Volti
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Volti
Tenendo bene in mente l'immagine del proprio volto nello specchio, uscì e nel breve tragitto tra casa sua e la fermata della metropolitana, si mise a fissare attentamente le persone che incrociava, a esaminarne i connotati a fondo, tanto che qualcuno assunse un'espressione che voleva dire: «Ma cos'è che ha questo da guardarmi?»
Anche in metropolitana, continuò a passare in rassegna gli altri passeggeri. Erano tutti diversi, stavano facendo cose diverse: c'era chi sonnecchiava seduto appoggiato allo schienale, chi leggeva il giornale in piedi facendo equilibrismi per non cadere, chi chiacchierava con un altro, chi con aria preoccupata consultava o mandava messaggi dal proprio cellulare… ma erano tutti lui. O, meglio, i tratti del viso erano decisamente uguali a quelli che aveva visto nello specchio prima di uscire. Cosa stava succedendo? Erano gli altri che assomigliavano a lui? O era lui che assomigliava a tutti gli altri? Oppure nessuno assomigliava a nessuno, erano tutti così, e basta? Che storia era?
In ufficio, si accorse che nonostante i volti fossero uguali, riusciva lo stesso a distinguere i colleghi uno dall'altro, e sembrava che la cosa per loro non esistesse e che non ci fosse alcun problema. Stava impazzendo?
Durante una pausa, alla macchinetta del caffè, incontrò uno dell'ufficio acquisti. Non ricordava come si chiamasse, comunque i loro rapporti erano stati sempre cordiali. Si scambiarono un cenno di saluto. A Ermanno pareva di guardarsi di nuovo nello specchio, a parte il vestito e la cravatta di diversi colori.
Mentre sorseggiavano il caffè, dopo le solite chiacchiere sulla partita e sul nuovo direttore amministrativo, Ermanno, un po' titubante, per paura di essere preso per matto, si azzardò a chiedere:
«Senti… tu hai notato niente di particolare nelle facce della gente in questi ultimi tempi?»
«Se ho notato qualcosa di particolare? Certo, che ho notato qualcosa di particolare! Sono tutte facce incazzate, sempre più incazzate, e d'altra parte, cosa pretendi con quello che sta succedendo?»
«No, io intendevo… come aspetto fisico… naso, occhi, bocca… non hai notato niente di strano?»
L'altro rimase stupito e lo guardo un po' prima di sbottare:
«Uelà, Pegorin! Che cazzo stai dicendo? Non è che hai fatto ciucca ieri sera, eh?»
«No, no, è che… Bah, lascia perdere.» e se ne andò lasciando l'altro alquanto perplesso.
Quella sera Ermanno si accorse che anche alla televisione, presentatori, giornalisti, gente intervistata, ospiti… Erano tutti uguali. Tutti come lui.
Andato a letto, prima di chiudere gli occhi, prese una decisione: si sarebbe lasciato crescere i baffi.
Fu una faccenda lenta, non è che i baffi crescano un giorno per l'altro, ma così come crescevano sul viso di Pegorin, crescevano anche sulle facce degli altri e quindi, dopo qualche settimana, tutte le persone che Ermanno incontrava sfoggiavano un bel paio di baffi identici al suo. Una mattina provò anche a rifilarli, assottigliandoli fino a ottenere un paio di baffetti sottili e curatissimi, ma fu inutile: sceso in strada, se l'aspettava, incontrò solo persone che, come lui, assomigliavano a Freddie Mercury.
Arrivò venerdì sera e pensò, approfittando del fine settimana, di provare un cambiamento radicale, drastico. E quindi la mattina di sabato, dopo essersi fatto la barba e sagomato il baffetto, si rasò completamente il sopracciglio destro, solo quello. Ma non era finita. Con il rasoio, si incise la fronte per un paio di centimetri, facendo uscire il sangue, e poi in fretta si disinfettò senza badare al bruciore causato dall'alcol e per finire si passò una polvere cicatrizzante.
Passò sabato e domenica in casa senza vedere nessuno e senza neanche accendere la TV. Il lunedì, prima di recarsi al lavoro, diede un'ultima occhiata per controllare il proprio aspetto: inquietante, certo, senza un sopracciglio e con una cicatrice fresca ancora di color rosso vivo, ma inconfondibile, unico. Uscì.
