presenta
Endecasillabo di un iMpostore
e le altre poesie
ebook del GrandPrix poetico stagionale d'autunno 2022
Ebook del GrandPrix poetico stagionale d'autunno 2022
A cura di Massimo Baglione.
illustrazione di copertina: Old man (free internet picture).
Nota: le opere qui pubblicate sono le prime 10 classificate e hanno subìto un blando editing formale rispetto ai testi originali nel forum di BraviAutori.it dedicato ai GrandPrix poetici stagionali.
Nota: la classifica qui pubblicata fa riferimento al periodo in cui si è svolto questo concorso. Se dalla pubblicazione dell'ebook a oggi qualche iscritto al sito ha cancellato il proprio account, le graduatorie odierne potrebbero differire.
Regolamento dei GrandPrix Poetici Stagionali di BraviAutori.it
I GrandPrix poetici stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova divertendosi, conoscendosi e, perché no, anche imparando qualcosa.
I migliori testi di ogni GrandPrix poetico saranno pubblicati in un ebook gratuito.
Per il regolamento completo: www.braviautori.it/grandprix?mode=istruzioni
Per visionare la pagina riassuntiva con i totali parziali dei voti espressi, clicca qui.
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Namio Intile
(vincitore del GrandPrix d'autunno, 2022)
Endecasillabo di un impostore
Non colpisce quella posa matura
calice di una vita scolorata
E trovo ipocrita quel rossore
se a giudizio evanescenti trame
affabulano miraggi Disegual
l'arrovellato intento di fingere
armonici intagli Sopra verghe
d'avellano rammemora il nido
e il sorriso ha visto piangere
le tue lacrime bugiarde Nega ora
il soliloquio mimetico del tuo
infingere Che s'è fatto roccia e
muro invalicabile ai miei vagiti
Se tale l'amor preferisco odiare
per soffocare nella nostalgia
brumosa plaga della mia vecchiaia
Paola Tassinari
Le ginestre
La prima volta che le vidi
stordita di intenso profumo
di vento, di sole, di altezze
capii che erano loro, il passero
la siepe, il sabato, le illusioni
infrante, sì belle e gialle e tristi nuvole,
come il tempo che scorre e si perde.
Dove sei tu ora, cuore solitario e assetato
d'infinito, che non hai colto, perché l'hai reso terreno?
Tu lo avevi e lo sentivi dentro e l'hai cercato nonostante la
tua filosofale e bella mente ti dicesse, non c'è nulla di sensato
se non un motore partito che continua nel suo moto remoto.
Ma tu dentro ce lo avevi l'infinito, la luce, l'amore e anelavi
e cercavi fuori ciò che era dentro, dovevi amarti
col tuo infinito amore che è quello di Dio, dentro lo avevi.
Chi t'ha dato fratellanza non t'amava, era per scopo e tu
lo sapevi e ti ingozzavi di confetti e di gelati e la tua testa
s'è preso il Ranieri per la scienza, che superba e sciocca
s'adongia con le lonze. E le tue debolezze? Sempre
il Ranieri le ha messe in piazza, antesignano
dei fratelli e delle marie odierne che s'abbuffano
e si snudano non di vesti ma di santificati vizi.
Chi ha questo amore divino medita e s'arrovella
sui sensi onesti e giusti, sulla pietade, or ti dico che
la tua umana eroica fratellanza, che credevi possibile
puff puff, svanita, perciò anche il motore remoto che
gli illuministi han messo in moto puff puff, può svanire
nelle tenebre e le fole antiche tornare a illuminare il cuore.
Le genti non son come la tua ginestra, fan questo e
quello così tanto per fare oppure son forti e belve
in vita come la matrigna quando s'arrabbia,
non vedo dignità, né umiltà e sai adesso ti
amano e ti studiano, a Recanati non più sassi e lazzi,
ma fiori, onori, ammiratori, amori, sei il poeta tricolor,
ma credi che seguano le tue ginestre e le operette?
Francesco Pino
L'amante innamorato
Mostra la tua pelle e accarezzami il volto,
da molto ormai non svestiamo l’uniforme.
Abnorme questo giorno caccerà la routine,
anche bestemmiando amo le tue forme
e la ruga che esalta il tuo viso.
Le orme dei tuoi passi in fuga…
Se ci fosse un paradiso
sarei già lì a riscattare i crediti.
Ma colleziono fremiti di disperazione,
estrema unzione quotidiana,
estatica alienazione.
Lasciami affogare in un ultimo bicchiere
le chimere di questi mesi tristi,
i mesti abbracci di questa follia sfiancante.
Io, mendicante del tuo amore,
marinaio senza mare,
volgare medico del tuo pianto,
affranto sostituto, rassegnato consolatore.
Muore nell’ascensore, dietro un altro bacio,
il mio cuore da pachiderma paziente.
Non c’è niente che possa mutare il fato.
Condannato ad amare nel ruolo d’amante,
di quest’ultimo istante serberò la contrazione.
Dalla sua combustione, dall’ultima carezza,
l’amarezza di un addio come liberazione.
Nunzio Campanelli
Notturno
Latrato di cane all'orizzonte
stempera lentamente
nella notturna staffetta
di suoni portati dal vento.
