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voce:
(nessuna voce opzionale)
O Madonna verde
aiuta ogni anima
che si perde.
O dolce Madonnina
salva l’uomo
dalla rovina.
O verde Madonna
purifica
le impurità
della donna.
E da quel grembo materno
fai che nasca
un fiore eterno.
Che non venga mai reciso.
Né ucciso.
Né ucciso.
Né ucciso.
Isolina mise il naso oltre l’uscio e vide la nipote prosternata dinanzi a una piccola immagine posta sulla mensola.
“Marta, cosa stai facendo? Da quando preghi?”
La ragazza bloccò l’orazione sorpresa da quell’intromissione inaspettata. Guardò dritto negli occhi la nonna.
“E’ da un po’ che prego la Madonna verde. Non hai sentito nulla?”
“Sentito cosa?
“A Cantù c’è un signore che ha una Madonnina che muove le braccia.”
La nonna fece qualche passo per sedersi sul divano.
“A Cantù? Oh Signore, questa è proprio bella. E chi ti ha raccontato questa storia?”
”La Mary, la figlia del Visconti, il falegname. Stiamo facendo il corso di pasticceria insieme e mi ha raccontato questa storia. Sono andata a vederla questa Madonna e da allora prego tre volte il giorno. Lo so nonna che ti sembrerà strano ma da quando ho visto la Madonna verde, sono più tranquilla. E’ come avere un senso di pace in fondo al cuore.”
La nonna giunse le mani con gli occhi stupefatti.
“Lo sa la tua mamma?”
“No e non dirglielo. Non ci crederebbe.”
“Neanche io!” s’impennò la nonna Isolina.
A quel tempo la storia della Madonna verde era ancora un fenomeno underground, un piccolo passaparola tra gli abitanti di Cantù, niente di meno e neanche di più.
Tutto partì dalla statua di sessanta centimetri che il ragionier Mino Tauro teneva in giardino. Era una riproduzione acquistata a Fatima anni prima. L’esposizione alle intemperie e alle fronde degli alberi aveva causato uno strano colore verde con piccole regolari striature sul mantello. Niente di che, era un fatto puramente fisico, anche se quelle venature sembravano disegnate da una mano ferma e ispirata.
Il ragionier Mino Tauro un brutto giorno fu abbandonato dalla moglie. All’improvviso quella bella signora dai capelli ramati e dal seno prosperoso lasciò il marito e sparì dalla circolazione. L’uomo prese quasi un esaurimento nervoso, consultò vari specialisti per trovare un aiuto e, nel frattempo, cominciò a partecipare alle Sante Messe.
Una notte di Natale, mentre si recava alla funzione di mezzanotte, passò dinanzi alla statua della Madonna e…accadde qualcosa.
La Madonna mosse il braccio destro e in modo inequivocabile fece il segno della croce.
Mino Tauro rimase come fulminato, chiuse gli occhi e s’inginocchiò.
La Madonna pronunciò alcune parole, ma il tono fu così basso che l’uomo non poté decifrarne il messaggio.
La vide fare il segno della croce altre sei volte e lui rimase lì, in ginocchio, fino alla mattina successiva, quando un passante lo trovò semi-congelato.
Passarono i giorni e la notizia cominciò a circolare per la città, frasi spifferate a mezza bocca, con colpi di gomito e risolini sarcastici che poco a poco si smorzavano diventando sguardi incuriositi e che nel breve si tramutarono in testimonianze che tramandavano il verbo.
Il ragionier Mino Tauro riceveva spesso delle telefonate da conoscenti e a tutti ripeteva la solita risposta, chiedendo che non ne fosse fatta pubblicità. Il messaggio era talmente sentito che nessuno si rivolse al prete della parrocchia o al Monsignore di Cantù. Le autorità ecclesiastiche non furono interpellate e non ne seppero nulla.
Ma la voce di bocca in bocca si propagava. Il segno della croce della Madonna verde si espandeva giorno dopo giorno, arrivando a lambire, dopo aver attraversato le campagne, la città di Lecco. E da lì come un fiume in piena la storia si propagò nelle valli bergamasche.
