




Descrizione: Avevo scritto questo breve raccontino per un'antologia, ma quel progetto poi è saltato e quindi lo pubblico qui.
Incipit: La vita di Eriberto era piuttosto strana. Sin da ragazzino lui era il genio della compagnia, ma al contempo ne era anche il guastafeste, colui cioè bullo ma con la testa sulle spalle, quello che "no, dai, lasciamo stare, non ne vale la pena" ma che poco prima aveva rubato una bicicletta; sempre pronto a.

C'è un refuso che, come ricordi, ti ho giá detto essere per te tipico al rigo 11, riguardante il tempo. Al posto di "fosse stampato" sarebbe meglio "fosse stato".
Il raccontino è carino, ma hai scritto senz'altro di meglio. Il tema della vicina rompiscatole giá l'avevi toccato, mi devo preoccupare? Non è che prima o poi commetti davvero qualche stupidaggine? Ehehehe

Sì, ho un pessimo rapporto con i vicini hahah
Del resto, al di á dell'intreccio e del finale sorprendente che lascia di stucco il lettore, il messaggio del racconto è proprio questo: per quanto si cresca e si cambi vita, se c'è un "diavoletto" in noi, prima o poi scatterá la scintilla che lo fará riemergere. E allora potrá succedere di tutto. Buona prova, anche nello stile narrativo che risulta agile e scorrevole.
E a proposito di refusi, te ne segnalo uno all'inizio : "colui cioè bullo ma.." non suona bene, lo riscriverei così "un bullo tipo colui che ha la testa....ma ...ecc. ecc.
Ti dirò, avrei smesso di leggerlo alla terza riga, se non che a me non piace lasciare le cose a metá . Quindi ho letto fino in fondo il tuo racconto e ti sei riscattato alla fine. Riemerge la personalitá negativa del personaggio per poi riseppellirla subito dopo. I vicini sono terribili diciamo che non è bello essere osservati da una estranea 24 su 24.
Angela, grazie anche a te, ho riformulato l'intero periodo.
user deleted
poi c'è da dire che il racconto scorre e quello dipende dalla capacitá di "narrazione" che a quanto posso capire l'autore ha in misura egregia.
Altra cosa che mi affascina di questi racconti di fantasia è il fatto che io fatico non poco a scriverli. Ho calcolato che per ogni pagina di un racconto "inventato" ne scrivo almeno cinque di uno autobiografico. Invece l'autore possiede questa dote e io lo invidioÂ… anzi, leggo proprio volentieri questo tipo di brani per entrare nel clima.
Buono anche il finale a sorpresaÂ… sempre importante. A volte l'ultima riga è importante come la prima, nei racconti brevi. Alla prossima. Ciaociao
Ci tengo a sottolineare, però, che in quasi tutti i miei racconti c'è sempre e inevitabilmente qualcosa di autobiografico.
Certo, di fantasioso (specialmente in questo caso) ce ne metto sempre una discreta dose.
In questo testo è praticamente tutta vera la dualitá del protagonista, e la vicina rompiballe.
Sempre in tema "vicina guastafeste", magari ti piacerá questo:
2012-la-fine-di-un-incubo.html che è anche più autobiografico di quello che hai appena letto ehehe
(è scritto forse abbastanza male, ma era per divertirmi in un concorsino veloce veloce).
A parte dunque lo spiazzante colpo di scena, leggere questo racconto è facile e piacevole perché la storia è ben scritta (ma ho trovato due piccoli refusi, che goduria poterlo dire al Capo!).
Con stile sicuro la narrazione si sviluppa bene intorno a Eriberto, presentandolo fin da bambino e crescendo con lui. Pochi essenziali dettagli per raccontare il suo carattere, per poterlo comprendere al meglio. Le sue doppie reazioni comportamentali nell’infanzia potevano essere considerate buffe: un birichino e un bugiardo, quale bimbo non lo è? Ma la vita, che col passar del tempo lo lega nella mediocrità, sembra spegnere la sua fantasia per fare di lui un ragazzo come tanti, normale, con qualcosa di latente.
In realtà quello che manca a Eriberto è la coscienza dei sentimenti, non è stato amato da bambino, era un piccolo leader che si faceva rispettare a suon di legnate, non sa amare da adulto, visto il freddo rapporto con la ragazza, non prova empatia né pietà nel suo gesto finale, solo la gelida consapevolezza di aver risolto un problema.
In effetti, Eriberto è una calamita di brutta gente ehehe
Per i refusi, se te li ricordi mettili qui che così correggo subito.
“sull’affinità amorose”, al plurale non va apostrofato, sulle affinità amorose oppure sull’affinità amorosa;
“imprecando tra se” va accentato;
“le dentiere” è plurale perché intendevi quella sopra e quella sotto?
Sì, intendevo le dentiere al plurale, ho pensato che desse l'idea di una bocca totalmente sdentata, tipica di chi è molto anziano.
Lascia sbigottiti l’esplosione di violenza, specie se rapportata alla finalità che pare prefiggersi chi la compie : trascorrere qualche ora tranquilla in compagnia della propria ragazza.
Troppo poco per “giustificare” un’aggressione di questa portata. Si va oltre la banalità del male. Sono persuaso che l’autore voglia guidare il lettore nei recessi dell’animo, aprendo uno squarcio di luce sulla genesi di certi comportamenti umani. Non si spiegherebbe altrimenti l’aneddotica introduzione (essenziale eppure esaustiva) del protagonista, con cui si svela il suo sostrato esperienziale.
Funzionali al tema trattato sono il linguaggio svelto e lo stile accattivante che mi evocano Nick Horbny e Irvine Welsh.
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