presenta
Vento (a Susette)
e le altre poesie
ebook del GrandPrix poetico stagionale di primavera 2023
Ebook del GrandPrix poetico stagionale di primavera 2023
A cura di Massimo Baglione.
illustrazione di copertina: The man smoke an electrical cigarette and on the dark background - myloview.com
Nota: le opere qui pubblicate sono le prime 10 classificate e hanno subìto un blando editing formale rispetto ai testi originali nel forum di BraviAutori.it dedicato ai GrandPrix poetici stagionali.
Nota: la classifica qui pubblicata fa riferimento al periodo in cui si è svolto questo concorso. Se dalla pubblicazione dell'ebook a oggi qualche iscritto al sito ha cancellato il proprio account, le graduatorie odierne potrebbero differire.
Regolamento dei GrandPrix Poetici Stagionali di BraviAutori.it
I GrandPrix poetici stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova divertendosi, conoscendosi e, perché no, anche imparando qualcosa.
I migliori testi di ogni GrandPrix poetico saranno pubblicati in un ebook gratuito.
Per il regolamento completo: www.braviautori.it/grandprix?mode=istruzioni
Per visionare la pagina riassuntiva con i totali parziali dei voti espressi, clicca qui.
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Domenico Gigante
(vincitore del GrandPrix di primavera, 2023)
Vento (a Susette)
Fresco stasera un vento,
la porta della stanza
schiudendo al ricordo,
lieve un'idea m'instilla:
l'ombra di te che quieta
da quest'uscio mi spii.
La sigaretta espiri,
mentre nell'imbrunire
la luce incanta il fumo
in un gioco di danza,
troppo falso e intrigante
agli occhi miei severi.
Poi uno spicchio di luna
silenzioso si leva
e le massicce mura
della grigia vecchiaia
l'impensato sorriso
implacabile crepa.
Ma è solamente un lampo:
aspro il vento mi scippa
quest'incanto dall'anima;
da me lesto ti strappa
e, chiudendo la porta,
serra la nostalgia.
Piramide
Vortici
S’alzava conscio un sospiro
e candidissimo non mutava il cielo,
al dì fuggivan nuvoloni neri,
alla notte è tutto un buio manto
e il lontano trasmetteva ora vicino
un rumore troppo lento che passava
nell’aria morta e in fondo mossa
della sera, e vibrante la brezza
sospirava, e tale io spingevo avanti
un sasso e un’alterata immobilità,
l’ordine cosmico e la profondità di uno spazio.
Spaventato dalla crudeltà del mio agire,
sovversivo, il nulla rivoluzionava
il tutto nel Grande Fragore.
Perso fra i suoi vortici,
misuravo la differenza di potenziale
generata dall’umana sofferente libertà.
Mi doleva dunque d’esser libero
ché non v’è cosa più ardua
di sopportare il peso di un arbitrio
che impone di ordinare il caos.
Eternamente tristi,
condannati a sfuggire titubanti
alle meccaniche celesti.
Marco Pozzobon
Diamanti Grezzi
ospizi dove rinchiudere propria madre,
manicomi dove guardare se stessi
questa è la maturità, l'innocenza
si contorce su sé stessa e resta
un cane randagio dall'ano svuotato,
nel ricordo di quello che fu l'amore
lascio le mie vene sanguinare su
quella che fu la nostra prima notte
senza valore, i pensieri di un barbone
senza valore, il corpo di una commessa
la stesura di un contratto, la notte
marchia ogni mia mossa e l'epilessia
mangia la mia anima lasciando
un corpo senza prospettive gelare
sul palco di quella che un tempo fu
l'adolescenza, diamanti solitari
lasciati marcire in catapecchie,
ora mangia la muffa e sputa
il catrame
non ho futuro dentro me stesso
non ho futuro dentro me stesso
i cadaveri dei diciottenni
piovono sul cemento fresco
Macrelli Piero
Cose dette, cose sognate
La sua voce mi giunge
più dolce
più sfumata
diverse sono le pause
e anche gli accenti
che non sembra neppure lei
telefonarsi nelle ore più buie della notte
quelle che di solito annunciano disgrazie
per noi sono un gioco per dire cose
che di giorno non è così facile
mettersi a nudo
abbassare le difese
però ancora non l'ho sentita dire
ti amo
e neppure
ho voglia di far l'amore
queste cose non le ha mai dette
mai di notte
figuriamoci di giorno
che si ripara dietro grandi occhiali scuri
e labbra scarlatte e reticenti
ma io so che mi ama anche quando dice
che non ci vedremo più
che questa è l'ultima volta
che la storia è meglio finirla
che altri e altre verranno
per lei
per me
e lo dice da così tanto tempo
che oramai le parole
hanno invertito il significato
e intanto continuiamo al telefono
in piena notte
passando da stati di veglia a stati di sonno
da coscienza a incoscienza
che poi al mattino mi chiedo
se quelle cose ce le siamo dette
o solo sognate.
