Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Grazia del tuo gentile commento, Francesca. Con questo racconto ho partecipato a una gara, arrivando 5°, se non ricordo male. Di solito, arrivo sempre 5°. Ma per me non conta molto il voto o la posizione, che pure sono un… (continua)
Eh, c'è voglia di vento ! A me sembra una buona cosa. Mi hai fatto venire in mente un fatto … Era estate, e si passeggiava in campagna. Sole caldissimo, aria soffocante, così seguivamo l'ombra degli alberi al bordo del… (continua)
Ben fatto, scritto nello stile giusto per la vicenda narrata, e senza sbavature né prolissità. Hai introdotto abilmente i personaggi facendoli sorgere dal divenire stesso della storia, a partire dal gatto. Bugiardo, quest'ultimo, ma non certo per colpa sua: diciamo… (continua)
Dalle mie parti, a Salerno, in piena estate, un ragazzo di mattina presto, dopo aver fatto la doccia, ebbe la bella idea di scendere a prendere un bel "caffeuccio" al bar sotto casa, avendo addosso solo i boxer e l'accappatoio.… (continua)
Quasi quasi mi spoglio anche io in mezzo alla strada. Tanto, qui in Italia non c'è una teocrazia e non credo che mi incarcererebbero come a Teheran. O mi sbaglio? Certo, non sono obbligata a portare il velo, qui da… (continua)
Grazie della tua reale recensione, anch'io non credo a a… (continua)
Il titolo di questa tua mi ha fatto tornare in mente il saggio di Freud sulla precarietà, che fu composto, se non erro, durate il primo conflitto mondiale. La vita individuale è qualcosa di fragile e passeggero e fa paura… (continua)
È un mondo strano, quello che descrivi, e di cui ho solo sentito parlare di sfuggita. Diversissimo e retto da regole difformi da quelle che governano la nostra realta ordinaria: eppure ne sono alla base. Da un certo punto di… (continua)
Sono contenta che tu l'abbia letta. Ma grazie soprattutto per avermi messa al corrente degli echi e delle sensazioni che ha prodotto in te. Questa-… (continua)
Parti dai ricordi, per poi inquadrare il divenire. Smuovi pensieri profondi con una scrittura fluida ed immagini immediate. L'iterazione del manifestarsi mi ha ricordato il qoelet, ed il senso di inutilità. Allo stesso modo mi son sentito condotto sulla soglia… (continua)