Di Samuele: La vita come pena per una colpa precedente… il serial killer torturato con una nuova vita virtuale?

Di Ida Dainese: Che spiritoso! Però ho gradito i complimenti.

Di Alberto Marchi: “Gli impone”, mamma mia Ida, chiedo umilmente scusa! Errore imperdonabile, specialmente per uno che, possedendo dell’artista più la boria che la creatività, dovrebbe evitare i “rimproveri”pubblici. Scherzo ! Grazie di nuovo per la tua “presenza”, e ti prometto che presto recensirò una tua opera: qualche preferenza?
Ps: il dettaglio dello specchio, associato al volto invecchiato, molte righe dopo, poteva coglierlo solo una mente brillante che non perde lucidità neppure davanti a produzioni amatoriali come la mia. A breve, spero di riservarti altrettanta capacità critica! Complimenti e Grazie.

Di Ida Dainese: Lettura molto interessante. Il racconto è una tremenda partita a scacchi dove le mosse sono ben dosate e il rapporto tra i due giocatori varia di continuo. All'inizio non si fa molto caso all'agitazione dei colleghi del medico, si presuppone un colloquio non autorizzato, un nuovo approccio verso il paziente. Lo svilupparsi del dialogo sembra seguire un copione accettabile fino al momento in cui si discute di colpe e di punizioni. La lentezza della conversazione, i gesti del medico, sembrano proprio le mosse ponderate degli scacchi, la stanza chiusa è la scacchiera da cui non si esce se non mangiati. Ritornano in mente i particolari dello specchio, dell'aspetto precocemente invecchiato del paziente, si uniscono al cavallo del killer e si giunge alla conclusione come di fronte a una strategia scoperta. Ma la partita non finisce, tutto si ferma lì, lasciandoci immaginare lo sguardo del medico che incrocerà quello del paziente, le sola parola che pronuncerà, il Re avversario abbattuto e fatto di nuovo giocare col peso di infinite sconfitte sulle spalle.
(ti segnalo: "tono da infallibile profeta che le impone il ruolo")