Gabriele Pecci
Pioggia battente
se potesse la mente, tenerne
passo
conterei ogni singola
goccia
fino a diventarne
suono
Nunzio Campanelli
Pillole Amare
Dammi dottore le tue pillole amare
nutri il mio male ma fammi sognare
consenti ancora un po' alla mia mente
di non pensare a quel tarlo indecente.
Dammi dottore le tue pillole amare
uccidi il mio corpo ma fammi volare
fammi planare in mezzo alla vita
che possa toccarla con le mie dita.
Dammi dottore le tue pillole amare
prendimi l'anima ma fammi provare
il dolce sapore che si prova vivendo
e l'aspro dolore di chi sta morendo.
Dammi dottore le tue pillole amare.
Athosg
Primavera
Ti ho vista camminare
su questa neve leggera,
inseguita da un pallido sole
che allungava le ombre.
Incerti e lievi
erano i tuoi passi,
come per non recar disturbo
al risveglio del mondo.
Tra qualche giorno
un rivolo d’acqua
scorrerà su questo prato,
e le tue impronte
saranno solo un ricordo
nella mia mente contorta.
Egidio
Io scrivo
Uno scrive anche per noia.
Per ambizione: ben riposta, mal riposta.
Uno scrive tanto per scrivere. Io scrivo per sentirmi vivo.
Io scrivo
per dare
nutrimento
al sentire.
Passato: è ancora, nel ricordo.
Presente: è bellezza che, man mano, si
raggiunge.
Futuro: è mistero, come
il tuo sguardo.
Giuseppe Gianpaolo Casarini
Iris-Giaggiolo
Allor che il Creatore il mondo
stava completando una stagione
poi chiamata primavera un giorno
che poi sarà di marzo vide nel cielo
dopo un temporale un arco scintillante
di tanti e tanti molteplici colori
poi il suo sguardo a terra pose
e una landa solitaria desolata senza
fiori vide, commossa alzò un suo dito
in alto sfiorò l’arcobaleno e per magia
con il suo pennello dipinse un fiore
poi altri via via con petali e corolle
tratti da quella celeste tavolozza
e l’iris da quella poi così chiamato
di colori ricoprì la landa desolata,
or il fiore nella dolce stagion materna
superbo elegante bello di colori ricopre
il mio giardino: ne sfioro ne odoro uno
screziato bianco e corre il ricordo
a mia nonna Nina una figura amata
che lo amava e curava tanto, una zolla
poi rivedo in quell’amgolo dell’orto
e rivedo non l’iris ma il giaggiolo
sì quel caro nome nostro campagnolo
Laura Traverso
Amore amaro
Non riesco a non sentire l'angoscia e il vuoto che ho nel cuore
Perché è troppo poco l'amore che lui mi può dare
Cerco di riempire i vuoti con tante cose da fare
Ma alla fine mi domando: perché questo dolore?
Vorrei svegliarmi una mattina e sentirmi davvero cantare
Senza più aspettare attimi e briciole del suo dare
Ma ancora non posso immaginare la mia vita senza il suo calore
Senza più il sorriso, le parole e i baci del mio doloroso amore
Ancora mi succede di aspettare i nostri incontri con il batticuore
E sovente mi ritrovo a pensare che vorrei fuggire e mai più ritornare
Letylety
Cosa posso dirti?
Uomo bianco,
hai smarrito la strada
dei tuoi giorni migliori,
insegnando ai tuoi figli
che eri il più forte,
mostrando il muscolo
più tornito.
Cosa posso dirti amico mio,
io che sono bianco come te?
Un giorno ti sei alzato,
c'era una nuova storia da scrivere
su libri che non saprai leggere.
I tuoi figli
saranno i primi a soccombere,
anestetizzati dall’antico benessere.
Non lascerai nulla,
se non l’eredità vuota
dell’uomo che afferra la mano tesa
in cerca di elemosina.
Ora il tuo giorno
scorre tra rabbia
e lamenti.
Le tue bandiere
sbattono nel vento
di questa notte senza stelle.
Diritti calpestati.
Pensieri emarginati.
Dolori levigati.
Cosa posso dirti amico mio,
io che sono bianco come te?
Non senti.
Non pensi.
Non speri.
Rincorri il Barnum di turno,
che ti sorride leggero
prendendoti alle spalle.
Cosa posso dirti amico mio,
io che sono bianco come te?
una produzione
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