La metamorfosi del ragno
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La metamorfosi del ragno
Nessuna banca all’inizio volle finanziarlo e tutti, compagno compreso, lo prendevano in giro; un giorno una compagnia emergente di ricerca di materiali biologici lo ingaggiò perché avevano bisogno della tela dei ragni, per ricavare fibre di nuova generazione.
L’uomo, Claudio, fu al settimo cielo e si diede subito da fare, e grazie alle garanzie ricevute la banca lo aiutò nell’impresa.
Passarono gli anni, e Claudio poté finalmente sposarsi con Matteo, il suo compagno, e adottarono Andrea, una splendida bambina di origine afrolatina; la bambina crebbe intelligente e bella, e grande amante degli aracnidi, tanto da voler divenire un giorno entomologa.
Andrea era diversa dalle altre bambine, non tanto per l’etnia ma per i modi gentili: non chiedeva nulla a natale, se non per i suoi ragni, quelli che il padre le permetteva di tenere come animali domestici; leggeva molto, soprattutto testi storici e scientifici troppo complessi per dei bambini, ma lei li adorava lo stesso. Era molto introversa ma sorrideva sempre, ed era la cocca della maestra, perciò vittima di bullismo.
I bulli, anzi lE bullE: sei femmine e un maschio, di varie estrazioni sociali, capitanate da Anna, la figlia del sindaco, che odiava la piccola Andrea per una semplice e mai capita gelosia repressa; un giorno di pioggia, in un momento di quiete dal temporale, buttarono un ragno finto in una pozzanghera molto profonda del giardino dell’asilo
«Presto Andrea: un ragno sta affogando!» mentre le altre trattenevano le risa a stento, la piccola si lanciò con il grembiulino rosa nella pozzanghera e resasi conto dello scherzo, si girò verso le compagne che le gettarono addosso un secchio pieno di trucioli di matite temperate e pezzetti di carta.
Quando la maestra intervenne, non la maestra Gioia, ma la maestra Teresa, arrivista e stronza, sgridò Andrea e la prese per le trecce, portandola dalla preside, dove venne sgridata per bene. Inutile dire che i compagni e i (pochi) amici di Andrea furono ascoltati, anche perché la preside era una bigotta ottusa e non sopportava i genitori della piccola. Ma questo accadde molti anni fa, e fra varie angherie e ingiustizie, la bambina crebbe lo stesso forte, dolce e solare, sfogando la sua frustrazione parlandone con il suo ragno prediletto: Joy, un ragno “impuro” nato da un incrocio accidentale fra un ragno tessitore del Madagascar e un altro di una specie ignota giunta con un carico di aracnidi comprati in nero dalla ditta che stipendiava il padre, insomma una sorta di ragno meticcio, a detta di Matteo. La cosa piaceva tanto ad Andrea, che era anche lei di origini “miste” (i genitori non le avevano detto nulla, lei lo aveva scoperto da sola una volta, nel peggiore dei modi, grazie ad Anna), perciò parlava con l’animale ogni giorno quando era da sola a casa, tenendolo per le mani, e in effetti la creatura, nera come la pece, e striata di bianco e grigio, sembrava in pace fra le mani della bambina, mentre con gli altri era aggressivo, tanto da mordere la punta del dito a Claudio, ma per fortuna Joy non era velenoso.
Passarono gli anni e Andrea raggiunse la pubertà e la nostra vera storia inizia da quel giorno, il giorno del suo quindicesimo compleanno:
«Papà, è pronta la colazione?» la ragazza dai capelli corti e neri osservò il padre con i suoi occhioni castani tendenti al verde, Matteo, il padre, sospirò
«Ho fatto, ho fatto, mica posso scaldare il latte per magia!» l’uomo diede la ciotola con il latte caldo alla figlia, che ringraziò, lo prese e ci versò i cereali.
