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presenta
Giulia
e le altre poesie
ebook del GrandPrix poetico stagionale d'autunno 2023
Ebook del GrandPrix poetico stagionale d'autunno 2023
A cura di Massimo Baglione.
illustrazione di copertina: la Sirenetta di Copenaghen - foto di Fernandoo su www.minube.it
Nota: le opere qui pubblicate sono le prime 10 classificate e hanno subìto un blando editing formale rispetto ai testi originali nel forum di BraviAutori.it dedicato ai GrandPrix poetici stagionali.
Nota: la classifica qui pubblicata fa riferimento al periodo in cui si è svolto questo concorso. Se dalla pubblicazione dell'ebook a oggi qualche iscritto al sito ha cancellato il proprio account, le graduatorie odierne potrebbero differire.
Regolamento dei GrandPrix Poetici Stagionali di BraviAutori.it
I GrandPrix poetici stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova divertendosi, conoscendosi e, perché no, anche imparando qualcosa.
I migliori testi di ogni GrandPrix poetico saranno pubblicati in un ebook gratuito.
Per il regolamento completo: www.braviautori.it/grandprix?mode=istruzioni
Per visionare la pagina riassuntiva con i totali parziali dei voti espressi, clicca qui.
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Nunzio Campanelli
(vincitore del GrandPrix d'autunno, 2023)
Giulia
Giulia sorride
anche se non ne ha voglia,
accarezza la mia faccia
senza ascoltare il dolore,
muove le mani
che hanno smesso di pregare,
si siede su un sasso per guardare
ancora il sole.
Giulia racconta
di sogni smarriti,
di quelli rimasti
e di quelli infiniti,
della sua forza
di donna ferita,
della sua ansia
e della sua vita.
Come le figure sul palloncino
gonfiato dalla bocca d'un bambino
il tempo dilata le nostre distanze
lasciandoci soli con le speranze.
Giulia cammina
sembra che voli,
le prendo la mano.
Non saremo mai soli.
Giuseppe Gianpaolo Casarini
Par parlare l'elianto tuberoso
Negli ultimi giorni settembrini
volge i suoi occhi color sole
gialli l'elianto tuberoso al cielo,
un sol ramo ogni anno per magia
si china in basso e a me lo sguardo
volge e poi al vento dondolando
i suoi occhi mi sembrano parlare
è come la voce dolce di mio padre
che queste parole pare sussurrare:
di questi fiori ricordi nella stagione
in vita alla mamma un mazzolino
ero solito portare e nell'eterno sonno
stando a lei vicino non vorrei oggi
pur mancare, ancor più in basso scende
il ramo ed offre i giallo fiori pian
piano dondolando verso la mia mano
che al cimitero a lei per lui porterò
come ogni anno sempre all'indomani
Macrelli Piero
Dove nascondi le mani?
Dove nascondi le mani
quando facciamo l'amore?
da qualche parte devono essere finite
perché le ho viste
mentre ti spogliavi
e le ho sentite addosso
quando ci siamo abbracciati
gli abiti non so dove sono finiti
ma le mani devono essere qui
da qualche parte
non sono mai dove penso che siano
e le devo cercare
a tentoni
fra le lenzuola
o sotto i cuscini
si vanno sempre a nascondere
da qualche parte, serrate
le devo schiudere
se voglio intrecciare le dita.
Laura Traverso
Attualità
Lo sguardo immoto, fissa l'orizzonte
Le membra frementi, trattengono il dolore
Il capo è in giostra, preda della disperazione
Le labbra spalancate, urlano parole
Lui, uomo solo e disperato, vive la distruzione
Della sua Terra occupata e rasa al suolo
Del suo popolo orrendamente massacrato
E con la forza allontanato all'ignoto, al deserto...
Ovis Silvia
Nessuna traccia
Non ci sono tracce dei passaggi nella vita
Impronte di scarpe, unto di dita
Non ci sono prove
che facemmo l’amore
E neanche una briciola di pane rimase in cucina
Vento e pioggia si saranno pur abbattuti
sole cocente ci avrà bruciato
Ma non rimane traccia
Le scarpe non portano la terra dei luoghi visitati
Unico indizio quelle foto ingiallite
Ma non si sa chi le ha scattate
Perché manca la foto di quell’abbraccio sotto la nave
…e di quella volta che mi sbucciai le ginocchia?
