Sorriso di rondine
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Sorriso di rondine
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I
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«Ci credereste? Una rondine mi ha spaventato!»
«Una rondine?» chiese la signora Hutson mescolando le carte «Che assurdità…»
«Invece è così! Me ne stavo di sopra nella vostra comodissima poltrona.»
«Quella di fianco alla finestra?» domandò lei distribuendo la mano.
«Precisamente! Dicevo, ero tutto assorto nella lettura quando un’angoscia inspiegabile mi prende. Avete presente la sensazione di essere spiato? Quella! Insomma, alzo gli occhi ma nel salotto sono solo…»
«Oh, bella! E vi sorprende?» esclamò guardando le sue carte «Siete l’unico cliente della Pigna Scarlatta, io ero qua di sotto…»
«E io e il colonnello siamo appena arrivati!» aggiunse un ometto allegro dalla barba rossa.
In tutto, contando gli stivali incrostati e il berretto non faceva un metro e un braccio, ma Gregory Hutson si gongolava per quel dito di cui superava la sua signora. Un mignolo per la precisione, di gnomo ovviamente.
«Insomma, signori Hutson,» borbottò il colonnello afferrando il suo mazzetto «nemmeno una mano e il forestiero è già avvilito! Gli avrete mica giocato un trucchetto da lepracauni?»
«Ma no,» la gnometta sorrise aggiustandosi gli occhiali «il signor Crepazi mi raccontava il fatto curioso che gli è accaduto. Ci credereste? Una rondine l’ha spaventato!»
Le ciglia cespugliose del colonnello si incresparono.
«Una… rondine?»
---
«Sì! Sto leggendo, mi sento osservato, ma alzo gli occhi e sono solo. Faccio per ricalarmi tra le pagine… e lo sento! Lo stridere di quell’uccelletto inquietante!»
«Inquietante?» domandò la signora Huston aprendo il gioco «Ma se hanno un cinguettio così melodioso!»
«No! Non fatevi ingannare. Non l’avete mai sentito quel garrito odioso che ficcano tra una nota e l’altra? Uno non ci fa caso, ma c’è! Un graffio che stride e rompe l’idillio!»
«Ah, ho capito!» esclamò il signor Hutson raccogliendo la presa, «Non è frequente, ma qualche volta, se mi appisolo sotto al nido, mi sveglia!»
«Bisognerebbe addestrarle allora!» scherzò la moglie.
«Giovanotto,» il colonnello posò la sua carta lentamente, come se avesse un significato preciso «basta uno stridio a sconvolgervi?»
«No. O meglio, quello mi ha fatto saltare. Lo strano è dopo. Sento un colpo di ali, son convinto che la bestiaccia se ne sia andata… e invece è là. Sul davanzale. Mi fissa coi suoi occhi vitrei e mi sfida col suo sorriso appuntito!»
«Oh, quest’è il colmo,» esclamò il colonnello «come fa un becco a sorridere!»
«Può invece! Io li vedo continuamente!» commentò puntigliosa la signora Hutson.
«Tsk! A voi gnomi pare che ogni bestiola che stia in un pugno abbia qualcosa da dire. Un giorno mi racconterete che pure un sasso vi ha sorriso!»
«Ah sì, colonnello? Badate che il signor Crepazi è umano quanto voi. Poi, se siete qua per offendere la mia cricca, potete tornare a casa e fare un bel solitario!»
---
«Non si crucci, signor Crepazi,» bisbigliò Gregory Hutson «sono vent’anni che fanno così. Meglio eh, sennò toccherebbe a me!»
Lui annuì.
«Non so dirvi perché, ma sono convinto che mi sorridesse. Saranno stati gli occhi, o un picchiettio della testolina.»
Mise giù una carta, non quella giusta.
«Sono bestiole intelligenti, si vede da quanto ci tengono alla famiglia… e alle origini. Pensate,» le manine della signora Hutson raccolsero un’altra presa «volano miglia e miglia per il mondo, ma alla fine tornano qui. A ricostruire il loro nido, a nascere dove nacquero. Non è tenero?»