Il genitore scosse la testa, poi entrò Claudio in vesti da allevatore di aracnidi: tuta da meccanico, salopette blu scolorita, guanti e stivali di gomma (a prova di morso) e cappello e retina da apicoltore
«Guardi, ha sbagliato casa, qui si mangia per andare al lavoro» fece il marito sarcastico, Andrea salutò il padre con le guance piene di cornflakes agitando la mano, Claudio ricambiò il saluto
«Ma come, ti sei tagliata i capelli? E perché quelle ciocche blu e rosse?» chiese il cosmonaut…ehm…l’aracnicoltore alla figlia
«Perché Joy è nella stagione degli amori e ha messo su una pigmentazione del pelo simile!» l’uomo annuì fissando la figlia
«Ma com’è possibile che sia ancora vivo? Non dovrebbe essere morto da tempo?», Matteo sospirò di nuovo
«Magari, essendo un incrocio campa di più: potresti farlo riprodurre e creare una nuova specie!», Claudio e la figlia si fissarono,
«Ehi è geniale!» dissero in coro, e cominciarono a parlare di mercato, prezzi e offerte, Matteo li fermò
«Calma, calma, io scherzavo», poi Andrea vide l’orario sul telefonino e saltò in piedi «Oddio, è tardi!» prese lo zaino e scattò verso l’uscita. Matteo la fermò
«Non dimentichi nulla?» la ragazza allungò le labbra in segno di bacio e il padre le pulì con un tovagliolo le tracce dei cereali incollate intorno alla bocca, poi la baciò sulla fronte, la ragazza in evidente imbarazzo saluto i padri e corse verso la porta di casa.
La casa di Andrea era costruita su una collinetta poco fuori la città, accanto ad essa era stata edificata la Fattoria dei Ragni, con tanto di recinti e cartelli con su scritto: “Pericolo Ragni”, e “Si avverte la clientela che non sono posseduti ragni velenosi, nemmeno su richiesta”. Infatti, per arrotondare Claudio vendeva i ragni a collezionisti e negozi di animali esotici, mentre Matteo era un semplice impiegato di una ditta di produzione di succhi di frutta; la ragazzina correva giù per la collina, superando il cancello di casa, per poco non andò addosso alla vicina, la signora Roscetti, una vecchietta scorbutica con tutti, tranne che con lei
«Attenta, guarda che mica scappa la scuola!» Andrea prese fiato
«Scusi signora Clara, oggi c’è in programma una gita, non posso mancare!» la vecchietta sorrise
«Allora sbrigati, ma stai attenta!», la ragazzina ringraziò e dopo un breve saluto corse verso la fermata del bus, e una volta preso, fece il biglietto e si sedette, ma si alzò subito per far sedere un anziano, che per tutta risposta le disse nel dialetto del luogo
«Ma torna a casa tua, africana!» Andrea senza scomporsi, rispose in dialetto anche lei
«Io sono italiana!», il vecchio borbottò, si alzò e scese alla prima fermata. Andrea vide che non c’erano altre persone in piedi e si sedette, fissando il panorama dietro il vetro.
Arrivò alla scuola in tempo salutando la bidella, un donnone dei capelli rossi che parlava solo in friulano e borbottava sempre, la ragazza la salutò e la donna rispose per cortesia, abbozzando un lieve sorriso; salì in fretta le scale e raggiunse la sua aula: il professor Pensiero, insegnante di storia dell’arte stava facendo l’appello, si interruppe e la fissò torvo «Siamo in ritardo signorina!», Andrea si scusò, rispettava troppo quel professore e i genitori l’avevano ben educata, rispetto ai suoi compagni che facevano gli stronzi e si riprendevano col cellulare nel farlo. L’uomo fece una smorfietta di disappunto, inclinando i baffi grigi, poi si aggiustò gli occhiali dalla montatura dorata e sospirò
«Avanti, siediti», Andrea sorrise e si mise a sedere, e mentre Anna la fissava dal fondo della classe con malignità, il professore riprese a fare l’appello.
