Di Arcangelo Galante: Un imperativo, voglio, quello dell'autrice che esprime le rabbiose intemperie del tempo interiore, di pari passo con i dolori del vivere quotidiano. Questo non voglio più coniugato al voglio di molte altre cose, suona come un grido che ha tutto il sapore dell'amore vero e incondizionato di chi ha fatto, della sofferenza propria, una ragione valida per affrontare la realtà circostante, assieme ai molteplici aspetti di ciò che esso comporta. Desiderare una persona a fianco a sé, in grado di apprezzarci e amarci, coi difetti e pregi posseduti, e restarle accanto, in virtù di un benessere sentimentale reciproco, rimane un'ambita voglia piena di fervida speranza, per l'autrice, secondo il messaggio insito nell'introspettiva pubblicazione. Spesso, non si ama perché si sceglie di amare è non è possibile non amare per scelta o per il timore di poter soffrire ancora. Un giorno ci si sveglia e si scopre che i patimenti sono cessati; in tale istante, allora, si ha ripreso ad amare. Però, questa è solo una personale considerazione mia! Rimangono evidenti i conflitti nati dal volere tutto e niente, per giungere a un'agognata serenità, la quale, solamente dentro di noi, può trovarsi, prima di una potenziale sua manifestazione. Testo che rispecchia situazioni d'animo analoghe a quelle esposte. Un cordiale saluto, Laura.