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Recensione o commento a: Colazione su Venere - (Racconto Fantascienza, Breve) - di Roberto Ballardini:

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Di Giampiero: Roberto, ormai se per strada dicono “Giampiero” io scatto sull’attenti eh eh. Nel sito vige menzionare il nickname, in effetti. Però se dovessimo un giorno incontrarci, chissà, sai che il mio vero nome è Carlo, ecco tutto.
In merito ai commenti ho capito che essere diretti piace a te e a me. Ed è una bellissima cosa, così l’analisi che devi organizzare è libera di inutili fronzoli. In Demonite, visto che l’hai accennato, non mi sembra che si passa da una sostanza all’altra, la vedrei invece come una questione di dosaggio, con il tutto che, a mio parere, si mescola bene (nero parlando). Proprio non lo vedo lo stacco lì, pertanto il discorso che il testo l’hai dovuto integrare con un altro pezzo non c’entra il classico tubo. Tutti gli scrittori fanno i sarti, no. Se togli la scena (cardine per me) dell’angelo e i suoi riferimenti, il racconto perde di sicuro. La figura dell’angelo fa da contraltare al titolo e a tutto lo scenario sinistro. Il lettore avverte forte questa presenza. L’horror, quant’è troppo esplicito, può suscitare delle repulsioni, ma in Demonite a mio giudizio è funzionale all’ironia grottesca che trova il suo apice nella frase finale. Poi, okay, i gusti sono gusti.
Sul discorso del genere o sotto generi circa la fantascienza per me bisogna solo trovare il giusto equilibrio, saper mettere mano a qualcosa che alla fine funzioni. Poi, certo, devi decidere se impinguire fedelmente il canone letterario o allontanartene quel tanto per poter dettare le tue regole. L’importante è, sempre secondo me, saper creare un mondo verosimile e non dimenticarsi del genere in cui si sta scrivendo. La storia, voglio dire, non è libera di spaziare totalmente per proprio conto, un vincolo deve averlo, il lettore non vuole dimenticare che sta leggendo una storia di fantascienza, sennò s’incavola, credo. Be’, alla prossima.
Di Roberto Ballardini: Diciamo che ho un forte legame con la fantascienza, ma non quella letteraria, nella quale non ho ancora trovato un autore che sia riuscito a soddisfarmi completamente. Le opere che ho amato di più sono quelle cinematografiche, oltre ai fumetti di qualche decennio fa (Moebius, Bilal, Druillet e altri). Ah, e poi certa animazione d'autore giapponese, naturalmente. Mi piace l'idea di un contenitore in cui possano coesistere autorialità, fantasia, azione, riflessione, ma ho la forte impressione che la fascia di lettori che legge fantascienza abbia già delle esigenze ben precise e poco inclini alla novità. Ti sei spiegato bene, però, e la questione è all'ordine del giorno, per me, nel senso che ci sto riflettendo proprio ora, mentre lavoro su una tipologia di racconto più lungo. Ora che, a forza di sbatterci la testa, ho raggiunto una quasi pulizia formale, credo sia giunto il momento di darmi una direzione. Lo capisco bene da questo tuo commento e anche da quelli ricevuti a Demonite (intendo quelli costruttivi). Comunque per le cose nuove ci vorrà del tempo e poi vedo se metterle su qui o meno, e quindi nel frattempo posterò ancora altri racconti relativamente vecchi e probabilmente un po' "eterogenei". Tu non mi risparmiare mai niente, eh.
Per quanto riguarda il titolo, sì, c'è un riferimento a quel classico che fa tanto cinema e poi Venere che si riferisce alla bellezza di Sira ma ha anche un'accezione fantascientifica.

PS. Scusa se faccio confusione a volte tra il tuo nome e il tuo nick. Io preferisco usare il nome, ma a volte mi dimentico e vado in automatico su quello che ho davanti agli occhi. Ciao, Carlo.
Di Giampiero: Ciao, Roberto, sono riuscito a entrare in parte nella magia del racconto. Le ottime descrizioni ben si incastrerebbero nel genere Fantascienza, ma a mio parere non li vedo funzionali, bensì a sé stanti. Forse perché il focus del plot ammicca decisamente nel malinconico dramma di Nora, con i dialoghi che, seppur efficaci (un pochino lunghi, magari), “rubano” in pratica tutta la scena in tal senso. Ne consegue, a mio parere, che tra lo sfondo fantascientifico in cui i personaggi interagiscono e l’essenza della storia stessa (incentrata su Nora e al rapporto con Sira) vi è un distacco importante. Non so se rendo l’idea. Non è che io sia un esperto di generi letterari, tutt’altro, ma leggendo ho avuto l’impressione che la miscela utilizzata nel racconto non abbia offerto il massimo. Cioè quel massimo che ormai so che è nelle tue corde.
Domanda: il titolo, “Colazione su Venere”, e qualche immagine qua e là fanno in qualche modo riferimento al film “Colazione da Tiffany”?






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A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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