Le sopracciglia del colonello sobbalzarono.
«Come vi pare,» sbottò «ma se è così che questo vuole giocare, tanto vale che vi pigliate pure i quattro punti che abbiamo arrabattato! Ma chi vi ha insegnato?»
«Io,» esclamò la signora «ieri. Ci ha visto giocare e mi è sembrata una buona idea invitarlo alle nostre partite. Suvvia, colonnello, siate ospitale! Viene dal Continente.»
«Davvero? Che parte?»
«Trigilda,» rispose Crepazi «sulla costa di Meridia.»
«Ah, sono pure io di laggiù! Che vi porta tra le campagne sperdute e piovose di Vespria? Per me fu la mia sposa, gli dèi l’abbiano in grazia.»
«A me tocca attendere un notaio…»
«Di recente,» spiegò la signora Hutson, «suo zio è venuto a mancare. È qui per l’eredità.»
Il colonnello aggrottò la fronte.
«Mai sentito di un Crepazi qui a Moorville.»
«Gale Irundeen. Era il fratello di mia madre, aveva un podere nella brughiera.»
Il colonnello ci pensò su.
«Mai sentito. Voi?»
Greg scosse il campo «Mai, ma non è strano. A voi spilungoni piace invecchiare lontano da tutti!»
«In ogni caso,» aggiunse Carpazi sperando che la giocata fosse buona «ci penserà il notaio a indicarmi la strada.»
«Ah,» tossì il colonnello «vi ha detto lui d’aspettarlo qua?»
«Sì.»
«Ma ‘sto zio, l’avete mai visto? Che so, da piccolo…»
«No.»
«Immagino sia stato il notaio a scrivervi. Vi ha detto che vi tocca?»
«No, dove volete arrivare?»
Il volto del colonnello si accartocciò.
«Per me è una sòla.» sentenziò truce.
«Come vi permettete!» il giovanotto scattò in piedi, «È con la benedizione di mia madre che sono partito, volete forse insinuare che sia tanto folle da non sapere se ha o no un fratello?»
«Per carità!» si scusò l’uomo raccogliendo avido le carte, «Ma la settantina l’ho passata e di sòle un po’ ne ho viste. Si chiede al pollo di fare un bel viaggio, gli si fanno firmare le carte indicando un rudere fuori mano e si intascano le tasse di successione. Mica uno solo è finito in gattabuia così!»
Crepazi divenne paonazzo.
«Sapete cosa? Mi è passata la voglia!»
Le sue carte scorsero sul tavolo.
«Ma no! Dove andate? Il colonnello voleva solo mettervi in guardia!» esclamò riconciliante la signora Hutson.
«C’è riuscito! Prendetevi i quattro punticini che ho arrabattato.»
Si avviò alle scale, ma sul primo gradinò esitò.
«Gradirei cenare in camera.»
---
Quando i passi al piano di sopra si quietarono, Gregory guardò serio la moglie e l’amico.
«In camera,» mormorò «dove siamo? Al palazzo del governatore?»
«Piantala Greg! Anche voi colonnello, se perdo l’unico cliente del mese per colpa vostra, in inverno dovrete trovarvi un'altra locanda dove trincare e perdere a carte.»
«Che? Ma c’è solo la Pigna a Moorville!»
«Appunto.»
...
...
II
...
...
Il giovanotto tornò alla poltrona, ma non si accomodò. Sull’attenti controllava che al davanzale non ci fossero pennuti in vena di scherzi. Oltre i vetri la sera calava sui tetti di Moorville. Erano una ventina, non di più. Attorno, solo le gobbe spelacchiate della brughiera e qualche boschetto rinsecchito. Una delle macchie che vedeva, forse, era la proprietà di suo zio.
