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Sat 27 July, 16:03:56
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Recensione o commento a: Meritocrazia: un'analisi controcorrente - (Saggio Filosofia, Medio) - di Domenico Gigante:

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Di Domenico Gigante: Siamo d'accordo! Però cambiare le istituzioni che ci permeano è impresa difficile, ma non impossibile. Ci sono aspetti culturali, come quello della meritocrazia, che possono essere combattuti e sconfitti. L'individualismo è un fenomeno relativamente recente e l'uomo non è affatto un essere egoista in lotta contro tutti gli altri. In questi giorni sto leggendo un bellissimo saggio che risale al 1902, Il mutuo appoggio, del naturalista, filosofo e anarchico russo Peter Kropotkin.
Le tesi di Kropotkin costituiscono un'alternativa sia alle teorie del darwinismo sociale, le quali pongono l'enfasi sulla competizione e sull'egoismo, sia alle rappresentazioni romantiche di scrittori come Jean-Jacques Rousseau, il quale pensava che la cooperazione fosse motivata da una forma di amore universale. Kropotkin sostiene infatti che il mutuo appoggio fornisca vantaggi pratici per la sopravvivenza delle comunità, sia umane che di altre specie, e che, tanto quanto la coscienza morale, sia stata premiata dalla selezione naturale.
Uno degli aspetti che ci sono sfuggiti di mano è l'efficientismo. Siamo pervasi da questa ostinata ricerca dell'efficienza in tutti i settori. Questo ci ha fatto perdere di vista che, talvolta, comportamenti inefficienti - come la solidarietà e la condivisione - servono a premiare aspetti più importanti e profondi della nostra vita comunitaria: aiutano a non frantumarci e ad avere un maggiore potere di controllo sulle istituzioni, che ci sono sfuggite di mano e non sono più un fattore di progresso e benessere per tutti.
La catastrofe non è l'unico fattore di evoluzione della storia. Ci sono movimenti più lunghi e sotterranei che hanno mutato i nostri comportamenti e valori. Possiamo riorientare il nostro modo di pensare in un senso che metta al centro la dignità dell'uomo (di ogni uomo) piuttosto che la massimizzazione di qualcosa.
Di user deleted: Si un amaro qualche volta, anche se è AMARO. Scherzo in realtà non sono pessimista, ripeto essere realisti non vuol dire per forza di cose essere depressi o altro, semplicemente accetto le cose per quello che sono, non mi cambiano troppo l'umore, di mio sono una persona abbastanza allegra e autoironica, quindi va bene così, abbiamo la fortuna di essere schiavi del sistema, non della fame o della sete che non sia solo quella del sapere magari. Quando vedo ridere mia figlia, non mi interessano già più tutte queste questioni, o non prioritariamente. Quindi ripeto va bene.
Di Giancarlo Rizzo: Caro Gabriele, ma tu una qualche forma di speranza, non te la concedi mai?
Di user deleted: Purtroppo dal mio punto di vista non viviamo più in un mondo dove è possibile abbattere questi sistemi o apparati, nemmeno scalfirli, se non in presenza di un disastro globale che coinvolga questi stessi sistemi e apparati, ma probabilmente dopo sarebbe già troppo tardi. Questo proprio perché il popolo (e parlo delle democrazie occidentali e delle masse al loro interno) dipende totalmente e nella sua completezza in essere e avere, da questi apparati e sistemi che poi inevitabilmente denigra, sentendosi giustamente privato di tutte quelle libertà decisionali sul proprio essere e avere che lui stesso però vi ha delegato e riposto. Se ogni aspetto della vita delle masse è condizionato da diversi apparati che siano essi tecnici, finanziari, economici, sociali o culturali, diventa come tu stesso hai detto, la battaglia di don Chisciotte contro i mulini a vento. Questo non è un normale "drago" da combattere, ma un drago con più e più teste ognuna delle quali è un aspetto primario e non della nostra vita, e non basta tagliare una di queste teste per risolvere almeno parte del problema (questo è quello che ci vogliono portare a pensare per tenerci controllati o a nostro modo rilevanti attivamente nel sistema decisionale, tramite la barzelletta chiamata voto politico o di qualsiasi altra forma, lo dico aimè con profondo rammarico questo), perché ne tagli una e ne ricresce immediatamente un'altra contraria e uguale alla prima. Bisognerebbe quindi come detto puntare non alla testa, ma al cuore, alla radice del problema, ma la radice del problema qui siamo noi stessi, quindi bisognerebbe ricominciare da zero e convincere Dio a re inscrivere il nostro stesso essere in evoluzione, non più basato sull'egoismo quindi, per poter almeno provare a cambiare tutto ciò che da esso è poi conseguito nel bene e nel male, altrimenti per nostra natura o pulsione probabilmente ripeteremmo gli stessi errori (oppure senza questo e la tecnica che ne deriva, non sopravvivremmo alle forze della natura stessa e ci estingueremmo). Ad ogni modo non potendo tornare indietro possiamo solo, ormai schiavi di noi stessi, della nostra efficacissima tecnica funzionale, vedere cosa ci riserva questo nostro futuro, il tutto nella piena e totale impotenza oggettiva come soggettiva di poter cambiare in qualche modo o misura noi stessi e quindi il problema che proprio da questo ne deriva.
Di Domenico Gigante: Caro Gabriele! Condivido il tuo pensiero. Purtroppo si tratta di radici. Una società individualista come la nostra non poteva che partorire una politica altrettanto individualista, in cui le virtù del buon governo e dell'interesse comune non possono trovare terreno fertile. Che si venga dai partiti tradizionali o dai nuovi movimenti ci si scontra sempre con il limite dell'individuo, a cui viene affidato il compito di combattere il Drago (sistemi di potere ormai centenari e difficili da scalfire). Il problema è che questo Drago non si può sconfiggere tramite un cavaliere. Ci vuole qualcuno che sappia risvegliare veramente la coscienza delle persone e radunarle intorno ai veri sentimenti democratici di uguaglianza e solidarietà. Solo il popolo, inteso come comunità di fini e di principi, può veramente fare breccia nei vecchi sistemi, può influenzarli dall'interno e trasformarli senza necessariamente doverli abbattere.

