Di Giancarlo Rizzo: Già dall'inizio mi è parso un componimento espresso in un modo così saccente, tanto da rasentare il ridicolo, che ho pensato ad uno scherzo.
Alla fine dopo pagine e pagine da incubo, piene di luoghi comuni e costruite senza respiro, non dice nulla se non che credere in dio è l'unica soluzione (altro luogo comune).
Ma ho letto fino alla fine, coraggiosamente e sforzandomi di non vomitare perché speravo in un epilogo rivelatore della verità tanto supposta*.
Non è possibile produrre una tale enorme sequenza di citazioni senza cadere nel banale sdolcinato, da perfetto fariseo, vuoto come una campana che suona solo per sentire se stessa.
Ma questa povera persona, che vorrebbe innamorarsi della vita**, ha mai provato nel silenzio a scandagliare davvero il proprio io senza pensare a ripetere quello che dicono gli altri?

*Con questa opera vuole dare delle risposte alle domande fondamentali della vita cos'è il giusto, cos'è lo sbagliato?

**Oggi posso salire sul palco, andare oltre il sipario e recitare me stesso cosciente e responsabile della mia arte, curioso e benevolo verso quel mondo da scoprire ed abbracciare che è il teatro della vita di cui mi voglio innamorare.