono e da cui non vogliono più sottrarsi, a costo di morire. Ciò che uccide gli Xen sono dei doni inutili, delle sfere luccicanti e capaci di spalancare le porte dell'Inferno.
E all'uomo senza nome, l'unico che non ha creduto, il solo sordo ai richiami del conformismo, non resta altra via che il camminare per il mondo con le sue sole forze, con le sue sole gambe, sulla terra, sulla spiaggia, in mezzo al mondo libero da intermediari che siano sacerdoti o dei, con la vista dei suoi propri occhi e la forza delle proprie mani quali uniche bussole.
Incontro al futuro o alla morte, che coincidono, non importa, perché l'Esistenza non ha ieri, non ha oggi e non ha domani. Le onde questo lo sanno, gli uomini hanno smesso di saperlo.
Forse non te ne rendi conto, ma nei tuoi racconti io ci vedo un percorso.
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Re: Commento
Ciao Namio, leggo sempre con estremo piacere i tuoi commenti, così approfonditi. Ragionerò sulle tue suggestioni, effettivamente il problema legato al mare calmo/mosso sia dovuto al fatto che inizialmente doveva essere tempestoso, poi ho cambiato idea ma devo essermi un po’ persa in corso d’opera. Il mare... forse per me in questo è simbolo di libertà e prospettive. Di certo non fa parte del mio DNA come è sicuramente per te, ma in un modo o nell’altro ha sempre fatto parte della mia vita. Non poterlo vedere in questo lungo periodo di sospensione mi spiace un po’, consapevole però che i problemi sono ben altri.Namio Intile ha scritto: ↑22/12/2020, 17:09 Riesci sempre a rendere i tuoi racconti sorprendenti, Selene.
Un testo splendido, vivo, solare, non a caso in ambiente marino, dove sembra che i tuoi pensieri si facciano più vividi e le tue parole più coinvolgenti e vere.
Parto da ciò che secondo me non funziona, ossia la proposizione iniziale: "Le onde scivolavano sulla spiaggia in moti ripetitivi. L’acqua si ritirava gradualmente da sotto i piedi di Xoy, la sabbia sfuggente gli solleticava le punte delle dita. Il vento faceva fluttuare i lunghi capelli neri come la notte dalle striature verde scuro che somigliavano ad alghe abissali."
Parto dal presupposto che tiri vento e il mare sia mosso, e non calmo come un lago, anche perché dopo scrivi che il tuo Xoy nuota spezzando le creste dell'onda "Smise di resistere e si lasciò trasportare, si immerse completamente e con forti bracciate tagliò le creste schiumose delle onde. Nuotare gli dava un senso di completezza, lo faceva sentire vivo, reale."
Le onde frangono o si infrangono contro le rive, o si propagano in acque libere. Certo anche scivolano come licenza poetica, ma io direi che le acque scivolano sulle opere morte delle imbarcazioni o sui piedi di chi calpesta il bagnasciuga. I moti ripetitivi sono invece il periodo e la frequenza delle onde, un andirivieni continuo, un moto ciclico. Questi moti ripetitivi è l'espressione che meno mi convince di tutto il racconto.
A me nuotare in acque aperte dà un senso di appagamento e regala una sensazione di illimitata libertà. Come l'andar per mare.
Dopo questo tratto iniziale, dopo i moti ripetitivi, descrivi bene anche lo sprofondamento delle piante dei piedi al passaggio dell'onda, i lunghi capelli che somigliano ad alghe abissali (avrei preferito le nostre posidonie) le descrizioni si fanno ancor più precise e reali e il lettore (presumo anche l'autore) si rilassa.
Nuotare con Xoy si rivela un'impresa gradevole e splendide immagini si susseguono senza soluzione di continuità: "La lunga striscia di stoffa turchese che teneva stretta ai fianchi si gonfiò attorno a lui." ... "Percepiva la forza del Grande Dio Blu che lo attirava e lo respingeva, cercava di catturarlo per poi lasciarlo andare."
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Che dire poi di questa riflessione, pure lei sotto le mentite, e reali, spoglie di un'immagine? "Amava quel momento della giornata, quel tempo a ridosso del sogno ancora libero dai pensieri del giorno incombente."
