Cuore di mamma
Cuore di mamma
- Mamma, grazie! Che bello, è proprio la bambola che volevo! Sei la mamma migliore del mondo!
Polly, felicissima, saltò al collo della madre e l'abbracciò forte. Daisy si sentiva un po' in colpa; si sa, quando un matrimonio finisce i bambini sono quelli che soffrono di più, anche se a volte non lo danno a vedere. Il matrimonio di Daisy con Frank era andato avanti, tra alti e bassi – soprattutto i secondi – per otto anni, poi Daisy non ce l'aveva più fatta e se n'era andata con la bambina, che in quel momento aveva solo tre anni. Ora ne aveva sette; erano stati quattro anni duri, ma Daisy era orgogliosa di poter dire: ”Ce l'ho fatta!”, in barba a tutti quelli, a partire dai suoi genitori, che dicevano che se ne sarebbe tornata da Frank in ginocchio, chiedendo pietà. Frank aveva la parlantina sciolta, e li aveva incantati subito; beh, veramente, la prima a cadere nella sua rete ammaliatrice era stata lei...
***
Le trattative erano state estenuanti, ma alla fine papà Ahmed e il futuro sposo Malik erano arrivati a un accordo. Finalmente Jamila poteva pensare al suo corredo: sapeva già a chi rivolgersi, anche perché non è che ci fosse molta scelta. Gli unici sarti e venditori di tessuti rimasti in città, almeno nella zona vicino alla loro casa, erano quattro, e due avevano articoli pessimi. Gli altri o erano scappati, o erano morti sotto lo bombe che avevano distrutto anche i loro negozi. Khaled aveva sempre avuto abiti da sposa bellissimi, e Jamila ancora si ricordava quando, da bambina, si fermava incantata davanti alle sue vetrine a guardarli e a fantasticare del momento in cui ne avrebbe indossato uno. Ora il momento era arrivato e, pur tra le macerie e le bombe che avevano ucciso e mutilato tanti amici e parenti, lei si sentiva felice.
2.
Finalmente il controllo missione era arrivato; quel bellimbusto, un tizio di Langley, era come al solito in ritardo e Daisy sospettava che non sempre fosse a causa del suo lavoro. Il tizio trattava tutti dall'alto in basso, quasi come se il personale dell'Aviazione dovesse essere al suo servizio. Essere considerata alla stregua di una cameriera faceva andare Daisy su tutte le furie, lei che se ne era andata di casa proprio per questo. E comunque, una cameriera non guida un aereo da seimila miglia di distanza…
Il sistema di controllo doveva apparire complicatissimo, agli occhi di un profano: monitor, leve, pulsanti e led dappertutto. Ma Daisy ormai ci era abituata, e tutto ciò le sembrava normale routine. In fondo, si trattava sempre e soltanto di un video-game. Si ricordava ancora l'espressione di Tommy, quando l'aveva stracciato allo sparatutto del bar davanti alla scuola. Aveva quindici anni, e quel gioco – come si chiamava? Ah sì, Destroy the Terrorist – era il principale argomento di conversazione dei suoi compagni di classe. Solo dei maschi, naturalmente, ché le femmine parlavano di trucco, smalto per unghie e vestiti, argomenti che la annoiavano molto. Un giorno decise di provare quel gioco, tra la sorpresa e gli sfottò dei suoi compagni e degli avventori del bar. Dopo due partite di riscaldamento, Tommy la sfidò, tra le risatine dei compagni di classe. Sì, perché il ragazzo era considerato un vero fuoriclasse, imbattuto da un anno. Daisy, senza nemmeno impegnarsi troppo, lo sconfisse nettamente e il poveretto uscì dal bar a capo chino; per una settimana non si fece vedere per la vergogna. Quanto a Daisy, capì che era quella la sua vera vocazione.
3.
Dopo il diploma, le era sembrato naturale fare il corso da ufficiale della Marina, con l'obiettivo di diventare pilota di caccia; Top Gun era sempre stato il suo film preferito, ma a differenza delle sue compagne non avrebbe voluto sposare il protagonista, ma diventare come lui. La più grande delusione della sua vita la ebbe quando venne sottoposta a un esame approfondito della vista: le trovarono un difetto – astigmatismo, dissero – ma, soprattutto, le comunicarono che ciò significava lo stop alla sua carriera di pilota prima ancora di iniziarla. Le proposero un lavoro di ufficio in una delle basi e lei accettò, in fondo era un modo come un altro di servire il proprio Paese, anche se non era esattamente ciò che aveva in mente.