Si fermò a guardare il primo uomo incrociato per strada: aveva solo il sopracciglio sinistro, e la stessa sua cicatrice. Anche adesso, erano identici. Come preso da un raptus, Ermanno si scagliò contro l'uomo e gli strappò di colpo la faccia.
«Ahah! lo sapevo!» esclamò trionfante, gettando a terra la maschera sanguinolenta che aveva strappato dal viso dell'uomo e guardando quello che c'era sotto: un volto completamente diverso dal suo, con tutte e due le sopracciglia, nessuna cicatrice e nessun baffo, un volto che tradiva l'imbarazzo di essere stato scoperto.
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Il finale... Proprio lì dico: insomma, non puoi stirarmi la curiosità in questo modo e poi sveli una colossale montatura, Pegorin! Da un lato, la sorpresa è nella non-sorpresa, nella soluzione più "ovvia": hanno tutti la maschera! Ma la botta di essere i protagonisti di una specie di Truman Show è forte. Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più.
Una metafora del conformismo? E allora non è che anche Pegorin cambia la sua faccia per assomigliare a qualche "modello" terzo? E bisogna strappare la maschera al prossimo per svelarne il vero volto? Non pare, ma...
Per il resto non apprezzo refusi o errori. Acchiappa, davvero.


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Re: Commento
Grazie a te! sono proprio contento che ti sia piaciuto!Bravoautore ha scritto: 09/05/2022, 20:09 Mi sono divertito a leggere il tuo racconto.Il Pegorin é un personaggio divertente che potrebbe essere usato anche per altri racconti.
Mi é piaciuto il dialogo con il suo amico, le parole usate, il modo con cui hai svolto la storia.
Il finale non l' ho capito, sembra un non sense ma, secondo me, non lo é.Me lo vuoi spiegare?Grazie!
Per quanto riguarda il finale… beh, la storia è quella di un appiattimento, di una omologazione collettiva e del Pegorin che è l'unico a rendersene conto: il suo gesto di strappare la faccia all'altro è la scoperta che l'appiattimento, l'omologazione, sono solo dei grossi inganni e che l'individuo li può smascherare. Niente di più, anche se resta aperta una domanda: il Pegorin si rende conto che anche lui sta indossando una maschera e che il suo volto non è quello che vede allo specchio?
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Grazie milleMarino Maiorino ha scritto: 10/05/2022, 17:04 Ti sei salvato perché hai cambiato il significato che hai dato ai voti: effettivamente acchiappa.
Il finale… Proprio lì dico: insomma, non puoi stirarmi la curiosità in questo modo e poi sveli una colossale montatura, Pegorin! Da un lato, la sorpresa è nella non-sorpresa, nella soluzione più "ovvia": hanno tutti la maschera! Ma la botta di essere i protagonisti di una specie di Truman Show è forte. Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più.
Una metafora del conformismo? E allora non è che anche Pegorin cambia la sua faccia per assomigliare a qualche "modello" terzo? E bisogna strappare la maschera al prossimo per svelarne il vero volto? Non pare, ma…
Per il resto non apprezzo refusi o errori. Acchiappa, davvero.
In effetti la storia del Pegorin (nome che ha un po' a che fare con i pecoroni… ) è quella di uno che cerca di sfuggire all'omologazione ma che per il fatto di essersene accorto commette l'errore di credere di essere diverso dagli altri, o almeno così la intendevo nella mia testa…
Per refusi e errori, prometto di stare più attento…
grazie
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Re: Commento
Troppo buono!RobertoBecattini ha scritto: 10/05/2022, 13:12 Lo spunto iniziale può non essere originale, ma l'hai descritto bene, preparando il terreno alle due svolte, quelle sì originali, le modifiche al volto che vengono automaticamente imitate, e il finale, che mi è piaciuto molto. Questi racconti surreali e grotteschi sono i miei preferiti, ti dò il massimo perché in poche righe hai centrato l'obiettivo in pieno. Sui significati non mi faccio mai troppe domande. Bravissim*.