Chi si credeva di essere il colonnello per mettere in dubbio che esistesse? Però, un po’strano lo era. Stava là da due giorni e il notaio non s’era fatto vivo. Non una lettera, non un messaggio. D’altro canto, lo avevano avvisato che laggiù la burocrazia non era moderna ed efficiente come nel Continente.
---
Si concentrò sul paesino. Era il tramonto e già le finestre si rabbuiavano, qualcuno stanco si trascinava verso casa, ma era da un pezzo che le ruote dei carri avevano smesso di scricchiolare. Dal piano di sotto saliva un vociare brioso. Almeno alla Pigna Scarlatta un po’ di vita c’era. Gli sembrava impossibile che a Moorville vivessero davvero così.
A Trigilda la notte era viva, pulsante, squisitamente imprevedibile. Ogni sera nelle taverne si vedeva gente nuova. Capita quando si ha un porto sotto casa. Gli mancavano le lanterne delle strade, i litigi dei marinai, le dame ben vestite della piazza grande, le sgualdrine ammiccanti dai vicoli bui e perfino le facce torve dei lestofanti.
Insomma, era là da due sere e già gli sembrava una condanna.
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Sobbalzò!
Un pipistrello era sfrecciato tagliando la finestra. No, un momento… non zigzagava maldestro… Era una rondine! Di sicuro gli aveva sorriso.
Mentre il buio inghiottiva il cortile la vide sparire sotto al pergolato.
Si precipitò alla porta!
Nella sala di sotto lo guardarono tutti, ma nessuno si alzò.
Alla luce della lanterna la seggiola sgangherata proiettava un’ombra deforme. A furia di appisolarcisi su, Greg l’aveva ridotta male. Il nido doveva essere da qualche parte sotto alla pertica. Perché d’un tratto voleva trovarlo?
«Ignazio Crepazi?» chiamò una voce gentile.
Nella penombra si intuiva una figura sottile. La mantella e il cappuccio ne limavano i bordi, ma era chiaro si trattasse di una donna.
«Mi conoscete?»
«No, ma non è difficile riconoscere un forestiero qui a Moorville»
Ignazio puntò la lanterna su di lei.
«Siete in maschera!»
«Sì, mi attendono a un ballo, ma prima ci tenevo a incontrarla.»
«Allora un po’di baldoria si fa in questo mortorio! Un momento, sarete mica…»
«Evee Swall, notaia del signor Irundeen. Vi prego di perdonarmi per l’attesa. Ma, sghignazzate?»
«No, è solo che… La vostra maschera! Nera, col naso appuntito e la piuma all’in su. Sarete mica una rondine?»
«Mi trovate ridicola?»
«No! Solo che una rondine mi ha sorriso e…»
Si interruppe.
Sotto gli zigomi rigidi della maschera, le labbra delicate sorridevano, ma gli occhi che lo fissavano erano perplessi.
«Sembrate annoiato. In effetti, giocare a carte alla Pigna non sembra il vostro genere di serata. Vi andrebbe di accompagnarmi?»
«Non ho né costume, né invito.»
«Mi farete da cavaliere e il costume vi sta addosso: siete un forestiero!»
Lei sorrise, ma stavolta anche con gli occhi.
«Quand’è così…»
«Spegnete la lanterna, la luna sta sorgendo. Non vorrete mica andare a piedi!»
«Siete in carrozza?» chiese estinguendo lo stoppino.
«Sbrigatevi, o tarderemo!»
---
Fuori dall’abitacolo, il plenilunio vestiva la brughiera d’argento. Ignazio non capiva quanta strada avessero percorso o verso dove, ma quando la carrozza si arrestò, quasi se l’aspettava di vedere il profilo malandato di un rudere emergere dalla notte.
«Non vi piace?»
«Mi aspettavo un salone, o un giardino.»
«Casa Irundeen li ha entrambi.»
«Un momento, è quella la proprietà di mio zio?»
«Sì.» rispose lei sorridendo.
«Ed è là il ballo?»
