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Sun 06 October, 10:23:58
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Recensione o commento a: L'Infinito - (Aforisma Filosofia, Brevissimo) - di Giancarlo Rizzo:

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Le altre recensioni o commenti
Di Giancarlo Rizzo: Questo commento mi piace molto.
Di user deleted: Su questo infatti sono d'accordo, noi rappresentiamo sull'infinito, la nostra stessa sete di sapere, il nostro non volerci porre limiti alla mente e quindi al corpo, il nostro continuo sfidare noi stessi, sarei tentato di esplicare questo tramite lo stesso inganno dell'io. Sicuramente o probabilmente anche esso ne fa parte, ma sono perfettamente conscio che se anche fosse, esso però funge da principale motore verso la scoperta e conoscenza su ciò che siamo. È stato porre sempre più in là questo limite che ci ha permesso di essere dove siamo ora, nel bene e nel male di questo, ma è indubbio che senza questo non saremmo probabilmente qui ora a poterne discutere. Il fatto che l'abbia nominato o teorizzato sotto il nome di "inganno" non significa che esso poi non porti anche del buono in sé, anzi l'io nel suo stesso essere ingannevole lo è però verso un nostro bisogno e speranza (utile su molti frangenti dell'essere emotivo/sentimentale e non, per superare o cercare di superare costantemente i limiti naturali o meno che troviamo di volta in volta posti, alcuni certamente superabili, altri no), di evolversi verso qualcosa di ogni volta superiore. Sottolineo il termine "bisogno", seguito da "speranza" però.

Il superamento e continuo avanzamento dello stesso in ambito tecnico-scientifico è sicuramente applicabile in essere e divenire; l'evoluzione della specie umana a questo poi accompagnata, credo forse possibile solo, su piccoli aggiustamenti migliorativi, ma altamente improbabile nel profondo dello stesso, come signora Storia d'altronde tramanda.
Di Giancarlo Rizzo: L'infinito è un concetto che fa parte della Matematica, come suggerisci.
Ma l'Infinito è per me un generatore di emozioni e quindi di sentimenti. Buttali via!
Io nel mare "infinito" mi butto sapendo che nuoterei all'infinito per raggiungerne il confine anche sapendo che non c'è. Vuoi discutere sul perché i sentimenti sono importanti per il mio IO? In quel caso, per me, l'importante è nuotare.
Di user deleted: La perdita della coscienza non apre a nessun concetto di infinito, quelle semmai sono reminiscenze date e rielaborate sotto altra forma da ciò che invece consciamente speriamo o desideriamo. Ho avuto una esperienza premorte, ma non ho trovato niente di tutto questo, solo un senso di tranquillità (questo si) e dispiacere all'unisono, in realtà non sò nemmeno se fossi cosciente o sub cosciente in quel frangente di tempo, sò solo che ne ho ricordo nitido.
Di user deleted: Quella della Treccani era a titolo informativo, poi ho dato anche la mia definizione, senza citazioni mi sembra. Se ora mi chiedi invece, tu come ti relazioni verso di esso? Io ti ripeto come ciò che non posso comprendere, quindi di qualcosa fuori dalla mia e nostra realtà. E l'orizzonte non ti sembra infinito? il mare? i granelli di sabbia? Certo. Ma sono ben coscio però che così non è, questo vale solo come percezione emotiva su di esso, non di realtà in fatto data e posta sullo stesso. Non sto ogni volta a ripetere tutto il discorso sull'io/sè, quello credo che ormai sia stato già ampliamente affrontato e dibattuto.
Di Giancarlo Rizzo: Lo sai che non sono interessato alle citazioni…
Di user deleted: Allora per me l'infinito è ciò che razionalmente e non, io non posso comprendere, non avendo esso limite posto. Al contrario di tutto ciò che invece posso comprendere, osservare, vedere o sentire. Anche le emozioni derivati dai sentimenti, sono limitate dallo spazio e dal tempo, così come ogni qualsiasi altra cosa. Lo spazio del nostro corpo, dove esse nascono, maturano, vengono comprese e vissute, e dal tempo limitato, dalla vita del corpo, dove tutto ciò poi avviene. Quindi come posso comprendere in essere l'infinito? Nessuna mia emozione, logica, arte, fede, pensiero, concezione potrà mai darmi reale risposta di questo in essere, perché essa sarà sempre limitata dal mio essere finito.
Di Giancarlo Rizzo: Tutto qui? Pensavo mi parlassi per esempio di Leopardi, della perdita della coscienza e dell'annullamento del Sé… Leopardi è solo un esempio, naturalmente; ma tu come digerisci questo concetto?
Di user deleted: Credo che il concetto in essere ci sia leggermente estraneo, non sulla sua terminologia di un significato da noi ad esso attribuito, ma di comprensione applicabile/dimostrabile dello stesso, dove la nostra definizione comprensiva e limite di essa a noi dato, si esaurisce/esplica sulla parola "tendente".

Cito dalla Treccani:

"Nel pensiero filosofico e scientifico, il concetto di infinito ha oscillato tra le due definizioni formulate da Aristotele: l'i. potenziale (o i. sincategorematico), ciò di cui si può prendere sempre e solo una parte, non sostanza quindi ma processo, la cui esistenza è implicata dalla non esauribilità delle grandezze sottoposte alle operazioni dell'aggiunta di una parte sempre nuova e della divisione in parti sempre nuove (tale nozione è fondamentale nell'analisi matematica, in quanto l'infinito è qui oggetto di calcoli positivi come limite di certe operazioni sulle grandezze e sui numeri); e l'i. attuale (o i. categorematico), che sarebbe invece una qualità o sostanza, considerato spesso con sospetto per le difficoltà e le contraddizioni che sembrava comportare (per es., le antinomie concernenti la parte e il tutto nelle classi infinite, cioè i cosiddetti paradossi dell'i., "






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