L'ISOLA DI ARTURO
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Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista Arturo il quale ormai divenuto adulto rievoca la sua infanzia e la sua adolescenza. Arturo non ha più la madre, che è morta dandolo alla luce. Trascorre un'infanzia solitaria, ma nello stesso tempo libera e felice, a contatto con la natura selvaggia dell'Isola di Procida dove è ambientato il romanzo.
Il libro racconta l'esperienza di un ragazzo nell'intervallo che va dall'infanzia felice, all'affacciarsi della vita matura, con la scoperta dell'amore e il crollo della figura mitizzata del padre. L'abbandono dell'isola preannuncia per Arturo la scoperta della realtà del mondo esterno.
L'unico compagno-amico di Arturo, a parte il cane Immacolatella, è suo padre, Wilhelm Gerace.
Arturo nutre per il padre, uomo spesso assente per lunghi e non ben chiari viaggi, una profonda ammirazione, il che lo rende ai suoi occhi ancor più affascinante e misterioso.
La vita del giovane Arturo subirà però una svolta radicale quando sull'isola arriverà Nunziatina, la giovane sposa napoletana del padre. Sarà lei la prima donna a entrare in casa Gerace dopo la morte della madre di Arturo. In quella "casa dei guaglioni" dove le donne erano state bandite per volontà del vecchio proprietario, Romeo l'Amalfitano.
Arturo nutre dei complessi sentimenti per la matrigna: prima prova gelosia e poi attrazione. Un attrazione che se all'inizio poteva sembrare un bisogno materno, dopo che Arturo viene iniziato al sesso da una giovane dell'isola, assume dei risvolti erotici.
Nunziatina però, nonostante senta anch'essa un'attrazione per Arturo, lo respingerà con fermezza, rimanendo fedele al marito, al suo ruolo di sposa e di madre.
Arturo dopo aver conosciuto l'amore e il sesso è ormai pronto ad abbandonare l'infanzia, ma prima lo attende la prova per lui forse più dolorosa. Arturo scoprirà il mistero del padre, distruggendo così il mito che era fino ad allora ai suoi occhi. Il padre non è un "cavaliere errante" in cerca di eroiche imprese così come aveva fantasticato, ma è uno squallido individuo succube di un poco di buono.
A questo punto nulla lega più Arturo all'affascinante isola della sua infanzia e decide di partire e di affrontare così il mistero della vita adulta.
Lo spazio è un elemento importante nel romanzo. L'isola è il luogo dell'infanzia, delle certezze assolute, un Eden felice, è uno spazio chiuso, autosufficiente.
L'isola è dominata dal Penitenziario, che è il luogo chiuso per eccellenza. La stessa "casa dei guaglioni" è chiusa, prima alle donne e poi a tutti.
Nelle fantasie di Arturo lasciare l'isola-infanzia è come varcare il confine, superare una frontiera proibita "... avevo sempre rimpianto che ai tempi moderni, non ci fosse più sulla terra qualche limite vietato, come per gli antichi le colonne d'Ercole, perché mi sarebbe piaciuto di oltrepassarlo io per primo, sfidando il divieto con la mia audacia..."
Un romanzo che fa riflettere, soprattutto per il percorso psicologico che porta quest'adolescente dall'infanzia all'età adulta.
Nel 1957 Elsa Morante ottenne con questo libro il Premio Strega.