C'ero una volta

Ho letto questo libro e l'ho trovato particolare e molto interessante. Il modo in cui l'autore ha affrontato il delicatissimo tema della morte è leggero e al tempo stesso molto profondo. Ogni epitaffio custodisce dentro di se una delle mille sfumature dell'attimo in cui"si passa a miglior vita". Un testo semplice ma ben scritto ottimo spunto di riflessione per chi pensa che si può affrontare con un sorriso anche il più "lugubre"degli argomenti. Geniale!! Da leggere!!!

Non c'è che dire: è una bella pubblicazione, la quale, si fa leggere velocemente, fino in fondo, giacché appare scritta bene, con uno stile lineare e un filo conduttore logico, al di là del proprio contenuto surreale. La storia è ben congegnata e, forse, per quel che conta il parere mio, potrebbe preludere a un racconto più consistente, perché, la bravura dell'autore, ben si presta a generare attesa e curiosità, pure se la conclusione è già stata resa ufficiale. Comunque sia, lascio i meritati complimenti. Un cordiale saluto, gentile Enrico Lapi.

Una serie di epitaffi stile “Spoon River” che con molta ironia dà voce ai defunti per disquisire sulla loro situazione attuale. I brevi testi delle lapidi, numerati da uno a trecentotrè, in realtà parlano più della Vita, non tanto quella che fu dei protagonisti quanto dell’antagonista della Morte e lo fanno in maniera a volte comica e surreale, toccando gli argomenti più disparati.
Si ricordano le ansie della vita (7 e 36), le vendette (11 e 7, si creano giochi di parole (5, 41, 194, 195, 196), si sfoderano battute più o meno ciniche (3, 6, 17, 22, 46, 51, 57) e si sviluppano considerazioni anche amare sulla realtà dei fatti (15, 24, 28, 38, 62) per non parlare della lapide di Adamo in persona defunta (77) e di furiose litigate (121, 122, 123).
Non mancano citazioni (132, 143), sorprendenti rivelazioni della morte (146), un social network per defunti (294) e perfino l’intervento di un personaggio grato all’autore. Una narrazione che da una parte celebra la Vita senza disprezzare la Morte, e dall’altra immagina un mondo di defunti più spiritosi e vivi che mai.