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Recensione o commento a: Il piccolo gabbiano - (Racconto Narrativa, Medio) - di Luciano:

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Le altre recensioni o commenti
Di Arcangelo Galante: La nostalgia e il dubbio di non rivederlo più, assale l'animo del conte, che, nel frattempo, avendolo perso di vista, rispolvera la memoria, soffermando lo sguardo sui caseggiati, sul marciapiede che costeggia il fiume, apprestandosi a spiegare come sia riuscito ad avere una cagnetta affezionata, di nome Cinzia. Però, il desiderio ritorna a tormentarlo, fino all'istante in cui viene esaudito, quasi per miracolo, nel risentire il suono inconfondibile dello stesso gabbiano, che, apparendo sulla cupola del campanile barocco, di proprietà della sua nobile famiglia, sembra voler rivedere il sensibile uomo. Lo strido emesso, spiega le ragioni del lamento dell'uccello, in cerca di sua madre. Giunge la notte, trascorsa insonne per l'uomo, e, il mattino seguente, a lui si presentano i segni del destino, mostrando una scena di meraviglioso amore tra madre e figlio, che, finalmente e grazie all'intervento e l'impegno di altri protagonisti secondari, hanno aiutato i gabbiani nel ritrovarsi, per restare uniti. Alla fine, il lettore, può dedurre le riflessioni, in merito alle vicissitudini descritte sui sentimenti dell'uomo e del gabbiano, trovando analogie espressive di comportamenti dissimili, che, in alcune circostanze, andrebbero emulati. Ci si domanda ancora, chi sia il vero animale e chi l'essere definito umano, e in funzione di quale "sentire"?
Di Arcangelo Galante: Davvero bello, il racconto scritto dall'autore, che parte dalla presentazione del conte, Orazio Cassetti del Ponte, pecora nera di una nobile famiglia romana in declino, con una passione irresistibile per la scrittura e gli animali, sino al graduale svilupparsi della storia vera e propria, ove, il protagonista, sposta l'attenzione verso il volatile, posto sull'asfalto infuocato del Lungotevere, il quale, lo coinvolgerà emotivamente, per il rischio di venir travolto e schiacciato dalle vetture in corsa. Nel tentativo di salvare il gabbiano, in preda a ogni genere di pericolo, l'uomo si domanda il perché l'animale non venga considerato e soccorso, in quanto, pur se gli esseri umani sono superiori alle bestie, non è umano, lasciare in balia della morte, un essere più piccolo. E, da quel momento, un flusso di ragionamenti, osservazioni, ricordi, pensieri, iniziano a balenare nella mente del conte. L'autore, pone l'accento sull'ammirare l'arte, apprezzare i moniti religiosi, il preoccuparsi della gioventù,
che si diverte, indaffarata, nella movida; eppure, nessuno nota il bisogno d'aiuto di quel povero uccello, in difficoltà. Grazie al fruscio della voce udita, il gabbiano si sposta verso il lato sicuro della strada; all'uomo, che medita su quell'incontro, sembra di avere un feeling con l'animale, il quale, avverte le buone intenzioni e, persino, legge i pensieri di colui che desidera la sua salvezza. (1. Segue)
Di Isabella Galeotti: Non ho capito bene cosa volevi raccontare.
Se la morte del gabbiano, se il paragone del vecchio con il nuovo.
Ho faticato a leggerlo, ci sono errori di ogni genere.
Sarebbe opportuna una revisione.
Solitamente non lascio mai una recensione negativa, ma questa storia non ha storia.






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Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello,
che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che
patiscono quell'arrogante formicolio che dalle loro budella
striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani.

A voi, astanti ed esteti dell'arte.

(Sam L. Basie)




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