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Le altre recensioni o commenti
Di Roberto Ballardini: Spesso i racconti che si scrivono diventano una risposta a una situazione o a un interrogativo in essere dentro di noi. La mia credo sia solo una risposta parziale, nel senso che mette il dito soltanto sopra un aspetto della complessa (e nuova, ancora da metabolizzare) questione virtuale, quello più deleterio. Ovviamente poi l'ho enfatizzato a fini narrativi e tuttavia credo esista quella bolla di irrealtà, o quella realtà terribile, in cui si può finire imprigionati e in cui finisce Donnie per uscirne poi nel modo più drastico quando finalmente viene a contatto con la realtà shockante delle cose. In questo senso, forse il parallelo più azzeccato è quello della tossicodipendenza. Fuga dalla realtà, degrado, morte dove il primo punto credo sia applicabile anche alla virtualità. Ma credo poi che di modi per fuggire dalla realtà oggi ce ne vengano offerti molti, prevalentemente a scopo di lucro.
Mare, montagna, e campagna? Beato te! Ma anch'io sto messo bene in quel senso. Diciamo collina più che montagna, va. Grazie per la patente, però mi piace viverla in modo tranquillo questa passione, senza appendermi a degli sviluppi che mi sembrano al momento improbabili (anche se a volte ci fantastico un po' eh). Di Giampiero: Mi piace questo horror claustrofobico autodistruttivo e anche tante altre cose. A mio giudizio si è rappresentano in modo efficace un aspetto della depressione in cui lo stato d’abbandono del protagonista (ma anche familiare) attinge a un loop distruttivo in essere (topi!). Voglio dire, tutto questo purtroppo aspetto psichico deleterio di Donnie non può certo improvvisarsi affidandosi alla sola fantasia. Quindi, sotto questo aspetto direi che hai fatto un buon lavoro, pizzicando le giuste corde a vuoto regolate non tese, tesissime. Tanto che si sente il loro sinistro vibrare. Un altro aspetto gestito alla grande è, appunto, il punto di vista in cui la realtà virtuale – che ormai ci coinvolge in modo imponente e non possiamo più scrollarcene di dosso – è considerata come un girone dell’inferno dantesco. Pertanto la scena finale, dove il telefonino riposa nel bidone della spazzatura, è una soluzione laddove tutto il resto è un ammonimento.
Sul virtuale, in pratica, la penso come te. Io, per altro, ho anche l’imbarazzo della scelta di dove andare a passeggiare: al mare, in montagna o in campagna? P.S. sarei onorato di una eventuale partecipazione alla presentazione di un tuo libro. Per “certe cose” è necessario avere la “patente”, ma per me tu sai già guidare. |
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