Mino Tauro, per evitare furti e curiosità, aveva completamente svuotato la grande sala da pranzo e nell’angolo a nord aveva posto su un grande piedistallo la statua della Madonna.
Cominciò a invitare i conoscenti e i loro amici a gruppi di dieci per volta e in breve tempo aveva la giornata piena d’impegni.
La statua della Madonna faceva il segno della croce ogni sabato a mezzanotte e Mino Tauro fu sempre chiaro con tutti: per una questione di pudore verso l’Altissima doveva essere presente solo lui.
Le notizie però sono come l’acqua che scorre ovunque e spesso non hanno bisogno di pubblicità. Nel breve volgere di qualche mese in moltissimi arrivarono a giurare di aver assistito al miracolo.
Mino Tauro sentì che la situazione stava sfuggendo di mano e allora dopo lunghi consulti con i più ferventi seguaci scelse di nominare un direttivo formato da tre persone, tutti uomini, come d’altronde avviene da secoli nella Chiesa Cattolica.
Fu scelto Michele, un vivace carpentiere che si era fatto notare durante il periodo del Green Pass. Era stato anche arrestato per resistenza ai Carabinieri e traffico di documenti falsi. La sua conversione alla Madonna verde fu un lampo in una vita reazionaria. Il secondo fu Raffaele, robusto promotore di tante marce contro l’immigrazione. Indi come terzo la scelta ricadde su Gabriele. Nome omen, aveva pensato Mino Tauro, poiché avrebbe dovuto annunciare le novità ai fedeli.
Marta quel giorno di fine aprile si recò dalla nonna.
“Ciao nonna, come stai?” chiese, abbracciandola con tutta la sua esuberanza giovanile.
“Ciao bèla tusa! Ho appena prenotato le vacanze con il Circolo. Quest’anno andiamo a fine maggio in Tunisia.”
“OOhhh…bello. Allora potrai venire con me al raduno della Madonna verde!”
“Ossignur, continui a pregarla?”
“Sempre. La mamma non sa niente, è incredibile come la notizia circola solo nelle orecchie dei buoni cristiani. Sabato 14 maggio tieniti libera che vieni con me.”
“Sono vecchietta e poi non ci credo a queste cose.”
“No no nonna…devi venire. E ti presenterò Mino Tauro il veggente.”
La nonna non sapeva come opporsi e per guadagnare tempo chiese alla nipote se avesse visto anche lei la statua della Madonna fare il segno della croce.
“No, non ancora, ma sono già tantissimi che hanno assistito al miracolo. Una mi ha detto di essere caduta in ginocchio e di aver pregato per ore. Ha detto che aveva mal di stomaco e dopo aver visto la Madonna si è sentita subito bene.”
“Chi è?’”
“La Franca del prestinaio, quello di via Manzoni.”
“Off…quella lì? Ma è una chiacchierona!”
“Nonna dovresti sentirla parlare e poi cambieresti idea. Dai, mancano solo due settimane, preparati e acqua in bocca con tutti.”
Marta abbracciò la nonna Isolina che a sua volta le mise una mano sul capo, picchiandole dolcemente la testa.
Mino Tauro e il direttivo dei tre organizzarono il raduno in uno dei prati più famosi d’Italia, il grande pratone di Pontida. Lì non ci sarebbero stati problemi di parcheggio, gli anziani con l’ausilio di volontari avrebbero facilmente raggiunto il centro dell’evento e ci sarebbero stati stand per rifocillare tutti.
L’organizzazione sotterranea cominciò a muovere le pedine e in poco tempo la notizia con luogo e orario arrivò alle orecchie dei fedeli. Nel silenzioso propagarsi fu accuratamente evitato di avvertire le autorità ecclesiastiche, quelle comunali e pure le forze dell’ordine. Naturalmente era prevedibile che persone appartenenti a queste categorie ne fossero venute a conoscenza, probabilmente una parte adottò un cristiano e devoto silenzio mentre una parte sicuramente avrebbe partecipato solo, come si dice, in borghese.
