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Wed 03 July, 05:36:54
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Recensione o commento a: Noli me tangere - (Racconto Narrativa, Breve) - di Selene Barblan:

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Le altre recensioni o commenti
Di Selene Barblan: Ciao Francesco, grazie anche a te per la lettura. Sono felice che sia risultata se non altro stimolante. Sì, sono proprio quei baccelli che descrivo nel racconto, quando io li ritrovo nel bosco mi diverto ancora a farli "scoppiare".
Grazie per il passaggio.
Di user deleted: In seguito a quello che ho trovato su internet riguardo questo fiore immagino che tu abbia paragonato in un certo senso Flora all'impatiens: leggo che c'è una balsamina detta "noli-tangere" che se la sfiori sputa via i semi e si contorce. Questo comportamento mi riporta all'introduzione del racconto.
È un racconto un po' troppo criptico. Magari la cosa è voluta pero' si fa davvero fatica a capire il motivo della fobia di Flora. Tra l'altro dal racconto sembra che lei non abbia paura solo del contatto fisico, ma che detesti anche l'appiccicaticcio dei suoi vestiti dovuto al sudore. Quel che è certo è che l'episodio chiave è la morte del fratello, che rimane pero' anch'essa un mistero.
Insomma, quando un racconto mette tanta curiosità chi lo scrive ha sicuramente colpito nel segno. Gli stacchi in corsivo poi ci stanno benissimo!
Di Selene Barblan: Ciao Eleonora2, grazie, anche il ricordare persone o avvenimenti tramite un racconto è per me una bella soddisfazione. Sì, devo dire che è forse una delle prime volte che mischio ai miei ricordi e alle mie fantasie un minimo di ricerca (veramente molto minimo), ho un bel libro di fiori a casa e tutto è partito da lì. Grazie mille per il passaggio, ciao!
Di Selene Barblan: Ciao Stefyp; innanzitutto ringrazio molto anche te per aver letto e commentato questo mio racconto; mi fa piacere che susciti un'emozione, non perché voglio intristire chi mi legge, ma perché come dici tu è già un bel successo.

Capisco i tuoi dubbi riguardo ciò che riguarda il contatto, o meglio la difficoltà che ha Flora a toccare gli altri; effettivamente può non apparire molto chiaro. Per come ho concepito io la storia lei già da sempre non amava molto il contatto fisico. Questo ovviamente non traspare da ciò che scrivo e probabilmente è una mia mancanza. Poi ciò che mi sono immaginata sia successo al momento della morte del fratello è che lei gli abbia effettivamente tenuto la mano negli ultimi attimi, e questo contatto le sia rimasto impresso in modo ambivalente, da una parte il legame affettivo e l'ultimo ricordo di lui, dall'altra parte il trauma subito. Non solo, il fatto di aver perso quella persona cara, oltre a portarla all'isolamento, ha creato in lei una difficoltà emotiva e insieme fisica a lasciarsi andare e aprirsi agli altri. Però mi rendo conto che è tutto molto criptico e che hai già, in quanto lettrice, fatto uno sforzo notevole e molto apprezzabile per capirmi. Fin dalle prime cose che ho buttato giù su carta mi è stato fatto notare questo eccessivo ermetismo, vedrò se, in questo o nei prossimi racconti, riuscirò a essere meno contorta o anche solo più coerente (penso infatti che non sia del tutto riuscito questo racconto).
Riguardo la chiusa hai beccato un altro dei miei punti dolentissimi; faccio molta fatica a concludere i miei racconti, non sempre mi riesce di dare una degna fine a ciò che inizio. Vedrò se riuscirò a lavorarci sopra.
Riguardo allo zucchero/burro di cacao hai perfettamente, anche qui, ragione. Correggerò sicuramente, grazie anche per questo appunto!
Riassumendo ti ringrazio molto per le osservazioni e spunti di riflessione, utilissimi. Grazie anche per i complimenti riguardo il disegno, sì mi piace pasticciare un pò coi colori Smile
Di Eleonora2: Un'ode all'impatiens. Questo racconto, oltre ad essere molto triste, è bello e mi ha riportato alla mente più di una persona, mi ha aiutato a capirle, quindi complimenti per aver, con la scrittura, saputo trasmettere delle riflessioni. Addirittura in mezzo ai boschi! Qui si chiama Bevilacqua, Piemonte. Vere le notizie sulla pianta, argomento di giardinaggio sul quale avrei molto da dire, ma non è questa la sede. A rileggerti! Ciao.
Di Stefyp: La stagione del Dragone #10
L'emozione che questo racconto mi ha fatto provare è un velo di tristezza e questo è per me un successo.
Una vita passata via così nel rimpianto e nella solitudine, appena scalfita dall'amore per un fiore…
Quello che però mi è sembrato un pochino fuorviante è la questione della mano. Per come l'ho inteso io lei non ama il contatto della pelle con le persone perchè la riportano al contatto con la mano dell'fratello morto. Ho inteso bene? Però all'inizio tu dici che non ama il tocco della pelle sudata e appiccicaticcia, questo mi rimanda a un'immagine negativa che mal si accompagna al ricordo della stretta del fratello.
Per come è stato condotto il racconto la morte del fratello sembra essere la causa principale della vita triste e malinconica della signora. Se così è la frase finale sembra un pochino buttata lì. Condivido l'idea di lasciarla un po' in sospeso e svelarlo solo alla fine, ma gli avrei dedicato forse qualche parola in più.
Ho apprezzato invece gli intermezzi in corsivo per raccontarci i suoi ricordi.
Un ultimo piccolo e insignificante dettaglio: A me sembra di ricordare che la patina bianca che ricopre il cioccolato non è data dallo zucchero che fuoriesce ma dal burro di cacao che con il caldo e con il tempo si separa.
Il disegno dei fiori è molto bello, se lo hai fatto tu complimenti!

Di Selene Barblan: Ciao Marcello, grazie per averlo letto; hai capito molto in effetti e sono felice che ti abbia trasmesso qualcosa. Proprio ieri ho rivisto nel bosco quella pianta che "scoppietta e saltella", se cerchi bene l troverai. Ha dei baccelli che appena sfiorati si aprono con un lieve scatto. Non sono la causa della morte del ragazzo, ma in quel momento, nel mio immaginario, il ricordo positivo di quella tradizione/esperienza tra fratelli si è mescolato per sempre alla tragedia e alla perdita.
Grazie mille davvero!
Di Marcello Rizza: Ciao Selene. È un racconto molto triste. Una intera vita trascorsa a evitare persone, a elaborare, senza riuscirci, un lutto. Una poesia dedicata alla solitudine come scelta o come conseguenza che attiene anche a un disturbo da trauma psicologico. Non ci spieghi come è morto il fratello, ho provato a capire quel "scoppietta, saltella", se fosse un indizio. Ho fatto ricerca sul net sul fiore, per capire se fosse velenoso. Ho provato a creare una meta storia per collegare la scomparsa col suo fastidio per le cose mollicce e appiccicaticce. Non ne ho cavato nulla. Per me è venuto a mancare per un infarto. Oppure non ci ho capito nulla. Ma il solo fatto che mi sia impegnato a fondo per comprenderlo appieno dimostra che la tua poesia mi è arrivata forte e che meritava l'indagine letteraria. Bello… Brava.






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