«Come disposto da vostro zio!»
I denti di Evee luccicavano candidi, ma Ignazio riusciva a pensare soltanto alle parole del colonnello.
«Immagino debba versare la tassa di successione.» accennò disinvolto.
«Non serve, vostro zio sistemò la cosa facendo testamento.»
«Davvero? Non c’è altro da saldare?»
Evee strinse le labbra.
«Volete pagarmi per forza, devo forse offendermi?»
«Che? No! Non intendevo…»
«Allora smettetela e rilassatevi. Vostro zio vorrebbe così.»
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Più Ignazio si avvicinava al casolare e meno gli sembrava abitabile. Il tetto era crollato e dalle finestre rotte sporgevano tronchi e rami intrecciati da corde. Qua e là, dove le pareti erano crollate, si era rimediato con fango e sassi. Dove le tegole erano cadute, era ammassata la paglia. Eppure, dalle finestre del pian terreno baluginavano luci e nell’aria vibravano la musica dei violini e il canto delle fanciulle.
Evee gli prese la mano e assieme varcarono la soglia.
Nell’altissimo colonnato dei pilastri spogli si impigliavano brandelli di pavimenti e dai monconi dei corridoi penzolavano le poche scale ancora integre. In alto si affacciava la luna, tra le candele in basso danzavano le maschere.
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L’aria frullò.
Il mantello di Evee era caduto lasciando Ignazio senza fiato.
Tra salotti privati e bordelli di donne ne aveva viste molte e negli atteggiamenti più scomposti.
Ma lei… Lei era diversa.
Dai bordi della maschera appuntita spuntavano ciuffi di piume nere. I capelli corvini erano acconciati a caschetto, ma due lunghe ciocche pendevano sulla schiena scalando in una V capovolta. Una mantella di piume lucide le copriva le spalle, ma da là in poi non la vestiva che il plenilunio.
«Oh, è quel genere di festa…»
Lei lo zittì stringendogli la mano e tirandola lo invitò ad avanzare.
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Gli uomini erano pochi e con maschere rosse, ma ovunque posasse lo sguardo vedeva donne vestite di piume con maschere nere dal naso aguzzo. Giovani, mature, qualche vecchia, perfino una o due adolescenti.
Nessuna era nuda quanto Evee. Tutte, intonando un’aria melodiosa e sognante, volteggiavano attorno al recinto di fango e paglia che occupava il centro della rovina. Una distesa di ciottoli scuri poco più grandi di un pugno lo colmava. In mezzo stava disteso un tipo grassoccio. Nessun fuoco lo illuminava. Bastava la notte.
Evee vi salì con un saltello, poi divaricò le gambe e raddrizzò la schiena lasciando che la V dei suoi capelli ricadesse nell’aria senza vento. L’uomo sotto di lei non batté ciglio.
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Il canto si sopì.
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«Sorelle,» intonò gioiosa «fratelli e compagni di schiusa!»
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Ignazio sentì il bisogno di allontanarsi, ma le danze, stringendosi sul nido, lo intrappolavano.
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«Siam qui riuniti in questa notte di plenilunio», continuò lei, «per realizzare le ultime volontà del nostro dipartito genesiarca Gale, che ebbe il privilegio di svilupparsi nel siero vermiglio schiudendosi uomo e fertile. A lui noi tutti volgiamo un saluto.»
Le donne guardarono il cielo e mentre le loro gole tremolavano gonfie, esalarono un cinguettio sommesso ma dolce. Subito un pigolare simile, ma più sottile gli fece eco dagli anfratti del rudere. Centinaia di rondini stavano piangendo.
Ignazio inorridì. Ora che la Luna era alta, ogni sasso si rivelava pieno di un liquido bluastro e in ciascuno un omuncolo acerbo si dimenava. Peggio ancora di quel muto esultare di embrioni, era il viso terreo di Gale Irundeen che nudo e morto lo scrutava da quel nido maledetto. Poco più su, Evee euforica invitava la folla ad accalcarsi.