Sabato 14 maggio alle ore 19 Marta si presentò a casa della nonna. Non spense neppure la macchina, suonò il campanello e nell’attesa disse una preghiera. Dopo qualche minuto nonna Isolina uscì. Outfit con pantaloni beige e maglietta e golfino verde, e ai piedi un bel paio di scarpe da tennis perché immaginava che avrebbe dovuto camminare molto. Sorrise alla nipote con l’espressione di chi è contento di uscire ma ha il dubbio di dove sta per andare. Marta la abbracciò con il solito coinvolgente affetto.
Partirono allegramente, frementi nell'attesa.
Quando arrivarono a Pontida, rimasero esterrefatte. La coda di auto in attesa di parcheggiare era lunghissima, e la gente era parecchio su di giri, consapevoli dell’importanza di quella sera. I Credenti rappresentavano sicuramente la maggioranza, Atei e Agnostici erano lì, in attesa di vedere e, eventualmente, convertirsi. Il San Tommaso che vive in ogni cuore a volte deve vedere e toccare per dire sì, ci credo! Ma la moltitudine, ed era proprio molta, arrivava spinta dalla fede, dalla presenza vera e reale della Madonna.
L’organizzazione era perfetta, e i parcheggiatori permisero in breve tempo la sistemazione delle auto. Una fiumana di persone si diresse verso il grande e sacro pratone leghista.
Si udiva da lontano musica soffusa e si vedeva il fumo delle salamelle che cuocevano negli stand di cucina.
Poco alla volta la fila di corpi si assottigliò per l’acquisto del biglietto d’entrata. Venti euro.
Isolina guardò la nipote con la fronte aggrottata e Marta rispose serafica che era per l’organizzazione. Isolina riaggrottò la fronte perplessa e sganciò i quaranta euro.
Era la classica festa di paese con grandi tavoli di legno, stand di cucina, improvvisati camerieri e maitre di sala (campo).
Isolina si guardò intorno e riconobbe qualche volto conosciuto, ma fece finta di nulla. Marta era tutta eccitata, la prese da parte per spiegarle il programma della serata.
“Nonna, ora ti spiego. Gli stand rimarranno aperti fino alle dieci. Alle dieci e mezzo tutti dovranno essere nel prato. Alle undici arriveranno Mino Tauro e il direttivo dei tre. Porteranno sulle spalle la statua della Madonna verde.”
“E…e…Marta…ma è normale? E’ una cerimonia religiosa? Non c’è neanche un prete!” la interruppe nonna Isolina.
“Ma quante domande che fai! Ma scusa a te la Madonna ha fatto qualche volta il segno della croce?”
“A me no.”
“E allora, mica a tutti può capitare questo evento ultraterreno. A Mino Tauro è capitato e lui mette a disposizione di noi tutti questa bellissima cosa.”
Nonna Isolina la guardò un po’ impaziente.
“Vabbè, andiamo avanti. La statua sarà messa su quel piedistallo, e tutti noi canteremo delle nuove canzoni scritte per questa bellissima occasione.”
“Ho sentito che il momento solenne sarà a mezzanotte” disse Nonna Isolina.
“Sì, a mezzanotte tutti inginocchiati chiederemo la benedizione della Vergine. Ogni sabato Mino Tauro riceve la sua benedizione, ora tutti, tutto il mondo, tutto il Creato, tutti noi peccatori vedremo l’estasi della Madonna verde. E da domani sarà compito di tutti noi portare nel mondo questo messaggio.”
Nonna Isolina si sedette su una sedia di plastica. Quanto le mancava il suo divano!
“E se la Madonna per caso non benedice? Se non fa il segno della croce? E’ una statua di formica, dopotutto.”
“Nonna, cosa cazzo dici? Scusa, scusa…perdonami Madonna verde, aiuta ogni anima che si perde. Nonna…cosa dici?
Nonna Isolina sentiva il nervoso salire e cercò parzialmente di controllarlo.
“Marta, non cominciamo con le parolacce. E no, e no! Ti ho sentito anche bestemmiare una volta.”
La ragazza arrossì.
