Sassi

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Alessandro Mazzi
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Sassi

Messaggio da leggere da Alessandro Mazzi »

Me ne stavo seduto sulla spiaggia a osservare il moto lento delle onde del mare infrangersi contro gli scogli, rigirandomi tra le dita un ciottolo piatto, bianco come il latte.
Lo osservavo scivolarmi tra le dita e, silenziosamente immerso nei miei pensieri, mi immaginavo intento a scagliarlo sulla superficie del mare, facendolo rimbalzare decine e decine di volte a pelo d'acqua, fino a vederlo scomparire oltre la lontana linea dell'orizzonte.
Sarebbe davvero un bel colpo, mi ripetevo nella testa.
Il sasso era uno dei più lisci e levigati che mai mi fossero capitati tra le mani; pensavo che dosando la giusta forza del braccio, quella pietra così particolare sarebbe stata l'occasione migliore per vedere una serie di rimbalzi inimmaginabile. Otto, nove, dieci ... Quanti ne avrebbe fatti prima di inabissarsi sotto la superficie dell'acqua?
L’occasione era troppo ghiotta per sprecarla subito; volevo fantasticarci sopra ancora un po' e immaginare scenari incredibili: che gusto avrebbe avuto la soddisfazione di esser riuscito a effettuare un tale lancio? Ne assaporai ogni sfumatura, dalla dolce gioia all’amaro retrogusto della delusione.
Un’aspettativa tanto grande aveva bisogno di una buona preparazione, e così decisi di tenere il ciottolo liscio momentaneamente da parte, riscaldandomi in vista del lancio utilizzando altri sassi dalle forme più grossolane.
Ne scagliai uno dietro l'altro senza troppa decisione: un paio di rimbalzi al massimo e scomparivano alla mia vista, sepolti sotto il delicato velo trasparente dell'acqua.
Immaginai tutti quei sassi sul fondale: un cumulo di opportunità gettate da milioni e milioni di mani nel corso dei secoli, chi in maniera più convinta, chi meno, nella speranza di raggiungere un orizzonte lontano. Qualcuno doveva averci riposto tutta la sua fiducia, mentre altri se n'erano semplicemente sbarazzati in maniera distratta.
Mentre frugavo tra i miei piedi alla ricerca di nuove pietre da scagliare, mi scoprii a pensare a quante opportunità giacessero sotto i miei occhi: c'erano ciottoli davvero interessanti, dei colori più disparati, e se ne stavano proprio lì a terra, sotto al mio naso; non li avrei mai visti se non mi fossi chinato a fissarli più da vicino.
D'improvviso la voce di un uomo mi riscosse dalle mie riflessioni; furono forse la sua risata irrispettosa, o le parole che pronunciò con tono altezzoso a mettermi in soggezione.
- Alla tua età ancora giochi coi sassi? -
La domanda sembrava arrivare da distante, all'apparenza così inoffensiva eppure tanto tagliente da destabilizzare ogni mia sicurezza.
Tra le dita ancora stringevo il ciottolo buono, quello su cui avevo puntato tutto; avevo fatto un bel po' di lanci scadenti prima che lo straniero venisse a disturbare la mia pace.
Ora, tutto ciò che mi rimaneva era il colpo decisivo, l'opportunità della vita.
Mi figurai intento a spingere all'indietro la mano destra, concentrare tutta la forza nel braccio fino a scaricarla sul sasso piatto.
Sentivo gli occhi dell'uomo alle mie spalle impegnati a osservarmi, pronti a registrare ogni informazione per elaborare un giudizio che la sua voce insolente avrebbe prontamente formulato.
No, sussurrò una voce dal profondo della mia coscienza.
La mano destra si aprì, e questa volta non era immaginazione.
La pietra perfetta scivolò dal palmo spalancato, cadde a terra e con un suono sordo si mescolò alle altre: non era più la mia opportunità, ma solamente una delle tante, persa tra mille anonime occasioni.
Non tentai nemmeno di cercarla, confusa com’era tra tutte le altre.
Me ne andai a testa bassa, chiedendomi se valesse davvero la pena rinunciare per paura di un giudizio; l'altro sbuffò, ridacchiando compiaciuto.
Le mie scarpe premevano sui ciottoli duri e polverosi, accumulati a miliardi tra gli scogli: una sensazione di disgusto mi investì da capo a piedi ripensando alle opportunità gettate a terra o mai raccolte.
Mandai un ultimo sguardo alla superficie del mare: là sotto era pieno di sassi che il luccichio dell’acqua rendeva splendidi e scintillanti.
Jacopo Serafinelli
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Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

