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Recensione o commento a: Supponiamo - (Altro Filosofia, Breve) - di Giancarlo Rizzo:

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Le altre recensioni o commenti
Di user deleted: No è semplicemente la realtà che percepiamo come nostra. Ma consapevoli chi più o chi meno di contare in questa solo nel nostro spazio e tempo dato. Attivamente o passivamente a questa dipende poi dalle nostre scelte già tutte presenti e scritte a nostra insaputa. Quindi siamo totalmente responsabili di queste scelte e perciò anche della realtà che comprendiamo in essere e divenire per quello che ci tocca personalmente e relativamente al nostro tempo e spazio di vita in essa, comprendendo noi stessi in primis. Ecco perché lo scopo di ogni vita è la vita stessa, e il senso che si dà o si può dare alla vita, cioè al nostro tempo e spazio dato, può essere invece solo la comprensione di noi stessi e quindi di tutto ciò che con noi viene poi ad interagire e con cui noi a nostra volta interagiamo nel medesimo spazio e tempo a noi concesso.
Di Giancarlo Rizzo: Ciascuno di noi con il proprio Io non è il centro dell'universo, non è neppure il più importante tra i miliardi di miliardi di oggetti dell'universo.
Se questa è la realtà di ciascuno, non è peccare di egocentrismo?
Di Giancarlo Rizzo: Ciao Mauro. Grazie della lettura. Perché spaventarci?
Di user deleted: Grazie per le numerose citazioni nel tuo testo derivate da scambi di pensiero avuti ultimamente. No Giancarlo, non lo faccio certo per pietà, ma per profonda e sincera stima nei tuoi confronti e per uno scambio reciproco di opinioni su questi stessi argomenti che appassionano entrambi. Certo avrei piacere che anche tu potessi avere le mie stesse percezioni, renderebbero molto più semplice la questione, tu chiaramente puoi affermare lo stesso nei miei confronti con le tue. Il punto è che ho già sperimentato sentire simili ai tuoi e so già che inseguendo questi avrai si speranza e alta motivazione nella continua ricerca, ma nessuna risposta data o a te comprensibile. Non mi ci vorrebbe niente oggi ricominciare a sperare in un possibile oltre, qualsiasi esso sia o forma o spirito abbia, sarebbe fin troppo facile e allettante cedere nuovamente all'impulso di sperare in qualcosa di speciale, in una fine diversa, non certo del corpo, ma dell'essenza che tu reputi in noi come parte e fulcro della nostra coscienza o consapevolezza. Non lo posso più fare però perché mentirei spudoratamente a me stesso, a tutto ciò che è stato il mio percorso, partendo come tutti da questa speranza prima viva in me tanto come oggi la ritrovo viva in te, diventata a suo tempo fede e poi dubbio fino ad essere ora disvelata completamente dal mio stesso io tramite logica, al mio io, cioè dal corpo stesso che io sono, al corpo stesso che invece pensiamo solo di rappresentare e non essere e divenire come invece siamo. Questo dal momento che ha saputo darmi, come in parte ha già fatto, un vero scopo e un vero senso a me comprensibile, mi ha già dato quindi risposte che neanche necessitavo od ho mai necessitato di avere in precedenza. Questo cambio di rotta mi ha dato una chiara visione di ciò che sono, non importa se altri la condividono o meno, non importa se tu potrai mai abbracciarla e renderla tua un giorno. La mia come quella di tutti è una corsa singola nel mio spazio e nel mio tempo, non devo convincere nessuno di quello che io reputo reale o meno, e sono sicuro che lo stesso valga anche per te. Come ti ho detto entrambe le nostre visioni portano a determinate riflessioni che aiutano e muovono il progresso stesso dell'uomo, né sono il motore, quindi benvengano entrambe, come insegnano sia Penrose che Damasio, la differenza tra di esse sono solo le risposte di cui noi poi bisognamo di avere o meno e che queste determinate visioni possono o non possono portare. Se cerchi in te, se comprendi il corpo come punto centrale e fulcro di ogni tua comprensione data e avuta su te stesso e su ciò che ti circonda, avrai risposte comprensibili. Se le stesse invece le ricerchi oltre di esso, fuori da ciò che tu puoi comprendere, continuerai sempre a guardare l'orizzonte con la speranza e solo quella, di poterlo un giorno raggiungere e forse superare.
Di Mauro Conti: Buongiorno Giancarlo. Le tue considerazioni filosofiche sono sicuramente apprezzabili ma io credo che per andare a trovare un po' di luce in un argomento come questo bisognerebbe sondare veramente gli abissi più profondi della conoscenza. Tematica assai complessa. Penso anche che "potremmo" (plurale maiestatis) fermarci alle sole riflessioni più superficiali e alle sole domande, poiché temo che risposte vere e definitive agli argomenti che hai citato ci spaventerebbero alquanto. Ciao! Mauro.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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