“Scusa nonna, farò pentimento. Ora tutto è cambiato.”
Intorno a loro la frenesia cibaria aveva raggiunto l'acme. Il rito animalesco però era in calando e la gente beveva gli ultimi di sorsi di vino e di birra. Gli animi erano eccitati e gli aliti lanciavano fiammate alcoliche. Il bosco a sud del campo ospitava un andirivieni di uomini e donne che mingevano nelle posizioni più disparate.
Si sentiva una strana tensione nell’aria e ognuno esprimeva la propria emozione. Girava voce che un noto politico che baciava i rosari durante i comizi si aggirasse tra gli stand. Alcuni dicevano che si fosse raso la barba e messo gli occhiali per non farsi riconoscere.
Il brusio spesso confinante nel chiacchiericcio improvvisamente si spense.
Un sommovimento umano attraversò l’area e la folla si divise in due.
Finalmente tutti poterono vedere la statua benedetta.
Mino Tauro vestito completamente di verde e il direttivo dei tre avanzavano lenti verso il piccolo altare, dove avrebbero posto la statua della Madonna verde. Nella folla cominciarono a sventolare centinaia di bandiere. Riportavano slogan tipo W la famiglia, No all’aborto, Vade retro Gender, Vade retro comunista, Fidanzati di casa nostra, Muro benedetto, Stop ai negher e tanti altri dal deciso profilo conservatore.
Marta ebbe un fremito di trenta secondi. Era tutta sudata.
“Eccoli” diede un colpo a nonna Isolina, “ora Mino Tauro farà il discorso e poi canteremo le canzoni. Madonna verde, Sali e scendi dal cielo, Aspettiamo, Liberaci liberaci e l’ultima scritta proprio da Mino Tauro che s’intitola Venite fedeli a Cantù. Sono bellissime!”
Una volta posta la statua Mino Tauro si mise alla destra e attaccò il discorso.
“Amici e amiche, credenti e non credenti, genti che siete arrivati fin qui da vicino e da lontano, fratelli, questa notte ci ritroviamo ai piedi della Madonna verde.”
Un boato si alzò “MADONNA VERDE”
“Come dicevo siamo qui per ricevere la sua benedizione, questa notte, come quella notte in cui io, povero, ignaro, addolorato uomo senza luce, ricevetti il suo saluto.”
“MADONNA VERDE”
“La voce dei suoi miracoli è strisciata silenziosa per i paesi, ha sorvolato fiumi e attraversato valli, guardando il cielo e la sommità dei monti per giungere qua, ora, questa notte.”
“MADONNA VERDE”
“Questa notte vedrete compiersi dinanzi ai vostri occhi il miracolo del segno della croce. Una statua che è viva, è vita. Qui, per voi!”
“MADONNA VERDE”
“Questa è la notte dell’annunciazione al mondo, a tutti i suoi popoli, della venuta della Madonna verde che porterà pace e giustizia.”
“MADONNA VERDE”
“PACE”
“GIUSTIZIA”
“Ora cantiamo e preghiamo le lodi a Lei che ci ama, ci sorregge, ci aiuta nello sconforto di questa dura vita. E già vi dico, vi prometto solennemente, che qui, proprio qui, costruiremo insieme il Santuario della Madonna Verde.”
“MADONNA VERDE”
“SANTUARIO DELLA MADONNA VERDE”
Mino Tauro, stremato dall’emozione di quel discorso rivolto ai trentamila presenti, posò il microfono. La sua missione era appena cominciata, per rivelare la soprannaturalità di quello che di lì a poco si sarebbe rivelato.
La gente cominciò a cantare. Il direttivo dei tre aveva preparato un ciclostilato delle canzoni ma tanti le sapevano già a memoria. Si era già pensato di metterle in musica e registrarle nei vari idiomi del mondo, tutto era predisposto per far conoscere agli otto miliardi di esseri umani il messaggio della Madonna verde.
Tutta la cerimonia sarebbe stata registrata con un drone che girava lungo il perimetro per inquadrare dall’alto quella marea di fedeli adoranti.
