Di Cesare Massaini: GRazie mille per le tue parole! Mi metto subito a rivederlo

Di Ida Dainese: Prima di tutto mi complimento per la stesura di quest’opera, un lungo romanzo che tiene sempre desta l’attenzione lungo le pagine e la curiosità di sapere come va a finire la vicenda. Mi è piaciuto leggerlo. La storia mi sembra ben concepita e sviluppata, rivela indizi e dettagli sparsi qua e là ma il lettore è sempre depistato e si trova a sospettare un po’ di tutti, provando simpatie, antipatie, sorprese e alla fine anche un po’ di tristezza. Anche i personaggi sono credibili, sensitiva compresa (in fondo siamo in un romanzo). Lo stile è sobrio, aderente alla realtà raccontata, con buoni dialoghi.
Tutta l’opera però va rivista con attenzione perché ci sono da correggere molte piccole sviste come lettere mancanti, accenti, apostrofi, c’è qualche errore grammaticale (es. “gli” riferito a lei, “hanno” senza acca, ecc.), scambi di nomi (Laura con Gemma e Fausto con Franco).
In diversi punti della narrazione le frasi sono cortissime, divise da punti anziché da virgole, e danno l’impressione di una scrittura a singhiozzo.
Ti segnalo alcuni altri errori:
“… strappò un sorriso al barista che le rivolse un ampio sorriso.” Una ripetizione.
“Lui le sforzò un sorriso che lei trovò freddo.” Verbo non corretto.
“Chiamami Vera.” E dopo continuano a darsi del lei.
“Rimettere gli stessi vestiti la fece sentire una sporcacciona.” Non è questione di morale ma di igiene.
“avvicinarmi alle api senza farmi mordere” Le api non hanno i denti, le api pungono.
“togliere lo sguardo” Il verbo giusto è distogliere.
Ecc.