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Tue 23 July, 00:05:49
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Recensione o commento a: Grida - (Racconto Narrativa, Breve) - di Darask:

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Le altre recensioni o commenti
Di Arcangelo Galante: Una storia incentrata sull'esperienza di un bambino, che vive la realtà interiore degli adulti, assorbendo ogni forma di manifestazione emotiva, reattiva e, specialmente, incontrollata. La visione su come sia fatto il mondo, avviene differentemente da come possono interpretarla gli adulti, e infatti, proseguendo nella lettura, i momenti male gestiti dal protagonista principale, in quanto troppo piccolo e incompreso, procureranno condizionamenti nei rapporti futuri con le altre persone, che lo circonderanno nella vita propria. D'altro canto, la madre lo educa in un credo religioso, utile per donare serenità al figlio, ma pecca di errori, nell'istante in cui lo fa assistere ai litigi con il marito, ossia il papà di lui. Triste è la parte ove il bambino è costretto a scappare, tentando continuamente di rifugiarsi dalle botte e dalle grida, lasciando sottintendere una intensa sensibilità, posseduta dentro. Quando sarà divenuto grande, dovrà fare un duro lavoro, per darsi risposte alle domande inascoltate di quel periodo, vissuto con istanti altalenanti, di tristezza, arrabbiatura, solitudine e qualche risata. Ottimo contenuto, per riflessioni pedagogiche. Un caro saluto, Darask.
Di Ida Dainese: Questo racconto sembra davvero scritto da un bambino, anzi raccontato da un bambino, perché il protagonista ha un’età in cui a malapena può disegnare. Lo stile regge bene fino alla fine, raccontando con leggerezza infantile cose a volte terribili. Man mano che si procede nella lettura si viene coinvolti nel punto di vista di questa creatura costretta a crescere in un mondo di adulti che non hanno attenzione per lui. Per la maggior parte del tempo è costretto a scappare, a ripararsi da botte e grida, a non avere risposta alle sue domande, ad accontentarsi dei rari momenti in cui riesce a ridere. Mi chiedo quanto si porterà dietro nei rapporti con gli altri quando sarà così grande da poter dire le parolacce.
Di Enrico Gallerati: L'inizio mi è parso un po' tortuoso, quasi un gioco di parole. Dopo il racconto è diventato più scorrevole, realistico. Solo allora ho visto nascere il personaggio principale, il bambino. Ho trovato quest'opera cruda e umoristica allo stesso tempo, senza dubbio interessante. Il mondo dei bambini e quello degli adulti che si scindono, i primi in modo semplice e sincero, i secondi invece in modo, concedetemi il termine, irrazionale, ma fermo. L'autore mi sembra abbia colto in modo vivido il rapporto che il più delle volte intercorre fra adulti e piccini. A mio avviso un buon racconto.

Di Isabella Galeotti: Questo racconto sembra scritto da un bimbo, magari tuo figlio. Se non è stato scritto da un bambino, noto con piacere che hai saputo tenere un equilibro nella storia veramente coerente, senza cadere nelle banalità.
Il credere in Dio in qualche cosa di + grande di noi è classico dei bimbi. In questo caso la mamma lo sta educando bene, non solo nel credo, ma anche in quella quotidiana. Assistere ai litigi dei genitori, a quanto pare violenti scatena in lui la voglia di evadere e di dar vita alle cose che volano. Per fortuna ci sono anche momenti sereni. Solo un piccolo appunto. Secondo il mio modesto parere dovevi dare un nome ai personaggi, o magari, solo al piccolo spettatore per dargli + importanza.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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