OLTRE LA DIGA DELLA SCLEROSI DEI SENTIMENTI SOPITI
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RECENSIONE DI BARBARA FILIPPONE
Protagonista questa volta della mia sesta recensione, in questo percorso di weekinprogress, è Maria Teresa Manta con il suo libro di poesia. In realtà le mie recensioni non si occupano di poesia, ma ho voluto fare un'eccezione e recensire questa raccolta di poesie, nonché questo "portagioie", perché ritengo che regali, a chi lo leggerà , amore, passione e ancora tanta forza nell'affrontare il dolore: e Maria nel suo "... Oltre la diga della sclerosi dei sentimenti sopiti..." combatte il dolore più grande che una madre possa mai immaginare di dover sostenere, sì perché la perdita di un figlio provoca smarrimento, devastazione, un'agonia che non ha mai fine ma un dolore che comunque deve essere sostenuto; così la nostra autrice diventa interprete di questo dolore, con la volontà di andare oltre ma senza dimenticare, combattendo la sua sofferenza con amore e a testa alta. Raccontarvi di Maria, dopo averla sottoposta alla mia intervista a denti stretti, non è per me cosa semplice perché non vorrei essere scontata o banale affermando che lei ha affrontato il suo dolore con tanto coraggio, lo stesso coraggio con cui altre madri affrontano quel dolore che la morte provoca, che riesce a rompere qualcosa che pensavano non potesse andare distrutta e invece così non è... l'anima spezzata e lacerata da una ferita che mai si rimarginerà ma che continuerà a sanguinare per il resto dell'esistenza: questo il tema e il motivo per il quale nasce questa raccolta: cercare di mettere una resto dell'esistenza: questo il tema e il motivo per il quale nasce questa raccolta: cercare di mettere una benda alla ferita, una benda intessuta di amore, amore per questo figlio che non c'è più. Così a parte l'aspetto specificatamente anagrafico, che la vede originaria del Salento e vivere ad Ardeo, provincia di Lecce, Maria è un'insegnante in pensione cresciuta a pane e libri, con un percorso letterario iniziato prestissimo. I suoi scritti da bambina erano considerati dalle sue insegnanti dei veri e propri poemi; ma il percorso letterario vero e proprio inizia dal dolore della perdita dei genitori, un ictus così la spinge a una depressione che però riesce a superare coltivando quelle passioni alle quali, fino ad allora, non aveva potuto dedicare del tempo. Così inizia a tirare fuori la testa dalla sabbia attraverso la scrittura... poi una serie di concorsi e di premi, anticipano quella che sarà la sua prima pubblicazione, appunto "L'influenza della poetica di Alda Merini è visibile sin dai primi versi, leggendo ho ripensato e poi riletto "A mio figlio" di A. Merini. L'amore e il dolore per questo figlio determinano l'opera; in ogni verso c'è lei con le sue emozioni, le sue sensazioni, i suoi dolori, la sua nostalgia, c'è una Maria che si racconta, che mette a nudo la sua anima lacerata: "Cerco, nei tuoi silenzi, la tua voce, miele e nettare m'è il tuo suono e mi è caro ritrovare parole e sentirle profonde nel profondo dell'anima mia che sprofonda nel ricordo di te e di te porta dentro parole e profumi intensi ed emozioni e sentimenti MAI sopiti..." (Ti cerco) Alla domanda che le pongo riguardo al fatto di voler tirar fuori qualcosa da gridare al modo intero, Maria vorrebbe senz'altro gridare di riscoprire l'amore vero, sincero, forte, quello che non vive d'ipocrisia, ma che si fa forte unicamente del suo essere immenso per potersi manifestare, l'Amore fatto di "cuore aperto" e non fatto di parole vacue, vuote, inutilmente gettate: "Quanti silenzi intorno, parole vuote, senza senso, quanto male e quanti, tanti, troppi ricordi... Svegliarsi, riaddormentarsi, camminare, andare, tornare, ritornare sui miei passi, cercarti e non trovarti più, non risentire i tuoi passi e coprire il vuoto di infiniti silenzi e di pianti, salata pioggia che scorre qual ruscello ricco di forza, traboccante, assordante, rumorosa, irrefrenabile, forte, incontenuta, paralizzante..." (Silenzi) Dunque questa raccolta dedicata a quel quarto figlio che la vita ha voluto prima donarle e poi negarle, composta da 24 poesie, coinvolge, emoziona, ti costringe ad appropriarti quasi dei pensieri intimi di Maria, perché per lei scrivere non è un gioco né un passatempo o un'opportunità , ma è la sua stessa vita di cui non può fare a meno, mettendo tutta se stessa a disposizione dei lettori che con lei amano, soffrono e rinascono a nuova vita. Buona lettura.
