Tore
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Tore
Tore, per esempio, non sa nuotare.
Tore è un diminutivo, ma non di Salvatore. Tore sta per Castore.
A nessuno però importava veramente di cosa fosse diminutivo il suo nome, perché in fondo a nessuno interessa veramente qualcosa di lui.
Ma a lui questo non interessa, l'importante è il suo mare, il suo sole, la sua luna…
Tore non è scemo come dicono gli altri, almeno non è più scemo di quelli che lo chiamano scemo.
Tore ha la sua vita come gli altri hanno la loro.
Agli altri piace scorrazzare a notte fonda col motorino smarmittato e svegliare tutti; a Tore piace inseguire una biscia in mezzo all'erba per vedere dove ha la casa e poterla tornare a salutare quando si trova a passare di là.
Agli altri piace gettare dal finestrino dell'auto le cicche ancora accese e i pacchetti vuoti di sigarette; a Tore piace passare la sera sul lungomare e con uno scopino e un sacchetto raccoglierle tutte, perché il sole del giorno dopo possa trovare almeno una strada pulita.
Agli altri piace… ad ognuno, insomma, piace una cosa diversa.
Certo, non tutto quello che piace è buono e bello ma, come dice Tore, il mondo è fatto da quelli che distruggono e da quelli che costruiscono. Lui ha deciso che è più bello stare tra quelli che costruiscono; e puliscono…
Per Tore ogni uomo è importante, anche il più cattivo, anzi ogni essere vivente è importante, anzi anche una pietra è importante.
Questa che voglio raccontare, comunque, non è la storia di Tore, o forse non è solo la sua storia.
Prendiamo, per esempio, i genitori di Tore, quelli che gli hanno messo questo nome.
Sua madre ha cominciato a ricamare una tovaglia per l'altare della Chiesa quando aveva sedici anni. Tra un ricamo e il matrimonio, un ricamo e un figlio, un ricamo e un parroco nuovo, sono ventisette anni che ancora non ha finito. Eppure ha fatto quattro figli, ha seppellito due parroci, ne ha sentito predicare per la Pasqua altri tre. Ogni volta il calice è troppo rosa, le foglie dell'uva sono troppo piccole e il merletto del bordo è troppo dorato. Ma lei sogna sempre, quando tutte le sere si mette a ricamare dopo aver messo tutti a letto e aver lavato tutti i piatti, che per la festa dell'ingresso del prossimo nuovo parroco la tovaglia dell'altare della prima Messa sarà la sua e tutti diranno: "com'è bella la tovaglia ricamata dalla mamma di Tore!".
Il papà di Tore, invece, è molto bravo ad aggiustare le ossa e i muscoli. Non è dottore, non ha studiato niente tranne l'alfabeto e le 4 operazioni. Ma aggiustare ossa e muscoli sono di quelle cose che, nei paesi, sanno fare i padri e poi i figli, e poi i figli ancora.
Tore veramente il suo papà non l'ha mai conosciuto, perché dopo aver ingravidato la mamma, era partito per la guerra, e non era più tornato. E quando Tore aveva cominciato a capire, prima di andare a scuola, e gli avevano detto che ogni mamma aveva un papà, Tore aveva pensato che quell'omone con le bretelle e gli scarponi da contadino che dormiva con la mamma era il suo papà. E quando poi qualcuno gli aveva detto che il suo papà era partito per la guerra e non era più tornato, e aveva chiesto spiegazioni alla mamma, lei, tra un ricamo e un altro figlio, aveva risposto che quello era uno 'zio'.