Non le feci? I ricordi non sono una prova vera?
Va bene sono pronta a rinnegare
Non ci sono prove dei libri letti
delle parole dette
Tutti i pensieri evaporati
chissà se mai furono pensati
Non lasciamo tracce
Solo il tempo lascia tracce sulla nostra pelle
La nostra nudità la pubblica accusa
Teseo Tesei
Soldati... in autunno.
Soldato, che da lassù osservi il nostro agire
Tu, che qui in terra incoraggi il nostro ardire
come foglia in autunno sull'albero rimani
sperando noi la si finisca di menar le mani.
Eccola, in autunno, la foglia in terra è scesa.
Sempre più splendente, sempre più accesa.
Dispiega le tue possenti ali, o Comandante
da solo potresti fermare il caos in un istante.
Guida, le nostre azioni sul campo di battaglia
fa che il nemico sia come neve che si squaglia.
E se alla fine noi resteremo ancora in piedi
passaci in rassegna osservando quel che vedi.
Alle Tue Milizie non possiam venir paragonati
ma speriamo esser degni di venir riconosciuti
deboli alleati, umani in armi: anche noi soldati.
Raffaella villaschi
Vento
Vento che fischiettando sale-
come un vortice che si apre-
nella porta del cielo celestiale-
ansima come un cane-
vento a ridosso in ogni istante-
flagello dell'universo gelido-
calpestato in ogni momento-
cosa?- il vento?-
nulla è perfetto-
frastornata- addolorata-
amareggiata- il vento sale.
Alessandro Mazzi
Ottobre e Aprile
C'incontreremo ancora una volta
dove la scogliera bacia il mare.
Ricordi come giornate di sole
splenderanno sul tuo viso pallido.
Uniti nella morte, come in vita,
Soffio di pollini nei campi spenti.
Saremo tutto, poi nulla ancora,
Nella memoria eterna di un seme,
tra le ferite dell'albero che muore,
sulle striature delle foglie secche.
La strolaga canterà il tuo nome,
Il corvo, lento ti condurrà laggiù,
Alle silenti sponde della notte.
Il tempo spazzerà la nostra voce
come cenere sospinta dal vento.
Ottobre e Aprile, mondi lontani
Rinascita e fine, moti eterni
destinati a rincorrersi sempre.
Letylety
Oggi
Oggi il mondo mi sorride.
Il mio amico forse
ritorna con la moglie,
ho camminato nel bosco
e l’aria era fresca,
il film che ho visto
mi ha regalato emozioni,
la vicina di casa
urlava meno del solito,
ho coltivato
il mio pezzetto di solitudine,
la mia squadra ha vinto
pur giocando male.
E la notte è scesa leggera
cogliendomi in un sonno profondo.
Sì,
oggi il Dio delle piccole cose
mi ha messo nel suo cono di luce.
Emma Faccin
Victoria
Ricordo il tuo corpo scivolare per i rossi fiumi del Victoria Hotel.
Il sonno in un pacchetto di sigarette,
le persone vi girano intorno alludendo a notti insonni di celebrazione della vita,
io celebro la notte e rinnego la vita
con i polsi legati e i denti a mordere...
Il legno marcio di un motel,
fammi sentire morta gettata in una bara,
ardi il mio corpo e deturpalo con le tue mani,
non quelle di un altro, le tue!
Quando gli amici si arruolano
puntando le baionette sul petto di un intellettuale dalla Fendi
scamosciata, grezza, rubata.
Le mie dita percorrono i tuoi incavi
penetrando le vene, sviscerando le pieghe del tempo.
"Ventisei spari sulla schiena spoglia di una cagna senza istruzione spero abortisca il bastardo che porta in grembo e vederla sanguinare lungo la casa dei genitori".
Gloria, aprimi le gambe e mangia il frutto
proibito in questa celebrazione della vita,
un peccato mortale che pagherò all'inferno
insieme alle altre prostitute deviate di mente,
i froci che stuprano la mente dei vostri figli,
"succhiategli il cazzo".
Il fiore sulla maglietta,
un'orchidea senza esperienza
il labbro infranto
il sogno screpolato,
sparasti il primo colpo sullo scalpo pelato di tuo padre.