A quindici minuti dalla mezzanotte le canzoni e le lodi terminarono. Il silenzio prese possesso di quella landa, dove trentamila cuori attendevano la benedizione.
La notte era piena di stelle e la luna osservava da lassù.
Mino Tauro tornò alla destra della statua.
“Grazie per queste canzoni, la Madonna verde ve ne sarà grata.”
“MADONNA VERDE”
“E ora mettiamoci tutti in ginocchio e preghiamo tutti insieme.
O Madonna verde
aiuta ogni anima
che si perde.
O dolce Madonnina
salva l’uomo
dalla rovina.
O verde Madonna
purifica
le impurità
della donna.
E da quel grembo materno
fai che nasca
un fiore eterno.
Che non venga mai reciso.
Né ucciso.
Né ucciso.
Né ucciso.
Scese nuovam ente il silenzio, si sentiva solo il leggero ronzio di un drone che filmava gli adepti inginocchiati.
Nonna Isolina lo seguiva incuriosita. Lo vide rallentare e scendere di livello. Cominciò a temere che stesse avvicinandosi troppo alla testa delle persone. All'improvviso il drone accelerò ulteriormente, cominciando a girare su se stesso. Sembrava impazzito, non si sentiva più neanche il ronzio.
Continuò a roteare fino a proseguire dritto dritto verso la Madonna verde. Al termine della corsa ne incocciò la spalla destra, mandando la statua completamente in frantumi, come una boccia da bowling che fa strike.
Isolina giunse le mani e se le portò alla bocca per attutire l’urlo di stupore che sentiva uscirle dalle viscere.
Prese Marta per un braccio e la pregò di portarla via. Intorno la gente cominciò a urlare disperatamente, tanti si diedero alla fuga e tanti cominciarono la caccia a chi maneggiava il drone.
La rabbia come bile nerastra si riversò tra le persone ammantandone l’anima di nero presagio. Materiale di rifiuto, puzzolente e appiccicoso alimentò il delirio religioso che cominciò la ricerca di Atei e credenti di altre religioni in missione di guerra.
Il tumulto di sensazioni ed emozioni si tradusse in pestaggi violenti; l’umiliazione, lo scoramento, la frustrazione, la fragilità mentale, lo spavento trovarono l’apoteosi nella forza brutale.
Gli uni contro gli altri, indistintamente, fecero del sacro pratone un campo di battaglia, dove gli istinti inconsci vennero prepotentemente alla luce inebriando di violenza gratuita un gran numero di fedeli. La caccia a qualcuno che non esisteva divenne spietata e suppliche e punizioni si unirono in un coro di voci allucinate.
Furono divelti i bastoni di delimitazione e il sangue macchiò il grande sacro pratone. I fratelli che erano accorsi all’evento per assistere al miracolo erano diventati tanti Caino che sfogavano istinti repressi da secoli contro i propri fratelli.
Un uomo alto, dalla barba lunga e grigia, camminava tra i corpi in lotta, schivando e cercando di non esserne sfiorato.
Scavalcava i feriti, sfiorandoli con una carezza, e urlava a squarciagola con tutta la forza dei polmoni “Tutto è vanità, tutto è vanità”, agitando le mani come monito agli uomini ciechi. A volte si fermava per guardare il cielo, ieratico e impassibile alle grida. Una bastonata lo colpì in fronte e lo fece crollare rovinosamente.
Dopo ore di battaglia dovette intervenire l’Esercito per fermare gli stolti belligeranti. Con getti d’acqua violentissimi e gas lacrimogeni riuscì a disperdere i partecipanti.
Una volta ritornata la calma, si tracciò il bilancio di quella follia: sette morti e cinquecentotrenta feriti, di cui ventinove gravi.
Mino Tauro fu visto correre urlante verso il bosco limitrofo per poi sparire tra gli alberi. Il corpo fu ritrovato due settimane dopo a decine di chilometri di distanza in un bosco della Brianza, ridotto a brandelli dagli animali.
Il direttivo dei tre fu arrestato e poi rilasciato.