Ignazio sentì i festanti stringersi su di lui ma, sopraffatto dallo stupore e dal panico, si lasciò spingere tra le uova brulicanti.
«Cos… cosa c’entro io? Lasciatemi in pace!» strillò.
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«Gale generò molto», spiegò Evee afferrandosi la maschera «e dal suo seme germogliò una gemma rara. Non pura, ma testimone di ciò che le Rondini Primeve abbandonandoci ci donarono. Tale era tua madre,» con un tonfo secco la maschera cadde al suolo «tale sono io.»
Ignazio strillò.
Il volto di Evee era attraente, sensuale, irresistibile. Eppure un particolare lo rendeva ripugnante, grottesco, sbagliato.
Il naso!
Dove gli zigomi si stringevano una struttura rigida sbucava dalla pelle.
Un aguzzo becco d’alabastro sporgeva laddove il setto sarebbe cominciato.
«Mostro! Come osi paragonarti a mia madre! Lei è sana e ben formata!»
«Davvero?» domandò melliflua «Vivete sulle coste di Meridia, no? Scommetto che in mare non s’immerge mai oltre le spalle.»
«Ha il terrore di annegare!»
«Mh… e come mai d’inverno non siede mai ai lati del caminetto?»
«Il calore le porta la febbre! Ma, insomma, ci spiate!»
«Assolutamente no! È solo che io faccio lo stesso. Il cerone si crepa, il trucco cade. Nel nido un becco porta prestigio, ma il mondo non ricorda i Primi Giorni. Là fuori non siamo che mostri.»
«Non includetemi!»
«Suvvia, notaste voi stesso l’affinità. Vedete le rondini sorridere, no?» sotto il becco di Evee luccicava un sorriso perfido.
Il sorriso di una rondine.
---
«Che il banchetto inizi!» annunciò lei.
I colli delle presenti si gonfiarono, ma anziché un canto melodioso, ne uscì un gracchiare sordo e cupo. Il subdolo garrito che Ignazio detestava da sempre. Lo stesso orrido verso che a sua madre, sgridandolo, sfuggiva.
---
«Beccherò per prima!»
La testa di Evee piombò giù, il suo becco sprofondò nel torace di Gale Irundeen e ne emerse pregno di sangue. Sulla punta era infilzato un brandello e appena lo spinse attraverso la membrana di una delle uova, l’embrione gioioso cominciò a nutrirsene.
«Era vivo?» strillò Ignazio «Mio zio era vivo!»
Cercò di dimenarsi, ma molte braccia lo trattennero.
Mentre le altre imitavano il suo gesto con le maschere, Evee strisciò su di lui.
«Ti sembro un’assassina? No… Gale era morto, ma al suo ultimo gemito, ho implorato la Fulgida Notte di avvilupparlo e preservarlo per noi. Perché si spegnesse laddove fu deposto.»
«È stregoneria!»
«No, lasciate i Maligni e i loro patti all’Inferno. Negromanzia se mai, ma giusto un tocco. In fondo, noi Rondini non ne siamo forse un simbolo? La vita e la rinascita che si rincorrono in eterno. Torniamo a generare dove nascemmo, a morire dove morirono.»
Evee si distese su di lui. Mentre le sue mani soffici gli sbottonavano la camicia, dalla stoffa dei calzoni trapelava il suo tepore.
Era un mostro, eppure i suoi occhi lo ammaliavano e il suo corpo macchiato di sangue accendeva istinti che nessun’altra mai gli aveva suscitato.
«Non vergognatevi, non avete mai giaciuto con qualcuno della nostra razza, è normale che mi desideriate! È un ciclo, Ignazio. L’uovo vermiglio si schiuse a Trigilda, ma è qui che tua madre lo depose.»
«Uovo vermiglio?» ansimò impanicato.