Queste due sole righe valgono la lettura del racconto.
Magnifica la chiusa, l'intero lungo periodo dove Xoy degli Xen diventa l'uomo senza nome. Senza nome perché sono gli uomini a dare i nomi, perché il nome che gli era stato dato non ha più importanza dopo la morte dei suoi simili.
Ma quali sono i doni inutili? È la tua metafora, e dovresti esplicitarla tu, ma per me il Demone che ha ucciso tutti i fratelli di Xoy è la tecnologia, che gli uomini non capiscono e da cui non vogliono più sottrarsi, a costo di morire. Ciò che uccide gli Xen sono dei doni inutili, delle sfere luccicanti e capaci di spalancare le porte dell'Inferno.
E all'uomo senza nome, l'unico che non ha creduto, il solo sordo ai richiami del conformismo, non resta altra via che il camminare per il mondo con le sue sole forze, con le sue sole gambe, sulla terra, sulla spiaggia, in mezzo al mondo libero da intermediari che siano sacerdoti o dei, con la vista dei suoi propri occhi e la forza delle proprie mani quali uniche bussole.
Incontro al futuro o alla morte, che coincidono, non importa, perché l'Esistenza non ha ieri, non ha oggi e non ha domani. Le onde questo lo sanno, gli uomini hanno smesso di saperlo.
Forse non te ne rendi conto, ma nei tuoi racconti io ci vedo un percorso.
Riguardo l’interpretazione... bella... grazie! So di dare poche soddisfazioni ma preferisco lasciare al lettore questa responsabilità..
Grazie infinite ancora per le tue parole e per il tuo apprezzamento.
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Re: Commento
Grazie Andr60, sono felice che nonostante il genere ti sia piaciuto, grazie per il commento e per il favorevole giudizio.Andr60 ha scritto: ↑25/12/2020, 11:46 Un racconto scritto benissimo: nonostante la lunghezza (per una gara come questa) e l'ambientazione fantasy, genere per il quale non stravedo, mi è piaciuto. E' vero che lascia il lettore un po' in sospeso per l'interpretazione, ma il suo fascino risiede anche in questo.
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Re: Commento
Caspita, grazie davvero!! Mi fa molto piacere questo tuo commento,Marcello Rizza ha scritto: ↑25/12/2020, 12:11 Ma che bel racconto! Pur scrivendo di panorami alieni quel lettore che sono riesce a ricostruire e immaginare con facilità ambienti e personaggi altrimenti difficili da interpretare senza una così puntuale e pur scorrevole descrizione. Non è il mio genere, eppure non mi ha assolutamente affaticato. E del finale mi convince il nuovo cammino, pur conseguente a una tragedia. L'uomo trova sempre le risorse per ricostruire. È il mio primo "5".
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Ciao RobediKarta; felice che l'inizio ti abbia trascinato al sole, penso che ne abbiamo tutti un pò bisogno in questo periodo. La Piazza nei miei pensieri è galleggiante come tutto il resto del villaggio; riguardo a tutte le altre domande che ti sei posto non so se essere dispiaciuta per aver creato confusione o essere felice di aver stimolato degli interrogativi. In genere non do risposte perché preferisco che siano i lettori a riempire i buchi e fare loro la storia. Capisco che però a tanti/alcuni possa non piacere, grazie per il tuo commento! Alla prossima.RobediKarta ha scritto: ↑26/12/2020, 14:27 Soprattutto la prima parte mi è piaciuta molto, perché mi ha letteralmente trascinato in un altrove (la spiaggia) esotico (forse addirittura un altro pianeta alla Avatar?) che mi manca da sempre. Ma dal Lago di Dentro in poi sono andato in confusione e ho cominciato a cercare di razionalizzare, l'atmosfera che avevi creato per me è un po' svanita. Se il villaggio è galleggiante, non si capisce se la piazza del rituale è un isolotto o anch'esso è costruita sull'acqua; il demone è un vulcano sottomarino ? la gente si butta in acqua per suicidarsi, per sacrificarsi, per placare l'ira del demone ? Non so, più che curiosità ho provato la frustrazione di non capire bene nel dettaglio cosa stesse succedendo. Certo, il finale è l'inizio di un'altra storia, ma forse andrebbe messo più a fuoco.
