IL PALINSESTO SECONDO CHARLES STROSS
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Inizio questa recensione col dire che questo racconto è stato premiato con il premio Hugo nel 2010. Questo dovrebbe assicurarci di stare a fare un buon acquisto, o almeno che il racconto sia all'altezza del premio. Invece devo dire che mi è costato fatica arrivare alla fine (meno male che parliamo di una novella, altrimenti lo avrei abbandonato prima), anche se l'idea di base è buona (non certo originale). Sembra come se l'autore abbia fatto di tutto per rovinare questa sua intuizione su improbabili viaggi nel tempo, riempiendo intere frasi di aggettivi e di neologismi che a stento riuscivo a collegare.
La storia si potrebbe riassumere in poche parole: un tizio viene reclutato come agente temporale, per controllarlo, sapendo (perché viaggiano nel tempo) che nel futuro farà parte di un'anonima fazione che rema contro i progetti di chi tiene le redini dei viaggi temporali. Tutto qui. Ci sono sporadiche escursioni in varie epoche di cui non si capisce il collegamento con la storia e, per allungare il brodo, ci presenta in più puntate come potrebbe evolversi l'intero universo in ben tre modi diversi. Da nevrosi. Perché no, mettiamoci anche un matrimonio con prole che però viene cancellato perché, nell'ultima pagina, si scopre che la moglie forse, dico forse, era una spia che lo controllava.
Il finale poi è a dir poco ridicolo: finisce con una domanda al protagonista dove l'autore pretende, dopo aver letto questo marasma di frasi sconclusionate, che il lettore sappia di che cosa diavolo sta parlando. Poi fa nascere e morire intere umanità per alcune volte e ci presenta i due innamorati che chiacchierano (ma dove?) su quello che è successo (quanti stramiliardi di anni prima?) e sulle vicende che lo hanno avuto protagonista. Se sono ancora in tempo: non compratelo.