«Vedi le altre? Sono Rondini, ma troppo lontane dal ceppo primevo e i loro compagni… gente comune. Le loro uova sono scure, non schiuderanno che femmine come loro. In noi, invece, scorre il sangue puro dei genesiarchi!.»
«Non… Non capisco.» sussurrò lui sentendosi mancare.
C’era qualcosa nell’aria, o forse nella luce della luna, o nel profumo inebriate del mostro la cui carne bramava più di ogni altra cosa.
Il becco macchiato di sangue gli si posò tra gli occhi.
«Non devi,» sussurrò lei «siamo animali. Da qui in poi basterà l’istinto… e la notte.»
Un calore avvolgente gli assalì i sensi più dolci.
Ogni luce si spense.
Al panico si sostituì la foga.
L’appagamento.
La pace.
....
....
III
...
...
«Colonnello, a che pensate?» domandò la signora Hutson stringendo le sue carte.
Era una giornata buona di inizio autunno e sotto la pergola ancora si stava bene.
«Niente. Ho visto una rondine e mi è tornato in mente quel giovanotto, Crepazi. S’è più fatto vivo?»
«Ah, che tipo… Sono stata due giorni interi senza vederlo.»
«Due! Avete avvisato i gendarmi?»
«Ma no, il bagaglio era in camera. Poi, mi aveva pagato la caparra.»
Il colonnello sbuffò concedendo la presa.
«Intendevo, se gli fosse successo qualcosa? Dovremmo cercarlo.»
«Colonnello! Sempre in cerca di una missione, eh? Godetevi la pensione, per gli dèi! Comunque, all’alba è tornato, ha preso le sue cose e ha saldato. Aveva fretta, diceva di doversi imbarcare per il Continente.»
«Sul serio? E l’eredità?»
«Gliel’ho chiesto, ma ha fatto spallucce.»
«Lo dicevo che era una sòla!» esclamò sorridendo sotto i baffoni.
«Buffo però… Ad aspettarlo c’erano una carrozza e una ragazza.»
«Una ragazza? Carina?»
«Forse, ma aveva un ché di disturbante. Pensate che portava in grembo un cestino e dentro, avvolto tra le coperte, credo ci tenesse un uovo.»
«Un uovo?»
«Non sono sicura. Quando ho sbirciato mi ha lanciato un’occhiataccia… Però sembrava proprio un uovo col guscio rosso. Bestie che le fanno così non ne conosco.»
«Chissà… So che i bracconieri ci tirano su bei gruzzoli da certe uova rare. Ma insomma, chi è?»
«Boh! Non l’ho mai vista prima a Moorville. Una così l’avrei sicuramente notata. Contate che è da quando m’ha guardato storto che non riesco a togliermi dalla testa il suo modo inquietante di sorridere. »
«Perché, come sorride?»
La signora Hutson posò le carte sul tavolo e sospirò enigmatica.
«Come una rondine.»
Gara d'Estate 2021 Sorriso di Rondine
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ottima anche la caratterizzazione dei personaggi.
non do il massimo voto perchè ci sono un po' di refusi da sistemare e la punteggiatura da revisionare, ma ti faccio i complimenti per l'idea e la stesura.
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Re: Sorriso di Rondine
Ora faccio una caccia ai refusi.
Il racconto l'ho messo senza molta revisione
Nota: ho corretto un bel po'di refusi. Grazie per la segnalazione!
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Re: Sorriso di Rondine
ahi ahi ahi! Mettiti in ginocchio sui ceci e implora perdono!
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Re: Sorriso di Rondine
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Ringrazio chiunque mi stia leggendo e mi scuso per il disagio!
Buona lettura.
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A me è piaciuto molto, ti segnalo solo delle piccolezze:
“A ricostruire il loro nido, a nascere dove nacquero.” Penso che intendessi generare dove nacquero / far nascere ?