Se dalla mamma Tore aveva imparato la pazienza, il papà (quello che aveva adesso) gli aveva insegnato che tutti, buoni e cattivi, sono figli di quello che la domenica in Chiesa il parroco chiama Dio e nel resto della settimana ognuno chiama come vuole, ma è sempre la stessa persona, che se ne sta lassù, in cielo, in alto, ma molto più in alto del sole, in un posto così alto che neanche Caterpillar - che lo chiamano così per via della sua forza - con la sua fionda lo potrà mai raggiungere (eppure tutti sanno che Caterpillar la notte di S. Lorenzo, quando non riesce a vedere una stella cadente, prende la sua fionda, ci mette dentro un sasso liscio, di quelli di mare, e poi lo tira così forte che colpisce qualche stella, così che anche lui, guardandola cadere, può esprimere un desiderio). Questo Dio ha creato la biscia e quello che butta le cicche dal finestrino, quello che aggiusta i motorini smarmittati quando si rompono e anche lui, Tore. Ed è per questo che Tore vuole bene a tutti, anche ai cattivi.
È vero che qualche volta anche lui non riesce a capire perché certe cose succedono. Come quando la figlia di un pastore di un paese vicino era sparita per due giorni, e poi la mattina del terzo giorno aveva bussato alla porta di casa e la mamma che aveva aperto l'aveva trovata con tutti i vestiti strappati e sporchi di sangue e i capelli coperti di terra. E ai carabinieri aveva detto che il suo papà l'aveva portata alla stalla per governare le pecore; ma quando lei l'aveva visto dietro una pecora che faceva certe cose che non capiva cosa fossero, lui si era molto arrabbiato e aveva cominciato a fare con lei quello che stava facendo con la pecora. Poi il maresciallo aveva portato via il pastore e il pastore ancora non era tornato. Forse, aveva pensato Tore, quel pastore aveva tante altre pecore da far pascolare, ma tante che non finiva mai di lavorare e perciò non era ancora tornato a casa anche se erano passati più di cinque anni.
Ma certo Dio voleva bene pure a quel pastore, anche se forse aveva fatto una cosa brutta. Forse che Dio non voleva bene anche a lui, Tore, che qualche volta - lo doveva confessare - aveva tagliato la coda a qualche lucertola e una volta aveva, addirittura, ucciso un ragno? Certo lui si era pentito, aveva capito che faceva qualcosa di male, ma anche quel pastore si poteva pentire del male fatto. Ma, forse, al pastore quando era piccolo nessuno aveva detto che certe cose non si fanno, che sono peccato. E allora, chissà, Dio puniva di più quelli che non avevano detto niente al pastore su quello che era buono e non buono fare.
Perché Tore una cosa aveva imparato da solo: tutto quello che si sa bisogna subito insegnarlo agli altri, altrimenti poi si perde, si dimentica. E soprattutto gli altri poi sono meno bravi a fare le cose oppure le fanno cattive, come forse il pastore. Anche per questo, gli avevano detto una volta, esistono i libri, dove ognuno scrive quello che sa.
E così Tore aveva pensato di scrivere un bel libro, con dentro tutte le cose che aveva imparato fino ad allora e quelle che avrebbe imparato dopo. E un giorno aveva comprato un bel quaderno, tutto colorato, a righe, aveva trovato una bella penna, si era seduto sotto un bell'albero di noci, enorme, che faceva una bella ombra e, con tante idee in testa e una grande gioia nel cuore, aveva cominciato a scrivere. Ma dopo dieci minuti aveva sentito un rumore dietro di lui e aveva visto con la coda dell'occhio una lunga biscia, nera nera, che cercava di scappare nella sua tana, e lui l'aveva seguita. E fu così che Tore non scrisse mai un libro con dentro tutto quello che sapeva.
Poi una mattina, appena sveglio, sentì che qualcosa non andava.
Eppure il sole passava dalle fessure della persiana, i mobili erano tutti nella stanza, al loro posto. Ma nell'aria c'era qualcosa che non andava, qualcosa di freddo, qualcosa che non c'era; sentì la mancanza di un profumo: non c'era l'odore del caffellatte fatto con amore, quello che la mamma gli portava ogni mattina. Non voleva alzarsi, voleva restare ancora lì, a vedere se la sua mamma si fosse ricordata di lui che era solo a letto, e fosse venuta a portargli il caffellatte e a prenderlo per portarlo con lei come tutti i giorni.