Anche a te consiglio di leggere il saggio di Sandel. È veramente una bella lettura.
Di Domenico Gigante: Caro Giancarlo! Nei miei 46 anni di vita, pur venendo da una famiglia "privilegiata", ho dovuto fare i conti che un sistema meritocratico che non ha mai saputo sfruttare i miei talenti. Lo dico con il rimpianto e il rancore di chi pensava di poter dare di più alla società, ma è stato relegato in un ambito di precariato. La mia generazione ha subito tutto questo. E se io tutto sommato sono rimasto saldo in un certa fiducia nella democrazia e nei suoi istituti, capisco chi si è lasciato attirare da sirene populiste e sovraniste. Facciamo una gran fatica e non posso che sperare che la crisi che stiamo vivendo serva a rendere migliore il futuro dei miei figli.

Ti consiglio vivamente di leggere il libro di Sandel. In molti passi l'ho trovato illuminante. Certamente mi ha condotto a vedere le cose in un modo diverso. È molto piacevole e non tecnico.
Di user deleted: Ciao Domenico, davvero un interessante saggio il tuo, invita riflessioni sull'argomento da te posto:

Il vero problema associabile ad ogni campo a padronanza dell'uomo, è l'uomo stesso.
In politica per esempio, in fondo, c'è poca differenza poi tra pura meritocrazia da curriculum o populismo viscerale.

Il primo ha dalla sua il contributo accademico del proprio sapere e competenza, il secondo, ha in sentore però il polso del popolo.

Quale dei due sarebbe quindi più auspicabile?
La risposta è entrambi e nessuno dei due.

Entrambi possono dar luce e presenza delle loro differenti virtù, ma entrambi devono sottostare a diverse logiche di potere e controllo (tecniche, finanziarie, economiche, sociali ) non disposte e non disponibili in loro dote o piena competenza.

Quindi come sempre, il problema del ramo secco, non è mai nel ramo, ma alla sua radice, è lì che si pone la vera questione.
Di Giancarlo Rizzo: L'elenco dei tag che hai inscritto è il sunto degli argomenti del tuo saggio, come al solito chiarissimo e facile da leggere. Grazie per l'opportunità che mi hai dato. L'argomento della meritocrazia mi tocca da vicino e le considerazioni che riporti mi hanno fatto riflettere su molti aspetti della mia vita e delle considerazioni che posso fare dall'alto della mia pensione. Sono nato povero, non mi sono laureato, ho costruito una piccola impresa commerciale con cinquanta dipendenti vivendo in questa società che in quasi ottant'anni è cambiata secondo me moltissimo e dove molti aspetti da te considerati li ho vissuti.






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