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Letylety
Laura Traverso
Nunzio Campanelli
Jacopo Serafinelli
Giuseppe Gianpaolo
Lodovico
Menodizero
Terradipoeti
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L'ultima volta


e le altre poesie


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ebook del GrandPrix poetico stagionale di primavera 2024


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Ebook del GrandPrix poetico stagionale di primavera 2024


A cura di Massimo Baglione.


illustrazione di copertina: Illustrazione di una madre che dà un bacio d'addio a sua figlia

 - vettoriale - su https://it.dreamstime.com


Nota: le opere qui pubblicate sono le prime 10 classificate e hanno subìto un blando editing formale rispetto ai testi originali nel forum di BraviAutori.it dedicato ai GrandPrix poetici stagionali.


Nota: la classifica qui pubblicata fa riferimento al periodo in cui si è svolto questo concorso. Se dalla pubblicazione dell'ebook a oggi qualche iscritto al sito ha cancellato il proprio account, le graduatorie odierne potrebbero differire.

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Regolamento dei GrandPrix Poetici Stagionali di BraviAutori.it


I GrandPrix poetici stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova divertendosi, conoscendosi e, perché no, anche imparando qualcosa.

I migliori testi di ogni GrandPrix poetico saranno pubblicati in un  ebook gratuito.


Per il regolamento completo: www.braviautori.it/grandprix?mode=istruzioni


Per visionare la pagina riassuntiva con i totali parziali dei voti espressi, clicca qui.


Per la pagina del forum dove si svolgono i GrandPrix poetici stagionali, clicca qui.



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Letylety

(vincitore del GrandPrix di primavera, 2024)


L'ultima volta


L’ultima volta

avevi i capelli color del sale

e gli occhi spalancati.

Mi sei sfuggita

come tutto ciò

che non si può trattenere.

L’ultima volta che.

Oggi

ho risentito questa frase,

da mille volte

e una ancor di più,

goccia gelida

che riga la schiena,

goccia aspra

che si fa lacrima.

Se avessimo la capacità

di percepire

il momento dell’addio,

daremmo una carezza,

un bacio,

un abbraccio,

in più.

E invece nulla.

Corriamo ciechi

senza più via.

L’ultima volta

è mia madre,

che mi offre

un pezzo di pera,

mentre esco

per andare al lavoro.



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Laura Traverso


Sogni belli all'alba


Nella notte buia e tempestosa con pioggia incessante e raffiche di vento

si affacciano nella mente tanti pensieri e tristi ricordi di una vita dolorosa


Disperatamente prega possa giungere l'oblio del sonno a porre fine a quei tormenti,

e intanto passano le ore, lentamente, scandite dai rintocchi lontani di una campana


Ed ecco, dalle persiane chiuse filtra una luce, è l'alba che timidamente si avvicina,

la nascita del nuovo giorno si impone, i pensieri si fanno meno cupi e dolenti


La mente si placa e si arrende, il sonno finalmente abbraccia l'anima inquieta

che si lascia infine trasportare nei sogni per attingere alla luce e alla speranza.


No, neppure la tristezza può essere regina, deve farsi anch'essa un po' da parte

per far posto alla serenità, è la promessa del nuovo giorno che si anticipa regalando sogni belli.



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Nunzio Campanelli


Catene


Vedendomi così m'opprimo

di più non scrivere come sapevo

la penna inerte e dura tra le dita

m'affanna e mi sconsola.

Il suo graffio, aspro e soave

un tempo inebriando m'angustiava

ora poche righe bastano

e penso allora.

Per le strade andavo, e non sapevo

del destino poi che t'aspetta

la vita che allora era mia

corta e solitaria appariva

al mondo non pensavo

scrivevo, e mi consumavo.

Io spero che tu non sappia

quanto di quello ancora è mio

il ricordo incalza

e s'oscura la mente.

Vivo una vita che non s'addice

a chi ligio appare e non comprende

che un uomo è altra cosa

in questa fogna quotidiana.

Spezzare le catene che ci inchiodano

lascia segni sulla carne

Ma occorre,

e fatto sia.



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Jacopo Serafinelli


Metafora


Giro lo sguardo in vana ricerca,

vano cercare le sponde del vuoto.


Sfinito m'accascio nel senso cercato

creando cerchi nel lago del Nulla,

cerchi che vanno a morire lontano…

così lontano che anche da morto

sarà più lontano di ora che vivo.


Allora che vale valersi del cuore

se poi il beccaio lo taglia sul banco

lasciando soltanto sangue sul legno

che poi pulirà col suo straccio fetente.



