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Sat 24 August, 23:08:50
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Recensione o commento a: Inferno - (Racconto Narrativa, Breve) - di Angela Di Salvo:

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Le altre recensioni o commenti
Di Ida Dainese: Un piccolo racconto perfetto, nella stesura, nel modo di coinvolgere il lettore, nella misura di farsi ricordare. Poche righe per un minuto di tempo in cui il mondo di qualcuno crolla insieme ai calcinacci. Un dettaglio, la manina, che racconta la perdita della speranza, che rende quel padre e marito un uomo non più vivo, che ha perso tutto il suo futuro. Gli rimangono solo ricordi con cui può continuare a straziarsi. L’inferno è davvero così.
Di Arcangelo Galante: Davvero impotente resta l'essere umano dinanzi al manifestarsi di qualsiasi scuotimento terrestre. Perfetta descrizione del comprensibile stato d’animo di chi resta vittima di uno sconvolgente episodio. Un racconto insito di ricordi incancellabili.
Di Massimo Tivoli: Sono aquilano e il tema del racconto lo conosco abbastanza bene. Volevo fare i complimenti ad Angela per il realismo che ha messo in questo racconto andando a toccare ogni minimo particolare di un'esperienza così angosciante come quella che fa il protagonista. Il finale fa arrivare al lettore tutto il dolore e la rabbia che ognuno di noi, nonostante sopravvissuto, proverebbe in una situazione del genere. Davvero, complimenti!
Di Visitatore: Questo racconto è semplicemente agghiacciante, anche perchè io so cosa si prova quando c'è un terremoto. Il modo in cui la storia viene narrata ne fa un piccolo capolavoro.
Brava!
Di Daniela Piccoli: Questo racconto mi ha ricordato quello che alcuni vicini di viaggio questa estate stavano raccontando ad alcuni amici. Parlarono (io credetti fossero de L'Aquila) di un loro conoscente che probabilmente lavorava di notte la cui moglie quando aveva sentito le prime avvisaglie del terremoto gli aveva telefonato chiedendogli consiglio su cosa fare. Lui la rassicurò e le disse di prendere i bambini e di metterli nel lettone con lei e di stare tranquilla che non sarebbe successo niente. Purtroppo il tetto della casa era stato costruito con un materiale molto pesante e la famiglia di quel signore perì sotto il suo peso. I vicini di poltrona parlarono di quell'uomo distrutto che aveva più volte pensato al suicidio.
Quindi comprendo benissimo il finale di questo racconto e faccio i complimenti all'autrice per aver sapientemente descritto i sentimenti del protagonista.
Di Nina Moon: Sono tanti, i particolari che fanno bella una storia. E poi ci può essere quello che la rende perfetta. In quella stretta finale, in quell'abbraccio negato, io trovo la perfezione di questa storia.
Angela è riuscita a farci comprendere l'orrore, la paura... e soprattutto il dolore, lacerante, che assieme al crollo delle pareti distrugge la sicurezza che si credeva eterna. La prima persona singolare è usata magistralmente per darci occhi e sensazioni che sconvolgono e annichiliscono. Anche noi, come il protagonista, ci ritroviamo a scoprire una mancanza di senso, un rifiuto della vita che, così com'è, risulta inspiegabile.
Di Massimo Baglione: Il terremoto è una gran brutta bestia. Drammi come quello descritto da Angela hanno segnato l'Uomo sin da quando ha imparato a costruire le prime case, e temo che non riusciremo mai, in futuro, a dominare a tal punto Madre Natura da dimenticarci dell'orrore.
Di Luisa70: Una descrizione veramente drammatica e realistica. Purtroppo spesso sentiamo parlare di catastrofi simili. ma non credo che riusciamo ad immedesimarci come l' autrice ha fatto in questo brano.
Di Paolo Maccallini: Mi viene da chiedere cosa abbia permesso all'autrice di descrivere così bene una situazione così terribile; quale percorso mentale l'abbia portata a immedesimarsi in un incubo del genere, ad entrarci dentro per intero, non da osservatrice, ma da protagonista. E a farci entrare anche a noi, nella più infausta visione che un genitore possa avere.

Poche righe pesate con perizia, a mio avviso. Molto sentite, tanto da farmi pensare che con esse l'autrice abbia voluto renderci partecipi, attraverso una situazione traslata, di una vicenda reale; diversa da quella qui delineata, ma altrettanto drammatica.

L'arte conserva spesso tracce di sofferenza, di dolore umano che altrimenti andrebbe perduto, come colore nella trementina. In questo senso è liberatoria e consolotaria.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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