Partirono per la gita un’ora dopo, andando in autobus alla stazione ferroviaria e prendendo il treno raggiunsero la destinazione: una fabbrica di riviste, con tanto di guida ad attenderli. Questa era una donna snella e di bell’aspetto, dal forte accento calabrese, che strinse la mano al professore e iniziarono il tour della fabbrica; mentre la donna spiegava, Andrea in disparte osservava e prendeva appunti su di un taccuino, e Anna le si avvicinò con il seguito «Allora, frocietta: la donna è di tuo gusto?» Andrea fece finta di nulla, Anna la prese come un gesto di sfida e spinse la coetanea
«Ti sto parlando, lesbica di merda!» Andrea la guardò con nonchalance, prese il taccuino che le era scivolato di mano e guardò la compagna di scuola
«Ti ho già detto che non sono gay, e comunque sto cercando di seguire» la bulla strinse i pugni
«Davvero? Con due padri anormali devi essere per forza lesbica, negra bacia-ragni!!» stavolta il professore le riprese, ma essendo affezionato ad Andrea perché era una studentessa modello, sgridò Anna
«Adesso basta, questa è una lezione, non distraetevi e basta litigare!», la ragazza sorrise a denti stretti
«Mi scusi, non accadrà più!» l’uomo la fissò, poi sbuffò sotto i baffi
«Al ritorno a scuola, sarà convocata dalla preside, signorina Palomberri» lei sgranò gli occhi
«Ma come osa? Lo sa chi sono io?»
«Conosco tuo padre dai tempi del liceo, e non lo temo, piuttosto voglio vedere cosa farà il sindaco, se per colpa della figlia “modello” perderà le prossime elezioni per uno scandalo di bullismo!» Anna arrossì di rabbia, alcuni amici di Andrea sghignazzarono, la ragazzina si calmò
«Chiedo scusa, professore», fece la ragazza a denti stretti, l’uomo annuì e si diresse verso la guida, incitandola a continuare, gli amici di Andrea aiutarono la ragazza con le sue cose, mentre Anna cominciò a mordersi l’unghia del pollice con rabbia, Michela, l’amica del cuore di Anna le si avvicinò
«Dai, lasciamola stare» lei scosse la testa e scansò l’amica con rabbia
«No, stavolta la paga per tutte, la frocia!!».
Fecero una pausa e andarono nella zona per fumatori: una piazzetta di cemento, circondata da una ringhiera, al terzo piano. Si sedettero e si misero a mangiare quello che si erano portati appresso, Andrea mangiò un panino fattole da Matteo, offrendone un po' agli amici, e mentre il professor Pensiero si era messo a chiacchierare dentro gli uffici con la guida, Anna ne approfittò per “parlare” con Andrea: la ragazza mostrava alle amiche disgustate le foto di Joy sul cellulare, la bulla prese l’oggetto dalle sue mani e si avvicinò alla ringhiera
«Vieni a prenderlo, frocietta!» Andrea si alzò subito in piedi e si lanciò sulla coetanea, ma essa, essendo più alta e forte, afferrò la ragazzina per la faccia infilandole le unghie nel viso. Andrea gridò dal dolore, le due si misero a lottare, poi Anna la spinse con forza e la dolce Andrea andò a sbattere contro la ringhiera, che doveva essere cambiata a marzo, ma per un discorso pecuniario, nulla fu fatto.
La sbarra si staccò dal suo punto di attracco e si piegò sotto la ragazzina, non tanto per il peso, quanto per la violenza dello schianto contro il metallo arrugginito e lei volò tre piani più sotto, con un tonfo sordo; tutti, Anna compresa rimasero sbigottiti, come se il tempo si fosse fermato, poi Anna si fece avanti e guardò in basso: Andrea giaceva su delle scale, in una posizione quasi buffa, con il cranio aperto e circondata da un lago di sangue, la bulla si rese conto di quanto aveva fatto e si mise a piangere e urlare contemporaneamente.