“Uno delle macchie che vedeva, forse, era la proprietà di suo zio.” Non uno ma una
“Alla luce della lanterna la seggiola sgangherata proiettava un’ombra deforme. A furia di appisolarcisi su, Greg l’aveva ridotta male. Il nido doveva essere da qualche parte sotto alla pertica. Perché d’un tratto voleva trovarlo?”
Qui forse ci sta una frase in più per capire meglio dove si trova/perché. Da come ho capito io è sceso in strada per tenere d’occhio i movimenti della rondine ed è un espediente per farsi trovare dalla dama. Però potrebbe essere più cgusti, secondo me.
“Torniamo a generare dove nascemmo, a morire dove morirono.»” dovrebbe essere morimmo se il soggetto iniziale è noi.
C’è anche qualche spaziatura da sistemare.
Ultima cosa, ci starebbe un bel disegno a completare l’opera
Voto 5.
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Re: Sorriso di rondine
Grazie per il voto e per le segnalazioni!
Volevo solo dirti che la scelta di "nacquero" e "morirono" al plurale terza è voluto. Evee allude ai suoi antenati
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Re: Sorriso di rondine
Ah ok non c’ero arrivataMattyManf ha scritto: 04/09/2021, 17:17 Ciao selene!
Grazie per il voto e per le segnalazioni!
Volevo solo dirti che la scelta di "nacquero" e "morirono" al plurale terza è voluto. Evee allude ai suoi antenati
Re: Sorriso di rondine
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Re: Sorriso di rondine
Ognuno ha le sue preferenze, ma sono contento ti sia piaciuto.
A rileggerti!
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Re: Commento
Grazie! Fa piacere sapere che i particolari siano stati apprezzati!Antonino Trovato ha scritto: 05/09/2021, 15:26 Che dire, mi è piaciuto molto, in ogni particolare! Mi sono sentito parte del mondo che hai creato, e vorrei saperne di più... Magari è parte di un fantasy più grande? Chissà! La storia poi è ben condotta e scritta ottimamente, e non pensavo potesse prendere questa splendida quanto poetica piega! Le scene si materializzano facilmente, i dialoghi danno personalità ai personaggi... Insomma, il tutto scorre benissimo! Complimenti!
Sì, il racconto fa parte di un ambientazione più ampia, se ti interessa puoi dare uno sguardo ai link in firma!
Già, magari dopo allego il file al racconto.Selene Barblan ha scritto: 04/09/2021, 17:07 Ultima cosa, ci starebbe un bel disegno a completare l’opera
Per ora posso linkare un bozzetto che ho fatto qualche tempo fa di Evee Swall
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Re: Commento
grazie per il voto che mi hai dato, sono contento che reputi valida l'idea.
Penso tu abbai capito perchè lo ritenevo "affine" al tuo
Ti dirò, questa costruzione con la virgola l'ho cercata. La regola è che va messa in base alla struttura del periodo che stai spezzando.Marcello Rizza ha scritto: 06/09/2021, 20:35 Resto invece perplesso, non so se sia corretto, sul tuo utilizzo di virgole nelle frasi tipo (sto inventando) "Sta bruciando il minestrone," mentre il fuoco ardeva sotto il pentolone "devi abbassare le fiamme". Ecco, a mio parere la virgola dopo "minestrone non va.
Quindi, nella frase del minestrone io farei così
"Sta bruciando il minestrone, devi abbassare"---->"Sta bruciando il minestrone," mentre il fuoco ardeva sotto il pentolone "devi abbassare le fiamme"
Invece in una del tipo
"Se invece lo facessi tu?"-----> "Se invece", i suoi occhi luccicarono "lo facessi tu?"
Almeno, così ho capito da un post che lessi tempo fa.
Mi rimetto al parere di punteggiatori più esperti.
(Ssarebbe davvero utile!)
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commento
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Re: commento
Ti ringrazio per il commento e per i complimenti generosi che mi hai fatto, sononcontento di avertiStefyp ha scritto: 13/09/2021, 22:22 Hai un ottima capacità di creare situazioni ed ambientazioni non semplici e di gestirle molto bene.