Espresse forte forte questo desiderio dentro di lui, pensando al Dio dei ragazzini col motorino smarmittato e di quelli che lo riparano quando si rompe. Ma non successe niente.
Ma di una cosa era sicuro e per questa volle alzarsi. Passò davanti alla stanza della mamma, piena di gente che parlava a bassa voce e andò in cucina. Lì a terra, accanto alla poltroncina vicino la finestra, c'era il cestino con le cose che la mamma usava per ricamare e dentro, ripiegata per bene, la tovaglia per l'altare. La prese di nascosto e corse fuori a guardarla. Sì, era finita, ed era bellissima con tutti i disegni e i colori al posto giusto: le foglie della vite di un verde che quelle della vigna di Giovanni si sarebbero vergognate di non essere come loro; un calice d'oro più splendente del più bel calice del re Mida.
E un'altra cosa cercava Tore su quella tovaglia. La rigirò a lungo finché in un angolo, proprio sotto ad un grosso grappolo d'uva color del sole, trovò ricamato il nome di chi l'aveva fatta. E non si stupì quando lesse: "questa tovaglia là fatta la mamma di tore".
Allora Tore capì che la mamma gli voleva ancora bene, anche se per quella mattina non gli aveva preparato il caffellatte.
Ancora nessuno si era preoccupato di andare nella sua stanza a cercarlo. Chissà se c'è un altro mare come questo in qualche altro posto dopo le montagne da dove tutti i giorni viene il sole? pensò. E le bisce, sono uguali dappertutto?
Tore doveva scoprirlo. Andò in camera della mamma e puntò dritto al comò. Nessuno fece caso a lui. Per un attimo la vide da dietro tutta quella gente, stesa sul letto. Sembrava dormire, ma lui sapeva che era solo un trucco per poter stare per sempre col suo Tore. Sul comò c'era una cassettina di stoffa ricamata, dove sapeva che la mamma teneva i soldi. L'aprì, tirò via qualche spilla di plastica lucente che la mamma usava mettere sul vestito per i giorni di festa, e trovò i soldi, tutti avvolti e fermati con un elastico. Li prese e uscì dalla stanza. Poi uscì anche dalla casa e quindi dal cancello. Scese verso la stazione, dove tutti i mesi andavano con la mamma per prendere il treno che li portavano da quei signori che gli facevano tante domande, sempre le stesse e poi si arrabbiavano se lui dava sempre le stesse risposte.
Sotto un braccio reggeva la tovaglia ricamata dalla sua mamma, e in una mano teneva stretti i soldi perché sapeva che senza quelli il signore dietro lo sportello non gli avrebbe dato il biglietto per salire sul treno.
- Dove vai, Tore?
- Voglio andare in un posto dove c'è un altro mare.
- E la mamma non c'è oggi?
- La mamma è già andata e io devo raggiungerla. Mi dai il biglietto? – e gli tese la mano con i soldi.
- Domenico Gigante
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Ti segnalo un refuso, non sapendo se è voluto o meno: "questa tovaglia là fatta la mamma di tore". Complimenti sinceri.
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Re: Commento
Grazie per il bel commento! Il "là fatta" non è un refuso, ma è un modo per sottolineare quell'aria di semplicità contadina fatta anche di ignoranza scolastica, ma piena di conoscenza di vita vissuta.Domenico Gigante ha scritto: 04/04/2022, 20:56 Caro Temistocle! La storia di Tore è davvero commovente. È una costellazione di simboli che rimandano alla semplicità di vita e alla purezza di cuore. Più che un racconto - non lo dico per criticare, ma per incoraggiare - sembra l'inizio di una storia più lunga, che deve nascere. Abbiamo conosciuto Tore, adesso vogliamo scoprire le sue avventure. Speriamo ci sia un seguito.
Ti segnalo un refuso, non sapendo se è voluto o meno: "questa tovaglia là fatta la mamma di tore". Complimenti sinceri.