***
L'accordo prevedeva che la famiglia di Malik si facesse carico del banchetto di nozze e di assoldare i suonatori: Malik riuscì a convincere un cantante ben conosciuto della zona, Mohammed Rawani, dotato di una voce possente che Jamila ricordava di aver sentito al matrimonio di una sua amica, e di esserne rimasta incantata. La 'arada – cioè la parata di benvenuto degli sposi – sarebbe stata un successo.
E arrivò il gran giorno. Malik sarebbe rimasto di sasso, pensò Jamila maliziosamente: l'abito bianco che aveva scelto, insieme alla madre e alle sorelle, la faceva assomigliare a una di quelle principesse che aveva visto alla TV satellitare – quando funzionava. Anche papà Ahmed rimase impressionato e gli vennero le lacrime agli occhi, al pensiero di quanto era diventata bella quella figlia che – almeno così gli sembrava – aveva tenuto in braccio solo fino a poco tempo prima.
- Dovrebbe arrivare anche zio Samir, mi ha chiamato poco fa. - le disse, sapendo quanto Jamila gli era affezionata: il fratello di Ahmed infatti le aveva tagliato i capelli per la purificazione prima dell’aqiqah, offrendo poi una pecora in sacrificio ai partecipanti alla cerimonia di entrata della neonata nella Umma.
4.
Ma bando ai ricordi, si disse. Daisy ora era lì, davanti a quella console, per difendere il proprio Paese dai terroristi che odiavano i suoi valori, la Libertà e la Democrazia. Se Mister Langley diceva che bisognava bombardare la Siria, per lei andava bene così. Avrebbe fatto tutto il necessario per dare a Polly un futuro di sicurezza e di prosperità. I droni spia avevano individuato il bersaglio: si trattava di un'auto che procedeva lentamente, a causa del traffico, inusuale da quelle parti, vista la situazione di guerra. Fu dato l'ordine di attendere, in modo da non coinvolgere altri mezzi; improvvisamente l'auto, una Mercedes, si fermò davanti a un locale.
***
Samir scese all'auto, insieme a due guardie del corpo; la prudenza non era mai troppa, per uno che era da tempo nel mirino dei fondamentalisti. Samir infatti era un dirigente importante del governo di Assad, o almeno di quello che ne era rimasto, dopo l'aggressione dei traditori e degli stranieri spalleggiati dall'Arabia Saudita. Era già scampato a due auto-bomba, e la ragione avrebbe dovuto imporgli di rimanere nascosto per un po', ma come si fa? Si disse lui, la mia nipote e figlioccia si sposa e io mi acquatto come una donnetta? E che esempio darei ai miei uomini, come potrei chiedere loro di rischiare la vita? Mise in un angolo della mente queste considerazioni ed entrò nel salone.
5.
Daisy era impaziente: il bersaglio era entrato in un locale e ora non era più visibile, cosa diavolo stavano aspettando? Mister Langley stava parlando al cellulare con qualcuno, probabilmente il suo superiore. Daisy intercettò solo qualche parola: bersaglio confermato, conseguenze, alleati soddisfatti o qualcosa del genere.
- Abbiamo l'okay dall'alto, possiamo procedere. - disse l'uomo, finalmente.
Daisy verificò tutti i parametri e poi azionò le manopole; seimila miglia più a est, due missili a guida laser si sganciarono dal drone Reaper e puntarono sul salone delle feste nel quale si stava svolgendo la cerimonia di nozze di Jamila e Malik.
***
Najeeb odiava i matrimoni; tutta quella musica, i tamburi, il frastuono incessante, le donne che non smettevano un momento di parlare, le sue cuginette che volevano trascinarlo a tutti i costi nel vortice delle danze – Najeeb odiava anche ballare. Per fortuna sua madre si era distratta un attimo e lui era riuscito a sgattaiolare fuori, per avere un po' di tregua. All'improvviso un fischio acuto gli fece mettere le mani sulle orecchie, poi non capì più nulla. Non sapeva se era svenuto, o solo intontito; si trovò comunque distante dal punto in cui stava prima, anche se era difficile stabilirlo, visto che era scomparso l'intero condominio dove sorgeva il salone delle feste. Incredulo, Najeeb camminò tra rottami e residui di abiti svolazzanti; vide anche braccia, gambe e tronchi umani bruciati, ma il suo sguardo infantile non li riconobbe subito, rifiutandosi di adeguarsi alla realtà. L'unica cosa di cui era sicuro, pensò tra le lacrime, era che ora avrebbe desiderato ballare con qualcuno, ma la musica era finita.
