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Fri 27 September, 00:38:37
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Recensione o commento a: Macchine e carne - (Poesia Narrativa, Brevissimo) - di Andrea Leonelli:

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Le altre recensioni o commenti
Di Lorenzo Carbone: Cruda ed efficace. Mi piace perchè apprezzo il genere. Le immagini che vengono fuori sono suggestive. � evidente la domanda che si pone l'autore su cosa è che ci rende umani e cosa invece ci rende degli automi privi di emozioni. Non c'e' la soluzione a questo interrogativo in questa poesia, ma una domanda aperta a tutti.
Di Alessandro Pedretta: mi hai ricordato Ballard, autore che adoro. hai uno stile secco, veloce, in parte visionario, che crea immagini e questo mi piace. ci sono versi lunghi e altri brevi ma questa è una singolarità che imprime ancor più forza al testo. a rileggerti.
Di Andrea Leonelli: Esatto Paolo...
Concordo...
racconto con poesia estremamente significante! ^_^
Di Paolo Maccallini: Ho letto il testo al link che hai riportato, dove spieghi il tuo (non) uso della punteggiatura, e mi sono trovato molto in sintonia con quanto affermi. La mancanza di punteggiatura accresce la potenzialità espressiva del testo che, meno vincolato, può presentare una stratificazione di più significati su uno stesso significante; lasciando libero il lettore di far cadere la pausa in posizioni diverse si accresce la potenzialità espressiva delle parole.

Una considerazione del tutto analoga la trovi, se vuoi, in questo mio breve racconto:

racconto-punto-e-virgola.html
Di Andrea Leonelli: Ringrazio! Colto alla perfezione il contenuto! Ringrazio soprattutto per la comprensione.
se un giorno riuscirò scriverò qualcosa sul dolore vissuto di riflesso� in continuo�
sarà forse più uno sfogo.
per quel che riguarda la punteggiatura nelle mie poesie vi rimando a:
http://sentimentiedna.wordpress.com/il-filatore-di-parole-andrea-leonelli/
spiega come la penso sulla punteggiatura nelle MIE poesie...
Di Paolo Maccallini: In questo componimento ci si colloca nello 'spazio tra la vita e la morte', il campo operativo di coloro che si occupano della nostra salute, in situazioni estreme. Qui probabilmente si parla di un reparto di rianimazione, uno di quei luoghi dei nostri ospedali dove la tecnologia ha un maggiore impatto (sonde e tecnologia/ sono i miei attrezzi) e dove i pazienti sono meno reattivi (preghiere mute urlate con gli occhi).

Quindi da un lato abbiamo la presenza di un tecnologia invasiva, dall'altro l'assenza di umanità nei pazienti che si trovano 'nell'oblio'. Ma la cosa interessante qui, e suggestiva, è che anche l'operatore sanitario sostiene di aver perduto la sua umanità (sono quasi più macchina delle macchine che uso). D'altra parte in un contesto simile probabilmente le emozioni umane sarebbero d'impaccio, e la confessione di una 'compassione/ a brandelli' non genera biasimo, ma comprensione. Dove la sofferenza non ha pietà per l'uomo, gli uomini smettono di provare pietà?

Oltre a questo tema della disumanizzazione prodotta dalla malattia sul malato e sul curante, in un contesto altamente tecnologico, troviamo anche un accenno al problema più che mai attuale dell'accanimento terapeutico, reso con una espressione paradossale d'effetto (gadget salvavita montati su vite/ impossibili da salvare).

In un contesto simile la domanda che si pone l'autore è drammaticamente condivisibile: c'è ancora qualcosa che possiamo avere a cuore?

Trovo molto incisivi i versi spezzati, privi di qualunque punteggiatura; è una cifra stilistica questa che condividiamo, Andrea. A presto!






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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