Non bisogna appassionarsi per forza, tutti abbiamo un genere che non gradiamo. Credo peró che sia bello spaziare e queste gare me ne hanno dato l'occasione.Stefyp ha scritto: 13/09/2021, 22:22 Questo però non è il tipo di racconti che leggerei per mio diletto, il fantasy non mi attira e non mi piace quando mi ci imbatto, sono convinta di perdermi molto, ma non ci posso fare niente, non riesco ad appassionarmici.
Personalemnte, sono curioso di vedere cosa c'è fuori dalla mia comfort zone.
Questo solo per dirti grazie di essere arrivata sino alla fine e aver dato una possibilitá al mio bizzarro mondo di coonvolgerti.
Se c'è altro, oltre al genere, che non ti sia piaciuto, sentiti libera di farmelo notare.
Per me è importante capire dove migliorare.
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Re: Sorriso di rondine
Al di là del genere e dell'argomento non ho altro da segnalarti perchè come ti ho scritto il tuo stile per me va più che bene.
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Re: Sorriso di rondine
Ti ringrazio ancora.Stefyp ha scritto: 14/09/2021, 7:41 Al di là del genere e dell'argomento non ho altro da segnalarti perchè come ti ho scritto il tuo stile per me va più che bene.
Speriamo che i refusi siano davvero finiti.
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Commento: Sorriso di rondine
Sarò sincero: qualche volta ho incrociato qualche libro di questo genere, ma l'ho sempre scartato appena inteso dove mi avrebbe trasportato. Questo genere letterario proprio non lo so gustare e nemmeno ho la pazienza di seguirne le vicende. Il tuo racconto me lo sono letto un paio di volte dopo averlo prima ascoltato con la lettura ad alta voce. Niente da fare, un po' come le canzoni RAP, davvero non le sopporto.
Non discuto sulla tua abilità narrativa e su tutti i complimenti presenti negli altri commenti, ma ci vuole anche qualcosa che interessi il lettore e qui proprio non ne ho trovato. Un buon esercizio di stile, dunque, a parte qualche sbavatura più che comprensibile. Siamo “bravi autori” non geni.
Per onestà e per non guastare la tua ottima media, mi asterrò dal voto.
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Re: Sorriso di rondine
Mi dispiace davvero tanto di non esser riuscito a trasmetterti nulla che non fosse la natura esotica dei personaggi.
Dietro il loro aspetto non convenzionale avevo cercato di mettere qualcosa che speravo potesse arrivare indipendentemente dal contesto in cui è stato confezionato.
Ti ringrazio ancora per il commento e spero tu ti imbatta presto in letture a te più congeniali.
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Re: Sorriso di rondine
Sono contento di vedere dei validi racconti sul podio!
Ringrazio anche i pochi che mi hanno commentato (e sopportato sino alla fine per quasi 18k battute!)
Pronti per la prossima?
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Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina e logo di Diego Capani.
Contiene opere di: Alessandro Domenici, Angelo Manarola, Bruno Elpis, Cataldo Balducci, Concita Imperatrice, Cristina Cornelio, Cristoforo De Vivo, Eliseo Palumbo, Enrico Teodorani, Ettore Capitani, Francesco Paolo Catanzaro, Germana Meli (gemadame), Giovanni Bettini, Giuseppe Virnicchi, Graziano Zambarda, Iunio Marcello Clementi, Lodovico Ferrari, Lorenzo Dalle Ave, Lorenzo Pompeo, Patrizia Benetti, Raffaella Ferrari, Rebecca Gamucci, Rosario Di Donato, Salvatore Stefanelli, Sara Gambazza, Sandra Ludovici, Sonia Piras, Stefano Corazzini, Umberto Pasqui, Valerio Franchina, Vivì.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 5 - A modo mio
A cura di Pia.
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La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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La Gara 54 - Sotto il cielo d'agosto
A cura di Giorgio Leone.
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