La cassa con l’introito di quell’incredibile serata non fu mai ritrovata.
Nonna Isolina e Marta riuscirono a fuggire da quel terribile parapiglia e a raggiungere la macchina per tornare a casa.
Nel tragitto nessuno parlò, Marta piangeva e Isolina guardava fuori dal finestrino.
Giunti a destino la nonna scese senza dire una parola.
Prima che la nipote ripartisse, picchiò con decisione sul finestrino per dirle qualcosa.
La ragazza aprì.
“Ti aspetto domani a pranzo. Ti preparerò la meringata.”
sono rimasto sorpreso da questo racconto: sei riuscito a tenere un ritmo narrativo alto, non banale, nonostante la sfilza di luoghi comuni dei quali lo hai intriso, ed è stato un piacere arrivare all'epilogo surreale e caotico.
Ma più di tutto ho apprezzato l'ultima riga. Lì c'è un ritorno alla realtà nella sua semplicità più dolce e rassicurante che si possa immaginare: un piatto preparato dalla nonna.
Il che, dopo l'esuberante iperbole che è tutto il racconto, è stato come un autentico balsamo.
Grazie mille per questa chicca.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima
Per raccattare voti, questo e altro Del resto, il felpato ha dimostrato di essere molto versatile, da questo punto di vista. Racconto surreale ma non troppo, visto che la realtà quotidiana spesso lo è ancora di più. In attesa della Madonnina arcobaleno.
Il brano non mi è piaciuto per il contenuto, i luoghi comuni contano, per me. Scritto bene è scritto bene, per dirla alla Bergonzoni, e la coccola finale, sempre secondo me, non ha dimostrato che la realtà supera la fantasia!
Ciao. Racconto scritto bene, che ti fa chiedere che succederà dopo, ma soprattutto, secondo me assolutamente verosimile. Ricordo benissimo la madonna di Civitavecchia che aveva lacrimato sangue negli anni '90, in quel caso vi furono pellegrinaggi a casa dei proprietari. Per fortuna non si organizzò un raduno nel Colosseo. Mi ha lasciato però con due domande: chi pilotava il drone? E perché la meringata? Preferisco il tiramisù...
L'ho letta d'un fiato, nonostante la lunghezza: complimenti.
Piena di ironia ma con anche qualche spunto di riflessione.
Il ritorno alla normalità del finale, placa la tensione dei paragrafi precedenti.
Tutti i riferimenti a cose e persone realmente esistite sono, suppongo, puramente casuali
Bello !
Ultima modifica di Bobinsy il 07/11/2024, 17:31, modificato 1 volta in totale.
Bel racconto, pieno di ironia (vedi il nome del veggente, Mino Tauro) ma anche di amaro realismo. Della serie: non è successo, ma può succedere, per il desiderio di sovrannaturale innato nell'uomo, e la tendenza a eccedere, nel bene e nel male. Una vera è propria mini-tragedia, perchè comincia bene, e finisce male (per fortuna, non per nonna e nipotina!). Ottimo lavoro, davvero: voto 5.
Ricorda tanto, certe situazioni fin troppo reali!
La ricerca della spiritualità che si trasforma troppo spesso in superstizione… e i furbi che se ne approfittano.
Un paio di errori di battitura, ma veramente sciocchezze.
Forse si sarebbe potuto caratterizzare un po' di più marta per dare persino maggiore empatia. anche se poi il focus non è nemmeno lei.
Vai col cinque
Questo racconto, al tempo stesso ironico e tragico, esplora i meccanismi del fervore collettivo, del bisogno umano di fede e delle derive che spesso accompagnano la spiritualità mal riposta. La "Madonna verde", simbolo di un culto nato dal dolore e dalla solitudine, diventa l'epicentro di un'umanità confusa, pronta a trasformare una ricerca di pace in un'esplosione di caos. Una narrazione che invita a riflettere sul sottile confine tra fede autentica e fanatismo cieco.
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo. Di Mario Stallone A cura di Massimo Baglione.
Nota:questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
BReVI AUTORI - volume 3
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare. Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi). A cura di Massimo Baglione.
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