L’inchiesta sulla questione della morte di Andrea Fossi fu archiviata come incidente. Non ci furono processi ne altro, in molti protestarono, ma nessuno si fece avanti tranne i genitori della ragazzina.
Il funerale fu celebrato nella parrocchia del quartiere.
Erano presenti gli amici e i conoscenti di Andrea, Claudio in ginocchio che piangeva disperato abbracciato dal marito in lacrime, una corona di fiori intorno alla foto della defunta sorridente, i compagni e i professori in lacrime, persino la signora Clara; ironia della sorte ci furono anche degli scontri, fra delle persone che non volevano che il funerale si tenesse in chiesa (la figlia straniera di una coppia gay) cacciate da Don Vincenzo, il parroco che aveva battezzato la piccola Andrea. Il sindaco si presentò per le condoglianze, ma Claudio si scagliò contro l’uomo, fermato appena in tempo dal marito e gli amici di famiglia.
Il sindaco Palomberri tornò a casa distrutto, il segretario e la moglie cercarono di tirarlo su di morale, ma fu tutto inutile
«Vuole sporgere denuncia?» gli fu chiesto, lui paonazzo di rabbia urlò
«Siete forze impazziti? Dopo tutto quello che è successo è un miracolo che non mi abbiano arrestato!!» poi si diresse con forza verso la camera della figlia, che si stava truccando per andare in discoteca, lui l’afferro per la spalla e la sgridò
«Una tua compagna è appena stata seppellita, e tu vai a divertirti?» lei fissò il padre
«È stato un incidente, non è stata colpa mia!», il padre le diede un schiaffo, il primo da quando era nata
«Da oggi per ogni cazzata che farai, non sarò io a pararti il culo!! Ne pagherai le spese tu stessa!» e uscì sbattendo la porta, Anna si tuffò sul letto in lacrime: non era stata colpa sua! Era stato un incidente, doveva solo punire quella smorfiosa che si credeva chissà chi!
Era stato un incidente, continuò a ripetersi, poi si alzò e raggiunse le amiche dopo essersi rifatta il trucco.
Tanto tutto sarebbe filato liscio, come le altre volte.
Ma non fu così…
Claudio morì dopo una settimana per un infarto aggravato dalla depressione.
Matteo, vendette la fattoria ed essendo sempre stato ateo, mentre il consorte era credente e praticante, preferì suicidarsi, donando tutto quello che avevano in beneficenza; in molti piansero quella famiglia, e accusarono la figlia di Palomberri, e il sindaco fu messo sotto processo dopo che saltarono fuori i “crimini” insabbiati della figlia.
Fra i tanti: uso di stupefacenti (in prima media), furto (alle elementari e in seconda media) e vandalismo.
Saltò fuori anche l’insabbiamento sulle cause della morte della giovane Andrea Fossi, e le mazzette che aveva dato per non fare indagare la figlia, nonostante i testimoni.
Fu allora che cominciarono le sparizioni: le prime furono due insegnati, di cui una in pensione dopo aver lavorato come preside di un asilo, poi un anziano trovato morto d’infarto, visto il giorno della morte della figlia dei Fossi in atteggiamenti razzisti, e degli studenti coetanei di Anna Palomberri, scomparsi misteriosamente; quella sera Anna si trovava a casa di un amico, un ragazzo di diciassette anni che spacciava: aveva preso della roba nuova e voleva dividerla con gli amici.
Anna era li che sniffava con Gianna e Stefania, entrambe spaventate dalla scomparsa di Michela, Elisabetta e Rossella, il resto del “branco” di Anna
«Dove cavolo saranno finiti?» disse Fausto fissando il pavimento in preda allo sballo,
«Che me ne importa?» disse Anna provando la roba, poi si sdraiò sul letto e si godé il trip: la madre aveva divorziato dal padre ed era tornata dai suoi con la figlia, e nonostante fosse indagata, i genitori pagarono i migliori avvocati per la nipotina, e poi si sa che i processi in Italia durano anni…e si addormentò.