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Detto questo il racconto mi è piaciuto, trovo che rispecchi del tutto il tuo stile personale, più generoso nel lasciare immaginare che nello spiegare, stile che ho imparato ad apprezzare e che trovo cresciuto e affinato dai tuoi primi racconti che ho letto qui.
Come ti hanno già scritto altri me lo immagino anche come incipit di un racconto più lungo o di un romanzo, l’inizio di una nuova vita per l’uomo che non ha più nome.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento
Ciao Roberto, sono felice per tre cose: per il fatto di rivederti in gara, lèggerò con piacere il tuo racconto, per il fatto che ti sia piaciuto e abbia suscitato in te una così interessante interpretazione, e perché vedi che c’è evoluzione in ciò che scrivo. Da dentro è più difficile avvertire i mutamenti, sembra spesso di essere fermi è solo la prospettiva di altri che ci segnala invece che ci stiamo muovendo. Grazie mille per le tue parole!Roberto Bonfanti ha scritto: ↑28/12/2020, 22:36 Non so perché ma ho immaginato che l’ambientazione del racconto sia in un futuro post-apocalittico, un misto fra Waterworld e il finale di Cloud Atlas, che il Demone che richiede il tributo di sangue sia un errore della nostra civiltà, nucleare, ecologico o biochimico, e che i doni, quelle sfere lucenti, siano un qualche stabilizzatore per tenerlo sotto controllo, ormai divenuti inefficaci. Ovviamente per la mia indole che tende a razionalizzare tutto.
Detto questo il racconto mi è piaciuto, trovo che rispecchi del tutto il tuo stile personale, più generoso nel lasciare immaginare che nello spiegare, stile che ho imparato ad apprezzare e che trovo cresciuto e affinato dai tuoi primi racconti che ho letto qui.
Come ti hanno già scritto altri me lo immagino anche come incipit di un racconto più lungo o di un romanzo, l’inizio di una nuova vita per l’uomo che non ha più nome.
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- Teseo Tesei
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E' normale che i sette globi provenienti da Dio fossero indigesti a quel parassita di demone che teneva in scacco da lungo tempo il popolo Xen.
Non a caso, oltretutto sette, è il numero della completezza: La firma di Dio.
Ovvio che al demone tutto ciò abbia provocato problemi "gastrointestinali" e alla fine sia andato fuori di testa ... sbroccando.
Be, che dire, in questo tempo di mattanza di bovini, perfino al buon Xoi è stata accoppata la vacca.
Non dubito che vivrà meglio lontano dall'influenza di quel demone e speriamo tutti che il suo percorso rimanga sempre parallelo a quello di Dio durante il nuovo cammino. Preghiamo anche affinché quel capellone di Xoi si rada la zucca così che il sole riscaldandola la faccia maturare prima e anche perché non si faccia infinocchiare e "intortare" nuovamente da qualche altro scroccone e profittatore votato al male.
Voto 4: è bello.
P.S. Non funzionavano i tasti di voto e mentre "ravanavo" nel tentativo di votare per sbaglio mi è uscito il siluro numero 5. Va bene così, ma non diciamolo in giro ... "aria" in bocca.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: Commento
Ciao Lucia, grazie per le tue parole, ci sta che il finale così distruttivo non sia nelle tue corde così come anche il genere.. grazie in ogni caso per avermi dedicato del tempo e sono felice che la parte iniziale invece ti sia piaciutaLucia De Falco ha scritto: ↑29/12/2020, 14:17 Il racconto è ben scritto e mi sembra appartenga in parte al genere fantasy. Sembra che si racconti la storia di una tribù, con le sue tradizioni e i suoi rituali, che sconfinano nella magia. Poiché non è il mio genere, anch'io ho fatto fatica a leggerlo. Preferisco la prima parte, dove si indugia sul protagonista, con le riflessioni sul nuotare come momento di libertà. Mi è piaciuta anche la sua descrizione e il suo pensiero sul mattino come momento preferito della giornata, quando non sono emersi ancora gli affanni.