In verità questo è un racconto scritto molto tempo fa, quando ancora abitavo in un paesino così come è narrato nel brano. E non penso che ci sarà un seguito, anche perché non riuscirei a mantenere un lirismo simile per cento e passa pagine.
E penso anche che questa sarà l'ultima volta che parteciperò alle gare di Bravi Autori. Sono stato su questa bellissima piattaforma per un anno, partecipando alle gare stagionali e con qualche altro raccontino più che altro per mettermi alla prova con un 'pubblico di lettori esterno'. Ho pubblicato quattro racconti con quattro generi diversi, quelli con cui mi sono cimentato nella mia vita (quarantennale… ) da scribacchino: fantascienza, giallo, grottesco e ora con questo testo più poetico. È stata una bellissima esperienza, dove ho incontrato bellissima gente, che mi ha criticato quando c'era da criticare e incoraggiato quando c'era da farlo. E ho letto anche bei racconti, scritti da veri professionisti.
Un grazie a te e a tutti voi che leggerete queste righe!
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Re: Commento
Non so bene perché Tore lasci la sua casa… Forse perché lì il suo destino è terminato, forse perché ormai è solo senza la sua mamma. Non ho mai pensato ad un seguito di questo racconto; per me è uno spaccato di vita e nient'altro. Ma come si dice: mai dire mai!FraFree ha scritto: 05/04/2022, 11:48 Mi è piaciuto, è un racconto tenero e genuino. Ma ci leggo pure una sorta di "denuncia", tra le righe. Il personaggio di Tore, dolcissimo, con tutta la sua ingenuità, riesce comunque a captare empaticamente ciò che accade intorno, dandogli il peso equivalente e discernendo tra il bene e il male. Hai mostrato uno spaccato di vita, "di persone semplici", non esente però da comportamenti indegni e di soprusi. Penso, non a caso, nel finale, Tore decida di lasciare quel luogo…
E grazie del commento!
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Re: Commento
Grazie! Probabilmente questo racconto è il mio modo di vedere la vita, come dovrebbe essere e non come è. O meglio: c'è anche la vita come è, ma i miei occhi sono quelli di Tore. Il finale, con Tore che prende il treno, potrebbe essere il rifiuto di un modus vivendi e la ricerca di altro. Ma c'è "altro" nel mondo?Alycetta7 ha scritto: 05/04/2022, 18:52 Ciao! Una bella storia, tenera e commovente. Tore è un ragazzo buono, semplice e a tratti ingenuo. L'ambientazione è tipica di una zona rurale marittima, con in sottofondo le azioni e i peccati degli abitanti del paese. Mi piacerebbe leggere di più sulla vita del protagonista, magari dalla sua infanzia. Anche il finale abbastanza straziante, con lui che lascia la sua casa dopo la morte di sua madre, potrebbe essere l'inizio di qualcos'altro. In generale, un bel racconto con uno stile accattivante che incuriosisce.
Grazie del commento!
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Re: Commento
Adesso arrossisco… Non è certo il racconto perfetto, ma ho cercato di metterci del mio per quel che ho potuto e saputo. Penso che a volte certe cose riescono meglio di altre e non sai neanche perché e, soprattutto, cerchi di ripetere l'esperienza e non ci riesci più.Paola Tassinari ha scritto: 07/04/2022, 13:36 Nessuna critica, per me è perfetto così, sincerità, tenerezza, comprensione e molto altro. Brutture descritte brutalmente ma come ricamate, c'è una tecnica giapponese che aggiusta le cose rotte con ricami d'oro, ecco tu hai fatto così.Non dico neppure mi è piaciuta una parte più di un'alta, perché mi è piaciuto tutto il racconto, tutto pervaso di poesia, sottolineo una frase "forse, al pastore quando era piccolo nessuno aveva detto che certe cose non si fanno, che sono peccato. E allora, chissà, Dio puniva di più quelli che non avevano detto niente al pastore su quello che era buono e non buono fare"… la sottolineo perché questo si dovrebbe fare sempre perché solo così si potrà avere un giorno un mondo migliore ma non si fa. Voto 5
Grazie ancora!