La prima sensazione che Anna ebbe al risveglio fu mal di testa, cercò di alzarsi ma non ci riuscì.
Era legata con qualcosa, cercò di mettere a fuoco e capì che intorno a lei era tutto buio, poi gli occhi le si abituarono mentre cercava di parlare, ma aveva qualcosa sulla bocca, qualcosa di appiccicoso. Si rese conto di non essere sola, sentì piangere e riconobbe i suoi amici, tutti legati e appesi per i piedi! Cominciò a piangere quando riconobbe i suoi genitori e i nonni fra le persone appese, poi notò il loro sguardo e si girò: migliaia, forse milioni di ragni che si muovevano su e giù per una tela gigantesca, di tutte le dimensioni, le orride creature si muovevano velocemente qua e là, allora Anna cercò di alzarsi e scappare, poi sentì un dolore lancinante allo stomaco, si guardò e vide che questo si stava gonfiando a poco a poco, e infine LO VIDE, e nonostante il dolore e la bocca sigillata, urlò: una cosa simile ad un uomo misto ad una ragno era uscito da un bozzolo da cui spiccava la faccia, con un’espressione terribile, dell’ex preside dell’asilo.
Aveva una folta peluria nera con strisce grigie e bianche, e in alcuni punti era colorato di un rosso e blu sgargianti.
L’essere si chinò a fissare Anna, che intanto si gonfiava fra atroci dolori e urli soffocati, poi lui la ricoprì con un bozzolo di seta, e l’orribile miracolo si compì:
Era bellissima.
Era Andrea, ma molto più vecchia, forse sui diciotto - vent’anni, dai lunghi capelli neri e gli occhi completamente rossi. La ragazza si voltò confusa verso l’essere e lo squadrò
«J-Joy? Sei tu? Ma cosa è successo?» la creatura scosse la testa e le prese la mano, lei gli si avvicinò e lo abbracciò, poi lo fissò negli occhi e lo baciò sull’orrenda bocca ragnesca, lui la ricambiò e le indicò le persone appese a testa in giù.
Lei li fissò e sorrise mostrando qualcosa di abominevole all’interno della bocca,
«Hai ragione, ho giusto un pò di appetito» e mentre la marea di ragni si muoveva con ogni loro passo, gli sciagurati appesi emisero urla soffocate, ma fu inutile: nessuno poteva sentirli.
***
Era una giornata grigia, in tutti i sensi: pioveva a dirotto da giorni e l’aula era semivuota, c’erano solo il professor Pensiero e gli studenti amici di Andrea. Era passato un anno esatto da quegli eventi tragici, che spinsero la famiglia Palomberri a fuggire all’estero, facendola franca, un anno passato nel cercare di accettare la morte di una ragazza gioviale e solare, e dei suoi genitori.
Quel giorno fecero uscire prima gli alunni, che nonostante la notizia tornarono a casa di malumore; poi il professore si diresse verso la fermata dell’autobus, una lacrima gli percorse il viso, se la asciugò e continuò a fissare il cartellone elettronico che segnalava l’arrivo dei bus.
Una forte folata di vento e l’ombrello gli scivolò fra le mani, lui lo inseguì ma un passante lo intercettò, l’uomo fece per ringraziare e notò che era una lei, una splendida ragazza nera, con gli occhi castani con riflessi verdi, la ragazza sorrise salutò l’anziano professore, aggiustandosi l’impermeabile e avvicinandosi al suo compagno, un uomo molto alto vestito con un impermeabile e cappello beige e un passamontagna che gli copriva tutto il volto e degli occhiali neri, l’uomo allungò la mano guantata e strinse a se amorevolmente e con delicatezza la ragazza, poi fece un cenno di saluto col cappello al professore e i due si diressero verso la strada, stretti sotto un grosso ombrello nero, svanendo nella pioggia.
L’anziano professore si grattò la testa domandandosi dove avesse già visto la ragazza, poi scrollò le spalle e prese l’autobus, intanto stava smettendo di piovere e fra le nuvole comparve un arcobaleno.