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Re: Commento
Sono contento che ti sia piaciuto, la storia è appunto quella di uno che si accorge di una certa situazione di omologazione e cerca di reagire, ma la domanda -amara- che resta senza risposta è: l'individuo che si rende conto del conformismo altrui è in grado di vedere il conformismo in se stesso? Voglio dire, in fin dei conti il Pegorin strappa la maschera ad un altro, mica si mette davanti allo specchio a strappare la sua…FraFree ha scritto: 09/05/2022, 20:15 Ho gradito questo racconto surreale, attraverso il quale emerge, secondo me, una nota dolente reale, il conformismo. Un volto uguale a tutti gli altri volti: una circostanza, che traslata, potrebbe essere una mente uguale a tutte le altre menti. La vera essenza di uno è diversa da quella di un altro, ma indossando le maschere, uniformate, ci mostriamo tutti uguali. Boh, io l'ho percepito così. Voto 4.
Fra
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Re: Volti
no, non intendevo "non apprezzo" nel senso di "non mi piacciono", ma nel senso di "non ne vedo molti".
A presto


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Bellissima metafora sull'omologazione culturale di nostri tempi.
"… un volto che tradiva l'imbarazzo di essere stato scoperto", grande.
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Commento : Volti
assottigliandoli fino a ottenere un paio di baffetti sottili --- assottigliandoli … sottili
Siamo tutti una maschera ambulante e questo “corto” lo svela con ironia e tanta tristezza.
Il finale è cruento. Quel “sanguinolento” ci trasporta in un altro mondo. Sarebbe possibile immaginarne uno meno truce? Ovviamente la maschera in qualche modo deve cadere, magari spiando qualcuno o qualcuna davanti a uno specchio, forse in un negozio di vestiti, che, mentre si ammira con l'abito nuovo, per un attimo se la toglie e, imbarazzato/a, subito se la rimette? O molto altro… la fantasia non ha limiti.
In questo "corto" non ci sono personaggi femminili. Tutti uomini! Devo intendere che le donne non portano la maschera? Certo che con la faccenda dei baffi ti sei precluso il gentil sesso.
Buona l’idea. Giustamente giocata tra l’ironico e il surreale.
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Re: Commento
Grazie mille, e sono contento che il tema ti piaccia!Francesco Pino ha scritto: 11/05/2022, 22:09 L'inizio del racconto non è un granché, però poi incuriosisce. Pegorin è diverso dagli altri perché nota che tutti sembrano uguali, mentre le persone con cui parla non se ne accorgono nemmeno.
Una simpatica critica al conformismo e all'omologazione. Il finale lascia spazio alle interpretazioni e va bene così.
Nel complesso niente male. Tra il 3 e il 4 scelgo 4 perché il tema mi piace.
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Re: Commento
L'imbarazzo lo provo io, quando leggo certi commenti... Grazie mille!Tiziano Legati ha scritto: 13/05/2022, 10:37 Un bel racconto e ben scritto. All'inizio avevo pensato che Pegorin vedesse il suo reale volto in tutti gli altri ma poi ho realizzato che egli stesso si accorge per primo di avere quello stesso volto che hanno anche tutti gli altri.
Bellissima metafora sull'omologazione culturale di nostri tempi.
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Re: Commento
Grazie mille, sono veramente contento che ti sia piaciuto.Domenico Gigante ha scritto: 13/05/2022, 21:24 Un po' Buzzati e un po' Pirandello. L'idea delle maschere è decisamente pirandelliana, ma il tono surreale è di Buzzati. Proprio per la sua brevità funziona molto bene: un apologo tra l'umoristico e il fantastico. Forse siamo talmente prigionieri delle nostre maschere, che non possiamo fare a meno di proiettarle sugli altri. Alla fine tutti ci assomigliano e si assomigliano, in questa triste e noiosa società del consumatore. Molto bravo!
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Re: Commento : Volti
Grazie Alberto per il commento e per l'idea di cambiare finale.Alberto Marcolli ha scritto: 14/05/2022, 10:34 stupito e lo guardo un po' --– guardò
assottigliandoli fino a ottenere un paio di baffetti sottili --- assottigliandoli … sottili
Siamo tutti una maschera ambulante e questo "corto" lo svela con ironia e tanta tristezza.