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Re: Commento
Il racconto, come ho scritto più su, mi sembra, è di qualche anno fa e quando l'ho riletto per pubblicarlo qui ho notato che il finale era un po' contraddittorio in alcune scene. Così l'ho riscritto e probabilmente non sono riuscito a renderlo tale da essere chiaro. Nella mia testa va bene così come è, ma capisco che ci può essere qualcosa che fuorvia la comprensione. Ci lavorerò.Francesco Pino ha scritto: 07/04/2022, 17:30 Racconto abbastanza riuscito su come i "puri di cuore e di spirito" vedono quello che li circonda. Lo stile usato si adatta bene al personaggio. Il finale, da quando Tore si alza dal letto, l'ho trovato un po' confuso rispetto al resto del racconto; oppure gli manca qualcosa. Fossi stato al posto tuo avrei approfondito con un pensiero "alla Tore" quel "Ma non successe niente."
Voto: 4
Comunque grazie!
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In modo particolare la caratterizzazione del personaggio
e la piacevolezza del racconto.
La fine del racconto può diventare l'inizio di un cambiamento interiore di Tore.
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Scusa, eh, ma non si fa così, davvero!
Quanto bene c'è, nel mondo, lì dove non vogliamo guardare.
Uffa, e devo raggiungere le 200 battute per far valere il mio voto, e non c'è nient'altro che possa esprimere se non sconfinato apprezzamento!
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Commento : Tore
“là fatta la mamma di tore" – Domenico Gigante non è sicuro, ma per me il refuso c’è, anzi, ce ne sono due.
“viene il sole? pensò.” – Pensò maiuscolo.
Commento sulla storia
Lo stile è molto personale e questo potrebbe essere un punto a favore per quegli editor sempre a caccia di “voci” diverse dal coro.
Non ho gradito la faccenda della “pecora”. Tutto sommato questa parte poteva anche essere evitata.
Tutto il racconto è pervaso da una sottile malinconia, come se aleggiasse il presentimento della tragedia finale. Cercherò altri tuoi lavori, perché la curiosità si impone.
Per me è voto 4
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Re: Commento
Grazie del commento e dell'apprezzamento! Io scrivo 'anchè così. Come ho già detto sopra ho pubblicato, in 4 gare, 4 racconti con stili e generi diversi. Spero di non aver esagerato; ma questo era l'ultima pubblicazione. Siete davvero una bella community!Marino Maiorino ha scritto: 18/04/2022, 10:16 Cazzo, che hai scritto!
Scusa, eh, ma non si fa così, davvero!
Quanto bene c'è, nel mondo, lì dove non vogliamo guardare.
Uffa, e devo raggiungere le 200 battute per far valere il mio voto, e non c'è nient'altro che possa esprimere se non sconfinato apprezzamento!
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Re: Commento : Tore
"là fatta la mamma di tore" è voluto così… vuol comunicare che la bellezza e la semplicità valgono più di una correttezza grammaticale o sintattica. La cultura contadina ha lo stesso valore di quella di un filosofo, quando trasmette vita.Alberto Marcolli ha scritto: 03/05/2022, 20:45 Ed ogni luce – per me è: E ogni luce
"là fatta la mamma di tore" – Domenico Gigante non è sicuro, ma per me il refuso c'è, anzi, ce ne sono due.
"viene il sole? pensò." – Pensò maiuscolo.
Commento sulla storia
Lo stile è molto personale e questo potrebbe essere un punto a favore per quegli editor sempre a caccia di "voci" diverse dal coro.
Non ho gradito la faccenda della "pecora". Tutto sommato questa parte poteva anche essere evitata.
Tutto il racconto è pervaso da una sottile malinconia, come se aleggiasse il presentimento della tragedia finale. Cercherò altri tuoi lavori, perché la curiosità si impone.
