LA SPINA INFINITA
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"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
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"La spina infinita" è un libro che si divora.
Nelle pagine di questo vero e proprio memoriale del servizio militare non ci si trova di fronte a una narrazione tradizionale, ma a una collezione soltanto in apparenza frammentaria di ricordi, di riflessioni e di rievocazioni, quasi un flusso continuo e inarrestabile di coscienza. E tuttavia, la scelta di puntare sulla vaghezza omettendo riferimenti a luoghi, date e persone ben precise riesce a farne una narrazione universale, sicché molti non faticheranno a immedesimarsi nella recluta Max o a sentire come propri i suoi pensieri, le sue gioie, i suoi malumori, anche se (come il sottoscritto) si ha avuto la fortuna di non dover fare il servizio militare.
L'autore mette subito le mani avanti, nell'Introduzione, parlando di una scrittura acerba e alle prime armi, e forse ha ragione; ma quelle pagine scritte agli inizi degli anni '90 hanno il sapore di una testimonianza schietta e verace, essenziale e asciutta ma anche traboccante di realtà, di vita vissuta. È una scrittura con un'"anima" e come tale le si possono perdonare tutte le eventuali imperfezioni formali o stilistiche.
Quello che emerge dalle righe è un microcosmo fatto di disciplina, di regole, di usanze, di piccoli gesti, di gerghi specifici, di canzoni, di libere uscite e di punizioni. Un microcosmo tratteggiato senza alcun superficiale elogio del servizio di leva ma anche senza un'altrettanto superficiale condanna in toto, commisurando critiche e riflessioni costruttive. Anzi, nella postfazione il nostro autore, più vecchio ma anche più saggio e carico di esperienze di quanto fosse all'epoca della stesura delle prose raccolte, si lascia andare ad asserzioni sulle quali forse non si potrà essere d'accordo fino in fondo, ma che fanno comunque riflettere.