@Alessandro Mazzi
Racconto breve, di facile lettura ma di grande impatto emotivo… un accostamento semplicemente azzeccato tra una semplice passeggiata sul arenile e la camminata che tutti fanno nella vita.
Raccogliere, lanciare, perdere e calpestare sassi… desideri e paure dei giudizi… rimpianti.
Sassi come opportunità… che dire… mi piace!
Jacopo
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Alessandro, credo sia la prima volta che ti vedo qui su BA, ma sono impressionato dalla profondità del tuo racconto.
Ora, capisci che dietro un soggetto così "semplice" come un sasso, puoi nascondere qualunque cosa, quindi la tua è poco meno di una genialata, che però sa di poco, perché hai gettato sì il sasso, ma hai nascosto la mano, o meglio... almeno un vago indizio dell'argomento che volevi abbordare dovevi (è la mia personalissima opinione) darlo, altrimenti perché scrivere?
Mi piace meno il finale: perché s'è fermato il protagonista? Tutte quelle opportunità, la più bella in tasca, e lui la butta via... per non dare una soddisfazione all'intruso?
Sarò ancora più chiaro, a rischio di espormi personalmente: hai certamente immaginato che chiunque avrebbe potuto leggere i sassi a modo proprio, quindi io leggo "amori". Ora, capisci perché una pista per la lettura è necessaria? Tenue, flebile, un filo, ma lasciala.
Sul resto non ho nulla da eccepire: ottima la scrittura, la punteggiatura, i tempi... Mi piace tutto! Ma dì quello che devi dì.
A rileggerti presto, e non tirarti mai più indietro: sembra che in fin dei conti non ne valesse la pena.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Parla di sogni non realizzati per colpa di altri, inibizioni, paure, circostanze o altro ancora. Le pietre sono i semi di quei "sogni/desideri" non germogliati. L'uomo che parla, ammonendo, all'improvviso ("Alla tua età ancora giochi coi sassi?") rappresenta le cose che ho detto prima (altri, inibizioni, paure, circostanze, ecc.) o un nostro IO più interiore, o un "senso di colpa" o rimprovero paterno (o comunque gerarchicamente superiore), per il timore di essere giudicati.

Il mare simboleggia "l'anima sola": "naufragar m'è dolce in questo mare", dice Puccio (Leopardi); perché il mare può anche ispirare sensazione di vuoto, debolezza, abbandono, ignoto, non essendo esattamente il nostro habitat naturale. Ma il mare in questione potrebbe anche rappresentare una "figura femminile" (del perduto amor), quindi un rimpianto di un amore non compiuto, e i sassi lanciati a pelo d'acqua delle mancate o perdute carezze: "Risento la sua mano, io spaventato rimanevo lì!", dice una canzone.

Tutto però è molto vago, essendo lo scritto decisamente "onirico": testo dalla scrittura onirica, senza una traccia precisa, che parla di sogni; sembra come dire "ho sognato che sognavo".

Ho interpretato il testo come una "fattucchiera" che guarda nella sfera di cristallo, altrimenti non si poteva fare.

"Vorrei che i tuoi sogni fossero come pietre, perché la vita non li possa mai rompere…", poesia o cit. di cui non ricordo l'autore. Difatti, nel racconto le pietre, in una visione ecumenica, giacciono integre sul fondale del mare, come "Un cielo trapunto di stelle", dice S. Francesco.

Ciao, Mazzi (tanto lo so che non risponderai, non lo fai mai, ma sappi che il tuo racconto è stato apprezzato).

Antonio

Al prossimo tuo sogno…
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