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Re: La metamorfosi del ragno
Spero che vi sia piaciuto leggerlo, come a me è piaciuto scriverlo...
- Marino Maiorino
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Ho apprezzato il linguaggio colloquiale del principio, pensavo si sarebbe mantenuto per tutto il brano, poi cambia quando comincia la vera narrazione, e lì mi piace di più. Forse dovresti uniformare le due parti dal punto di vista del registro linguistico, perché la prima parte sembra davvero un "fattariello" raccontato oralmente, ed è un peccato.
Apprezzo la fantasia, un po' meno l'ansia di voler chiudere sempre con un "e vissero tutti felici e contenti" le storie. Le cronache dei nostri giorni sono piene di episodi come quello della morte di Andrea, e farla vendicare da ragni tanto amati non insegna molto.
Quello che mi stona è che, a fronte di una storia resa bene nella sua crudezza, hai cercato il finale consolatorio senza dare una morale da applicare praticamente. No: "alla fine in qualche modo si viene vendicati" o "si fa giustizia" sono concessioni al buonismo più inutile, soprattutto dopo la morte dei genitori di Andrea, degli insabbiamenti giudiziari e compagnia bella. L'esagerazione poi di far catturare dai ragni tutti tutti è davvero di troppo! Che il padre di Anna capisse i propri sbagli sarebbe stata una via più interessante ma, di nuovo, questo è il mio personale gusto e non intacca la tua narrazione o l'apprezzamento per essa.
Alcune cose che ho notato:
"Inutile dire che i compagni e i (pochi) amici di Andrea furono ascoltati", credo manchi un "non" dopo "Andrea".
"ciotola con il latte caldo": una "ciotola" è più adatta a un animale da compagnia che a una bambina. "Scodella", "bowl", o come si chiama quella stoviglia cinese che piace tanto a mia figlia, li vedo meglio.
Ho trovato un "insegnati" senza "n".
Spero di leggerti ancora, complimenti!
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Re: La metamorfosi del ragno
In effetti è un racconto un po' vecchiotto, che avevo creato per una mia antologia di racconti horror, ancora in fase di realizzazione. Il fatto dei ragno è nato da un sogno, anzi, un incubo, fatto prima di scrivere questa storia...
P.s. io il latte caldo di solito lo prendo in una ciotola, però in effetti, così sembra quella del cane. Credo che rimedierò a breve...
Alla fine è una fiaba dell'orrore, e come tale inscena due elementi precisi: l'horror e un "lieto" fine. Non sempre il principe azzurro è azzurro, no?
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Detto questo, il racconto l'ho trovato un po' pasticciato. Quel c'era una volta fa presagire una fiaba, ma presto ci si rende conto che si è dentro qualcos'altro: un racconto didascalico moraleggiante, poi un nero, quindi una specie di noir, alla fine un horror un po' splatter con un tocco di fantasy. La commistione dei generi ci sta, ma bisogna saperla dominare; però quando i generi diventano una quantità il risultato non può che essere velleitario a prescindere dall'essere o meno un buona penna. Dal che desumo che tu sia giovane pure se forse non giovanissimo data comunque l'abilità nel sorreggere la struttura fondamentale della narrazione.
Nel finale poi mi sono un po' perso con quella riapparizione di Andrea che mi ha lasciato interdetto. Se si resuscita non so in quale genere ci muoviamo (a meno che non sia una specie di fantasma alla Ghost) e se invece la ragazza non fosse realmente morta era una presa in giro tutto il precedente.
Dal punto di vista formale ho notato la fantasiosità della punteggiatura oltre che degli errori come nel caso di quelle virgole che sempre seguono i punti esclamativi.