Basterebbe un piccolo solco
dove interrare dei semi
ma continuo a sognare inferni
per fermare l'attimo del sonno.
Resta l'ordinaria storia
c'è ancora il vento, fuori
sento le urla lontane.
Forse domani piove.
Eleonora2
Rumori
Aspetta che l’acqua marina,
toccata dal vento,
si depositi in sale
Ossalidi nascono
Il giardino trabocca
Angeli cadono
Nuvole nere si sgonfiano
in ghiaccio
Ogni cambio di scena
è sorpresa
o soltanto rumore
del tempo che viene
Domenico Gigante
Voglio essere elogiato
(All'impostore Emile Cioran con insincera gratitudine e a
Charles Baudelaire con sfacciata ammirazione dedico
questo sonetto sconnesso e bugiardo)
Francisco Goya, "Saturno devorando a su hijo", 1821-1823
Olio su tela, Museo del Prado, Madrid
Sto qui ritto sul cassero, carte gonfie come vele
dei miei vuoti pensieri - per sempre ricchi e inutili.
Inquieto del mio valore - con le mie stesse unghie
scorticato come un tronco - imploro un po' di gloria.
Non chiedo forse niente più che di essere elogiato.
Una sfumatura di supplica - mio lettore - di certo
non può esserti sfuggita - l'insistita acclamazione
è il compagno sospirato sul bordo dei mie versi.
Grigio sollievo alla coscienza l'insolente certezza
di una malattia universale - se Dio ne è indenne,
è perché alla Creazione mancarono dei testimoni.
L'adulazione - caro lettore - è il piatto infetto
che mi nutre. E questa vivanda fatale tu di sicuro
la conosci. Ipocrita lettore - mio simile - fratello!
Gabriele Pecci
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di solito, spesso,
è proprio
così che funziona,
succede, può capitare,
quando singole azioni
tendono a scontrarsi,
su predeterminati
fatti,
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può essere un angolo
sporgente, l'inchiostro
asciugato nella penna,
oppure
una banalissima perdita,
il tormento assordante,
di una singola
goccia che cade,
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Basta veramente poco,
qualcosa, di assolutamente
insignificante, qualcosa,
su cui mai avremmo posto
tale, immotivata, fiducia
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da pensare di avervi
potuto osservare, in piena,
mancata, nitida, chiarezza,
l'universo implodere.
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k.
Laura Traverso
Ritornare
È inutile mentirsi, non sono adatta
alla vita comunitaria. Sarò una solitaria?
O forse solo un'impaurita della vita.
Ho voglia dei miei spazi
Ho voglia di tacere, di non sorridere a dovere
Cosa devo fare? Forse non più ritornare.
Sono stanca di fingere allegria
Mentre il mio cuore trema dal dolore
Perché non riesco a stare? Vorrei solo ritornare.
Roberto Bonfanti
Naufraghi
Su tutto una coltre di nebbia
annulla le differenze
fra lo ieri e il domani
e non c'è un faro
a indicarci la rotta
o a cancellare il sorriso
dalle nostre labbra
un attimo prima
di infrangerci sulla scogliera
Piramide
Fuoco amaro
Ricordi la neve cadere dal cielo?
L’ignoto della guerra cominciava
da quel bianco veleno,
le chiacchiere al fuoco
fra parlate straniere,
le alte montagne fissare in eterno
l’uomo danzare sulla cresta del male.
Ragazzi mandati in una notte all’inferno,
un incubo ghiacciato
che futile appariva
a voi soldati viaggiatori,
forse un po’ sognatori.
Ricordi il taccuino del tuo amico poeta?
Scrivevate le stesse cose,
separati da anni di lotte
come due fratelli arrabbiati
vi guardavate.
Faceste pace
sullo sparo di un fucile.
Nati da una stessa mamma,
riposate nelle stesse tombe
che decisero le sorti
della nostra civiltà,
che tacite smentirono
la supposta vacuità
della terra che difendeste.
Rimase alla fine un vuoto silenzio
e il lungo squillo di una tromba
prima che ricominciasse
il fuoco rosso e amaro
o il fischio di un’altra bomba.
E mentre fuori spirava bufera
quei corpi caduti d’inverno una sera
erano cinti da una sola bandiera.
Giuseppe Gianpaolo Casarini
Nell'autunno del bosco della vita
In autunno nel bosco parte si spegne
parte si ravviva perdono alcuni degli alberi
le foglie in altri queste sui rami ferme fisse
mutano i colori colori accesi di bacche
rosso fuoco si accendono a dar luce
tra arbusti secchi spenti mutano le vite
cambiano i rumori spuntano i funghi
tra le morte foglie chi va in letargo
chi ancor si muove degli uccelli rompe
il silenzio solo il verso del cuculo visione
cambio e mi guardo attorno e a esplorare
vado quel che accade nell’autunno del bosco
della nostra vita in parte muoiono le speranze
crescono in parte nell’animo i rimpianti
nell’album dei ricordi visi noti spenti nomi
dimenticati che parlano invece e rivivere fanno
un perduto passato e dentro noi le forze vanno
calando e i malanni del corpo della mente
alcuni si fan sentire altri vanno a morire
una produzione
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