6.
- Ottimo lavoro, tenente Miller. - le disse il Generale.
- Grazie, Signore, ma ho solo fatto il mio dovere. - si schermì Daisy, che era comunque soddisfatta dell'esito della missione. Mister Langley aveva riferito che era stato neutralizzato un esponente pericoloso del governo dello stato canaglia siriano, e che quindi la pace era sempre più vicina. Quanto ai danni collaterali, erano “limitati a poche unità”.
- Si aspetti una gratifica a fine mese, per l'eccellente lavoro svolto. - si congedò il Generale.
- Grazie, Signore.
Daisy arrivò a casa carica di doni per Polly: - Grazie, mamma! Quanti regali, festeggiamo qualcosa?
- No, diciamo che ho avuto una bella giornata.
- Wow, c'è anche la Barbie con il lanciamissili, che meraviglia! - la bambina era sempre più entusiasta.
Daisy si mise a preparare la cena e intanto accese la TV. Era sintonizzata su Fox News: “… Fonti di Al Jazeera riferiscono di una strage, avvenuta ad Aleppo oggi pomeriggio. Sarebbero almeno settanta i morti, e centoquindici i feriti, il bilancio di un attentato avvenuto durante un matrimonio...”. Queste bestie non risparmiano nemmeno i matrimoni, maledetti loro! Pensò Daisy, che odiava sempre di più i terroristi musulmani.
Stava servendo in tavola i cheeseburger, quando un commentatore parlò dei droni; corse ad alzare il volume del televisore:
“… È necessario a mio avviso, vista l'importanza che stanno assumendo nelle guerre del ventunesimo secolo, accogliere la proposta avanzata dalla Northrop Grumman e che si sta discutendo in questi giorni al Congresso, ossia il passaggio ai droni con guida automatica diretta da una IA. Solo così potremo avere una copertura continua h24 e con operatività costante e riproducibile...”. Daisy smise di addentare il panino e rimase bloccata davanti allo schermo, poi si riprese e iniziò a pensare. A quanto pareva, la pacchia era finita, peccato! Quel lavoro le piaceva parecchio, Ma l'America è un grande Paese, si disse. Sicuramente, viste le sue qualità, le avrebbero dato un'altra occasione.
- Massimo Baglione
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Re: Cuore di mamma
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
Re: Cuore di mamma
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Frase, questa, che evidenzia lo status mentis di chi, per non sentirsi la coscienza sporca di sangue, si ammanta della falsa ignoranza dei lutti che causa… e non vado oltre, che è meglio!
Jacopo
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Re: Cuore di mamma

Saluti
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È un buon racconto, con una struttura non banale. Solo qualche refuso dettato dalla fretta. I tuoi racconti sono sempre di alto livello e mai scontati.
Sai come la penso, ma nella guerra tra palestinesi e israeliani o tra popoli musulmani e occidentali, io sto con Israele o con l'Occidente. In Siria Russia e Iran hanno fatto sfracelli molto più degli americani. Sostituire una pax americana con una russa o persiana significherebbe meno morti, meno tragedie? Mi pare di no.
Il problema dei paesi di lingua araba è che tra loro si odiano più di quanto non odino noi. Figuriamoci tra arabi e persiani, o tra turchi e arabi. Basta leggere un po' di storia, e manco tanto antica, per capirne le ragioni. Ma la storia in italia è cosa da rincoglioniti. Va beh, quindi tutti a sventolare bandiere palestinesi. Nella striscia di Gaza c'erano più ospedali che in tutto il Mezzogiorno italiano messo insieme. A Palermo ci sono tre ospedali pubblici. Dicasi tre per un milione di persone. Non scherziamo, con tutti i soldi che gli sono arrivati da tutte le parti l'unica cosa che sono stati capaci di fare i gazawi è stata di inseguire l'autodistruzione. Ma poi erigere uno stato palestinese sulla scia della teocrazia persiana? Ma per favore. L'imperatore Tito, quello che diede il via alla diaspora ebraica deportando dalla Giudea e dalla Galilea tutto il popolo ebraico pensava che gli istraeliti fossero incapaci di riconoscere la sconfitta. Dopo un secolo di rivolte sedate nel sangue decise di eliminare il problema alla radice. La guerra fa schifo, la guerra non è altro che la forza del più forte che schiaccia il più debole. Ma il più debole deve anche capire quando una guerra è persa e fermarsi per seguire un'altra strada.