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Re: Commento
Ciao Teseo, anche io sono felice del tuo rientro ... in patriaTeseo Tesei ha scritto: ↑31/12/2020, 15:41 Selene, nel Vangelo di Matteo è scritto: ‘Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi’.
E' normale che i sette globi provenienti da Dio fossero indigesti a quel parassita di demone che teneva in scacco da lungo tempo il popolo Xen.
Non a caso, oltretutto sette, è il numero della completezza: La firma di Dio.
Ovvio che al demone tutto ciò abbia provocato problemi "gastrointestinali" e alla fine sia andato fuori di testa ... sbroccando.
Be, che dire, in questo tempo di mattanza di bovini, perfino al buon Xoi è stata accoppata la vacca.
Non dubito che vivrà meglio lontano dall'influenza di quel demone e speriamo tutti che il suo percorso rimanga sempre parallelo a quello di Dio durante il nuovo cammino. Preghiamo anche affinché quel capellone di Xoi si rada la zucca così che il sole riscaldandola la faccia maturare prima e anche perché non si faccia infinocchiare e "intortare" nuovamente da qualche altro scroccone e profittatore votato al male.
Voto 4: è bello.
P.S. Non funzionavano i tasti di voto e mentre "ravanavo" nel tentativo di votare per sbaglio mi è uscito il siluro numero 5. Va bene così, ma non diciamolo in giro ... "aria" in bocca.
No ti prego non rapare i capelli all’ometto, mi piacciono così algosi
Grazie in ogni caso per il tuo commento, riesci sempre a farmi sorridere; domani credo avrò il tempo di commentare la tua Brunette
Comunque io schiaccio sempre il tasto che permette di cambiare “idea” e quindi puoi tranquillamente (credo) mettere il 4 che avevi pensato, ci mancherebbe È un bellissimo voto e ti ringrazio!
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Re: commento
Ciao StefyP,Stefyp ha scritto: ↑20/01/2021, 18:11 Premesso che il genere non mi è congeniale, rispetto allo stile niente da dire è ben scritto. Non ho faticato ad arrivare alla fine, mi incuriosiva sapere cos'erano le sfere ecc. ecc. Poi però il finale mi ha lasciato con troppi dubbi e curiosità, non ultimo il senso generale del racconto. Per il mio personale criterio di votazione questo pesa molto, mi spiace.
Ok rispetto il tuo gusto e la tua opinione, sono contenta che per lo meno lo stile ti sia piaciuto e che almeno in parte ti abbia intrigato. Quello che dici poi è condiviso da buona parte di coloro che mi hanno commentato, non è sicuramente una cosa che posso ignorare. Non posso però neanche andare contro la mia “personalità” e il mio gusto, nel senso che al momento mi piace scrivere così e troverei artefatto modificarmi eccessivamente per andare incontro ai gusti delle persone. Non fraintendetemi, non è che non mi interessa l’opinione tua e degli altri, altrimenti non avrei messo qui il racconto, ma per lo meno al momento mi preoccupano maggiormente gli aspetti formali, che, mi pare, stanno andando gradualmente meglio e questo non può che rendermi felice. In più io non riesco a giudicare troppo a freddo ciò che scrivo, perciò come hai spesso consigliato tu, se non sbaglio, lo rileggerò a mente più fredda fra un po’ di mesi. Con altri racconti che ho proposto nelle gare mi è stato utile per avere uno sguardo più oggettivo sia sullo scritto in sé sia sui commenti ricevuti. Scusa il discorsone grazie in ogni caso per la lettura e il commento!
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Re: I doni
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Re: I doni
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A modo mio
antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Susanna Boccalari, Remo Badoer, Franco Giori, Ida Daneri, Enrico Teodorani, Il Babbano, Florindo Di Monaco, Xarabass, Andrea Perina, Stefania Paganelli, Mike Vignali, Mario Malgieri, Nicolandrea Riccio, Francesco Cau, Eliana Farotto.
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana così come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Gara di primavera 2024 - La cantautrice calva - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 57 - Imbranati
A cura di Carlocelenza.
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