Quanto al racconto in sé, non mi è proprio piaciuto. Ho trovato, perdonami, banale la dicotomia tra buoni e diversi e cattivi e normali. Dove la diversità è data dall'inclinazione sessuale o anche dal colore della pelle. Avevo un collega tempo fa che era dichiaratamente omosessuale, ed era pure africano pensa un po', ma era una delle persone più stronze, viscide, infide che abbia mai conosciuto. E se qualcuno gli faceva notare i suoi comportamenti poco corretti, se non truffaldini, si parava dietro la sua bidiversità accusando il malcapitato di discriminazione, razzismo e amenità del genere. Per dirti che le persone sono come sono a prescindere dall'inclinazione sessuale, dal credo religioso, o dal colore della pelle. Che poi accada, e mi riferisco ai genitori di Andrea, che il cattolico non si suicidi perché tale, mentre l'ateo sì in quanto non credente, e la chiudiamo qua con le spiegazioni, non lo definirei neanche una banalità o un luogo comune, ahimé, ma un qualcosa di più di una leggerezza o di un accostamento superficiale.
- Fausto Scatoli
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come prima cosa mi permetto di suggerire una belle revisione generale; la punteggiatura è completamente da rivedere.
darei attenzione anche ad alcuni tempi verbali.
poi ci sono alcune cose che non mi spiego.
per esempio, perc che motivo Matteo si suicida per il fatto che è ateo? mica si suicidano solo gli atei, scusa.
apprezzo le intenzioni antirazziste del testo, sono lodevoli, ma sarebbe opportuno davvero rivederlo.
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Commento : La metamorfosi del ragno
Ciò premesso, visto che si partecipa a una gara, sia pure amatoriale, sarebbe logico, per quanto possibile, presentare un testo rivisto a dovere per refusi, punteggiatura e tempi verbali, migliorandone anche la scorrevolezza, già complicata di suo, con le molte divagazioni presenti nella narrazione.
Mi sbilancio a un commento a pelle sul contenuto del racconto. Dopo le migliaia di storie pubblicate e non, più o meno intrise delle stesse vicende, non penso nemmeno che la storia sia tanto originale, ma per onestà, non essendo un lettore di questo genere, lascio agli appassionati il piacere di valutarla con cognizione di causa. Sempre per onestà, mi astengo dal voto.
Mi farebbe piacere, comunque, rileggere il racconto post sistemazione, se non altro per apprezzare le qualità dell'autore, sicuramente migliori di come qui appaiono.
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Non so se è l'horror il tuo pallino, ma secondo me se ci lavori potrebbe uscirne qualcosa di buono. A rileggerti.
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Pur essendo una storia horror, quindi senza pretese di verosimiglianza, trovo forzato il finale, con la "resurrezione" di Andrea e l'ibridazione di ragni e umani, messa così, senza una vera e propria spiegazione.
Anche la caratterizzazione dei personaggi con intenti moraleggianti e inclusivi è un po' stereotipata.
Ho trovato, invece, una buona capacità narrativa e uno stile efficace, con il giusto equilibrio fra dialoghi e descrizioni. Ci sono degli spunti interessanti ma anche del lavoro da fare.
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Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
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Contiene opere di: Alessandro Domenici, Angelo Manarola, Bruno Elpis, Cataldo Balducci, Concita Imperatrice, Cristina Cornelio, Cristoforo De Vivo, Eliseo Palumbo, Enrico Teodorani, Ettore Capitani, Francesco Paolo Catanzaro, Germana Meli (gemadame), Giovanni Bettini, Giuseppe Virnicchi, Graziano Zambarda, Iunio Marcello Clementi, Lodovico Ferrari, Lorenzo Dalle Ave, Lorenzo Pompeo, Patrizia Benetti, Raffaella Ferrari, Rebecca Gamucci, Rosario Di Donato, Salvatore Stefanelli, Sara Gambazza, Sandra Ludovici, Sonia Piras, Stefano Corazzini, Umberto Pasqui, Valerio Franchina, Vivì.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 5 - A modo mio
A cura di Pia.
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La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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La Gara 54 - Sotto il cielo d'agosto
A cura di Giorgio Leone.
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