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Le altre recensioni o commenti
Di Selene Barblan: È il racconto di un'esperienza dove il sentimento di chi scrive osservando un mondo lontano fisicamente, mentalmente, culturalmente dal suo è ben espresso e arriva al punto. Un mondo al rovescio, dove una scuola privata ha meno risorse ma è forse più "ricca" di quella statale.
Bella la descrizione delle termiti, l'ho trovata poetica e significativa. Di Arcangelo Galante: È una lettura che ho trovato davvero gradevole, sin dallo scenografico dettaglio iniziale, ricco di descrizioni che fanno da contorno all'intera vicenda narrata. Ma è proprio questo il punto: la vicenda si svolge lì, all'interno di quella scuola, dove la quotidianità non è assolutamente esente dalle problematiche del nostro tempo. Ed è in questo contesto che i pensieri lasciano spazio a un turbinio di emozioni nel protagonista della vicenda, tramutandosi in qualcosa di angosciante. Una solitudine che accompagna, il lettore, sino alla conclusione, in un finale, certamente, non scontato. Ben scritto e letto, tutto d'un fiato. Un cordiale saluto.
Di Ida Dainese: Un racconto particolare che comincia con una descrizione del paesaggio e coglie qualche dettaglio, proprio come si farebbe con lo sguardo. Anche il lettore, infatti, vede con l'occhio di chi racconta, spostandosi dallo spazio esterno fino a quello più ristretto dei locali della scuola, dei diversi tipi di famiglie, dei problemi che si fanno così grandi da non poter essere risolti.
Lentamente si viene coinvolti dai fatti ai pensieri, travolti dalle riflessioni del protagonista fino a provare lo stesso senso di impotenza e solitudine. Il racconto potrebbe essere diviso in due parti: la prima mostra i fatti, le giornate, le persone. La seconda parte è scritta in modo diverso, turbinante, senza pause, è più faticosa da leggere forse perché guarda all'interno dei pensieri e li segue nel loro vortice. Fino a quella frase finale, dove il sentirsi a casa sa un po' di sconfitta. |
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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.
A voi, astanti ed esteti dell'arte.
(Sam L. Basie)
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