In questa città non ci sono idee
solo accumuli di neuroni,
le sedie scricchiolano
i banchetti sono puzzolenti
e la meraviglia dell'infanzia...
Corri su un carro armato,
la neve scende dalle mani del turista tedesco,
facciamoci un bagno e neghiamo le sue parole,
non parlano per noi
non parlano per noi.
Mauro Conti
Malato di vita
Ricoverato in questo mondo
Per un male che si chiama vita
Aspetto di guarire
Tra medicine dell'anima
E iniezioni di sentimenti
Momenti di flebile sollievo
Giorni cupi di sofferenza
Inesorabilmente peggioro
Poco a poco
Attimo dopo attimo
Anno dopo anno
Realizzo che mai guarirò
Da questa lunga degenza chiamata esistenza
Verrò dimesso solo con la morte.
Chiara13
Fra le righe
Amo vivere fra le righe,
dove non c’è nessuno a guardare la mia faccia,
dove la parola non è folla urlante
ma bisogno sommesso di bellezza.
Amo fare e disfare suoni e segni,
canzone che svela l’armonia del mondo,
caos e caso, matrimonio d’opposti
di carne e di sangue, di boschi e deserti.
Amo ascoltare la voce della notte
quando il tempo tiranno cede il passo all’eterno
e al buio ogni occhio può esser sincero,
sfidare persino quello di Dio.
Amo levare al cielo il mio canto
essere nuda col mio sguardo più vero,
di giorno indossare il vestito migliore
e fingere il vuoto dentro il mio cuore.
Roberto Di Lauro
Il temporale
Frescura d'estate,
con lampi e tuoni,
scrosci d'acqua,
aria vorticosa,
più ne scende,
più il giardino mi vuole bene.
Il sole s'oscura,
fa un po' paura,
i lampi non mollano,
non mi preoccupano.
Gli uccelli cercano riparo,
lo trovano di fortuna,
zeppi d'acqua si scuotono le ali.
Il cielo è sempre cupo,
me ne sto a riposare.
Al lampo segue il tuono,
sto seduto,
sto nel buono.
I vortici d'aria sembrano mulini,
dispensano acqua in ogni direzione.
Dovunque si guardi,
una coltre d'acqua impenetrabile offusca il paesaggio.
Mi ero appena rinfrancato avendo visto un raggio di sole fare capolino,
che ecco nuova pioggia,
si presenta con eguale crescendo,
stessa aria e stessa frescura.
Tutto come prima,
con gli uccelli a cercar riparo,
a sperar in buona fortuna.
Continuo a scrivere,
a leggere,
provo a riposare,
in attesa di poter uscire.
Ora l'acqua scende lenta,
non ci sono più i vortici d'aria,
ma solo una cantilena d'acqua,
che si appresta a finire.
Piumone
Il contadino
Quando un contadino lavora un campo, lo fa per ottenere un risultato.
Lo accompagnano natura, caso, strumenti usati e il fato!
Per questo, lui non prefigura e, sorridendo, inizia il suo lavoro.
Così, per ogni cosa è nella vita: desideri, progetti e fai!
Jacopo Serafinelli
Verde vivo
Scorre la mano sui muri a blocco
che spennellati da lampioni antichi
fanno fatica a reggersi al pendio...
roccia di tufo… spugna di mille storie.
Alla scesa, stretta tra finestre ed usci,
il piede oppone resistenza a oltranza
e scendo piano per sentir la voce
di queste case abbarbicate al monte,
abbarbicate come chi ora russa.
È tardi e questo tufo a cui mi appoggio
è scolorato nei toni della notte,
nei toni che m'acquietano la mente
e in quest'oscurità velata di giallore
scorre la mano su ruvidezza scura…
ma all'improvviso dove il buio è buio
il tufo m'accarezza col velluto.
S'è fatto dolce come questa notte…
s'è rivestito di un muschio verde vivo.
Verde perché lo sento con la mano
'ché l'occhio non riesce a farne copia
tanto la notte è entrata in questo vico.
Sono buio nel buio e anche parola…
parola che risponde senza suono
a un suono che mi giunge senza note.
… è solo vibrazione di quel verde
che rende morbida la roccia
e rende questa notte universale.
una produzione
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