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L'eleganza del riccio - Barbery Muriel

L'ELEGANZA DEL RICCIO

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scheda vista 730 volte.

autore: Barbery Muriel

editore: Emons

Recensioni:

recensione del 26/10/2010 di

avatar di Tania Maffei
nwTania Maffei
$ donatore 2011


L'ELEGANZA DEL RICCIO di Muriel Burbery

Edizioni e/o 2007

 

Madame Michel, Renée (che ha l'eleganza del riccio: fuori una vera e propria fortezza coperta di aculei ma dentro semplice e raffinata come i ricci animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti) è la protagonista insieme a Paloma di questo delizioso romanzo ambientato a Parigi in un elegante palazzo parigino abitato da famiglie dell'alta borghesia: ministri, burocrati, maestri di alta cucina, tutte persone ricche, egoiste, egocentriche e finemente ipocrite.

Il romanzo è scritto in prima persona rivolgendosi direttamente al lettore in due sequenza parallele dalla portinaia, Madame Michel e da Paloma la figlia viziata di dodici anni di un ottuso ministro che vive in quel palazzo. Entrambe fingono di essere quello che non sono realmente e cercano di sfuggire dal vuoto e dalla falsità del mondo che le circonda. Renée è, portinaia dall'aspetto sciatto, grassa e mal vestita, scorbutica e teledipendente, è in realtà una donna molto colta e raffinata che in modo del tutto autodidatta, pur provenendo da una famiglia tipica del sottoproletariato francese, ha appreso l'arte la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Conosce bene filosofi come Marx, Cartesio e Kant. Ama moltissimo Tolstoj e ha dato al suo gatto il nome di Lev. Ascolta Mahler, Mozart e Purcell. Così come i suoi pensieri sono di altissima raffinatezza. Tuttavia vive tutto questo in modo clandestino, per far credere a tutti che lei è solo una portinaia ignorante e riuscire così a farsi beffe di quella classe borghese che appare composta solo di personaggi cinici, mediocri e pronti a qualunque cosa pur di raggiungere i loro scopi, ricchi di prosopopea e presunzione e per i quali lei non mostra che disprezzo.

Paloma è invece una ragazzina ricchissima, molto più matura della sua età e dotata di una intelligenza quasi geniale. Già annoiata della vita, sapendo di non potersi confrontare con le persone che la circondano, finge di essere mediocre come la media delle sue coetanee imbevute di una sottocultura di tipo adolescenziale. Per il puro desiderio di fuggire da un mondo che considera privo di valori e odiando soprattutto la madre, il padre e la sorella, confida nella sua parte di storia di aver deciso di suicidarsi il 16 di giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno e nel contempo di voler, in quell'occasione, dar fuoco alla casa. In attesa di quel giorno, attraverso una serie di "pensieri profondi" e di riflessioni filosofiche quasi speculari rispetto a quelle svolte da Reneè, ci racconta le sue giornate alla ricerca disperata di qualcosa per cui valga la pena e che dia un senso alla sua vita.

Le due donne, pur vivendo nello stesso palazzo, dove i ricchi non si mischiano con i poveri, non si incontrerebbero mai se non fosse per uno strano personaggio che viene ad abitare proprio lì: Monsieur Kakuro Ozu un ricco signore giapponese non più giovanissimo che per motivi diversi riuscirà ad ammaliare sia Reneè che Paloma e sarà capace di unire due mondi apparentemente inconciliabili: i ricchi con i poveri.

Ma come in tutte le favole che si rispettino tutto durerà solo un soffio, il tempo di permettere a Paloma di capire che sta per commettere una stupidaggine e di accorgersi che il suo desiderio di morte altro non è che un semplice e banale desiderio di ribellione giovanile. Ed è bene non svelare come termina la storia per permettere a tutti i lettori di stare fino alla fine con Renée e con le sue adorate camelie.

 