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Giuseppe Gianpaolo Casarini


Tempo di covid: Città vuote


Son vuote oggi tutte le città d’Italia

vie deserte senza anime le piazze

che il feral virus  agguati tende

a minacciar di noi le vite e la salute

ed ecco i monumenti e statue tra di lor

tornano a parlarsi  per riempir questi

vuoti con voci alte di parole amiche

che nel tempo il vociar del viver

nostro qual steccato di separazione

distratto aveva e annullato come

le rispettive conoscenze e il gentil

modo di darsi il buongiorno mattutino

or cosi io vedo e ascolto a Milano

chiacchierar il Duomo con  il Re Vittorio

Emanuele galantuomo e come il cappello

si toglie Leonardo nel colloquiar suo

con la Scala lì vicino e con Palazzo Marino,

ed ecco in  Binasco dove il passo lento muovo

la Chiesa  Parrocchial al Visconteo Castello

dove Beatrice per man violenta trovò

morte dar forte voce e con le campane canto,  

e infin laggiù a Motta Visconti in quel paese

dove nel cimitero dormon da tempo mia sorella

con i nostri cari  genitori le Chiese di Sant’Anna

e di San Rocchino che al borgo fan da sentinelle

tra di loro allegre le sento parlottare e lanciar

con squillante scampanio un saluto al lontan Ticino,

e tu lettor che leggi aprendo la finestra

non senti lì sotto quel parlar di statue e monumenti?



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Lodovico

Legno


Legno, distorto dal vetro.

Riflessi di sole,

luce morente.


La natura tace,

un silenzio denso,

il tempo è un desiderio.


Vite fiaccate,

calore perduto.

Teatro senza spettatori.


L'uomo osserva, alieno,

mentre la natura soffre

in un atto d'amore.


Il ramo cede,

i vasi si rompono,

la bellezza si dissolve.


Abbiamo ancora tempo.


Poco.



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Menodizero


Madre


Mamma, ho paura

in casa fa buio

il pomeriggio non passa

anche se accendo la luce.

Mamma, ho paura

c'è tanto silenzio

e la palla di spugna

fa troppo rumore.

Mamma, ti svegli?

Nel palazzo di fronte

c'è un bimbo che balla

e un fratello che ride.

Mamma, ti svegli?

Ho fatto un pasticcio

nella tazza di tè

avevi spento due cicche.

Mamma, lo sai?

Quando sei triste

hai lì le pastiglie

per non piangere più.

Mamma, lo sai?

A me non importa.

È tutto passato.

Mi è solo rimasta un po' di paura.



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Terradipoeti


Ricordo


Una sera l'ho incontrata

mai più l'ho scordata.

Tante volte la vedo

mai ho potuto afferrare

la sua realtà,

ogni volta mi sfugge.

Se sia bella

non so,

mi sorprende pensarla.

È un ricordo remoto

dell'infanzia forse

come l'aurora

mi acceca gli occhi.

Ha negli occhi

una luce chiara

più chiara dell'alba;

ha corpo stupendamente forgiato,

viso vellutato

come fiore appena sbocciato.



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Zagaz54


Dovrei davvero rimpiangere quei tempi?


Devo davvero rimpiangere quei tempi?

La zia Antonia indossava il lutto con disinvoltura,

come un paio di calze pesanti,

come un herpes.


Di quei tempi ricordo

i capelli neri di mia madre

Di un perfetto riccio-non-riccio


Prima che li tagliasse


Prima che morisse.


Ricordo quei capelli che mi sfioravano il viso

Che odoravano di argan e di olio fritto.

Ricordo la scriminatura perfetta,

e lei così minuta

Originale.

A buon mercato


I tempi in cui ho cominciato a ispezionarmi

A volermi bene in un modo strano

Salire scale, scavalcare balconi

Ferire braccia e gambe

Con una bastevole dose di vetri rotti


Devo davvero rimpiangerli?


Ricordo quando mia sorella

fu prima sorda e poi di nuovo vedente

Ricordo il primo prete nero

Nella storia di San Rocco dell’Angelo

Venir fuori dalla sacrestia

Come una bestia ferita,

che piangeva.


Ricordo Mustapha

Che vendeva cd masterizzati

Davanti la Standa di Piazza San Maurizio

Ricordo che fu magro

E che parlava poco

E che Il suo bracciale islam sopra il bicipite

Gli andava largo

E scendeva

e gli faceva male.


Ricordo però che tramonti.

Sempre diversi

Sempre improvvisi.

E tu che uscivi dall’acqua

E avevi un costume verde

A due pezzi

E capii che avevi sviluppato

E smisi di amarti.


I tempi in cui cercai disperatamente

Di diventare qualcosa ( e non qualcuno, badate!)

Per poi rendermi conto

Che proprio qualcosa

Aveva assunto le mie sembianze

La mia identità

 Chissà dove


Ricordo un barile una forbice e un cappio ancora caldo.

Ricordo un vitello che faticava a venir fuori

E uomini davvero affamati

Che cercavano di tirarlo via per gli zoccoli

Tempi in cui davvero se volevi uccidere un uomo

E farla franca

Non c’era pericolo che qualcuno

Ti riprendesse col suo smartphone


Dovrei davvero rimpiangere quei tempi?


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