Per me è voto 4
Almeno questo è il mio parere…
La questione della 'pecora' voleva dire che anche di fronte alle cose più brutte e pesanti si può giudicare a partire dalla semplicità di un bambino che non capsce ciò che è successo ma sa che è qualcosa di sbagliato: ciò che importa e capire i principi.
Qui su BraviAutori ho solo i 4 racconti delle gare e un paio di altri lavori. Ma magari ne metterò altri non in gara (con le gare mi fermo qui).
Grazie!
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Re: Commento
Esatto! È sempre il presente che ci dice del valore delle cose.Athosg ha scritto: 02/05/2022, 16:46 Un bel racconto scritto come una fiaba. Mi ha ricordato certi film in bianco e nero con il protagonista in calzoncini corti e lo sguardo sbarazzino. Anche il finale mi sembra giusto così, una fiaba non ha mai un prima e un dopo ma solo un durante.
Grazie per il commento!
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Re: Commento
Grazie comunque del commento e del voto.RobertoBecattini ha scritto: 19/04/2022, 0:01 Una tranche de vie neorealista ma anche fiabesca, chissà se hai scelto il nome Tore pensando a Giuseppe Tornatore, le atmosfere sembrano quelle di alcuni suoi film (Malena, Baaria, Nuovo cinema Paradiso). È azzeccata anche la scelta stilistica di raccontare le cose con molta semplicità, in totale empatia col protagonista. Devo però aggiungere che non è il mio genere, per cui non mi sento di darti il massimo.
Non mi sono posto il problema di riferimenti dotti o altro, non ne sarei neanche capace, sinceramente…
Il nome mi è venuto così, anzi dopoa evrlo scritto non mi è neanche piaciuto, ma l'ho lasciato ugualmente perché ormai il personaggio era venuto così.
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Re: Commento
Non penso che andrò oltre... per me la storia si chiude qui.Myname ha scritto: 18/04/2022, 8:42 Condivido i commenti scritti fino ad ora.
In modo particolare la caratterizzazione del personaggio
e la piacevolezza del racconto.
La fine del racconto può diventare l'inizio di un cambiamento interiore di Tore.
Grazie del commento!
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Re: Commento
Grazie. Forse è anche questo stile quasi poetico, tutto centrato sul personaggio, che aiuta, non certo le mie qualità letterarie!Bravoautore ha scritto: 09/05/2022, 5:10 Concordo con il commento di Gigante, descrivere la vita e la psicologia di una persona é la cosa piú difficile da fare e tu ci sei riuscito in modo piacevole e niente affatto idealizzato.
Cosa che nelle biografie é rara!
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Re: Commento
Grazie. E' un racconto scritto molti anni fa, rimasto unico nel suo genere, e ogni volta che lo rileggo cerco di limarlo un po'. E chissà ancora quante volte sarà modificato!Andr60 ha scritto: 09/05/2022, 11:39 Concordo con altri commenti: un racconto dal sapore neorealista che riesce a descrivere bene i percorsi mentali del protagonista. Tore è un puro di cuore che in altri tempi si sarebbe chiamato "lo scemo del villaggio" ma che in realtà è come un bambino, senza le sovrastrutture che gli adulti costruiscono per giustificare le proprie mancanze.
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La semplicità, la purezza d'animo e il suo accettare e giustificare anche il lato oscuro dell'essere umano rendono Tore
un personaggio contagioso nella sua bellissima ingenuità, tanto da farti venire la voglia di continuare a seguire la sua storia. Ci verrebbe un bel film, di quelli pieni di sentimenti, che ci aiuterebbero tanto in certi momenti della vita, quando senti il bisogno di sfrondare il superfluo per ritrovare solo la bellezza dell'essenziale.
Complimenti, un racconto scritto da un grande Cuore.
Ciao
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Tore è un personaggio molto complesso nella sua fragilità e anche questo mi è piaciuto.
Voto 5
Complimenti
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (467,93 KB scaricato 236 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
BReVI AUTORI - volume 3
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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Noir + Drammatico + Psicologico
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
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A cura di Massimo Baglione.
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