Il finale è cruento. Quel "sanguinolento" ci trasporta in un altro mondo. Sarebbe possibile immaginarne uno meno truce? Ovviamente la maschera in qualche modo deve cadere, magari spiando qualcuno o qualcuna davanti a uno specchio, forse in un negozio di vestiti, che, mentre si ammira con l'abito nuovo, per un attimo se la toglie e, imbarazzato/a, subito se la rimette? O molto altro… la fantasia non ha limiti.
In questo "corto" non ci sono personaggi femminili. Tutti uomini! Devo intendere che le donne non portano la maschera? Certo che con la faccenda dei baffi ti sei precluso il gentil sesso.
Buona l'idea. Giustamente giocata tra l'ironico e il surreale.
Cerco di rispondere, partendo dalla questione della mancanza di donne, che è stata oggetto di scambio di punti di vista con la mia compagna. Le donne le maschere le portano, eccome! Però io credo che a differenza degli uomini le portino per differenziarsi, per apparire uniche, più che per omologarsi. La mia compagna ha invece ipotizzato che quello che ho scritto si inquadra perfettamente in una società patriarcale in cui anche le donne devono omologarsi a modelli maschili… è una vecchia attivista e se non mi ha dato del misogino è solo perché è buona con me (scherzo, ma solo fino a un certo punto).
Ma forse, come è molto più facile, quando ho scritto il racconto non ci ho proprio pensato…
Per quanto riguarda un finale meno grand-guignol… mmm… non sarebbe male, proprio, Al momento non in salta in mente niente, ma ci penso, grazie.
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Re: Volti
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Re: Volti
Ti dò un 4!
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Sono combattuto,
La storia acchiappa, ma non mi convince troppo quindi sarei per il 3.
Storia acchiappa ed è scirvva davvero bene quindi sarei per il 4.
Il finale non mi è piaciuto molto quindi sarei per il 3.
L'idea è davvero originale quindi sarei per il 4.
Mi serve tempo, ma nel frattempo ti faccio i complimenti perchè la scrittura è buona pulita e scorrevole.
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Re: Volti
Mi ha incuriosito leggere le sue vicissitudini giornaliere e sono arrivata alla fine tutta d'un fiato.
Il messaggio che io recepisco è quello dell'appiattimento umano dei tempi moderni, l'originalità viene spesso celata da una maschera da recita teatrale, ci si nasconde dietro a cliché di look e di comportamento per timore di non essere accettati dagli altri.
Si fanno cose e si comprano oggetti per avere l'ammirazione da parte di altre persone alle quali in fondo non interessa niente di noi. Amara constatazione, purtroppo.
Come potrai capire, il corto mi è piaciuto e ne ho apprezzato in modo particolare l'originalità.
Complimenti.
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Mi ha incuriosito leggere le sue vicissitudini giornaliere e sono arrivata alla fine tutta d'un fiato.
Il messaggio che io recepisco è quello dell'appiattimento umano dei tempi moderni, l'originalità viene spesso celata da una maschera da recita teatrale, ci si nasconde dietro a cliché di look e di comportamento per timore di non essere accettati dagli altri.
Si fanno cose e si comprano oggetti per avere l'ammirazione da parte di altre persone alle quali in fondo non interessa niente di noi. Amara constatazione, purtroppo.
Come potrai capire, il corto mi è piaciuto e ne ho apprezzato in modo particolare l'originalità.
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A cura di Angelo Manarola e Massimo Baglione.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, M. C, Gianni Veggi, 1 s3mpl1c3 nud1sta, Paolo De Andreis, Mario Stallone, Leonardo Rosso, Iconat, Sergio Bartolacelli, Donatella Ariotti,
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Anna Rita Foschini, Matteone, Galiano Rossi, Franca Mercadante, Massimo Lanari, Francesco Paolo Catanzaro, Francesco Guagliardo, Giacobsi,
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Marina Paolucci, Guglielmo A. Ferrando, Stefano Bozzato, Marco Murara, Francesca Miori, Lorenzo Moimare, Vincenzo Barone, Rupert Mantovani,
Domenico Ciccarelli, Siman, Roberto Gianolio,
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Jole Gallo, Giovanni Altieri,
Daniela Zampolli, Robi Nood, Mauro Sighicelli, Lucica Talianu,
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Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti














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