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Sulla "guerra" in corso in Palestina, sono d'accordo con te sul fatto che gli arabi si odino tra loro (e questo è indubbiamente una parte del problema), però sulla sua origine e sui suoi sviluppi abbiamo opinioni diverse, e lo dico senza sventolare bandiere né fare proclami. Del resto, se prometti a Tizio e a Caio la stessa cosa, il minimo è che litighino tra loro. Saluti
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Re: Cuore di mamma
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Re: Cuore di mamma
Re: Cuore di mamma
Saluti
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Ormai non c'è che dire, Andr, la tua scrittura è sempre armoniosa ed equilibrata. Ma quel che scrivi che fa la differenza, è vero sei un po' estremo... Lo siamo un po' tutti, da un lato e dall'altro
A presto!
Re: Cuore di mamma
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Re: Cuore di mamma
I nazisti non si arrendevano. Loro combattevano fino al loro suicidio dalle macerie di Stalingrado a quelle di Berlino e nel Bunker, almeno fino a che il pazzo non decise di farsi fuori. Ebbe almeno questa finale decenza. L'Italia ha perso la guerra e ha saputo dire basta a un certo punto.
Sapere riconoscere la sconfitta è un atto di sanità mentale e dignità, rispetto per i sacrifici del proprio popolo. Arrivato a un certo punto l'OLP di Arafat l'ha capito.
Questi invasati che a Gaza combattono rintanati nei tunnel portando al massacro il loro intero popolo come li definisci? La guerra a Gaza è totalmente e irrimediabilmente persa e combattere fino alla morte di tutti i viventi non è un gesto eroico, ma un atto da pazzi invasati. Le guerre si fanno e si vincono o si perdono. Ma arrivare alla propria autodistruzione io non lo capisco. Ci si ferma, ci si arrende e ci si consegna alla clemenza del nemico e si va avanti. Ecco, io i palestinesi che continuano a sparare non li capisco, come non ho mai capito i tedeschi che si ammazzavano per il fuhrer nelle viscere di una Berlino distrutta o i giapponesi che continuavano a combattere a Iwo Jima nelle gallerie del monte Suribachi. Per conquistare un'isola grande come Favignana morirono in un mese ventimila giapponesi e ottomila americani. Furono appena mille i giapponesi che si arresero volontariamente. E quattro mesi dopo gli americani sganciarono le atomiche. Una guerra convenzionale in territorio nipponico avrebbe causato milioni di morti.
Re: Cuore di mamma
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Re: Cuore di mamma
E infatti i gazawi non scelgono la vita, ma la morte, un futuro di morte. E purtroppo la propaganda non c'entra. È un retaggio storico che si coagula in determinati luoghi e momenti. Non è una lotta per l'indipendenza, questo ingenuamente lo crediamo noi. Ma è una lotta per distruggere, annichilire tutto quanto esiste. Non la vita, ma il martirio.
Re: Cuore di mamma
Re: Cuore di mamma
Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Idra Loop
la strana verità di una fotografia che non dovrebbe esistere
In una tranquilla cittadina del Nord Italia, gli abitanti rivedono se stessi da giovani. Il CICAP vuole vederci chiaro e ingaggia un reporter specializzato in miti e misteri. Però anch'egli viene suo malgrado coinvolto in qualcosa di altrettanto assurdo, infatti appare dal nulla una misteriosa fotografia Polaroid che lo ritrae in una circostanza mai esistita.
Cosa lega questi due misteri?
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini,
Enrico Teodorani,
Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel,
Francesca Paolucci,
Gabriella Pison,
Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti,
Ida Dainese,
Laura Usai,
Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano,
Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri,
Silvia Ovis,
Umberto Pasqui,
Francesco Zanni Bertelli.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti









A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it 2012 - (a colori)









A cura di Tullio Aragona.
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GrandPrix d'autunno 2022 - Endecasillabo di un impostore - e le altre poesie









A cura di Massimo Baglione.
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