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Le altre recensioni o commenti
Di Namio Intile: Il racconto sembra, a primo acchito, onirico: anzi, lisergico. Tuttavia il finale lo riporta in terra e offre comunque una direzione, un senso, al lettore.
Il racconto vive delle numerose metafore, forse qualcuna in meno lo renderebbe meno oscuro; la forbice, il filo: la vita che viene spezzata. Le biglie che escono dalla bocca, come le parole, le stanze, la ruota panoramica: come la vita che gira. Le clessidre: il tempo che passa. Ti segnalo dei refusi: un enorme, vuole l'apostrofo. La gravità questa forza, dopo gravità ci vuole una virgola, perché è una proposizione incidentale. Forse la pena vivere, pena vuole il di. Mantieni l'uso della d in chiave eufonica in congiunzioni e preposizioni, e va bene, ma alle volte esageri: ed ad messi di fila suonano proprio male. Dimentichi spesso la virgola prima di un ma avversativo. Ho notato che non adoperi punti e virgola o due punti. Però, alle volte sono necessari: la virgola è poco, il punto troppo. Di Simone Franco: Grazie mille per questa stupenda recensione, il solo leggerla mi ha rallegrato la serata, grazie ancora davvero.
Di Ida Dainese: Un racconto insolito che trasmette leggerezza e inquietudine, descrivendo quel tempo trascorso sulla soglia, quando ancora la vita non ci lascia e la morte continua a chiamare. L'immagine della forbice aperta, che potrebbe chiudersi con uno scatto, mi suggerisce un tempo sospeso che incombe, che ricorda l'ultimo tentativo che ha portato il protagonista fino a lì. L'indecisione, lo stupore, la confusione, sembrano rivelare la forza dell'istinto di sopravvivenza che continua a tirare indietro. Le biglie rosse mi ricordano il sangue, che esce, che circonda e che viene inghiottito di nuovo, simbolo di vita fisica, mentre la mente e l'anima riflettono sull'esperienza.
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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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