Ricordiamo:... Oltre la diga della sclerosi dei sentimenti sopiti... di Maria Teresa Manta Gruppo editoriale l'Espresso �?�10 Ean: 2120006351352 Poesie 1a edizione 8/2011 64 pagine Distribuito sul circuito di ilmiolibro. Kataweb.it alla pagina http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=635135 e sul circuito della Feltrinelli. Barbara Filippone... Oltre la diga della sclerosi dei sentimenti sopiti... di Maria Teresa Manta by Barbara Filippone is licensed under a Creative Commons Attribuzione -- Non commerciale -- Non opere derivate 3.0 Italia License.
Recensione a cura di Marco Nuzzo -- OLTRE LA DIGA DELLA SCLEROSI DEI SENTIMENTI SOPITI -- Maria Teresa Manta
Ogni opera, io penso, sia esperienza a sé, perché integrarsi in tutto e per tutto con un autore vorrebbe dire "essere" quell'autore, subirne i traumi, le esperienze e le gioie che lo governano. Ugualmente chi fa della critica un lavoro ha spesso il nefasto e ingrato compito di valutare, se pur di valutazioni si possa parlare, un'opera che, invero, per molti versi non gli appartiene. L'opera che vado a presentare è un tracciato di vita greve tradotto in poesia, come greve può essere la perdita di un figlio, anche quando il figlio è illegittimo. Oltre la diga della sclerosi dei sentimenti sopiti di Maria Teresa Manta è il tentativo di appianare il divario che separa madre e figlio attraverso la poesia, oltre la consistenza stessa della razionalità , lungo l'accettazione prima e l'amore poi, che uniscono, seppure in luoghi o mondi differenti, due persone.
La scrittura è semplice, priva di scelte auliche, artifizi letterari e ricercatezze lessicali che possano elevare data opera a ben più prestigiosi contesti, quasi a volerne definire il tutto entro un dialogo tra una madre e un figlio, a volerne lasciare il mondo fuori. Nell'opera, la Manta non spiega come sia avvenuto il distacco, né se il figlio -- ch'ella chiama "Il quarto figlio" -- sia effettivamente deceduto o si sia allontanato in altro contesto o modo, lasciando al lettore, quasi come fa un ermetico, la facoltà di interpretarne la realtà .
Il Foscolo sosteneva che i fiori, il pianto e le parole, non rendono conforto ai morti, bensì ai vivi, che ne hanno effettivo bisogno. In realtà non ci è dato saperlo, questo; forse, come egli sosteneva, servono esclusivamente a rivangarne la memoria, cose per vivi, o forse no; sta di fatto che quel Patos, il fuoco che alimenta il vezzoso sentire umano, fa sì di legarci ai nostri cari, perché a volte ci si sente vuoti, quando scompaiono. Nella Manta, questa esaltazione del sentimento la si avverte nella seguente iperbole: Ridammi la mia vita/ ché senza te non è vita/ senza te non è gioia, senza te non è nulla e/ NULLA ESISTE!
Dal punto di vista strettamente stilistico, le parole dell'opera Oltre la diga della sclerosi dei sentimenti sopiti, tornano come eco, in loop, come cacofonie che insidiano il cervello al disperato ricordo laddove si fa caustica e angusta reminiscenza, donando enfasi all'angoscioso bisogno di quell'amore.
â?¢ RIFLESSIONE DELL'AUTORE
�... Chi racconta il ''vero''dolore non va alla ricerca di ''scelte auliche, artifizi letterari e ricercatezze lessicali'', non ne ha bisogno, sta raccontando il dolore e, per questo, è immediato, ha un impatto celere con il dramma che sta, vivendo, non si pone il problema se ciò che racconta raggiungerà contesti più o meno prestigiosi, né quanto saranno prestigiosi...
Racconta il suo pianto, la sua solitudine, la sua nostalgia, il cuore che gli scoppia, che sanguina provato da un dolore così forte, così suo, così profondamente dentro...
Racconta per avere la forza di ''sopportare '' in qualche modo un suo status vitae che le toglie il respiro, le regala solo lacrime, solitudine, pianti infiniti, condivide con chi ha affrontato il suo stesso triste cammino, a chi prova il suo stesso tormento, che, nonostante tutto, si deve trovare la forza di andare avanti, anche se questo è difficile, troppo e ha maturanto nel suo intimo, che il dolore accomuna, che la condivisione di esso è un aiuto per SOPPORTARLO, PER SOPRAVVIVERE!
Chi ha la forza di farlo non va alla ricerca di paroloni... di virtuosismi... parla il linguaggio semplice delle emozioni del cuore e SA che TUTTI POTRANNO CAPIRE... Un esempio? E non è uno qualunque
â?¢ VERSO... (GARCIA LORCA)
Torna
cuore!
torna.
Per le selve dell'amore
non vedrai persone.
Avrai limpide sorgenti.
Nel verde
coglierai la rosa immensa
di sempre.
E dirai amore, amore!
finché la tua ferita
si risanerà .
Torna,
cuore mio!
Torna.
A cura di MARIA TERESA MANTA
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