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Le altre recensioni o commenti
Di raffaele: Caro Carlo, ho letto un po' lo scambio di idee che avviene da qualche tempo tra te e il signor Dino. Inutile dire che ci ritrovo molti dei temi che abbiamo cercato di intavolare insieme e che dobbiamo sempre discutere più a fondo, dinanzi a una bella fiorentina... mi pare che, se volessi fare una sintesi filosofica di quel che vi dite (a volte sembrate due persone che parlano lingue molto diverse...), sarebbe da focalizzarla su due punti fondamentali: 1) la maledetta paura del "solido nulla", come ebbe modo di dire con sintesi sublime Giacomo Leopardi; 2) la problematicità del nostro rapporto con il tempo. Potrei solo dirti che la prima questione sarebbe, prosaicamente, la classica problematizzazione che compare a una data età , quando incomincia a farsi pressante quella che Heidegger definisce la "domanda autentica" e che diventa necessaria e insostituibile, se si vuole dare un qualche senso alla nostra esistenza; collegata a tale interrogativo è la "cura" nel voler definire il tempo, come appare evidente sia in te che in Dino, con vari excursus e qualche strampalata corsa verso metafisica, scienza, matematica, etica e così via: insomma, un minestrone a volte indigesto, per uno abituato, come me, a guardare in faccia alle cose. Che dire? Se e quando vorrai, ti parlerò di questa percezione strana che chiamiamo "tempo" e che, guarda caso, è termine neutro in lingua latina mentre i greci l'assegnavano alla responsabilità delle tre Parche, non sapendo che pesci prendere al riguardo. Il tempo? La tuke greca, il destino, la provvidenza (?), il caso, l'evoluzione naturale etc. Che dire? La meraviglia aristotelica riemerge ogni volta che ne parlo, eppure da filosofo dovrei ormai avere una certa consuetudine con il tema... vuol dire che esso campeggia ancora come un enorme macigno sulla nostra condizione e poco importa se sull'autostrada a dieci all'ora, nella calura estiva, ci andiamo di nostra (?) volontà , anziché goderci la nostra vita in città deserte... ciao
Di Carlocelenza: Caro Dino, ma anche cara Pia, lÂ?orizzonte che abbiamo di fronte sta cambiando radicalmente.
Che valore avrebbe la religione per esseri dalla vita teoricamente infinita? Potrei spegnermi per qualche miliardo di anni solo per il gusto di vedere che fine far� l�universo e ipoteticamente sopravvivergli. Potrei mettermi in viaggio per altre stelle o per altre galassie, da solo o in compagnia, il tempo non sarebbe pi�¹ tiranno. Questa possibilit� che oggi appena scorgiamo domani potrebbe essere una solida realt� . Tutto questo deve farci riflettere. Quanto della nostra cultura �¨ figlio della paura della morte? Di cosa potremmo ancora essere avidi? Quanti dei nostri peccati sono figli di madre paura? Forse anche allora avremo paura che un chip difettoso ci tolga la vita. Forse anche allora ruberemo i chip altrui. Di Mauro Solieri: Come sarebbe bello trasferire con una chiavetta da pc tutti i mei pensieri,la mia esperienza, i miei studi ed i miei desideri in un corpo nuovo di zecca e vergine! Ah,ah. Ve l'immaginate che faremmo noi vecchietti dentro un corpo giovanile? Carlo, mi hai dato lo spunto per un nuovo racconto. Mi appresto a scriverlo.
Di Pia: ho imparato cosa sono questi benedetti marker che tanto sento nominare ultimamente seguiti purtroppo da un'altra parola: tumorali. Il paragone tra hardware e software calza a meraviglia e forse i segni di follia che ogni tanto capitano sono dovuti proprio a Vista ed è anche spiegabile come a volte vada in tilt il nostro cervello, troppe informazioni e s'intasa l'harddisk. se fosse possibile davvero cambiare contenitore lo farei subito anch'io IERI insieme a te, in effetti un software efficiente in una macchina vecchia è davvero frustrante, desidereresti fare tante cose che purtroppo il corpo non ti consente.
Non sapevo nemmeno cosa fosse l'effetto campo, come giustamente dici tu fra poco lo dimenticherò ma, se dovessero chiedermelo magari tra un anno, me lo ricorderò, nozione acquisita. grazie |
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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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