Dal libro, dopo il grande successo ottenuto, è stata tratto nel 2009 un film a firma della regista esordiente Mona Achache. La trasposizione cinematografica di un'opera letteraria non è sempre facile. L'aspetto visivo, verbale che ci offre un film è diverso da quello puramente descrittivo di un libro. Un buon regista è quindi colui che sa fin dall'inizio che non sarà mai in grado di creare un'opera fedele al libro ma magari, traendone degli spunti, offrirà allo spettatore un film che solo in parte somiglierà all'opera originaria ma non per questo sarà peggiore o migliore di essa. Di questo film saltano subito all'occhio alcune cose fondamentali: l'aspetto poetico, colto e raffinato rimane tutto, così come il significato che la regista vuole attribuire ai vari personaggi, anche quelli minori. Nel film la protagonista, la scontrosa portinaia Renée, rispetto al libro è più che brutta e trasandata e, come nel libro, per una precisa scelta strategica, continua a nascondersi al mondo esterno mostrandosi per ciò che non è. Grazie all'interpretazione magistrale della bravissima attrice Josiane Balasko, un poco alla volta veniamo a sapere che ama l'arte, la musica la filosofia e le arti orientali mentre ci vengono risparmiate le tirate filosofiche che riempiono pagine e pagine del libro. Un limite rispetto al libro? Non direi. Piuttosto la scelta di far parlare le immagini che riescono a dire cose forse diverse ma altrettanto significative e a tutti comprensibili, cosa che non accade sempre nel libro. Originale l'idea di far lasciar a Paloma, l'altra protagonista, interpretata dalla brava e graziosissima Garance Le Guillermic, il suo diario per farle invece riprendere la realtà attraverso una vecchia videocamera. Le immagini che saprà cogliere (bella l'idea di "vedere" le persone attraverso i bicchieri) ci mostrano un mondo falso, grottesco, di cui fa parte la sua famiglia dove la ricchezza e il perbenismo non danno certo la felicità. In più, rispetto al libro, Paloma disegna magistralmente donandoci delle splendide immagini in bianco e nero che, poeticamente, prendono vita da sole muovendosi verso mondi immaginari dove il sogno prevale sulla realtà. Gli odiosi abitanti del palazzo ricordano mirabilmente quelli del libro, come gli ambienti eleganti ma vuoti che contrastano nettamente con lo squallore della casa di Renée, la donna invisibile a cui tutti chiedono ma di cui ignorano qualsiasi cosa e di cui solo Paloma scoprirà la "stanza segreta" e le donerà un disegno tridimensionale che la riprenderà nella sua poltrona sommersa dai libri con in braccio l'adorato gatto Lev (come Tolstoj). Fedelissimo al libro è poi il gentiluomo Giapponese Ozu Kakuro, l'attore giapponese Togo Igawa, ancora più dolce e tenero di quanto la nostra fantasia avrebbe potuto immaginare. Visibile fisicamente poi durante il film la trasformazione di Renée che comincia a essere più bella sia dentro che fuori.

La fine è quella che tutti sappiamo: quando Renée sarà pronta ad amare morirà a causa di un incidente e così salverà Paloma che desisterà dal suo desiderio di suicidarsi capendo il vero significato e l'importanza della vita. Anche in questo nessuna retorica o desiderio di approfondimento rispetto al libro: la morte parla da sola.

Coraggiosa, la giovane ventottenne regista Mona Achache che, con solo due lungometraggi e un documentario alla spalle, si è occupata anche della sceneggiatura del film.

Il compito affidatole è stato brillantemente superato e un libro poco cinematografico si è trasformato in un film che forse, col tempo, ricorderemo per il suo contenuto poetico con più tenerezza del libro.


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recensione del 13/01/2013 di

avatar di Isabella Galeotti
nwIsabella Galeotti
(collaboratore)
$ donatore 2012


Unici i personaggi della portinaia e della bimba che nell'età adolescenziale si vuol suicidare nel giorno del suo compleanno. La portinaia vuol fare semplicemente il suo mestiere senza far trapelare la sua doppia pesonalità. Ma al giorno d'oggi se hai una laurea solitamente la sbandieri hai quattro venti. Per la bimba troppo matura, è inverosimile. Poi per fortuna entra un altro personaggio l'inquilino Kakuro che smuove un po' le acque.

recensione aggiornata il 14/01/2013

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recensione del 04/09/2014 di

avatar di Cosimo Vitiello
Cosimo Vitiello
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2024 (14 dal 2011)


La portinaia brutta e antipatica di un palazzo signorile mistifica la sua persona per apparire quello che il suo ruolo nella società a suo dire dovrebbe avere. In realtà è una persona estremamente colta, capace di carpire dai piccoli fatti condominiali l'essenza stessa della vita, disquisendo introspettivamente su ogni piccolo dettaglio. Ama alla follia la letteratura russa e giapponese, e quando nel condominio entra a far parte un ricco signore giapponese la sua tranquillità viene a mancare, perché il nuovo arrivato scopre il suo intimo segreto.

Ma nello stesso palazzo si nasconde a tutti un'altra persona, una giovane ragazza che come lei è tanto intelligente e consapevole da aver dato però un termine alla propria vita, una data ben precisa, perché non trova proprio nulla di avvincente nella sua vita. Due modi differenti di vedere il futuro e tre differenti figure che finiranno inevitabilmente per scontrarsi e riflettere, fino ad arrivare al finale triste e coraggioso.


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